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Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

La tanto attesa circolare sul Bonus Natale è arrivata ieri, 10 ottobre 2024. Dopo il tentennamento sul riconoscimento del beneficio alle famiglie di fatto, poi escluso dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito tutti i punti dell’indennità una tantum destinata ai lavoratori dipendenti per l’anno in corso (circolare 19/E).

Ricordiamo che lo strumento, inserito nel cosiddetto decreto Omnibus, ha l’obiettivo di sostenere le famiglie con figli in difficoltà durante il periodo natalizio, offrendo un sostegno economico di 100 euro.

Requisiti per ottenere il Bonus Natale

Il bonus è destinato ai lavoratori dipendenti, ma non tutti possono accedere a questo beneficio. La circolare ribadisce che devono essere rispettate alcune condizioni fondamentali per poter usufruire dell’indennità. In particolare:

Reddito complessivo: il lavoratore dipendente deve avere, per l’anno d’imposta 2024, un reddito complessivo che non superi i 28.000 euro. Questo limite riguarda l’intero reddito del beneficiario e deve includere tutte le fonti di reddito compatibili con il lavoro dipendente;
Nucleo familiare: è necessario che il lavoratore abbia almeno un figlio fiscalmente a carico e un coniuge fiscalmente a carico, non separato legalmente, oppure che faccia parte di un nucleo familiare monogenitoriale. Il bonus è previsto anche per i genitori single, purché abbiano almeno un figlio fiscalmente a carico. Le condizioni del nucleo familiare devono essere conformi all’articolo 12 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir), motivo l’esecutivo ha dovuto escludere il riconoscimento del Bonus Natale alle famiglie di fatto (qui per approfondire);
Imposta lorda: un altro requisito essenziale riguarda l’imposta lorda calcolata sui redditi di lavoro dipendente che deve essere superiore all’importo della detrazione spettante. L’imposta lorda è quella risultante dai redditi da lavoro dipendente e non può essere inferiore alla detrazione spettante al lavoratore.

È importante sottolineare che, per poter accedere al Bonus Natale, ex Bonus Befana, il lavoratore deve essere titolare di un reddito da lavoro dipendente nel 2024. Non è rilevante la tipologia contrattuale (che sia a tempo determinato o indeterminato), ma sono esclusi i titolari di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.

Criteri di calcolo e proporzionalità del Bonus

Il Bonus Natale non contribuisce alla formazione del reddito complessivo ai fini dell’Irpef, quindi non è tassato. Tuttavia, il valore dell’indennità è proporzionato al periodo di lavoro svolto durante l’anno 2024. In altre parole, il bonus è erogato in base ai giorni lavorati dal dipendente nel corso dell’anno, tenendo conto esclusivamente dei giorni in cui il lavoratore ha percepito una retribuzione.

Nel caso in cui un lavoratore abbia più di un contratto di lavoro dipendente nello stesso periodo, il bonus verrà calcolato una sola volta, evitando duplicazioni. Lo stesso principio si applica anche nei casi di part-time, sia esso orizzontale, verticale o ciclico: non è prevista una riduzione del bonus per particolari forme di articolazione dell’orario di lavoro.

Determinazione del reddito complessivo

Per il calcolo del reddito complessivo del lavoratore dipendente, la circolare chiarisce che devono essere inclusi tutti i redditi di riferimento. Tuttavia, vi sono alcune eccezioni: ad esempio, non si considera il reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle sue relative pertinenze. Inoltre, vengono esclusi i redditi agevolati per quei contribuenti che hanno trasferito la loro residenza in Italia nell’anno in corso, per favorire il rimpatrio di lavoratori dall’estero.

Definizione del nucleo familiare monogenitoriale

Un altro aspetto chiarito dalla circolare riguarda la definizione del nucleo familiare monogenitoriale. Il bonus viene riconosciuto al genitore unico, in casi specifici come il decesso dell’altro genitore, la mancata registrazione del figlio da parte del genitore non convivente, o nei casi in cui il figlio sia stato adottato, affidato o affiliato da un solo genitore. È inoltre possibile accedere al bonus anche in presenza di una convivenza more uxorio, purché l’altro genitore non sia fiscalmente a carico.

Tuttavia, se il figlio è riconosciuto da entrambi i genitori e il coniuge non è fiscalmente a carico, la famiglia non può essere definita monogenitoriale, e quindi il bonus non spetterà al lavoratore.

