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Femminicidio Manuela Petrangeli, chiesto giudizio immediato per l’ex che la colpì a fucilate

Gianluca Molinaro dopo il delitto si era costituito presso una caserma dei carabinieri consegnando il fucile a canne mozze. I pm gli contestano l’omicidio aggravato dalla premeditazione, lo stalking e la detenzione abusiva di arma

Il luogo del delitto e nei riquadri l'accusato Gianluca Molinaro e la vittima Manuela Petrangeli

La procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Gianluca Molinaro, l’uomo accusato di aver aperto il fuoco contro la sua ex compagna e madre di suo figlio Manuela Petrangeli lo scorso 4 luglio. I pm, nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano all'uomo l’omicidio aggravato dalla premeditazione, lo stalking, la detenzione abusiva di armi e in relazione a quest’ultima accusa, anche quella di ricettazione.

L’uomo, dopo il delitto compiuto in via degli Orseolo, poco distante dalla clinica dove lavorava la sua ex, si era costituito presso una caserma dei carabinieri consegnando il fucile a canne mozze con cui aveva compiuto il femminicidio. Gli inquirenti avevano acquisito nell’indagine anche gli sms scambiati con un amico prima del delitto nei quali si legge “oggi forse prendo due piccioni con una fava” e in un altro, dopo l’omicidio della fisioterapista 51enne, dice “gli ho sparato du botti”. Messaggi che l’amico di Molinaro aveva detto di aver visto quando ormai era troppo tardi. Nell’ordinanza con cui a luglio era stato convalidato il fermo il gip aveva sottolineato come “gli elementi sono assolutamente convergenti” evidenziando la “pervicace gelosia” dell’uomo “nonostante la relazione si fosse conclusa da circa tre anni”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Mattarella riceve delegazione Archivio Disarmo e vincitore...

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Il Premio Colombe d’oro per la pace dal 1986 promuove una informazione ampia e competente sui temi della guerra e della pace.

Mattarella riceve delegazione Archivio Disarmo e vincitore Colombe d’oro per la pace

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto una delegazione di Archivio Disarmo formata da Fabrizio Battistelli (Presidente), Maurizio Simoncelli (vice Presidente), Francesca Farruggia (Segretaria generale). Presente anche il Presidente di Legacoop Simone Gamberini. La delegazione accompagnava il professor Peter Asaro, vice presidente della campagna internazionale Stop Killer Robots, al quale il 12 ottobre a Roma in Campidoglio a Roma verrà conferito il Premio Archivio Disarmo - Colombe d’oro per la pace, sezione internazionale. Il Premio Colombe d’oro per la pace, realizzato con il sostegno delle cooperative aderenti a Legacoop, dal 1986 promuove una informazione ampia e competente sui temi della guerra e della pace.

Come anche dimostra il Premio Nobel appena assegnato per la fisica a John Hopfield e Geoffrey Hinton, l’Intelligenza Artificiale (IA) è una nuova frontiera per il domani dell'umanità che -ha sottolineato il Presidente di Archivio Disarmo- “apre a territori sconosciuti ricchi di risorse e di opportunità. Si pone a questo punto la necessità di limiti e controlli sulle applicazioni della IA alle funzioni della difesa e della sicurezza”. Ha concluso Battistelli: “l'uso della IA, in particolare di algoritmi per l'identificazione e azione contro esseri umani, è quanto di più delicato possa esistere nel caso dell’impiego della forza militare. Anche a prescindere dalle difficoltà pratiche di individuare in combattimento un bersaglio effettivamente ostile, è inaccettabile che la decisione di colpire possa essere affidata a una macchina”.

Ha affermato Asaro: "La campagna Stop Killer Robots ringrazia l'Italia per l'opera svolta alle Nazioni Unite nel costruire il consenso su un Trattato internazionale per regolare/bandire le armi autonome e prevenire la clamorosa minaccia ai diritti umani e alla dignità umana imposta da questi sistemi. Incoraggiamo anche l'Italia a portare avanti questo processo per raggiungere un trattato entro la scadenza del 2026 sollecitata dal Segretario generale delle Nazioni Unite e dal Presidente del comitato internazionale della Croce Rossa".

