Più treni, navi e bus in un click: La Rocca spiega la strategia di Italo
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Gianbattista La Rocca è un manager in movimento, guida un’azienda che viaggia. Sui treni, con Italo (di cui è amministratore delegato e direttore generale dal 2018 ) e sui bus, con Itabus, di cui è presidente. E sono mobili anche i suoi dipendent*. E' l'inpcipit dell'intervista all'amministratore delegato e dg di Italo Gianbattista La Rocca, firmata da Fabio Bogo, direttore editoriale di Rewriters, testata edita da ReWorld, startup innovativa femminile a vocazione sociale.
Con Italo e con Itabus i trasporti italiani hanno registrato due rivoluzioni. La prima è stata quella della concorrenza, con l’introduzione di un secondo operatore ferroviario in un settore che prima viveva di monopolio. La seconda quella dei bus, con l’obiettivo di rendere l’Italia un paese totalmente integrato sotto il profilo della mobilità. Quanto conta questo nella scelta di lavorare per voi?
“Conta molto, perché chi lavora per noi ha la consapevolezza di fare parte di un progetto, quello di arrivare a fare in modo che con un solo click sul proprio pc o smartphone un viaggiatore possa decidere da dove partire e dove arrivare. E’ un’offerta di libertà. Che fa bene alle persone e che fa bene al territorio, perché permette ad un paese come il nostro di integrarsi sempre di più. Un’offerta di intermodalità che con l’ingresso di MSC nell’azionariato Italo si è ulteriormente arricchita grazie alle sinergie con SNAV, GNV e MSC Crociere oltre a quelle già esistenti con i bus di Itabus. L’obiettivo è quello di offrire un servizio esteso e capillare per viaggiatori sempre più esigenti, che sia in grado di mettere in connessione tra loro le grandi città, le città di provincia, i porti e gli aeroporti in modo intuitivo e con un solo click.
Il personale è mobile, ma da Italo non scende. I numeri parlano di una bella dichiarazione di fedeltà. La Rocca, come mai il turn over è così basso? Cosa attrae di Italo?
“Cominciamo col dire che è importante portare le persone nel proprio mondo del lavoro, ma ancora più importante è trattenerle, farle restare in azienda, non far scappare i talenti. Come si fa? Facendoli appassionare all’impresa, al progetto, facendoli sentire una parte importante del processo. Il mondo del lavoro sta cambiando velocemente, non è più una cosa calata dall’alto, dal vertice dell’Azienda. Un tempo tutto era legato quasi esclusivamente alle competenze tecniche necessarie per fare il proprio mestiere. Allora il cambiamento parte proprio dalla formazione. Che da noi non è concepita solo come il trasferire le competenze necessarie a svolgere il proprio incarico. Ma come un percorso di crescita individuale a 360 gradi”
Mi sembra un sistema piuttosto impegnativo.
“Lo è, è complesso, ma se le persone scelgono di restare così a lungo è perché credono in quello che facciamo tutti insieme a loro. La formazione prima era un concetto verticale. Qualcuno decideva cosa dovevi imparare, e finiva lì. Noi invece le formiamo anche sotto il profilo della sicurezza personale, dell’impatto ambientale, della responsabilità sociale, dell’aggiornamento tecnologico. Valorizziamo persino la cultura dell’errore. Prima chi sbagliava veniva punito e basta. Noi spieghiamo che da un errore si può imparare qualcosa e migliorare i processi aziendali. Chi lavora da noi alla fine ha un bagaglio personale di competenze notevole”.
L'intervista completa su rewriters.it
Economia
Sostenibilità, Tammaro (Lactalis): “Al lavoro per...
"Come Gruppo Lactalis lavoriamo su tre direttrici per ridurre l'impatto del packaging: circolarità, scelta del giusto pack e sul concetto di comunicare e sensibilizzare la comunità in cui operiamo". Così Gianmarco Tammaro, Corporate Communication&Sustainability Manager di Lactalis, in occasione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale, a Milano.
Più nel dettaglio "sono diversi i progetti che realizziamo: attività di riduzione dell'intensità dei packaging come, ad esempio, l’alleggerimento dei nostri pack; lavoriamo per incrementare la quantità di materiali riciclati all'interno dei nostri pack come abbiamo fatto col progetto R-Pet bianco opaco di Parmalat; lavoriamo sempre di più anche per comunicare le nostre attività, come abbiamo fatto nell'ambito della pubblicazione 'Categorie merceologiche'". Da questo punto di vista, "il progetto dell'Lca ci ha permesso di avere dei parametri affidabili e rendicontabili molto più facilmente spendibili verso l'esterno, come la quantità di acqua e di emissioni risparmiate da un processo di produzione".
