Lega, al via a Pontida edizione 36: Salvini ricorda i militanti scomparsi
Omaggio anche alle vittime del "terrorismo islamico del 7 ottobre"
Con l'omaggio ai volontari della Lega che non ci sono più e alle "vittime del terrorismo islamico" del "7 ottobre 2023", è iniziata a Pontida la 36esima edizione della kermesse principale del partito guidato da Matteo Salvini.
Mentre scorrevano sui monitori i volti dei leghisti scomparsi, Salvini, in camicia bianca, si è raccolto in un momento di silenzio. Diffuse anche le immagini dell'attacco a Israele. Accanto a lui diversi esponenti del partito come il ministro Roberto Calderoli, i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, e tanti europarlamentari.
Poi la parola è passata al leader del giovani, Luca Toccalini, che ha ringraziato il segretario per quanto fatto, con particolare riferimento alla vicenda che lo vede a processo a Palermo. "Forza Salvini", ha detto il leader dei ragazzi padani.
Tra gli stand anche nduja calabrese e pasticciotti pugliesi
Sul pratone di Pontida trovano posto due stand con la raccolta firme in solidarietà di Matteo Salvini, per il processo Open Arms. I leghisti registrano i nomi di chi aderisce, con tanto di tessera da ritirare del 'Comitato per la sicurezza dei confini', un card blu, formato tascabile con il volto di Salvini. Tra gli stend regionali, da quello del Trentino, a quello della Calabria, passando per quelli di tutte le regioni dello Stivale, fanno bella mostra i prodotti tipici, con tanto di assaggio. Dalle Mele del trentino, ai formaggi della Val d'Aosta, alla 'nduja calabrese, al pasticiotto pugliese. Sul pratone per ora pochi militanti, in attesa dei pullman in arrivo, mentre una coppia di leghisti sfoggia una tuta da carcerato a strisce verticali, bianche e rosse, e il cartello 'ho votato Salvini arrestate anche me'. Un altro, sul dorso della t-shirt verde ha aggiunto: "L'Italia non è una e non lo sarà mai".
Nel pratone campeggiano le bandiere del Veneto e della Lombardia. Vasco Rossi, Lucio Battisti, ma anche Jimmy Fontana sono i cantautori selezionati per la musica diffusa dalle casse sul palco . Ma il brano più gettonato è "Generale" di De Gregori, che più volte viene lanciato, mentre non a caso lo stesso generale Roberto Vannacci ha visitato gli stand sotto al palco fermandosi per accontentare i tanti che si sono avvicinati per un selfie con l'ex capo della Folgore.
Politica
Grillo ad avvocato: “Posso pagarti col...
Prof. Sammarco (presentato al garante dalla Raggi) in un parere sconsiglia di impugnare voto iscritti su simbolo e 2 mandati - il problema della parcella
"Ora fermiamoci con le carte bollate, voglio sconfiggere Conte sul piano mediatico...". Se lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte per il controllo del Movimento 5 Stelle fosse una guerra, potremmo definire quella attuale una fase di stallo. Sì, perché a quanto apprende l'Adnkronos da fonti beninformate, il garante e co-fondatore del M5S avrebbe deciso di togliere il piede dall'acceleratore per quanto riguarda l'offensiva legale contro l'ex presidente del Consiglio e di tenere un profilo più basso, pur senza rinunciare a qualche stilettata via social.
Questo cambio di strategia sarebbe dovuto a diversi motivi. Di natura economica, innanzitutto: parliamo della parcella chiesta a Grillo dall'avvocato Pieremilio Sammarco (spese che il comico genovese avrebbe proposto di onorare attraverso un crowdfunding, una raccolta fondi) ma soprattutto del rischio, più che concreto, di perdere lo scudo legale garantito dal M5S e il contratto di consulenza da 300mila euro l'anno che lega Grillo al Movimento. Senza trascurare le ragioni prettamente giuridiche: nel parere richiesto dal garante, infatti, l'avvocato Sammarco in buona sostanza avrebbe spiegato a Grillo che le sue speranze di impugnare un eventuale voto degli iscritti su nome, simbolo M5S e regola del doppio mandato sono ridotte al lumicino. Ma andiamo con ordine e proviamo a ricostruire le ultime fasi della diatriba legale che vede contrapposti 'l'Elevato' e l'ex premier.
Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre si infiamma lo scontro ai vertici del M5S e il co-fondatore del Movimento 5 Stelle decide che è arrivato il momento di passare alle aule di tribunale. È l'ex sindaca di Roma Virginia Raggi, fedelissima di Grillo e principale esponente dell'opposizione interna a Giuseppe Conte, a favorire l'incontro tra il comico e l'avvocato Sammarco, titolare dello studio nel quale la stessa consigliera capitolina ha lavorato in passato. Il primo faccia a faccia tra Grillo e il professor Sammarco avviene a Roma il 4 di settembre, in territorio neutro: non presso lo studio Sammarco - situato a pochi passi da Piazza Cavour - ma in zona Parioli, lontano da occhi e penne indiscrete.
