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Per accedere ai porno bisognerà essere maggiorenni: cosa prevede il nuovo regolamento Agcom

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato, nella seduta del 24 settembre 2024, un nuovo schema di regolamento che stabilisce le modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti online.

Questa misura, nota come “age assurance” o “verifica dell’età”, è stata adottata in attuazione della legge 13 novembre 2023, n. 159, comunemente chiamata “Decreto Caivano”.

Il provvedimento Agcom

Il provvedimento è il risultato di una consultazione pubblica, avviata con la delibera n. 61/24/Cons, alla quale hanno partecipato 13 soggetti, tra cui istituzioni, associazioni di categoria e piattaforme di condivisione video. Il parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali è stato un elemento fondamentale nel processo di approvazione.

L’Autorità ha inviato il testo del regolamento all’organo competente dell’Unione europea affinché venga esaminato e valutato in base alle normative europee. La Commissione europea ha il compito di verificare che le leggi nazionali siano coerenti con le normative europee e rispettino i principi di tutela dei diritti fondamentali, tra cui la protezione dei minori. Una volta approvato, il regolamento potrà entrare in vigore e sarà vincolante per le piattaforme online che operano nel mercato europeo.

Meccanismi di verifica dell’età

La normativa vigente sottolinea l’importanza di meccanismi di verifica dell’età, evidenziando il diritto dei minori a una protezione più elevata dai contenuti potenzialmente dannosi per il loro sviluppo fisico, mentale e morale. In particolare, il Digital Services Act (Dsa) dell’Unione europea impone a tutti i fornitori di piattaforme online di adottare misure adeguate per garantire la sicurezza e la protezione dei minori.

A quali piattaforme bisognerà fornire la verifica dell’età?

Il nuovo schema di regolamento si applica principalmente alle piattaforme online che offrono contenuti potenzialmente dannosi per i minori, come quelli di natura pornografica. Tuttavia, la normativa ha il potenziale per estendersi anche a una varietà di altri servizi digitali, inclusi siti di streaming video, piattaforme di social media e giochi online che potrebbero contenere contenuti inappropriati o pericolosi per gli utenti più giovani.

Anche le applicazioni di messaggistica e le comunità online che consentono la condivisione di contenuti o interazioni tra utenti sono incluse, poiché potrebbero presentare rischi legati alla sicurezza dei minori. In questo contesto, il regolamento mira a garantire che tutte le piattaforme rispettino standard rigorosi per proteggere i giovani utenti, promuovendo un ambiente online più sicuro e responsabile.

Modalità tecniche di verifica dell’età

Le verifiche dell’età si svolgeranno attraverso un processo strutturato in più fasi, progettato per garantire sia l’efficacia che la riservatezza. Inizialmente, gli utenti dovranno fornire una “prova dell’età” attraverso un soggetto terzo indipendente, come un fornitore di servizi di identità digitale.

Questo passaggio prevede l’identificazione e l’emissione di un certificato di maggiore età, senza che il fornitore di contenuti possa conoscere i dettagli specifici dell’utente.

Successivamente, l’utente presenterà questa prova al sito visitato. Per le piattaforme che utilizzano applicativi installati, gli utenti potranno utilizzare una app dedicata per autenticarsi e fornire la prova direttamente, semplificando il processo.

Tutti i sistemi implementati dovranno rispettare requisiti di sicurezza per prevenire attacchi informatici e garantire la protezione dei dati personali, seguendo le linee guida stabilite dal Garante per la Privacy. Questo approccio mira a garantire un controllo rigoroso dell’età senza compromettere la privacy degli utenti.

Il sistema di doppio anonimato

L’Autorità ha introdotto un sistema di verifica dell’età che prevede un modello di “doppio anonimato”, il quale garantisce che i fornitori non possano sapere quale servizio richiede la verifica. Questa procedura prevede l’intervento di soggetti terzi indipendenti certificati per la fornitura della prova di maggiore età, attraverso un processo articolato in più fasi.

Nel caso di sistemi che non richiedono applicativi installati, il processo di verifica dell’età si compone di tre fasi distinte: emissione di una prova dell’età, comunicazione della prova all’utente, e verifica della prova da parte del sito visitato. Per i sistemi basati su applicativi, l’utente potrà utilizzare l’app dedicata per autenticarsi e fornire la prova dell’età direttamente.

