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Israele, Libano ancora sotto attacco. Oggi Biden parlerà con Netanyahu

Il premier israeliano avverte: "Libano rischia di fare la fine di Gaza". Giallo su morte Safieddine

Attacco di Israele in Libano - (Afp)

"L'Iran, principale sponsor del terrorismo a livello mondiale, deve essere fermato prima che sia troppo tardi". Così Israele in un post su X. "Il 1° ottobre, il regime iraniano ha lanciato quasi 200 missili balistici contro Israele. Questo attacco non è stato semplicemente un attacco a Israele, ma rappresenta una minaccia significativa per la stabilità globale", si legge sull'account ufficiale dello Stato ebraico.

Oggi colloquio Biden-Netanyahu

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrà un colloquio telefonico oggi con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu su eventuali piani per colpire l'Iran. Lo rivela Axios, citando tre funzionari statunitensi. "Vogliamo usare la telefonata per cercare di definire i limiti della ritorsione israeliana", ha detto un funzionario, spiegando che Washington vuole assicurarsi che Israele attacchi obiettivi in Iran che siano significativi senza essere sproporzionati. I due leader non si parlano da quasi 50 giorni.

Raid in Libano

Ancora attacchi di Israele contro in Libano. Oggi, 9 ottobre, il sobborgo meridionale di Dahiyeh a Beirut è stato preso di mira da una serie di raid durante la notte. Gli attacchi hanno causato ingenti danni, tra cui il crollo di quattro edifici residenziali adiacenti nella zona di Burj Al-Barajneh, ha riferito martedì l'agenzia di stampa nazionale libanese (NNA).

In precedenza, le Forze di Difesa Israeliane (Idf) avevano ordinato alla popolazione di evacuare le aree attorno a specifici edifici nelle zone di Haret Hreik e Hadath di Dahiyeh, affermando che presto avrebbero preso di mira quei siti.

Raid su Gaza

Bombardamenti anche su Gaza. Nove membri della stessa famiglia sono stati uccisi in un attacco israeliano su un edificio residenziale nel quartiere Shejaia, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Nel frattempo, altre tre persone sono state uccise nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale, tra cui un bambino, e diverse altre sono rimaste ferite, ha riferito Wafa.

Israele ha ordinato l'evacuazione di tutta la parte settentrionale di Gaza domenica e ha intensificato gli attacchi nella zona. Al Jazeera ha riferito questa mattina che decine di corpi giacevano nelle strade del campo profughi di Jabalia e che i soccorritori non sono riusciti a raggiungere la zona a causa dei continui bombardamenti.

Raid in Siria

Sette persone, tra loro donne e bambini, sono rimaste uccise nel raid israeliano sferrato ieri contro un edificio residenziale a Damasco. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa siriano. Almeno altre 11 persone sono rimaste ferite nell'attacco, ha poi reso noto il ministero, precisando che si tratta di dati provvisori perché le ricerche e le operazioni di soccorso sono in pieno svolgimento.

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, 9 persone sono rimaste uccise nel raid, tra cui 5 civili. Il ministero degli Esteri di Damasco ha condannato "nei termini più duri questo brutale crimine contro civili indifesi" chiedendo "misure immediate" per fermare Israele prima che trascini la regione "in un confronto che avrà conseguenze disastrose".

Sinwar ha ordinato la ripresa degli attentati suicidi

Il leader di Hamas Yahya Sinwar avrebbe ordinato ai leader del gruppo terroristico in Cisgiordania di rinnovare gli attentati suicidi in Israele poco dopo aver sostituito Ismail Haniyeh a capo dell'ufficio politico di Hamas. A scriverlo oggi è il Wall Street Journal, citando funzionari di intelligence arabi. L'ordine sarebbe stato impartito poco prima del fallito attentato suicida a Tel Aviv, afferma il giornale secondo il quale alcuni alti esponenti di Hamas avrebbero avuto riserve sulla decisione.