Il legale, che nel corso della sua carriera professionale ha già affrontato cause relative all'uso di simboli partitici, elabora su richiesta di Grillo un parere nel quale mette nero su bianco quali sono le vie percorribili e quali, invece, gli ostacoli insormontabili in questa lunga guerra di logoramento: da un lato, apprende l'Adnkronos, Sammarco intravede la possibilità concreta di sfilare il simbolo del M5S all'associazione presieduta da Conte; dall'altro fa capire a Grillo che impedire il voto degli iscritti sui "tre pilastri" (nome, simbolo e regola del doppio mandato) è molto, molto difficile, ammesso che l'iter procedurale impostato da Conte per arrivare al voto dopo l'assemblea costituente sia lineare e privo di intoppi (e le opacità, secondo alcuni fedelissimi di Grillo, non mancherebbero, a partire dalla questione degli iscritti aventi diritto al voto).
Le obiezioni di Sammarco non frenano Grillo, anzi. Il garante è determinato come non mai: "Faremo come Highlander, ne rimarrà soltanto uno. Dobbiamo fermare il Mago di Oz..." avrebbe scherzato il comico con i suoi. Ma è quando Sammarco presenta il conto della parcella che Grillo inizia a essere tormentato dai primi dubbi. Dopo aver appurato che l'avvocato romano non avrebbe lavorato pro-bono, il comico tira fuori dal cilindro l'idea del crowdfunding: in pratica, una colletta sul web per raccogliere i soldi necessari a onorare le spese legali. L'idea, riferiscono fonti vicine al dossier, non vede Sammarco particolarmente entusiasta.
Passa qualche giorno e Grillo chiede al prof. Sammarco di sospendere qualsiasi azione giudiziaria contro Conte. E forse non è un caso che, quando il 20 settembre l'Adnkronos intercetta Sammarco all'entrata del suo ufficio legale, l'avvocato paventi la possibilità che la querelle tra Conte e Grillo (derubricata a "lite moglie-marito") possa risolversi fuori dalle aule di tribunale. A raffreddare l'animo barricadero di Grillo, però, sarebbe stata soprattutto la minaccia della sospensione del contratto da 300mila euro e della manleva legale garantita dal M5S. Conte avrebbe fatto recapitare un messaggio molto preciso a Grillo, sintetizzabile più o meno così: al primo atto giudiziario che intraprendi contro di me e il Movimento, annullo il contratto di consulenza e faccio cadere lo 'scudo' che ti esenta dal pagamento delle spese legali per le cause. Senza escludere un risarcimento danni e quindi il versamento degli arretrati. Una doccia gelata per Grillo, che scende a più miti consigli senza però rinunciare alla sua proverbiale vis polemica.
Via web, infatti, 'l'Elevato' continua a pungolare Conte. Sul suo blog il garante inaugura la "bacheca del mugugno" raccogliendo gli sfoghi di iscritti e militanti contro il leader pentastellato; e in ultimo, posta sui social una foto che lo ritrae con la barba lunga, accompagnata dalla didascalia "sto ancora aspettando le risposte di Conte...". Ma le schermaglie, assicura chi conosce bene Grillo, non finiranno certo qui.
(di Antonio Atte)
Politica
Follini: “Politica concentrata su cortile casa, studi...
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Se io fossi un giovane appassionato di politica alle prime armi (condizione assai lontana da me, ovviamente) cercherei di occuparmi solo e soltanto di politica estera. E’ lungo quella frontiera infatti che si decide il futuro del mondo, e anche quello del nostro paese e della sua sfera pubblica. Cosa che è sempre stata vera, ma mai fino a questo punto. E cioè fino al punto in cui quello che accade fuori dai nostri confini produce in tempo reale conseguenze così importanti, così strategiche e perfino così dirompenti da rendere ormai quasi del tutto irrilevante quel casalingo chiacchiericcio che da sempre ci tiene inutilmente compagnia.
Nel mondo di oggi, con buona pace dei sovranisti, nessun paese è davvero “sovrano”. Non lo siamo noi, non lo sono gli altri. La nostra sovranità non è più limitata dalle alleanze, come si temeva al tempo della guerra fredda. Il suo limite sta piuttosto da un lato nella velocità con cui si fa strada la globalizzazione e dall’altro lato dal disordine che ne accompagna il cammino. Così, mentre la politica interna è ridotta alla mesta contabilità di pronunciamenti pressoché irrilevanti, la scena mondiale offre invece mille spunti su cui esercitare quel minimo di influenza che ci è data in sorte.