Obiettivi del nuovo regolamento

Il regolamento stabilisce diversi requisiti, tra cui la proporzionalità, la protezione dei dati personali, la sicurezza informatica e la trasparenza. L’Autorità enfatizza l’importanza di garantire che i sistemi di age assurance siano accessibili e facili da usare, soprattutto per i minori. Inoltre, i fornitori di servizi sono tenuti a implementare meccanismi di gestione dei reclami per rispondere a eventuali contestazioni sull’età degli utenti.

L’Autorità ha annunciato, inoltre, l’intenzione di avviare un Tavolo tecnico di monitoraggio per analizzare le evoluzioni tecniche e normative in materia di sistemi di age assurance. Si prevede che le modalità adottate non solo si applichino ai contenuti pornografici, ma anche a ulteriori categorie di contenuti potenzialmente dannosi per i minori.

Questa iniziativa rappresenta un passo significativo nella protezione dei giovani utenti online, affrontando le sfide di un ambiente digitale in continua evoluzione. La garanzia dell’età si configura quindi come un elemento cruciale nella tutela dei diritti dei minori e nella creazione di un web più sicuro.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Bonus 1000 euro, a chi spetta e cosa cambia dalla Social...

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Il governo sta pensando a un bonus spesa da 1.000 euro per il 2025. Questa misura fa parte di una serie di iniziative con cui l’esecutivo mira a sostenere le famiglie italiane in difficoltà economica, ampliando la gamma di aiuti presenti. Rispetto alla Social Card, il bonus da 1.000 euro raddoppia il tetto del beneficio economico, ma presenta requisiti più stringenti. Il bonus potrebbe essere inserito in Manovra, ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che non c’è ancora nulla di definitivo.

Ecco cosa si potrà acquistare con questo contributo, se approvato, e chi potrà farne domanda.

Bonus 1000 euro, cosa si potrà acquistare?

Come la Social Card, il bonus spesa da 1.000 euro è stato progettato per coprire spese essenziali, destinate principalmente all’acquisto di beni di prima necessità come alimenti, farmaci e altri prodotti indispensabili per la vita quotidiana. Il bonus sarà spendibile in punti vendita selezionati, quali supermercati, farmacie e altri esercizi commerciali convenzionati, per assicurarsi che i fondi vengano utilizzati solo per acquisti mirati e utili alla gestione del bilancio familiare.

Rispetto alla Social Card, questo nuovo incentivo offre una maggiore flessibilità in termini di importo. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di una misura mirata, con un bacino di beneficiari più ristretto e criteri di accesso ben definiti. I mille euro saranno distribuiti tenendo conto delle diverse condizioni economiche e sociali delle famiglie richiedenti, e l’erogazione sarà personalizzata in base alle necessità e alle caratteristiche economiche dichiarate dai richiedenti.

Chi può accedere al bonus

Per accedere al bonus spesa da 1.000 euro, il governo ha stabilito criteri molto rigidi tutti necessari, in modo da contenere la spesa pubblica prevista per questa misura:

Monoreddito: la famiglia deve essere sostenuta economicamente da una sola persona, ovvero deve avere un unico reddito;
Disoccupazione: almeno uno dei membri della famiglia deve essere disoccupato. Questo serve a identificare nuclei familiari che si trovano in una situazione di difficoltà lavorativa. Il primo requisito, da solo non basta: se solo un genitore lavora, ma l’altro non sta cercando attivamente lavoro (quindi è inattivo ma non disoccupato), non si potrà accedere al bonus;
Isee: il reddito complessivo della famiglia, misurato dall’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee), non deve superare i 10.000 euro annui;
Minori a carico: la famiglia richiedente deve avere almeno un minore a carico;
Residenza in aree ad alta disoccupazione: un altro elemento fondamentale per accedere al bonus è la residenza in regioni caratterizzate da alti tassi di disoccupazione. Questo requisito mira a individuare una concreta mancanza di opportunità lavorative da cui deriva la difficoltà economica dei richiedenti.

Come fare domanda

Per ottenere il bonus spesa da 1.000 euro, sarà necessario presentare una domanda attiva. A differenza della Social Card, che viene assegnata in modo automatico, il bonus dovrà essere richiesto attraverso il sito dell’Inps dove l’utente dovrà accedere con SPID, CIE o CNS. Una volta effettuato l’accesso, sarà possibile compilare la domanda online, allegando tutta la documentazione necessaria per dimostrare di soddisfare i requisiti richiesti.

Il processo di domanda prevede l’invio di documenti che attestino la situazione economica e occupazionale del richiedente. Tra questi, l’Isee aggiornato e i certificati di disoccupazione per i membri della famiglia. Come sempre, chi non può o non riesce ad effettuale la procedura online, potrà come rivolgersi ai Caf e ai patronati per ricevere assistenza nella compilazione e nell’invio della domanda.

