Rigopiano, Valsecchi contro Trincia: “Mi ha sottratto progetto podcast e docuserie”
Il produttore: "Hanno realizzato tutto alle mie spalle". E annuncia di aver depositato, tramite i suoi legali, una diffida. La replica: "Colpito dalle accuse"
Scoppia la polemica attorno al podcast e alla docu-serie 'E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano' prodotti da Chora Media con Pablo Trincia come autore. "Mi hanno sottratto il progetto", afferma il produttore Pietro Valsecchi che all'Adnkronos annuncia di aver depositato sabato, tramite i suoi legali, una diffida contro Trincia e la società di produzione, accusandoli di appropriazione indebita della sua proprietà intellettuale. Il podcast, composto da otto episodi, è disponibile dal 28 settembre, mentre la docu-serie Sky Original è prevista per fine novembre. Entrambi i progetti sono narrati da Pablo Trincia.
Valsecchi spiega che "nessuno, né i familiari delle vittime, né l’associazione delle vittime, né lo studio legale avrebbero concesso a Pablo Trincia di usare i materiali per realizzare questo podcast e la docu-fiction, poiché da anni con loro stavo lavorando a questo progetto e da più di un mese avevo iniziato a raccogliere le loro testimonianze filmate: quindi non si sarebbero mai prestati a nessun altro progetto podcast o docu".
Il produttore racconta di collaborare con l’associazione delle vittime e lo studio legale di Romolo Reboa dal 2017. "Inizialmente, ho lavorato con giornalisti di prim’ordine come Fabio Tonacci e Goffredo Buccini, e successivamente con i miei collaboratori, per avviare un podcast e una docu-fiction legati a questo progetto. Tutti erano a conoscenza della mia attività, poiché era già stata avviata da tempo".
Valsecchi ricorda che "è stato il produttore Mario Gianani sapendo del mio lavoro a suggerirmi di condividere il progetto con Chora e, in particolare, con il loro collaboratore Pablo Trincia. Trincia si è mostrato all’inizio entusiasta, è venuto più volte nel mio ufficio e, a posteriori devo dire furbescamente, si è appropriato di tutto".
"A mia insaputa - racconta Valsecchi - Trincia ha incontrato i familiari delle vittime e lo stesso studio legale che ora mi rappresenta. Tutti credevano che lavorasse per me, quindi gli hanno fornito accesso a faldoni, intercettazioni, vocali e tutto il materiale raccolto. Poi, improvvisamente, mi sono trovato di fronte al podcast e alla presentazione della docu-fiction. Hanno realizzato il tutto alle mie spalle, probabilmente per risparmiare. Avevo preso un impegno con lo studio Reboa e i familiari delle vittime: devolvere loro tutti i ricavati. Cosa che ora, evidentemente, non avverrà".
Per Valsecchi "quello che emerge chiaramente è che la proprietà intellettuale di questo progetto mi è stata sottratta". Per questo, spiega Valsecchi, "sabato pomeriggio nello studio dell’avvocato Romolo Reboa e con l’avvocato Simone Trivelli che mi assiste con tutto il suo team, abbiamo denunciato Pablo Trincia e la società Chora per aver usato il mio lavoro senza il mio consenso". E conclude: "Voglio ringraziare lo studio Reboa che mi assiste in questa vicenda di Rigopiano, studio che da anni difende le famiglie delle vittime e precisare che se da un lato rivendico la proprietà intellettuale del progetto, i profitti a me spettanti per la divulgazione del prodotto verranno devoluti alle famiglie delle vittime", conclude.
La diffida
La diffida, inviata dallo studio legale Reboa, contesta a Trincia il legittimo possesso del materiale alla base del podcast e del docufilm. “Pablo Trincia non risulta essere nel legittimo possesso del materiale utilizzato per il podcast, o comunque della gran parte di esso”, si legge nella diffida. “In diverse comunicazioni via WhatsApp ed email, Pablo Trincia ha riconosciuto che il destinatario finale del materiale fornito dalle persone indicate da Pietro Valsecchi doveva essere quest’ultimo, spostando poi la responsabilità su Chora Media (il cui marchio è nella titolarità di Be Content srl). Pietro Valsecchi è in possesso di numerose email e messaggi, oltre che delle liberatorie rilasciate dalle persone coinvolte (o dai loro legittimi eredi), i cui contributi vocali sono utilizzati”.