Citando funzionari arabi coinvolti nella mediazione, il Wall Street Journal conferma inoltre precedenti notizie secondo cui Sinwar avrebbe recentemente rinnovato i contatti con i mediatori sul cessate il fuoco e gli ostaggi. La testata rivela poi di aver visionato una lettera che sarebbe stata scritta da Sinwar il mese scorso, in cui si afferma che Hamas è pronto per una prolungata guerra di logoramento per "minare la determinazione di Israele" e aprire la strada alla fine dello Stato ebraico. Le posizioni di Sinwar verrebbero considerate estremiste anche all'interno dello stesso gruppo, scrive il giornale, citando funzionari ed ex funzionari israeliani e arabi.

Netanyahu avverte il Libano: "Distruzione simile a quella di Gaza"

Ieri in un video messaggio al popolo libanese, Netanyahu ha avvertito che il Libano rischia di cadere "nell’abisso di una lunga guerra" mentre il suo paese intensifica la sua offensiva contro Hezbollah. "Cristiani, drusi, musulmani, sunniti e sciiti, tutti voi state soffrendo a causa della futile guerra di Hezbollah in Israele", ha detto. “Avete l’opportunità di salvare il Libano prima che cada nell’abisso di una lunga guerra che porterà distruzione e sofferenza simili a quelle che vediamo a Gaza”.

In Libano si stanno già verificando "gli stessi schemi" e "metodi di guerra" utilizzati da Israele a Gaza, hanno affermato funzionari delle Nazioni Unite, mettendo in guardia contro gli sfollamenti di massa dovuti alla ferocia degli attacchi israeliani.

Giallo su morte Safieddine

Intanto è giallo sulla morte di Hashem Safieddine, possibile successore di Hassan Nasrallah. Dopo che Netanyahu ha detto che è stato ucciso, il portavoce dell'Idf si mostra più cauto affermando che si stanno ancora valutando i risultati del raid. "Abbiamo colpito il quartier generale dell'intelligence a Beirut, cioè il quartier generale del capo della divisione intelligence, Abu Abdullah Mortada - ha detto il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari - sappiamo che Hashem Safieddine era lì con lui. Si stanno ancora valutando i risultati del raid, Hezbollah sta cercando di nascondere i dettagli. Quando sapremo informeremo il pubblico".

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Esteri

Israele: “Iran deve essere fermato”. Oggi Biden...

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Beirut e Gaza ancora sotto attacco. Il premier israeliano avverte: "Libano rischia di fare la fine di Gaza". Giallo su morte Safieddine. Wsj: Sinwar ha ordinato la ripresa degli attentati suicidi

Attacco di Israele in Libano - (Afp)

"L'Iran, principale sponsor del terrorismo a livello mondiale, deve essere fermato prima che sia troppo tardi". Così Israele in un post su X. "Il 1° ottobre, il regime iraniano ha lanciato quasi 200 missili balistici contro Israele. Questo attacco non è stato semplicemente un attacco a Israele, ma rappresenta una minaccia significativa per la stabilità globale", si legge sull'account ufficiale dello Stato ebraico.

Oggi colloquio Biden-Netanyahu

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrà un colloquio telefonico oggi con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu su eventuali piani per colpire l'Iran. Lo rivela Axios, citando tre funzionari statunitensi. "Vogliamo usare la telefonata per cercare di definire i limiti della ritorsione israeliana", ha detto un funzionario, spiegando che Washington vuole assicurarsi che Israele attacchi obiettivi in Iran che siano significativi senza essere sproporzionati. I due leader non si parlano da quasi 50 giorni.

Raid in Libano

Ancora attacchi di Israele contro in Libano. Oggi, 9 ottobre, il sobborgo meridionale di Dahiyeh a Beirut è stato preso di mira da una serie di raid durante la notte. Gli attacchi hanno causato ingenti danni, tra cui il crollo di quattro edifici residenziali adiacenti nella zona di Burj Al-Barajneh, ha riferito martedì l'agenzia di stampa nazionale libanese (NNA).

In precedenza, le Forze di Difesa Israeliane (Idf) avevano ordinato alla popolazione di evacuare le aree attorno a specifici edifici nelle zone di Haret Hreik e Hadath di Dahiyeh, affermando che presto avrebbero preso di mira quei siti.