Modalità di erogazione e richiesta esplicita

Il bonus viene riconosciuto dal datore di lavoro con la tredicesima mensilità di dicembre, ma solo su richiesta esplicita del lavoratore dipendente. Per richiedere il bonus, il lavoratore deve presentare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, attestando la sussistenza dei requisiti. In caso di presenza di più figli fiscalmente a carico, sarà sufficiente indicare il codice fiscale di uno di essi.

Se il lavoratore ha cambiato più datori di lavoro durante l’anno 2024, sarà necessario presentare la richiesta all’ultimo datore di lavoro, accompagnata dalle certificazioni uniche relative ai precedenti contratti di lavoro. Se, invece, il lavoratore ha più contratti part-time contemporanei, l’indennità verrà erogata dal datore di lavoro scelto dal lavoratore.

Le somme erogate ai dipendenti verranno recuperate dai datori di lavoro sotto forma di credito d’imposta, che potrà essere utilizzato in compensazione fiscale a partire dal giorno successivo all’erogazione del bonus. In sede di conguaglio, i datori di lavoro verificheranno se il bonus sia stato correttamente erogato e, in caso contrario, provvederanno al recupero delle somme non spettanti.

Cosa devo fare nella Dichiarazione dei redditi?

Nel caso in cui il lavoratore non riceva il bonus dal datore di lavoro, pur avendone diritto, potrà richiederlo nella dichiarazione dei redditi del 2024, da presentare nel 2025. Questa possibilità è riservata anche ai lavoratori che hanno cessato l’attività lavorativa nel corso dell’anno 2024.

Qualora, invece, il bonus sia stato percepito in assenza dei presupposti richiesti o in misura superiore rispetto a quella spettante, il lavoratore dovrà restituire l’importo indebitamente percepito attraverso la dichiarazione dei redditi.

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Per accedere ai porno bisognerà essere maggiorenni: cosa...

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L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato, nella seduta del 24 settembre 2024, un nuovo schema di regolamento che stabilisce le modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti online.

Questa misura, nota come “age assurance” o “verifica dell’età”, è stata adottata in attuazione della legge 13 novembre 2023, n. 159, comunemente chiamata “Decreto Caivano”.

Il provvedimento Agcom

Il provvedimento è il risultato di una consultazione pubblica, avviata con la delibera n. 61/24/Cons, alla quale hanno partecipato 13 soggetti, tra cui istituzioni, associazioni di categoria e piattaforme di condivisione video. Il parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali è stato un elemento fondamentale nel processo di approvazione.

L’Autorità ha inviato il testo del regolamento all’organo competente dell’Unione europea affinché venga esaminato e valutato in base alle normative europee. La Commissione europea ha il compito di verificare che le leggi nazionali siano coerenti con le normative europee e rispettino i principi di tutela dei diritti fondamentali, tra cui la protezione dei minori. Una volta approvato, il regolamento potrà entrare in vigore e sarà vincolante per le piattaforme online che operano nel mercato europeo.

Meccanismi di verifica dell’età

La normativa vigente sottolinea l’importanza di meccanismi di verifica dell’età, evidenziando il diritto dei minori a una protezione più elevata dai contenuti potenzialmente dannosi per il loro sviluppo fisico, mentale e morale. In particolare, il Digital Services Act (Dsa) dell’Unione europea impone a tutti i fornitori di piattaforme online di adottare misure adeguate per garantire la sicurezza e la protezione dei minori.

A quali piattaforme bisognerà fornire la verifica dell’età?

Il nuovo schema di regolamento si applica principalmente alle piattaforme online che offrono contenuti potenzialmente dannosi per i minori, come quelli di natura pornografica. Tuttavia, la normativa ha il potenziale per estendersi anche a una varietà di altri servizi digitali, inclusi siti di streaming video, piattaforme di social media e giochi online che potrebbero contenere contenuti inappropriati o pericolosi per gli utenti più giovani.

Anche le applicazioni di messaggistica e le comunità online che consentono la condivisione di contenuti o interazioni tra utenti sono incluse, poiché potrebbero presentare rischi legati alla sicurezza dei minori. In questo contesto, il regolamento mira a garantire che tutte le piattaforme rispettino standard rigorosi per proteggere i giovani utenti, promuovendo un ambiente online più sicuro e responsabile.

Modalità tecniche di verifica dell’età

Le verifiche dell’età si svolgeranno attraverso un processo strutturato in più fasi, progettato per garantire sia l’efficacia che la riservatezza. Inizialmente, gli utenti dovranno fornire una “prova dell’età” attraverso un soggetto terzo indipendente, come un fornitore di servizi di identità digitale.