È importante ricordare che il bonus sarà erogato in base alle risorse stanziate, quindi è consigliabile presentare la domanda tempestivamente per assicurarsi di rientrare tra i beneficiari.

Quando arriverà il bonus spesa

Secondo le informazioni attualmente disponibili, il bonus spesa da 1.000 euro sarà attivato a partire da gennaio 2025, ma con una finestra temporale limitata. Il governo ha infatti previsto che la misura resterà attiva per un solo mese, da gennaio a febbraio 2025. Tuttavia, non è escluso che, in base alla situazione economica del Paese e alle necessità riscontrate, la misura possa essere prorogata o ampliata.

Una volta accolta la domanda, il bonus sarà erogato in diverse modalità. I beneficiari potranno scegliere di ricevere il denaro tramite:

Carta prepagata: una carta ricaricabile sulla quale verrà accreditato l’importo spettante, utilizzabile esclusivamente per acquistare beni di prima necessità nei negozi convenzionati;
Conto corrente bancario: il bonus potrà essere accreditato direttamente sul conto corrente del richiedente, garantendo una maggiore flessibilità d’uso;
Buoni digitali: un’opzione moderna che prevede l’erogazione del bonus sotto forma di buoni spendibili online, in esercizi commerciali che vendono prodotti compatibili con l’incentivo.

Bonus 1000 euro, cosa cambia rispetto alla Social Card

Anche se entrambe le misure puntano allo stesso obiettivo, il bonus spesa da 1.000 euro e la Social Card, denominata anche “Dedicata a Te”, sono molto diversi.

In primis, la Social Card ha un importo massimo di 500 euro ed è destinata a una platea più ampia di beneficiari. A differenza del bonus spesa previsto per il 2025, inoltre, è il proprio comune a mettersi in contatto per la consegna della Social Card, senza necessità di presentare una domanda formale purché si sia presentato l’Isee. Il bonus spesa da 1.000 euro, invece, richiede un’azione attiva da parte dei richiedenti, che devono presentare domanda tramite il portale Inps o ricevere supporto dai Caf. Inoltre, i requisiti per accedere al bonus spesa sono più stringenti, rendendolo accessibile a un gruppo più ristretto di beneficiari. La misura ha un importo doppio rispetto alla Carta Dedicata a Te, ma sarà disponibile per un periodo limitato di tempo, salva la possibilità di proroghe future da parte del governo.

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Una bambina su otto al Mondo subisce una violenza prima dei...

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Oltre 370 milioni di ragazze e donne hanno subito stupri o violenze sessuali prima dei 18 anni, una cifra che rappresenta 1 su 8 a livello globale. In vista della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, l’Unicef ha reso noti i dati allarmanti sulla violenza sessuale che colpisce milioni di giovani donne nel mondo.

E se si considerano anche gli abusi senza contatto, come quelli online, il numero sale a 650 milioni, ovvero 1 su 5. Questi dati sottolineano l’urgenza di interventi e strategie di prevenzione.

Violenza minorile

I dati dell’Unicef hanno rilevato che la violenza sessuale è un problema diffuso, che non conosce confini geografici o culturali. L’Africa subsahariana è la regione più colpita, con 79 milioni di vittime, seguita da Asia orientale e sudorientale (75 milioni) e Europa e America settentrionale (68 milioni).

In contesti fragili, come aree di conflitto o con istituzioni deboli, il rischio di violenza sessuale aumenta drasticamente, con stime che suggeriscono che oltre 1 su 4 bambine può subire abusi. La direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell ha sottolineato la vulnerabilità dei bambini in tali contesti, dove la violenza sessuale viene spesso utilizzata come arma di guerra.

I traumi subiti non solo influiscono sul benessere immediato, ma hanno conseguenze a lungo termine, aumentando il rischio di malattie, problemi di salute mentale e difficoltà nelle relazioni interpersonali.

In generale, la maggior parte delle violenze sessuali avviene durante l’adolescenza, con un picco tra i 14 e i 17 anni. “La violenza sessuale sui bambini è una macchia sulla nostra coscienza morale – ha dichiarato Catherine Russell -. Infligge traumi profondi e duraturi, spesso da parte di qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida, in luoghi in cui dovrebbe sentirsi al sicuro”.