Raid su Gaza

Bombardamenti anche su Gaza. Nove membri della stessa famiglia sono stati uccisi in un attacco israeliano su un edificio residenziale nel quartiere Shejaia, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Nel frattempo, altre tre persone sono state uccise nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale, tra cui un bambino, e diverse altre sono rimaste ferite, ha riferito Wafa.

Israele ha ordinato l'evacuazione di tutta la parte settentrionale di Gaza domenica e ha intensificato gli attacchi nella zona. Al Jazeera ha riferito questa mattina che decine di corpi giacevano nelle strade del campo profughi di Jabalia e che i soccorritori non sono riusciti a raggiungere la zona a causa dei continui bombardamenti.

Raid in Siria

Sette persone, tra loro donne e bambini, sono rimaste uccise nel raid israeliano sferrato ieri contro un edificio residenziale a Damasco. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa siriano. Almeno altre 11 persone sono rimaste ferite nell'attacco, ha poi reso noto il ministero, precisando che si tratta di dati provvisori perché le ricerche e le operazioni di soccorso sono in pieno svolgimento.

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, 9 persone sono rimaste uccise nel raid, tra cui 5 civili. Il ministero degli Esteri di Damasco ha condannato "nei termini più duri questo brutale crimine contro civili indifesi" chiedendo "misure immediate" per fermare Israele prima che trascini la regione "in un confronto che avrà conseguenze disastrose".

Sinwar ha ordinato la ripresa degli attentati suicidi

Il leader di Hamas Yahya Sinwar avrebbe ordinato ai leader del gruppo terroristico in Cisgiordania di rinnovare gli attentati suicidi in Israele poco dopo aver sostituito Ismail Haniyeh a capo dell'ufficio politico di Hamas. A scriverlo oggi è il Wall Street Journal, citando funzionari di intelligence arabi. L'ordine sarebbe stato impartito poco prima del fallito attentato suicida a Tel Aviv, afferma il giornale secondo il quale alcuni alti esponenti di Hamas avrebbero avuto riserve sulla decisione.

Citando funzionari arabi coinvolti nella mediazione, il Wall Street Journal conferma inoltre precedenti notizie secondo cui Sinwar avrebbe recentemente rinnovato i contatti con i mediatori sul cessate il fuoco e gli ostaggi. La testata rivela poi di aver visionato una lettera che sarebbe stata scritta da Sinwar il mese scorso, in cui si afferma che Hamas è pronto per una prolungata guerra di logoramento per "minare la determinazione di Israele" e aprire la strada alla fine dello Stato ebraico. Le posizioni di Sinwar verrebbero considerate estremiste anche all'interno dello stesso gruppo, scrive il giornale, citando funzionari ed ex funzionari israeliani e arabi.

Netanyahu avverte il Libano: "Distruzione simile a quella di Gaza"

Ieri in un video messaggio al popolo libanese, Netanyahu ha avvertito che il Libano rischia di cadere "nell’abisso di una lunga guerra" mentre il suo paese intensifica la sua offensiva contro Hezbollah. "Cristiani, drusi, musulmani, sunniti e sciiti, tutti voi state soffrendo a causa della futile guerra di Hezbollah in Israele", ha detto. “Avete l’opportunità di salvare il Libano prima che cada nell’abisso di una lunga guerra che porterà distruzione e sofferenza simili a quelle che vediamo a Gaza”.

In Libano si stanno già verificando "gli stessi schemi" e "metodi di guerra" utilizzati da Israele a Gaza, hanno affermato funzionari delle Nazioni Unite, mettendo in guardia contro gli sfollamenti di massa dovuti alla ferocia degli attacchi israeliani.

Giallo su morte Safieddine

Intanto è giallo sulla morte di Hashem Safieddine, possibile successore di Hassan Nasrallah. Dopo che Netanyahu ha detto che è stato ucciso, il portavoce dell'Idf si mostra più cauto affermando che si stanno ancora valutando i risultati del raid. "Abbiamo colpito il quartier generale dell'intelligence a Beirut, cioè il quartier generale del capo della divisione intelligence, Abu Abdullah Mortada - ha detto il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari - sappiamo che Hashem Safieddine era lì con lui. Si stanno ancora valutando i risultati del raid, Hezbollah sta cercando di nascondere i dettagli. Quando sapremo informeremo il pubblico".