Questo passaggio prevede l’identificazione e l’emissione di un certificato di maggiore età, senza che il fornitore di contenuti possa conoscere i dettagli specifici dell’utente.

Successivamente, l’utente presenterà questa prova al sito visitato. Per le piattaforme che utilizzano applicativi installati, gli utenti potranno utilizzare una app dedicata per autenticarsi e fornire la prova direttamente, semplificando il processo.

Tutti i sistemi implementati dovranno rispettare requisiti di sicurezza per prevenire attacchi informatici e garantire la protezione dei dati personali, seguendo le linee guida stabilite dal Garante per la Privacy. Questo approccio mira a garantire un controllo rigoroso dell’età senza compromettere la privacy degli utenti.

Il sistema di doppio anonimato

L’Autorità ha introdotto un sistema di verifica dell’età che prevede un modello di “doppio anonimato”, il quale garantisce che i fornitori non possano sapere quale servizio richiede la verifica. Questa procedura prevede l’intervento di soggetti terzi indipendenti certificati per la fornitura della prova di maggiore età, attraverso un processo articolato in più fasi.

Nel caso di sistemi che non richiedono applicativi installati, il processo di verifica dell’età si compone di tre fasi distinte: emissione di una prova dell’età, comunicazione della prova all’utente, e verifica della prova da parte del sito visitato. Per i sistemi basati su applicativi, l’utente potrà utilizzare l’app dedicata per autenticarsi e fornire la prova dell’età direttamente.

Obiettivi del nuovo regolamento

Il regolamento stabilisce diversi requisiti, tra cui la proporzionalità, la protezione dei dati personali, la sicurezza informatica e la trasparenza. L’Autorità enfatizza l’importanza di garantire che i sistemi di age assurance siano accessibili e facili da usare, soprattutto per i minori. Inoltre, i fornitori di servizi sono tenuti a implementare meccanismi di gestione dei reclami per rispondere a eventuali contestazioni sull’età degli utenti.

L’Autorità ha annunciato, inoltre, l’intenzione di avviare un Tavolo tecnico di monitoraggio per analizzare le evoluzioni tecniche e normative in materia di sistemi di age assurance. Si prevede che le modalità adottate non solo si applichino ai contenuti pornografici, ma anche a ulteriori categorie di contenuti potenzialmente dannosi per i minori.

Questa iniziativa rappresenta un passo significativo nella protezione dei giovani utenti online, affrontando le sfide di un ambiente digitale in continua evoluzione. La garanzia dell’età si configura quindi come un elemento cruciale nella tutela dei diritti dei minori e nella creazione di un web più sicuro.

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Bonus 1000 euro, a chi spetta e cosa cambia dalla Social...

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Il governo sta pensando a un bonus spesa da 1.000 euro per il 2025. Questa misura fa parte di una serie di iniziative con cui l’esecutivo mira a sostenere le famiglie italiane in difficoltà economica, ampliando la gamma di aiuti presenti. Rispetto alla Social Card, il bonus da 1.000 euro raddoppia il tetto del beneficio economico, ma presenta requisiti più stringenti. Il bonus potrebbe essere inserito in Manovra, ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che non c’è ancora nulla di definitivo.

Ecco cosa si potrà acquistare con questo contributo, se approvato, e chi potrà farne domanda.

Bonus 1000 euro, cosa si potrà acquistare?

Come la Social Card, il bonus spesa da 1.000 euro è stato progettato per coprire spese essenziali, destinate principalmente all’acquisto di beni di prima necessità come alimenti, farmaci e altri prodotti indispensabili per la vita quotidiana. Il bonus sarà spendibile in punti vendita selezionati, quali supermercati, farmacie e altri esercizi commerciali convenzionati, per assicurarsi che i fondi vengano utilizzati solo per acquisti mirati e utili alla gestione del bilancio familiare.

Rispetto alla Social Card, questo nuovo incentivo offre una maggiore flessibilità in termini di importo. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di una misura mirata, con un bacino di beneficiari più ristretto e criteri di accesso ben definiti. I mille euro saranno distribuiti tenendo conto delle diverse condizioni economiche e sociali delle famiglie richiedenti, e l’erogazione sarà personalizzata in base alle necessità e alle caratteristiche economiche dichiarate dai richiedenti.