Anche i ragazzi e gli uomini sono colpiti

Sebbene le ragazze e le donne siano più frequentemente vittime di violenza sessuale, è importante riconoscere che anche i ragazzi e gli uomini non sono esenti. Tra i 240 e i 310 milioni di ragazzi e uomini hanno subito abusi sessuali durante l’infanzia, con le stime che aumentano fino a 530 milioni se si considerano anche gli abusi senza contatto. La mancanza di dati dettagliati su queste esperienze evidenzia la necessità di ulteriori ricerche e investimenti nella raccolta di informazioni.

L’Unicef Italia e l’evento “Girls just wanna have ….rights”

Per debellare questo fenomeno, Unicef sottolinea l’importanza di affrontare la questione:

Fornendo a ogni bambino informazioni accurate, accessibili e adatte alla sua età, che lo mettano in grado di riconoscere e denunciare la violenza sessuale.
Garantendo che ogni bambino vittima e sopravvissuto che accesso a servizi che supportino la giustizia e la guarigione e riducano il rischio di ulteriori sofferenze.
Rafforzando le leggi e i regolamenti per proteggere i bambini da tutte le forme di violenza sessuale, anche nelle organizzazioni che lavorano con i bambini, e investendo nelle persone, nelle risorse e nei sistemi necessari per attuarle.
Sfidando e cambiando le norme sociali e culturali che permettono il verificarsi della violenza sessuale e scoraggiano i bambini dal cercare aiuto.
Creando migliori sistemi di dati nazionali per monitorare i progressi e garantire un’assunzione di responsabilità, implementando standard internazionali come la “Classificazione internazionale della violenza contro i bambini”.

In occasione della Giornata internazionale delle bambine, oggi 11 ottobre 2024, l’Unicef Italia ha organizzato un incontro dal titolo “Girls just wanna have ….rights”. L’evento, moderato dal portavoce, Andrea Iacomini, sarà trasmesso in streaming e offrirà una piattaforma per discutere dei diritti e delle esperienze delle ragazze.

Il messaggio dell’Unicef è chiaro: è fondamentale adottare misure concrete per prevenire e affrontare la violenza sessuale contro i bambini. È necessario sfidare le norme sociali che permettono questi abusi, fornire informazioni ai bambini su come riconoscere e denunciare la violenza, e garantire accesso a servizi di supporto per i sopravvissuti.

L’urgente necessità di proteggere i bambini e promuovere i loro diritti è un imperativo globale. La lotta contro la violenza sessuale deve diventare una priorità, affinché ogni bambino possa crescere in un ambiente sicuro e protetto.

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Generazione G compie un anno e festeggia 800mila euro...

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Donazioni per 800mila euro, 42 bimbi nati, creazione di una rete di supporto per i genitori in 29 città e 14 regioni. Questo il bilancio di un anno di Generazione G (Generazione Genitori), il progetto avviato da PRG Retail Group in collaborazione con Moige (Movimento Italiano Genitori) per sostenere la natalità in Italia. Punto di partenza: contrastare il fenomeno per cui nel nostro Paese “non nascono più genitori”, piuttosto che “non nascono più bambini”.

Dopo 12 mesi i risultati sono concreti: grazie agli 800mila euro di fondi raccolti tramite l’alleanza tra PRG Retail Group (Prénatal, Toys Center, Bimbostore, FAO Schwarz), Moige e le realtà partner quali Chicco, Clementoni, Fater, MAM, Mattel e Okbaby, è stato possibile mettere in piedi una rete strutturata di aiuti che ha portato a formare 53 genitori esperti in modo da fornire sostegno a 264 famiglie fragili, di cui oltre il 70% alla prima gravidanza. Quattordici le regioni toccate dall’iniziativa: Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia.

Genitori esperti a sostegno delle famiglie fragili: la rete di supporto

Il progetto ha coinvolto 264 famiglie fragili, intese come nuclei che si trovano in disagio economico, giovani o adulti in attesa o con figli 0-18 mesi, in presenza di ostacoli culturali, assenza di una rete familiare di supporto, problematiche di carico assistenziale e di integrazione nel tessuto sociale, e ancora nuclei con fragilità sociali e sanitarie, scarsa istruzione.

Moige ha svolto un ruolo strategico per la creazione della rete dei genitori esperti, ovvero mamme e papà lavoratori o in pensione, pedagogisti, psicologi, medici, ostetriche, consulenti familiari, mediatori familiari, doule. Tutti sono stati formati per fornire il giusto sostegno, per garantire qualità ed efficienza, massima comprensione del suo valore e allineamento sui benefici desiderati.

