Aggredita troupe Tg3 in Libano, morto di infarto l’autista
Lo riporta su X la testata Rai, postando il servizio con il racconto dell'inviata Lucia Goracci
La troupe del Tg3 in Libano aggredita stamattina. La giornalista Lucia Goracci e l'operatore Marco Nicois sono stati attaccati a pochi chilometri da Sidone. L'autista, cardiopatico, è morto di infarto. L'auto della troupe, che si muove in Libano con tutti i permessi, è stata minacciata e inseguita da un gruppo di persone in moto. L'autista, Ahmad, ha accusato un malore: è intervenuta un'ambulanza e sono stati prestati soccorsi. L'autista è morto, tra il dolore e lo sconcerto di Goracci e Nicois.
Il racconto
"Eravamo a Jiyeh, a Nord di Sidone, sul luogo di un bombardamento avvenuto due notti fa", ha detto Goracci. "Stavamo riprendendo senza problemi, un uomo si è scagliato verso l'operatore cercando di strappargli la telecamera. Abbiamo protetto Marco e siamo tornati in auto per allontanarci, sono arrivate altre persone. L'uomo" che ha cercato di strappare la telecamera "ha lanciato una pietra. Siamo andati via, quest'uomo ci ha inseguito. Quando ci siamo fermati in un distributore, quest'uomo ha strappato le chiavi all'autista, ha tentato di rompere la telecamera entrando attraverso i finestrini".
"Nessuno ci è venuto in aiuto. Ahmad ha cercato di farsi ridare le chiavi e a quel punto si è accasciato a terra. E' arrivata l'ambulanza, siamo corsi in ospedale: ci hanno che era morto dopo lunghi tentativi di rianimarlo. Ahmad lavorava con gli uffici della Rai di Beirut e Gerusalemme da molti anni. Io e Marco, che è qui con me, non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la dolcezza", ha concluso la giornalista.
Esteri
Florida, fuga di massa per uragano Milton. Ipotesi rinvio...
Scattato il piano di evacuazione, dichiarato lo stato di emergenza in 51 contee
Centinaia di migliaia di persone hanno lasciato le loro case in Florida dopo l'ordine di evacuazione emesso dalle autorità locali in vista dell'arrivo dell'uragano Milton, che già da questa sera potrebbe colpire con tornado e trombe marine. Un "uragano estremamente potente", come l'hanno definito i meteorologi, mentre il sindaco di Tampa Jane Castor ha rivolto un appello agli abitanti tramite la Cnn: ''Se decidete di restare nelle zone per cui è stato disposto l'ordine di evacuare, morirete''. Il National Hurricane Center ha lanciato l'allarme per onde di tempesta alte fino a 4,5 metri.
In una nota diffusa dalla Casa Bianca, il governo degli Stati Uniti ha detto di essere "pronto a rispondere a qualsiasi potenziale impatto sulle comunità". Intanto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden starebbe valutando se annullare i viaggi in programma all'estero nei prossimi giorni, in Germania, dove sabato dovrebbe partecipare a un importante vertice sull'Ucraina da lui convocato, e in Angola. La Cnn nota che lo staff di Biden teme che 'l'effetto Milton' possa danneggiare la campagna elettorale dei democratici, anche dopo la disinformazione diffusa in merito alla risposta federale all'uragano Helene della scorsa settimana e ''le falsità ripetute dall'ex presidente Donald Trump''.
Il governatore della Florida Ron DeSantis ha dichiarato lo stato di emergenza in 51 contee in vista dell'arrivo dell'uragano Milton, sottolineando che ''è il momento di mettere in atto i piani di evacuazione''. Nel corso di una conferenza stampa, DeSantis ha detto ''l'intera penisola della Florida è in stato di allerta o sorveglianza'' e che ''potrebbero verificarsi mareggiate alte tra 1,5 e 3 metri e sono state emanate allerte lungo i confini delle contee di Pasco e Pinellas fino a Manatee e Sarasota''.
Parlando da Tallahassee, nel nord-ovest della Florida, DeSantis ha rivolto un appello ai residenti, ai quali ha chiesto di "utilizzare la giornata di oggi per proteggere loro e le loro famiglie". Perché ''in alcune parti della Florida si verificheranno danni significativi'' e ''non saremo in grado di riportare indietro coloro che sono rimasti indietro''.
Il governatore ha poi parlato di 350 ambulanze pronte a intervenire se necessario e che ottomila uomini della Guardia nazionale sono a disposizione per fornire assistenza. Aumentata anche la quantità di carburante a disposizione della popolazione, in fuga in auto dalle aree per le quali è stato disposto l'ordine di evacuazione.
Esteri
Iran, lo scenario: “Haifa e Tel Aviv rase al suolo in...