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Esteri

Ue, la ricetta di Orban: “Ve lo dico io come deve...

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Il premier ungherese alla vigilia del Consiglio europeo di oggi illustra il suo piano tra guerra in Ucraina e immigrazione. "Senza i Balcani l’Europa non sarà mai completa", afferma e in agenda "competitività al primo posto"

Viktor Orban - Fotogramma

Viktor Orban, primo ministro ungherese e ‘bestia nera’ del consensus bruxellese, arriva a Strasburgo e, alla vigilia del dibattito con gli eurodeputati che si tiene oggi 9 ottobre, illustra la sua ‘ricetta’ su come l’Ue dovrebbe evolversi e fornendo a tratti anche una certa prospettiva storica sull’evoluzione che l’Unione ha subito in questi ultimi anni.

Escluso decisamente che il suo Paese possa seguire l’esempio del Regno Unito: l’Ungheria, ha detto, "non ha alcuna intenzione" di lasciare l'Unione Europea. Orban è uno dei leader politici più longevi d’Europa: è primo ministro ininterrottamente dal 2010, e in precedenza aveva ricoperto la stessa carica dal 1998 al 2002. Nel 2011, all’epoca della prima presidenza ungherese del Consiglio Ue, ha ricordato, “avevamo a che fare con le primavere arabe e con l’incidente nucleare di Fukushima”, in Giappone, quindi “non era neanche quello un periodo facile”. Ma oggi “l’Ue è in situazione molto più seria”, con “gravi conflitti” nel Medio Oriente, in Africa e in Ucraina, che si ripercuotono sull’Europa.

Competitività

Al primo posto, nell’agenda della presidenza ungherese, c’è la “competitività”, della quale si parlerà a Budapest, nel Consiglio Europeo informale dell’8 novembre, con l’ex presidente della Bce Mario Draghi. L’Europa, ha ricordato Orban, “perde costantemente competitività”, come “ha detto Draghi”. Anche il presidente Emmanuel Macron, ha ricordato il premier, ha avvertito che l’Europa “potrebbe morire”. E quindi “in tempi come questi è nostro dovere mostrare al Parlamento Europeo la via: l’Europa deve cambiare”. Il nostro obiettivo è avere “un’Europa competitiva”.

Immigrazione

Il premier magiaro ha parlato a lungo di migrazioni, uno dei punti sui quali l’Ue ha finito negli ultimi anni per avvicinarsi a posizioni non molto lontane dalle sue. Secondo lui, la “crisi migratoria non è finita”. Dal 2015, ha notato, “mi danno o dell’idiota o del malvagio”, quando si parla di politiche migratorie, ma alla fine, prevede, “tutti concorderanno con me, alla fine: servono hotspot esterni”. Per Orban, la politica migratoria europea “non funziona” e l’immigrazione “illegale” aumenta “il livello di antisemitismo, la violenza sulle donne e anche l’omofobia”. Visto che la politica migratoria Ue “non funziona”, i Paesi membri “tentano di difendere” le loro frontiere, reintroducendo i controlli di confine. Per Orban, come per l’area euro esiste l’Eurosummit, anche i leader dei membri dell’area Schengen “dovrebbero riunirsi regolarmente”.

Sicurezza e agricoltura

Anche la “politica di sicurezza” europea per la presidenza ungherese “è importante” e “ne parleremo al Consiglio Europeo” di Budapest in novembre. Inoltre, per l’Ungheria “senza i Balcani l’Europa non sarà mai completa”. Sono “vent’anni”, ha ricordato Orban, che l’Ue ha promesso a quei Paesi di poter entrare. E “senza la Serbia, il processo non sarà mai completo”. E qui ha sottolineato che Romania e Bulgaria dovrebbero finalmente entrare nell’area Schengen, dato che “sono pronte a difendere i confini esterni dell’’Ue”. Orban ha poi ricordato che per la presidenza ungherese “l’agricoltura è molto importante” e sarà tra le priorità di Budapest, per “rendere l’Europa di nuovo grande”, ha detto evocando il Maga di Donald Trump.