Chi può accedere al bonus

Per accedere al bonus spesa da 1.000 euro, il governo ha stabilito criteri molto rigidi tutti necessari, in modo da contenere la spesa pubblica prevista per questa misura:

Monoreddito: la famiglia deve essere sostenuta economicamente da una sola persona, ovvero deve avere un unico reddito;
Disoccupazione: almeno uno dei membri della famiglia deve essere disoccupato. Questo serve a identificare nuclei familiari che si trovano in una situazione di difficoltà lavorativa. Il primo requisito, da solo non basta: se solo un genitore lavora, ma l’altro non sta cercando attivamente lavoro (quindi è inattivo ma non disoccupato), non si potrà accedere al bonus;
Isee: il reddito complessivo della famiglia, misurato dall’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee), non deve superare i 10.000 euro annui;
Minori a carico: la famiglia richiedente deve avere almeno un minore a carico;
Residenza in aree ad alta disoccupazione: un altro elemento fondamentale per accedere al bonus è la residenza in regioni caratterizzate da alti tassi di disoccupazione. Questo requisito mira a individuare una concreta mancanza di opportunità lavorative da cui deriva la difficoltà economica dei richiedenti.

Come fare domanda

Per ottenere il bonus spesa da 1.000 euro, sarà necessario presentare una domanda attiva. A differenza della Social Card, che viene assegnata in modo automatico, il bonus dovrà essere richiesto attraverso il sito dell’Inps dove l’utente dovrà accedere con SPID, CIE o CNS. Una volta effettuato l’accesso, sarà possibile compilare la domanda online, allegando tutta la documentazione necessaria per dimostrare di soddisfare i requisiti richiesti.

Il processo di domanda prevede l’invio di documenti che attestino la situazione economica e occupazionale del richiedente. Tra questi, l’Isee aggiornato e i certificati di disoccupazione per i membri della famiglia. Come sempre, chi non può o non riesce ad effettuale la procedura online, potrà come rivolgersi ai Caf e ai patronati per ricevere assistenza nella compilazione e nell’invio della domanda.

È importante ricordare che il bonus sarà erogato in base alle risorse stanziate, quindi è consigliabile presentare la domanda tempestivamente per assicurarsi di rientrare tra i beneficiari.

Quando arriverà il bonus spesa

Secondo le informazioni attualmente disponibili, il bonus spesa da 1.000 euro sarà attivato a partire da gennaio 2025, ma con una finestra temporale limitata. Il governo ha infatti previsto che la misura resterà attiva per un solo mese, da gennaio a febbraio 2025. Tuttavia, non è escluso che, in base alla situazione economica del Paese e alle necessità riscontrate, la misura possa essere prorogata o ampliata.

Una volta accolta la domanda, il bonus sarà erogato in diverse modalità. I beneficiari potranno scegliere di ricevere il denaro tramite:

Carta prepagata: una carta ricaricabile sulla quale verrà accreditato l’importo spettante, utilizzabile esclusivamente per acquistare beni di prima necessità nei negozi convenzionati;
Conto corrente bancario: il bonus potrà essere accreditato direttamente sul conto corrente del richiedente, garantendo una maggiore flessibilità d’uso;
Buoni digitali: un’opzione moderna che prevede l’erogazione del bonus sotto forma di buoni spendibili online, in esercizi commerciali che vendono prodotti compatibili con l’incentivo.

Bonus 1000 euro, cosa cambia rispetto alla Social Card

Anche se entrambe le misure puntano allo stesso obiettivo, il bonus spesa da 1.000 euro e la Social Card, denominata anche “Dedicata a Te”, sono molto diversi.

In primis, la Social Card ha un importo massimo di 500 euro ed è destinata a una platea più ampia di beneficiari. A differenza del bonus spesa previsto per il 2025, inoltre, è il proprio comune a mettersi in contatto per la consegna della Social Card, senza necessità di presentare una domanda formale purché si sia presentato l’Isee. Il bonus spesa da 1.000 euro, invece, richiede un’azione attiva da parte dei richiedenti, che devono presentare domanda tramite il portale Inps o ricevere supporto dai Caf. Inoltre, i requisiti per accedere al bonus spesa sono più stringenti, rendendolo accessibile a un gruppo più ristretto di beneficiari. La misura ha un importo doppio rispetto alla Carta Dedicata a Te, ma sarà disponibile per un periodo limitato di tempo, salva la possibilità di proroghe future da parte del governo.