L’intesa originaria, scrive l’avvocato Simone Trivelli dello studio Reboa, “prevedeva che Pietro Valsecchi, tramite Pablo Trincia, selezionasse il materiale ricevuto e, successivamente, venisse stipulato un contratto secondo cui gli utili derivanti dal podcast e dal docufilm sarebbero stati devoluti alle famiglie delle vittime della tragedia di Rigopiano. Tutte le interlocuzioni con Pablo Trincia sono state basate su tali presupposti imprescindibili. La cessione del documentario a Sky Italia s.r.l. è avvenuta in violazione di tali diritti, con fini meramente commerciali, ignorando palesemente gli interessi economici e morali di Pietro Valsecchi e delle famiglie delle vittime, alle quali gli utili dell’operazione mediatica avrebbero dovuto essere destinati”.
"Prima di procedere con azioni legali, incluse quelle d’urgenza per tutelare l’immagine e i diritti di Pietro Valsecchi", lo studio legale comunica di aver avuto anche l’incarico di diffidare "a sospendere la programmazione del docufilm e del podcast. Inoltre, a prendere contatti con il mio studio per trovare una soluzione transattiva che tenga conto degli impegni presi con le famiglie delle vittime. Considerata la tempistica ristretta rispetto alla data di programmazione, possiamo concedere esclusivamente fino a 48 ore per trovare una soluzione".
La replica di Trincia: "Lavoro con materiali miei"
"Sono molto colpito dalle affermazioni di Valsecchi perché lavoro sempre con materiali originali raccolti da me, e il mio è stato un percorso pieno di passione e di attenzione per le vittime e i sopravvissuti della tragedia di Rigopiano", afferma Pablo Trincia in merito alla diffida legale depositata da Valsecchi. "Ho preso a cuore la loro storia per quel senso di verità e giustizia che meritano".
La testimonianza di Gianluca Tanda del Comitato vittime
"Ci resta l'amaro in bocca per la promessa non mantenuta, anche se l'importante è che il prodotto finale sia di qualità", afferma Gianluca Tanda, attualmente presidente del comitato vittime Rigopiano.
Tanda conferma la versione del produttore: "Inizialmente ci contattò Valsecchi, che già conoscevamo perché voleva fare un film su Rigopiano, progetto poi sfumato. Tempo dopo ci ripropose l'idea, ma stavolta sotto forma di podcast e poi docuserie. Valsecchi ci presentò Pablo Trincia come il migliore nel settore, dicendoci che sarebbe stato lui a occuparsi del progetto. Ci fidammo. Trincia ci intervistò, ci chiese di coinvolgere altre persone, e noi collaborammo pienamente, fornendogli contatti e tutto quello che ci chiedeva".
"Abbiamo, quindi, interagito sempre con Trincia pensando che il progetto fosse ancora nelle mani di Valsecchi", afferma. "Dopo un po', Trincia ci chiese di girare un nuovo video e di firmare una nuova liberatoria. A quel punto capimmo che Valsecchi non c'era più. Io personalmente chiamai subito Trincia per chiedere spiegazioni, dicendogli che ero vincolato a un accordo con Valsecchi e che non potevo firmare una seconda liberatoria per lo stesso progetto. Alla fine non l'ho firmata, come altri. Ci siamo sentiti un po' traditi, soprattutto per la modalità con cui è stata gestita la cosa". C'è poi anche la promessa dei proventi che sarebbero stati devoluti interamente al comitato che sarebbero serviti per gestire le diverse iniziative dei familiari delle vittime, come ad esempio il giardino della memoria: "Non siamo alla ricerca di soldi, ma di verità e giustizia per i nostri cari. Ci resta l'amaro in bocca ma l'importante è che il prodotto finale sia di qualità".
