Psicoterapeuta uccisa ad Arezzo, fermato l’ex fidanzato della figlia
Letizia Girolami, 72 anni, è stata trovata cadavere con una ferita alla testa in un campo
Svolta nell'omicidio di Letizia Girolami, 72 anni, psicoterapeuta, trovata morta, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, in un campo vicino al casolare dove viveva con il marito, nel comune di Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo. La donna aveva la testa fracassata. Le indagini condotte dai carabinieri per risalire all'autore del delitto, coordinate dal pubblico ministero Angela Masiello e dal procuratore Gianfederica Dito, hanno portato a un fermo: si tratta dell'ex fidanzato della figlia della vittima. L'uomo, 37 anni, ha confessato il delitto.
I.R.M., le sue iniziali, originario del Pakistan, incensurato, pur avendo confessato la notte scorsa agli investigatori del'Arma e al procuratore Gianfederica Dito e al sostituto procuratore Angela Masiello, non avrebbe fornito altri elementi circa il movente. L'arma del delitto non è stata ancora ritrovata. Sarà l'autopsia a chiarire le cause della morte. "Sono in corso ulteriori indagini al fine di delineare compiutamente fatti e circostanze che hanno caratterizzato l'evento omicidiario", ha fatto sapere la procura con un comunicato.
Cosa è successo
Nella serata di sabato 5 ottobre Girolami, che era uscita nel pomeriggio, non è rientrata a casa per cena e il marito, anche lui 72enne, pittore di origine canadese, ha avvisato la figlia che si trova all'estero in Spagna, che poi ha dato l'allarme al 112. Sono partite così le ricerche e qualche ora dopo è stato trovato il corpo senza vita della donna vicino a una zona in cui la coppia possiede un annesso agricolo con animali.
Sono stati i vigili del fuoco a ritrovare il cadavere che presentava una profonda ferita alla testa e da subito gli investigatori dei carabinieri hanno ipotizzato una morte violenta. Secondo quanto si è appreso, non è stata usata un'arma da fuoco e non c'erano oggetti contundenti vicino al cadavere.
Originaria di Roma, Letizia Girolami si era stabilita da circa 30 anni in provincia di Arezzo, tornando ad abitare nel casolare paterno. Faceva spesso la spola con Roma dove esercitava la professione di psicoterapeuta. Nella sua casa di campagna era dedita ad attività spirituali e culturali.
Cronaca
Strage Erba, “Olindo e Rosa soli colpevoli”: le...
I giudici della corte d'Appello di Brescia che hanno giudicato "inammissibile" la richiesta segnalano una "mancanza di novità" e un "difetto di legittimazione del proponente"
La richiesta di revisione sulla strage di Erba che vede condannati all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi "è inammissibile" sotto un duplice profilo, ossia "dalla mancanza di novità e della inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove di cui è chiesta l'ammissione". E' uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici della corte d'Appello di Brescia hanno 'chiuso' la strage dell'11 dicembre del 2006.
La richiesta di revisione presentata dal procuratore generale di Milano (oggi in pensione) Cuno Tarfusser "prima ancora che carente sotto il profilo della novità della prova, è inammissibile per difetto di legittimazione del proponente", sostengono i giudici nelle motivazioni con cui parlano di "violazione delle regole" e respingono così la 'riapertura' del caso.
In questo caso, "la richiesta di revisione è stata formulata da un sostituto procuratore generale della Corte d'appello di Milano privo di delega relativamente alla materia delle revisioni, riservata, secondo li documento organizzativo dell'ufficio, all'avvocato generale, e non assegnatario del fascicolo ed è stata depositata nella cancelleria del procuratore generale di Milano, che l'ha trasmessa alla Corte, evidenziando la carenza di legittimazione del proponente, disconoscendone il contenuto e chiedendo che fosse dichiarata inammissibile".
Spettacolo
Al Pacino: “Sono quasi morto di covid, il cuore si è...
Il racconto dell'attore: "Salvato in extremis nel 2020"
Al Pacino ha sfiorato la morte, se n'è 'andato' per qualche secondo. Poi, racconta, è tornato. Nel suo libro di memorie in uscita, 'Sonny Boy', l'attore di 'Scarface' ha raccontato di aver contratto il Covid durante la pandemia nel 2020 e di essere "tecnicamente morto", prima della diffusione dei vaccini.
La star hollywoodiana, 84 anni, ha ricordato come il suo cuore si sia fermato per qualche minuto: "Il mio cuore ha smesso di battere, non avevo più polso. Nel giro di pochi minuti sono accorsi paramedici e medici, che indossavano tute spaziali, sembravano degli astronauti". Pacino ha pensato che quelli fossero gli ultimi istanti della sua vita ma "non ho visto la luce bianca, non c'era nulla dall'altra parte".
Al New York Times e a People, ricordando il periodo drammatico, l'attore ha raccontato essersi sentito "stranamente non bene". Sono arrivate la febbre e la disidratazione. "Ero lì seduto a casa mia e me n'ero praticamente andato. Non avevo polso. Ci sei e poi non ci sei più. Ho pensato: 'Wow, non hai nemmeno i tuoi ricordi, non hai niente". Quindi, l'intervento dei medici: "Erano tutti attorno a me: 'E' tornato, è qui', dicevano. Mi guardavo intorno e mi chiedevo cosa fosse successo. Pensavo di aver provato l'esperienza della morte, ma non credo sia andata così". Il suo approccio alla vita è cambiato da allora? "Per niente".