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Una bambina su otto al Mondo subisce una violenza prima dei...

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Oltre 370 milioni di ragazze e donne hanno subito stupri o violenze sessuali prima dei 18 anni, una cifra che rappresenta 1 su 8 a livello globale. In vista della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, l’Unicef ha reso noti i dati allarmanti sulla violenza sessuale che colpisce milioni di giovani donne nel mondo.

E se si considerano anche gli abusi senza contatto, come quelli online, il numero sale a 650 milioni, ovvero 1 su 5. Questi dati sottolineano l’urgenza di interventi e strategie di prevenzione.

Violenza minorile

I dati dell’Unicef hanno rilevato che la violenza sessuale è un problema diffuso, che non conosce confini geografici o culturali. L’Africa subsahariana è la regione più colpita, con 79 milioni di vittime, seguita da Asia orientale e sudorientale (75 milioni) e Europa e America settentrionale (68 milioni).

In contesti fragili, come aree di conflitto o con istituzioni deboli, il rischio di violenza sessuale aumenta drasticamente, con stime che suggeriscono che oltre 1 su 4 bambine può subire abusi. La direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell ha sottolineato la vulnerabilità dei bambini in tali contesti, dove la violenza sessuale viene spesso utilizzata come arma di guerra.

I traumi subiti non solo influiscono sul benessere immediato, ma hanno conseguenze a lungo termine, aumentando il rischio di malattie, problemi di salute mentale e difficoltà nelle relazioni interpersonali.

In generale, la maggior parte delle violenze sessuali avviene durante l’adolescenza, con un picco tra i 14 e i 17 anni. “La violenza sessuale sui bambini è una macchia sulla nostra coscienza morale – ha dichiarato Catherine Russell -. Infligge traumi profondi e duraturi, spesso da parte di qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida, in luoghi in cui dovrebbe sentirsi al sicuro”.

Anche i ragazzi e gli uomini sono colpiti

Sebbene le ragazze e le donne siano più frequentemente vittime di violenza sessuale, è importante riconoscere che anche i ragazzi e gli uomini non sono esenti. Tra i 240 e i 310 milioni di ragazzi e uomini hanno subito abusi sessuali durante l’infanzia, con le stime che aumentano fino a 530 milioni se si considerano anche gli abusi senza contatto. La mancanza di dati dettagliati su queste esperienze evidenzia la necessità di ulteriori ricerche e investimenti nella raccolta di informazioni.

L’Unicef Italia e l’evento “Girls just wanna have ….rights”

Per debellare questo fenomeno, Unicef sottolinea l’importanza di affrontare la questione:

Fornendo a ogni bambino informazioni accurate, accessibili e adatte alla sua età, che lo mettano in grado di riconoscere e denunciare la violenza sessuale.
Garantendo che ogni bambino vittima e sopravvissuto che accesso a servizi che supportino la giustizia e la guarigione e riducano il rischio di ulteriori sofferenze.
Rafforzando le leggi e i regolamenti per proteggere i bambini da tutte le forme di violenza sessuale, anche nelle organizzazioni che lavorano con i bambini, e investendo nelle persone, nelle risorse e nei sistemi necessari per attuarle.
Sfidando e cambiando le norme sociali e culturali che permettono il verificarsi della violenza sessuale e scoraggiano i bambini dal cercare aiuto.
Creando migliori sistemi di dati nazionali per monitorare i progressi e garantire un’assunzione di responsabilità, implementando standard internazionali come la “Classificazione internazionale della violenza contro i bambini”.

In occasione della Giornata internazionale delle bambine, oggi 11 ottobre 2024, l’Unicef Italia ha organizzato un incontro dal titolo “Girls just wanna have ….rights”. L’evento, moderato dal portavoce, Andrea Iacomini, sarà trasmesso in streaming e offrirà una piattaforma per discutere dei diritti e delle esperienze delle ragazze.

Il messaggio dell’Unicef è chiaro: è fondamentale adottare misure concrete per prevenire e affrontare la violenza sessuale contro i bambini. È necessario sfidare le norme sociali che permettono questi abusi, fornire informazioni ai bambini su come riconoscere e denunciare la violenza, e garantire accesso a servizi di supporto per i sopravvissuti.

L’urgente necessità di proteggere i bambini e promuovere i loro diritti è un imperativo globale. La lotta contro la violenza sessuale deve diventare una priorità, affinché ogni bambino possa crescere in un ambiente sicuro e protetto.

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