Sulle prossime elezioni presidenziali Usa, non si è nascosto dietro formule diplomatiche: “Se tornerà Trump stapperemo diverse bottiglie di champagne”, ha assicurato. Perché “ci sono differenze ovvie” tra l’approccio alla politica estera dei Democratici e dei Repubblicani. Se Trump vincerà le elezioni, ha detto ancora Orban, “agirà immediatamente” sulla guerra tra Russia e Ucraina, “ancora prima di insediarsi”, quindi in Europa “non avremo molto tempo” come europei per prepararci. Per l’Ungheria “sarebbe comunque un giorno fantastico”.

Guerra in Ucraina

Anche sulla guerra in Ucraina ha detto chiaramente come la pensa, pur riconoscendo di essere “in forte minoranza” nell’Ue. In Ungheria "abbiamo un'opinione diversa dalla maggioranza degli altri Paesi" sulla guerra in Ucraina.

"L'intenzione è avere un cessate il fuoco il prima possibile, perché non è possibile vincere sul campo di battaglia. Quello che stiamo facendo è perdere, perdere, perdere". "La strategia europea - ha continuato - non è una buona strategia. Non è mai successo nella storia che nella guerra non ci fosse comunicazione" tra i belligeranti. "Quello che facciamo è irrazionale. Sono in minoranza nell'Ue, ma essere in minoranza non è una ragione per rinunciare alle proprie convinzioni. Questa strategia non funziona, come si vede. Ne serve una nuova”.

E a Budapest, ha aggiunto, “abbiamo esperienza con i russi”. L'Ungheria oggi “fortunatamente è nella Nato. Per molto tempo siamo stati una zona cuscinetto”. In Russia e in Ucraina, ha detto Orban che ha incontrato sia Vladimir Putin che Volodymyr Zelensky, "entrambi i leader sono convinti che il tempo sia dalla loro parte. Quindi non vogliono un cessate il fuoco e la pace: vogliono continuare a combattere. Il che non è positivo per l'Europa”. Quindi, “dovremmo creare un ambiente internazionale che li spinga a comunicare, verso un negoziato".

Ma “la mia proposta - ha continuato Orban - è stata rigettata. Ora la situazione è che la maggioranza del mondo è per la pace e l'Ue è per la guerra. Noi pensiamo di essere la maggioranza morale del pianeta, ma non è così. Prima della mia missione, parlare" di queste cose "era tabù. Quando parlavo di pace, mi dicevano che ero il cavallo di Troia di Putin. Credo che dobbiamo continuare a lavorare per convincere i belligeranti" a parlarsi, per arrivare ad un cessate il fuoco. Non solo.

Il "problema élite europea"

Orban ha detto che, a suo modo di vedere, il problema è “l’élite europea”, che “si definisce mainstream” e che “tenta di gestire la politica europea”, vivendo nella “bolla” bruxellese. Per lui, i popoli “non sono d’accordo” con le politiche del mainstream europeo, che “si cinge di una cintura protettiva”. Quindi, l’élite europea “ci vede, noi Patrioti o l’Ecr, come pericolosi, perché rappresentiamo la volontà del popolo”.

Il cordone sanitario nel Parlamento Europeo, per Orban, è un’espressione di questo atteggiamento: “In Ungheria - ha notato - non esiste che un partito di opposizione non ottenga una presidenza di commissione”. Quindi, ha proseguito, “suggerisco che ci calmiamo tutti” e che dialoghiamo, perché “servono grandi cambiamenti” in Europa. Se “la bolla” non sarà in grado di produrre quei cambiamenti “dovremo metterla da parte”, ma “anche loro potrebbero essere parte del cambiamento: nessuno vuole buttarli fuori”. Perché “persino le élite capiscono che servono cambiamenti nelle migrazioni, nell’agricoltura, nella competitività. Non è ideologia, è buon senso. Come Patrioti continueremo a crescere, crescere, crescere. Ma qui parliamo di politica europea, non di questioni di partito”.

E ha aggiunto che, secondo lui, nel 2015-2016 nell’Ue “è cambiato tutto”. "Il 2015 - ha detto Orban - è stato l'anno in cui le cose sono cambiate. Prima di tutto, le migrazioni non sono un problema tecnico, ma rivelano come la pensi sulla tua comunità nazionale e sugli stranieri. E' una materia molto verticale. Sfortunatamente, invece di lasciare ogni Paese con la sua politica, i pesi massimi hanno deciso che serviva un pacchetto comune sulle migrazioni".