Ha concluso il prof. Asaro: "Riteniamo che in questo momento di crisi e di conflitti è più che mai necessario che i paesi lavorino insieme per trovare un terreno comune e un accordo, e riaffermino la propria fiducia nella cooperazione internazionale e nel rispetto del diritto internazionale. Speriamo anche che questo trattato sulle armi autonome possa rappresentare un modello per la governance globale dell'Intelligenza Artificiale, ben oltre il suo impiego nelle armi e negli eserciti. Se non siamo capaci di raggiungere un simile accordo e di adottare un trattato giuridicamente vincolante i rischi per l'umanità sono troppo gravi. Non dobbiamo consentire alle nostre paure e alla nostra sfiducia di bloccare questo processo.

Da 40 anni il Premio Colombe d'oro per la pace offre un riconoscimento significativo a un insieme pluralistico di giornalisti e di personalità internazionali che si impegnano sulle questioni della pace. Ricordando che è in corso la 79^ sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tutti concordano sul dato dell’unicità dell’Onu che, con tutti i suoi limiti, è lo strumento a disposizione della comunità internazionale per la gestione delle controversie tra Stati.

Quanto al futuro, anche in un momento di drammatici conflitti come l’attuale, un elemento di ottimismo è offerto dalla stagione di disarmo che nei primi anni Novanta portò allo smantellamento di ben 35.000 testate nucleari. Una conferma che resta sempre aperta la porta del controllo degli armamenti e del disarmo. Infine il professor Asaro ha ringraziato il Presidente della Repubblica per la sua attenzione ai temi del controllo e delle armi autonome. Come esperto e come vice presidente della campagna internazionale Stop Killer Robots, il professor Asaro sarà relatore al Convegno “Intelligenza” delle macchine e follia della guerra: le armi letali autonome (Sapienza Università di Roma, Aula Lauree di Scienze Politiche, 11 ottobre ore 16.00). Il Convegno è organizzato da Archivio Disarmo insieme a Rete Italiana Pace e Disarmo e in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione e Etica SGR.

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Cronaca

Cosa può succedere ai giornalisti Rai dopo la richiesta di...

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Parla Alessandro Gentiloni Silveri, esperto di diritto penale internazionale: ecco cosa può fare il governo italiano e cosa rischiano i cronisti

I giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini

Dopo che la Russia ha ordinato l'arresto in contumacia dei giornalisti Rai Simone Traini e Stefania Battistini, accusati di "attraversamento illegale del confine" dall'Ucraina, per aver raccontato in estate l'incursione nella regione di Kursk, l’Adnkronos ha contattato l’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, esperto di diritto penale internazionale, per capire quali saranno i prossimi sviluppi del caso, come può rispondere il governo italiano, e cosa può succedere ai due cronisti.

Quadro giuridico attuale

Dal punto di vista legale la Federazione Russa è (ancora) una parte contraente della Convenzione Europea di Estradizione, fatta dal Consiglio d’Europa nel 1957 per disciplinare la consegna, da uno Stato firmatario ad un altro, di persone accusate di un reato o già condannate in via definitiva. Secondo Gentiloni Silveri, “essendo una Convenzione aperta all’adesione anche da parte di Stati extra-europei (ad esempio: Sud Africa, Israele, Cile, Corea del Sud), essa continua ad applicarsi anche se la Federazione Russa dal 16 marzo 2022 non fa più parte del Consiglio d’Europa e, dal settembre dello stesso anno, ha cessato di far parte della Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo. Quindi, a stretto rigore, quando ne sussistano le condizioni giuridiche e politiche l’Italia è obbligata in base ad un Trattato internazionale ad estradare persone (cittadini e non) verso la Federazione Russa”.

Il rispetto dei diritti fondamentali

Il sistema giuridico italiano ed europeo esclude che l’estradizione possa venire concessa se esiste il concreto rischio che la richiesta di consegna celi motivazioni politiche od oppressive, oppure che la persona sarà sottoposta, una volta rientrata Paese richiedente, a trattamenti inumani o degradanti, oppure a procedure giudiziarie che non garantiscono il rispetto dei propri diritti fondamentali.