La replica di Be Content e Pablo Trincia
"La ricostruzione degli eventi di Rigopiano nel nostro podcast e docuserie si basa su fonti giornalistiche ampiamente diffuse e pubblicamente accessibili, e pertanto non può essere rivendicata alcuna proprietà esclusiva", replica così Be Content in una nota. "Abbiamo agito con trasparenza, contattando i sopravvissuti e i familiari delle vittime", spiega la società che aggiunge: "Le interviste nel podcast e nella docuserie - che costituiscono comunque solo una piccola parte del nostro lavoro d'inchiesta - sono originali e rilasciate con pieno consenso e liberatorie firmate. Gli scambi su WhatsApp menzionati dal Sig. Valsecchi riguardano un progetto editoriale discusso solo in via preliminare e abbandonato nel 2022 senza che alcun accordo venisse concluso fra le parti. Le poche interviste realizzate in quella fase non fanno parte del nostro lavoro e restano a disposizione del Sig. Valsecchi per eventuali progetti autonomi".
"Nessuno dei materiali in possesso del Sig. Valsecchi è stato utilizzato nel nostro podcast, e nulla è stato 'sottratto', come insinuato nella sua lettera di diffida. I fatti di cronaca non sono soggetti a diritti di privativa e chiunque è libero di raccontarli, auspicabilmente con la stessa cura e rispetto che abbiamo dedicato noi a questo progetto al fine di rendere giustizia alle vittime di questa tragica vicenda", conclude la nota .
“Sono molto colpito dalle affermazioni di Valsecchi - afferma Pablo Trincia - perché lavoro sempre con materiali originali raccolti da me, e il mio è stato un percorso pieno di passione e di attenzione per le vittime e i sopravvissuti della tragedia di Rigopiano. Ho preso a cuore la loro storia per quel senso di verità e giustizia che meritano”.
Spettacolo
Sanremo 2025, Bonolis: “Me lo hanno chiesto, ma ho...
Sul confronto con Amadeus dice, "sono d'accordo con Carlo Conti quando dice 'io non finirò mai alle 3 di notte'"
Paolo Bonolis a Sanremo 2025? Il conduttore televisivo, ospite a 'Un Giorno da Pecora' su Rai Radio1, ha raccontato di essere stato contattato per il prossimo Festival e di aver declinato gentilmente l'invito.
L'invito declinato
"Sì, me l'hanno chiesto, certo. Ma ho detto che avevo gente a casa", ha ironizzato Bonolis rispondendo alle domande di Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. "Hanno citofonato a casa ed era un Dhl con dentro un dirigente Rai - ha aggiunto scherzando - ma avevo altre cose da fare".
A quel punto Giorgio Lauro lo ha provocato sul fatto che magari a indurlo al rifiuto possa essere stata la paura di un confronto con i record d'ascolto di Amadeus: "No, non è per quello - ha detto Bonolis - non è una gara. Una risposta carina sul 72% di share raggiunto da Amadeus l'ha data Carlo Conti: 'Io non finirò mai alle 3 di notte'".
Sul fatto che il Festival possa essere il modo migliore per riportare Bonolis in Rai, il conduttore ha risposto: "Ci sono altri modi. Infatti eccomi qua". Poi, più serio, ha aggiunto: "Io sto bene dove sto. Sto bene a Mediaset, sono stato bene in Rai, sto bene a casa, sto bene qui con voi: io ho la sindrome del soprammobile. Dove mi metti sto", ha concluso.
Spettacolo
Sanremo 2025: Tiziano Ferro, Blanco e Calcutta tra gli...
Prime indiscrezioni sulle firme celebri in campo per i 30 brani in gara
Da quando Carlo Conti ha annunciato i 30 big in gara al Festival di Sanremo, il nome di Tiziano Ferro circola insistentemente in rete. il motivo? Tiziano a Sanremo ci sarà. Ma solo come autore. Il cantautore di Latina trapiantato a Los Angeles è infatti uno degli autori del brano.