Anche la Brexit “ha cambiato tutto - ha continuato Orban - perché l'Ue era sempre stata basata sull'equilibrio. I francesi, i tedeschi, e probabilmente la maggioranza dei membri fondatori, stavano da una parte, quelli dell'est e i britannici dall'altra parte”. Insomma, prima della Brexit “c’era un equilibrio naturale”, ma poi “i britannici sono usciti”. E “ora viviamo un momento molto difficile, perché molte proposte che vengono dalla Commissione vorrebbero centralizzare sempre di più" le politiche, "e a noi questa cosa non piace".

"Le istituzioni non bastano, servono leader forti, eletti"

Il premier magiaro ha detto di non avere mai aspirato a diventare "un politico internazionale", ma "sono i liberali che mi hanno reso famoso", ha sostenuto. E sulla leadership in Europa, ha proseguito, "ho una teoria: noi consideriamo le istituzioni come la cosa più importante. Se vengono gestite bene, tutto è a posto. Ma, quando arrivano i problemi, le istituzioni" non bastano. "Servono leader forti, eletti, che siano determinati". Il problema non è "la mancanza di qualità dei leader", perché dirlo “non sarebbe giusto”, ma "la cultura della bolla. Io non sono più coraggioso degli altri: la differenza è che noi in Ungheria abbiamo una stabile maggioranza. Se avessero la nostra forte maggioranza Germania, Francia, Spagna e Italia potrebbero fornire leader".

Orban, infine, ha rivendicato il diritto di proporre le sue ricette in Europa, senza essere ostracizzato e ridotto al silenzio: “Non sta scritto da nessuna parte che il primo ministro ungherese debba stare sempre zitto. Sono qui a rappresentare l'interesse nazionale degli ungheresi e vorrei fare accordi e compromessi con gli altri", ha concluso.

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Esteri

Ucraina-Russia, aiuti a Kiev nel limbo: Ramstein ultima...

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Il Paese resta fortemente dipendente dagli Usa dal punto di vista degli armamenti militari, ma questo sostegno - a meno di un mese dalle elezioni per la Casa Bianca - resta incerto

Volodymyr Zelensky - (Afp)

Volodymyr Zelensky e l'Ucraina al bivio. Kiev, da oltre 950 giorni in guerra con la Russia, ha a disposizione una delle ultime chance per sperare in una svolta, uscire dal limbo e ottenere un sostegno concreto per l'attuazione del suo 'Piano per la Vittoria'. Nella base tedesca di Ramstein, venerdì 11 ottobre, va in scena un summit cruciale: Zelensky avrà una nuova chance per presentare il suo Piano davanti agli alleati e convincerli della necessità di un ulteriore salto di qualità nell'assistenza a Kiev.

L'Ucraina resta fortemente dipendente dagli Usa dal punto di vista degli armamenti militari, ma questo sostegno - a meno di un mese dalle elezioni per la Casa Bianca - resta incerto, mentre l'attenzione sulla guerra va via via scemando, sostituita dalla nuova escalation in Medio Oriente.

Zelensky e la chance dopo il (mezzo) flop Usa

La visita di Zelensky a Washington non ha avuto gli effetti sperati per il governo ucraino. Il presidente Joe Biden - che rinvia la partenza per la Germania a causa dell'emergenza legata all'uragano Milton - non ha cambiato idea sul divieto di usare i missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti per colpire in territorio russo.

Zelensky, inoltre, si è trovato intrappolato in un fuoco politico incrociato ed è stato criticato o snobbato da esponenti repubblicani. L'incontro con il candidato del Gop alla Casa Bianca, Donald Trump - il primo dall'inizio della guerra - c'è stato, ma si è svolto in tutta fretta e dopo che inizialmente il tycoon aveva espresso l'intenzione di non incontrare il presidente ucraino.