Solitudine e fragilità sociale, grandi ostacoli alla genitorialità

I servizi erogati sono modulari e differenti a seconda della famiglia, ed è interessante vedere che quelli più richiesti hanno molto a che fare col senso di solitudine e la fragilità sociale, che sono tra i grandi ostacoli alla genitorialità:

supporto psicologico ed emotivo e ascolto attivo
assistenza per visite mediche e commissioni
gestione della salute e cura del bambino

Il progetto ha anche facilitato la creazione di momenti di confronto, come corsi e appuntamenti, chat e gruppi che forniscono sostegno e informazioni pratiche ai genitori. In particolare, si sono rivelati utili incontri come la colazione delle mamme, un format pensato per permettere alle madri di incontrarsi, condividere esperienze e superare la solitudine che spesso caratterizza i primi mesi di genitorialità. Il programma inoltre prevede la donazione di beni essenziali e giochi educativi da parte delle aziende partner.

“Puntiamo a un milione di euro e 500 famiglie fragili entro l’anno”

“Oggi siamo davvero orgogliosi di celebrare Generazione G e restituire a chi ha dato il proprio contributo il valore concreto che è stato generato a distanza di un anno dal suo lancio. Generazione G è stato accolto con grande entusiasmo dalla comunità e – grazie alla generosità dei nostri clienti, dei nostri preziosi partner e dell’associazione Moige – miriamo a raggiungere un milione di euro per poter estendere il supporto ad un totale di 500 famiglie fragili entro l’anno. Un obiettivo che vuole consolidare il nostro ruolo di Gruppo responsabile e impegnato su un tema molto attuale e importante per il nostro Paese come la denatalità”, ha dichiarato Alberto Rivolta, ceo di PRG Retail Group.

Alberto Rivolta, ceo di PRG Retail Group

Sulla stessa linea Antonio Affinita, direttore generale Moige: “Il progetto sta avendo un grande impatto sociale e umano, con tante azioni concrete che hanno consentito alle famiglie fragili di ricevere il sostegno emotivo e psicologico di cui avevano bisogno in un periodo delicato”. “Si sono create numerose relazioni di amicizia che hanno ampliato la rete sociale delle famiglie fragili. Generazione G ha visto coinvolte in rete tante realtà locali, associazioni che si sono unite a noi con il loro prezioso supporto in questa sfida sociale. Auspichiamo che questa iniziativa sia da apripista ad una nuova visione della genitorialità in Italia, non come peso da sopportare ma come esperienza entusiasmante da vivere”, ha concluso.

La soddisfazione dei partner

Soddisfazione per i risultati raggiunti, che motivano a proseguire su questa strada, è stata espressa anche da parte delle aziende partner, intervenute all’evento di celebrazione di Generazione G.

“La partecipazione a Generazione G si integra perfettamente con i valori e l’impegno di Chicco a sostegno della genitorialità. Siamo sempre disponibili a partecipare a iniziative come questa perché l’obiettivo di Chicco è di dare un supporto sempre maggiore alle famiglie. Riteniamo che fare rete tra aziende sia un passo importante verso soluzioni in grado di alleggerire il carico dei genitori e favorire, si spera, la nascita di nuove famiglie”, ha detto Corrado Colombo, commercial vice president Europe Artsana /Chicco.

“Il grande valore di questo progetto è nel suo portato di umanità unito ad una grande concretezza, non solo per l’aiuto tangibile dato a nuclei familiari fragili, ma per avere smosso le coscienze di tante persone che hanno contribuito con slancio e generosità ad una raccolta fondi imponente, segno di una solidarietà sociale viva e capace di attivarsi a fronte di stimoli rilevanti”, ha dichiarato Giovanni Clementoni, amministratore delegato Clementoni S.p.A..

“Credo che Generazione G sia un esempio virtuoso di come insieme si possa fare la differenza e di come la comunicazione possa essere un partner di valore per aiutare le aziende a percorrere strade innovative e di grande impatto”, ha sottolineato Caterina Tonini, ceo Havas Creative Network Italy | CO-Founder & CEO Havas Pr Milan.

“Siamo orgogliosi di essere parte attiva del progetto Generazione G perché rispecchia pienamente la nostra visione di MAM che da sempre mette al centro bambini e genitori per comprenderne i bisogni e soddisfarne ogni esigenza, permettendo loro di concentrarsi sulle gioie della vita familiare”, ha concluso Dario De Ponti, country manager MAM Italia.

Ma non è conclusa la raccolta fondi, che prosegue nei circa 400 punti vendita ed e-commerce di PRG Retail Group e online. Obiettivo: raggiungere in totale 500 famiglie fragili entro la fine dell’anno, arrivando a donazioni per 1mln di euro.

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