L'ipotesi del giornale iraniano Kayhan sulla risposta a una eventuale rappresaglia israeliana. Le parole del ministro degli Esteri in tv: "Risposta sarà potente"
La Repubblica islamica "raderebbe al suolo" in meno di 10 minuti le città israeliane di Tel Aviv e Haifa se Israele - come annunciato anche dal premier Benjamin Netanyahu - dovesse reagire ai recenti attacchi missilistici. Questo lo scenario riportato dal giornale iraniano Kayhan, diretto da Hossein Shariatmadari e vicino agli ultraconservatori, secondo cui "prima ancora che gli aerei israeliani riescano a raggiungere lo spazio aereo iraniano, i missili iraniani raderebbero al suolo Tel Aviv e Haifa in meno di 10 minuti".
Il giornale ha aggiunto che il comandante dell'Aeronautica dei Guardiani della Rivoluzione, Amir Ali Hazijadeh, "ha ancora il dito sul grilletto" dopo gli attacchi del primo ottobre, descritti semplicemente come "l'inizio" di operazioni più ampie volte a "distruggere il regime sionista".
"Raccomandiamo al regime sionista di non mettere alla prova la risoluzione della Repubblica islamica. Se dovesse verificarsi un attacco contro il nostro paese, la nostra risposta sarà più potente", ha intanto promesso il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in un discorso televisivo, aggiungendo che "i nostri nemici sanno che tipo di obiettivi all'interno del regime sionista sono alla nostra portata".
Ieri, in colloquio telefonico con il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, Arachchi aveva dichiarato che "qualsiasi attacco alle infrastrutture iraniane porterebbe a ritorsioni, consigliamo di non mettere alla prova la volontà dell'Iran".
"La Repubblica islamica dell'Iran - aveva aggiunto Araghchi - non cerca di aumentare le tensioni e la guerra nella regione, ma non ha nemmeno paura della guerra. Darà una risposta forte e appropriata a qualsiasi nuova azione e avventurismo del regime sionista".
E ancora: "Siamo pronti per qualsiasi scenario, le forze armate sono totalmente preparate". La politica dell'Iran "è quella di sostenere la Resistenza e non ci allontaneremo in alcun modo da questa base politica", ha affermato Araghchi, parlando con i giornalisti a Teheran a margine della conferenza 'Diluvio di Al-Aqsa, l'inizio di Nasrallah'. "Abbiamo affermato più volte che l'Iran non vuole aumentare la tensione, anche se non abbiamo paura della guerra", ha scandito nuovamente il ministro degli Esteri, citato dall'agenzia Mehr.
Nyt: "Israele non colpirà siti nucleari Iran, ma basi e obiettivi intelligence"
Israele non dovrebbe però colpire i siti nucleari iraniani nella risposta all'attacco condotto da Teheran una settimana fa, ma dovrebbe concentrarsi sulla base militari o su obiettivi dell'intelligence e della leadership della Repubblica islamica, rivela il New York Times, citando diversi funzionari attuali ed ex israeliani, che "riconoscono i dubbi" sulle capacità di Tel Aviv di infliggere danni pesanti gli impianti iraniani, in modo da compromettere il suo programma nucleare. Con il rischio che Teheran piuttosto acceleri, trasferendo tutte le attività in siti sotterranei.
Secondo il giornale, dunque, la prima rappresaglia israeliana all'attacco missilistico del primo ottobre escluderebbe gli impianti nucleari, che diventerebbero invece un obiettivo nel caso in cui ci fosse un'ulteriore risposta da parte di Teheran.
Esteri
Melania Trump e re Carlo sono amici di penna da anni: la...
La moglie di Donald Trump lo racconta nella sua autobiografia
Melania Trump ha rivelato di essere amica di penna di re Carlo, con il quale condivide una "corrispondenza continua" dopo il loro primo incontro avvenuto nel 2005. L'inaspettata amicizia tra il sovrano e la moglie di Donald Trump è stata rivelata nel libro di memorie dell'ex modella 'Melania: A Memoir', recensito dal New York Times e che uscirà alla fine del mese.
L'ex First Lady, 54 anni, racconta che, dopo il primo incontro con Carlo a New York nel 2005, i due si sono rivisti nel 2019 durante una visita di Stato nel Regno Unito, quando Donald Trump era alla Casa Bianca. E' stato un "assoluto piacere riprendere i contatti con re Carlo" nel 2019, scrive la signora Trump. "Quella volta abbiamo avuto un'interessante conversazione sul suo profondo impegno per la salvaguardia dell'ambiente".
L'autobiografia racconta l'infanzia di Melania Trump in Slovenia, il successivo lavoro come modella e la sua relazione con Donald Trump, che l'ha vista diventare la seconda first lady in assoluto a nascere fuori dagli Stati Uniti. Sembra che anche Trump, in corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca, abbia un buon rapporto con la famiglia reale e che re Carlo gli abbia scritto una lettera dopo il fallito tentativo di assassinio di luglio.