Per giunta il nostro paese si trova su una di quelle linee di confine che determineranno il futuro del pianeta. Non più la vecchia cortina di ferro tra est e ovest. Ma la nuova frattura che oppone quel che resta dell’occidente e quel che affiora del cosiddetto sud globale. Posizione strategica che ci offre molte possibilità -a patto di cercare di coltivarle con qualche buona idea. Insomma, a due passi da noi e dalle nostre piccole beghe si apre uno scenario che può fare molta paura e può destare qualche speranza. Laddove il bivio tra la paura e la speranza ci dovrebbe sollecitare a cercare di dare il meglio di noi stessi.
La difficoltà però è che per coltivare idee e cercare di contare qualcosa occorre prima liberarci del fardello di una politica minore, tutta concentrata sul cortile di casa e incapace di guardare oltre lo steccato. Ed è lì che invece siamo impantanati. Poiché il ceto politico che ha preso ad affermarsi all’indomani della prima repubblica si è liberato dal fardello della troppa ideologia, ha archiviato dottrine e scuole di partito, ha limato le unghie del vecchio professionismo; ma non ha neppure tentato di sostituire a tutto questo una minima forma di cultura della polis. Quando va bene ci si limita a qualche frase di circostanza da veicolare nei pastoni televisivi. Quando va meno bene ci si rampogna a vicenda demonizzando quegli avversari che pure in una democrazia degna del nome dovrebbero essere tenuti molto più da conto.
Tutto questo confronto politico che si rincorre di giorno in giorno dovrebbe risultare alla fine piuttosto noioso e ripetitivo per i dirigenti più capaci e fantasiosi. Ai quali per l’appunto verrebbe da indicare piuttosto la strada delle questioni internazionali come surrogato delle loro stesse delusioni. Con un caldo invito a imparare le lingue, a viaggiare, a leggere Limes, a studiare i dossier, ad affacciarsi insomma oltre il cortile di casa. Laddove magari il loro impegno politico potrebbe trarre nuovi spunti e magari perfino offrire occasioni di crescita.
Naturalmente aprire i dossier internazionali significa misurarsi sulla loro complessità. E prendere atto che nessuno dei problemi del mondo si risolve in un moto di indignazione, scendendo in piazza e magari tifando a sproposito (come si farà oggi a Roma). Al contrario proprio l’insieme delle ragioni e dei torti che si addensano lungo tutte le frontiere del pianeta dovrebbe fornire a una nuova generazione l’occasione e gli strumenti per fare i conti con la loro identità e con il loro destino in modi che non siano né troppo arroganti, né troppo superficiali, né troppo ripiegati su se stessi.
Per chi ama la politica non ci sarà occasione migliore di questa. A patto di affrettarsi a coglierla".
(di Marco Follini)
Politica
Manovra 2024, Ciriani: “No lacrime e sangue, non...
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento: "Non ci sarà patrimoniale"
No alla patrimoniale, stop ai soldi ''gettati dalla finestra''. "L'espressione sacrifici per tutti'' usata dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in relazione alla Manovra 2024, ''significa semplicemente che un'epoca dei soldi usati allegramente, gettati della finestra, si è chiusa definitivamente". Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento, si esprime così a Radio 24 dopo le dichiarazioni del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "Serve il contributo di tutti", ha detto Giorgetti nei giorni scorsi.
"Questa epoca è chiusa, è iniziata l'epoca della responsabilità e tutti sono chiamati al senso di responsabilità. Non sarà una manovra lacrime e sangue e poi voglio rassicurare tutti: noi non siamo il governo delle tasse'', dice Ciriani, che esclude categoricamente l'ipotesi di una patrimoniale.
''Fortunatamente non siamo in Francia e non abbiamo i problemi enormi che hanno il governo e la politica francesi. Fortunatamente le nostre previsioni di crescita sono buone, l'economia sta bene, nonostante un quadro molto difficile negli ultimi anni. La patrimoniale non è assolutamente all'orizzonte'', afferma Ciriani rispondendo a Maria Latella.
"I tempi della manovra? Purtroppo negli ultimi anni, per colpa un po' di tutti, una Camera ha sempre fatto da notaio senza avere la possibilità di approfondire la legge di bilancio. Il mio compito e la mia speranza è che questa volta si possa consentire sia alla Camera che al Senato di poterla esaminare con calma. Vedremo se questo sarà possibile", dice il ministro.
"Adesso il 9 ottobre viene approvato il Piano strutturale di bilancio e poi alla fine del mese viene inviata alla Camera e poi al Senato la nuova legge di bilancio. Faccio appello a tutti, affinché sia alla Camera che al Senato maggioranza e opposizione possano fare un lavoro calmo e approfondito'', afferma ancora.