“Sulla base di tali previsioni – prosegue l’avvocato - molto spesso le Corti occidentali (e anche italiane) hanno rifiutato richieste di estradizione provenienti dalla Russia, vuoi per l’insufficiente garanzia che la persona sarebbe stata sottoposta ad un processo rispettoso dei propri diritti difensivi, anche a causa della conclamata influenza del potere politico sul potere giudiziario, vuoi per la condizione dei detenuti negli istituti di pena russi. In questo contesto, l’esodo della Federazione Russa da organismi di tutela come il Consiglio d’Europa e la Convenzione sui diritti umani non farà che rendere più penetrante la verifica che le Corti occidentali debbono compiere di fronte ad una richiesta di estradizione che arrivi da quel Paese, viste le minori garanzie giuridiche derivanti dalla rinuncia ad osservare quelle normative. Per tale motivo, recentemente lo stesso Governo ha negato richieste di estradizione per i medesimi motivi”.

Sempre per regola generale si può concedere l’estradizione solamente se il fatto costituisce reato anche nel nostro Paese e se lo Stato richiedente esibisce sufficienti prove di colpevolezza della persona: “non ci sarebbero quindi le condizioni legali per estradare – prosegue Gentiloni Silveri - quando risulti evidente che il fatto è lecito per l’ordinamento italiano oppure comunque è scriminato, per esempio dall’esercizio di un diritto”.

La procedura

Un procedimento d’estradizione può nascere a seguito della richiesta del Paese richiedente, inoltrata per canali diplomatici. Il Governo che la riceve può o rifiutare subito di darvi corso, oppure inoltrare il caso all’Autorità Giudiziaria per una pronuncia sulla sussistenza delle condizioni legali per consegnare l’interessato. Si esprime la Corte d’Appello e poi, su eventuale ricorso, la Corte di Cassazione.

“Se la decisione giudiziaria è negativa – prosegue il giurista - l’estradizione non può avvenire in alcun caso, mentre se è positiva, l’ultima parola spetta comunque al Governo, che deve decidere se concedere o negare la consegna sulla base di valutazioni di alta discrezionalità politica. Oppure, la procedura può prendere le mosse dall’arresto della persona richiesta, che avviene ad iniziativa delle Forze di polizia del Paese richiesto sulla base di un ordine di arresto diramato dal Paese richiedente tramite Interpol. In tal caso, l’Autorità Giudiziaria deve pronunciarsi subito, convalidando o meno l’arresto e, solamente se il Ministero della Giustizia italiano lo richiede, eventualmente applicando delle misure cautelari. A seguito della convalida (ed anche dove essa non avvenga) riprende il consueto iter giudiziario e politico”.

I giornalisti Rai

Il comportamento dei due giornalisti Rai costituisce reato? Secondo il legale, “alla luce delle informazioni disponibili è anzitutto molto dubbio che i comportamenti addebitati ai due cronisti della Rai costituiscano reato anche in Italia; in ogni caso, essi sembrano pacificamente scriminati dall’esercizio del diritto di documentare quanto sta accadendo in un teatro bellico così vicino ai nostri confini e così rilevante per i nostri interessi. Anche a prescindere da tutto questo, è molto probabile che un eventuale procedimento in Russia nei loro confronti, vista la forte caratterizzazione politica della reazione delle Autorità locali, non offrirebbe le necessarie garanzie di equità per soddisfare i rigorosi standard che le Corti italiane hanno applicato nella valutazione di questi aspetti. Inoltre, vista la situazione geopolitica e le caratteristiche della vicenda, è possibile che, come già accaduto nel recente passato, sia lo stesso Governo italiano che decida di declinare l’eventuale richiesta d’estradizione dei due già nello stadio preliminare, senza nemmeno avviare la consueta procedura di valutazione giudiziaria”, conclude. (di Giorgio Rutelli)

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Cronaca

Moby, Onorato e figli patteggiano per bancarotta

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Moby, Onorato e figli patteggiano per bancarotta

Vincenzo Onorato e i figli Achille e Alessandro, accusati di bancarotta dalla procura di Milano, hanno patteggiato nell'inchiesta sulla gestione del gruppo Cin-Moby. Assistiti dall'avvocato Pasquale Pantano, l'armatore Onorato ha patteggiato a 3 anni e 10 mesi, due anni (pena sospesa), invece, per i figli. La richiesta, che aveva ottenuto il parere favorevole del procura, è stata ratificata dal gup Luigi Iannelli. Gli Onorato, nel corso delle vicende fallimentari del gruppo, hanno versato somme considerevoli per ripianare i debiti.

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