"Nessuno ha intenzione di abbandonare l'Ucraina, ma l'Ucraina non è sicuramente tra le prime tre questioni principali per gli Stati Uniti in questo momento", ha affermato Mykola Davydiuk, un esperto politico di Kiev. Ecco perché l'incontro dell'Ukraine Defense Contact Group a Ramstein, al quale parteciperà anche la premier Giorgia Meloni, assume un'importanza fondamentale per Zelensky in quanto, secondo un diplomatico occidentale, potrebbe permettere all'Ucraina di raccogliere nuove forme di aiuti. A cominciare dal rafforzamento delle sue difese aeree, un tasto su sui il leader ucraino continua a battere.

"È importante che i grandi Paesi che dispongono delle armi necessarie siano davvero grandi nel proteggere la vita, non tenendo queste armi da qualche parte nei magazzini o nei depositi", ha dichiarato Zelensky su Telegram.

Le richieste di Zelensky

Il presidente, in un altro post, ha specificato che "non si tratta solo di ciò che abbiamo già realizzato o di ciò che stiamo producendo attualmente, ma anche di proposte per i nostri partner: investire nella produzione ucraina, principalmente nella realizzazione di droni e sistemi di guerra elettronica. Anche questo fa parte del nostro pacchetto per il prossimo incontro 'Ramstein' ".

Secondo Zelensky, la determinazione degli alleati e il rafforzamento dell'Ucraina sono ciò che può fermare l'aggressione russa. Nella base tedesca, tuttavia, i Paesi della Nato - secondo sempre il diplomatico occidentale - potrebbero anche fare nuovi passi avanti riguardo le garanzie sulla futura adesione dell'Ucraina all'Alleanza, anche se probabilmente ancora al di sotto del livello richiesto dall'ex Repubblica sovietica. L'iter per portare Kiev nella Nato è stato al centro di ipotesi negli ultimi giorni: il Financial Times ha prospettato uno scenario, escluso a stretto giro da Zelensky, in cui l'avvicinamento dell'Ucraina alla Nato si accompagni alla cessione di territori alla Russia.

Al momento, il timore principale per i funzionari ucraini è che le imminenti elezioni presidenziali Usa, e una nuova Amministrazione indipendentemente dal loro esito, possano mettere in dubbio la futura assistenza alla sicurezza dell'Ucraina.

Il team di Zelensky ha cercato di convincere Biden a sostenere il 'Piano per la Vittoria', anche per garantirsi il sostegno di Washington al di là di chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma ora è improbabile che il presidente intraprenda qualsiasi azione che possa risultare impopolare e mettere a repentaglio la campagna di Kamala Harris.

Intanto Anton Grushetskyi, direttore del Kyiv International Institute of Sociology, sostiene che sebbene Zelensky e il suo governo continuino ripetutamente a escludere di cedere porzioni di territorio alla Russia, che ora occupa più del 20% del Paese, tra la popolazione continui a rafforzarsi l'idea fare compromessi temporanei sull'integrità territoriale in cambio dell'adesione alla Nato o di garanzie di sicurezza da parte degli alleati.

Cosa succede al fronte

Il sentimento pubblico in Ucraina, infatti, è cambiato nell'ultimo anno. I cittadini lontani dal fronte hanno dovuto fare i conti con blackout continui a causa del bombardamento della rete elettrica da parte di Mosca. La Russia ha ripreso l'iniziativa lungo il fronte, mentre l'esercito ucraino si sta affrettando a rimpinguare i suoi reparti con una campagna di mobilitazione.

La sorprendente incursione nella regione russa di Kursk durante l'estate ha dato una spinta a livello morale ed è suonata come una dichiarazione agli alleati che l'Ucraina è ancora in grado di ottenere guadagni sul campo di battaglia. Ma quell'offensiva si è in gran parte fermata, mentre le forze di Kiev continuano a perdere terreno nell'est. Con la guerra che sembra sempre più in una situazione di stallo, anche il sostegno dei partner occidentali dell'Ucraina è stato più moderato. "Nel 2023 c'erano grandi speranze, ma nel 2024 ci sono molte delusioni e non è chiaro cosa accadrà in futuro: questo è un dato di fatto", ha affermato il deputato all'opposizione, Oleksiy Goncharenko.

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