Le 'penne' di Sanremo
Tiziano Ferro ha scritto 'Tra le mani un cuore', il brano che Massimo Ranieri canterà in gara e che nasce da una poesia della cantautrice Giulia Anania, anche lei tra i firmatari del brano, insieme a Nek e alla polistrumentista e produttrice Marta Venturini. Tra i nomi celebri che saranno in campo al Festival, quest'anno solo come autori, c'è anche Blanco, che firma insieme a Irama il brano che quest'ultimo canterà all'Ariston, 'Lentamente'. E ancora, al fianco di Stash e di Davide Petrella, a firmare il brano dei The Kolors 'Tu con chi fai l'amore', c'è pure Calcutta. Lo confermano fonti dell'ambiente discografico all'Adnkronos.
Ma molte altre sono le indiscrezioni che già circolano in rete sugli altri brani, pubblicate in gran parte da All Music. Secondo il sito specializzato, Blanco sarebbe in campo anche come co-firmatario del brano di Noemi, insieme a Mahmood. Tanti poi sarebbero gli autori che, come ogni anno, firmano insieme ad altri diversi brani, come: Federica Abbate, che sarebbe coinvolta in ben cinque brani, quelli di Coma_Cose, Emis Killa, Fedez, Serena Brancale e Sarah Toscano.
Davide Petrella coautore dei pezzi di Elodie, Gaia e, appunto, The Kolors. Davide Simonetta che comparirebbe tra gli autori dei brani di Francesca Michielin e di Francesco Gabbani. E ancora: sempre secondo All Music, Raige avrebbe scritto con Willie Peyote 'Grazie ma non grazie'. Ralph Lautrec è coautore del pezzo di Shablo con Tormento, Guè e Joshua. Marco Rettani firma con Senatore Cirenga il brano di Marcella Bella 'Pelle diamante'. Jvli firma insieme a Olly 'Balorda nostalgia'. Mentre giocano in linea di massima da soli, almeno sui testi, i cantautori Brunori Sas, Joan Thiele, Lucio Corsi, Kekko Silvestre dei Modà e Simone Cristicchi.
Spettacolo
Pablo Trincia racconta Denis Bergamini, in arrivo podcast e...
Dopo l’ultimo grande successo 'E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano', prosegue la collaborazione tra Sky, Sky Tg24 e l'autore e giornalista
Una sera di novembre sulla statale Ionica. Un corpo sull’asfalto. E un mistero lungo oltre trent’anni. È in arrivo prossimamente il nuovo progetto di Pablo Trincia. Dopo l’ultimo grande successo 'E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano', prosegue la collaborazione tra Sky, Sky Tg24 e l'autore e giornalista che sarà il volto e la voce di 'Il cono d’ombra – il caso Denis Bergamini'. Una produzione Sky Italia, Sky Tg24, Sky Crime e TapelessFilm per raccontare con un podcast e una docuserie, uno dei casi più controversi e ancora poco esplorati della cronaca italiana: la morte di Denis Bergamini, il talentuoso calciatore del Cosenza, avvenuta il 18 novembre 1989 in circostanze misteriose. Una storia che all’epoca dei fatti colpì profondamente l’opinione pubblica, intrecciando sport, cronaca e giustizia, e che solo recentemente ha visto emergere una verità sconvolgente.
Chi era Denis Bergamini
La sera del 18 novembre 1989, Denis Bergamini, 27 anni, promessa del calcio italiano, muore in circostanze che per anni sono state archiviate come suicidio. Ma la famiglia di Denis non si è mai arresa, cercando la verità attraverso tre decenni di lotta e indagini, fino alla recente condanna in primo grado di Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore.
Attraverso immagini, intercettazioni, audio e video originali, la ricostruzione giornalistica di Pablo Trincia ripercorre la vicenda in modo approfondito e toccante, svelando dettagli inediti, l’utilizzo di analisi scientifiche innovative e momenti chiave di un processo costellato di colpi di scena, per offrire una versione completa e con un punto di vista inedito su una storia che non ha smesso di interrogare e scuotere l’immaginario collettivo. Il podcast arriverà prossimamente su Sky Tg24 e su tutte le piattaforme streaming e a seguire la docuserie sarà in esclusiva su Sky e in streaming su Now.