"Tutto questo si esplica con obiettivi di Gruppo, tra cui uno dei più rilevanti è che tutti i pack del Gruppo Lactalis siano riciclabili nella pratica entro il 2033. In Italia, ad esempio, abbiamo già raggiunto un tasso di riciclabilità dei nostri pack che va oltre il 90%, quindi siamo vicini al traguardo con metto anticipo", conclude.
Economia
Sostenibilità, Borgonovi (Bocconi): “Csr studi...
"Il Salone organizzi al più presto gruppi di ricerca e di studi per analizzare i diversi sistemi di valutazione di impatto e arrivare a sistemi che siano più oggettivi e più coerenti con l'obiettivo di diffondere la cultura della innovazione sociale". Lo ha detto Elio Borgonovi, docente emeritus di Management Pubblico alla Bocconi, emettendo il verdetto nel ruolo di giudice al processo al salone della Csr e dell'innovazione sociale, in corso a Milano.
"Nelle prossime edizioni vengano chiamati al tavolo soggetti diversi, ma il Salone resti un luogo di riflessione e non diventi un ennesimo luogo di talk show e di confronti ideologici, mantenendo la sua caratteristica di confronto di idee. Primo capo di accusa? Non colpevole, il salone non è il luogo dove le imprese o chi ha le buone pratiche può trovare consenso, ci sono altri canali. Il salone è e resta un luogo di dibattito".
Economia
Csr, Rellini (Regusto): “Ogni anno si sprecano 6 mln...
"Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio Waste Watcher, in Italia ci sono 6 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, mentre ogni anno vengono sprecate 6 milioni di tonnellate di cibo. Questo spreco non solo rappresenta una perdita enorme in termini economici e ambientali, ma soprattutto un'occasione mancata per aiutare chi non ha accesso al cibo".
Lo ha detto Paolo Rellini, co-founder e coo di Regusto, brand della società benefit Recuperiamo, intervenendo alla 12esima edizione del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso a Milano.
Regusto è una piattaforma Esg blockchain per la lotta allo spreco che collega il più grande ecosistema circolare italiano, formato da oltre 650 aziende e più di 1.300 enti non-profit. Attraverso la piattaforma, le aziende alimentari e non alimentari possono donare e vendere i propri prodotti, digitalizzando e tracciando l’attività in maniera trasparente. Per ogni transazione viene calcolato e monitorato l’impatto che si ottiene a livello sociale, ambientale ed economico nel territorio attraverso preziosi indicatori Esg. Indicatori che vengono calcolati attraverso algoritmi proprietari che si basano su standard di riferimento internazionali e conformi alle nuove norme europee sulla rendicontazione non finanziaria.
"Attraverso la piattaforma blockchain Esg Regusto -ha aggiunto Rellini- noi cerchiamo di rispondere a questo paradosso collegando il più grande ecosistema circolare italiano, composto da un network virtuoso di oltre 2000 aziende ed enti non-profit, attivi nel recupero e ridistribuzione dei prodotti a rischio spreco". E ad oggi, "il recupero attraverso la piattaforma ha permesso di salvare 13.000 tonnellate di prodotti alimentari a rischio spreco, pari a 26 milioni di pasti equivalenti, recuperati e distribuiti alle persone in stato di povertà alimentare grazie alla rete di enti non profit attivi in tutta Italia".
A livello ambientale Regusto ha permesso di evitare l’emissione di 35.000 tonnellate di Co2 grazie al mancato smaltimento del prodotto, mentre a livello economico sono stati recuperati prodotti per un valore di 34 milioni di euro. Solo nell’ultimo anno sono stati recuperate e distribuite 7.500 tonnellate di prodotti alimentari, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente.
Nello specifico, i prodotti della filiera agroalimentare più recuperati sono: ortofrutta (23%), prodotti a lunga conservazione (19%) e prodotti freschi (es. latticini, carni, ecc.) (17%). Rientrano nel recupero anche prodotti da forno, scatolame, salumi, salse spalmabili, legumi, ecc.
Tra le aziende nel settore alimentare che hanno creato partnership sul recupero del potenziale spreco con Regusto, anche Esselunga, Parmacotto e Rovagnati. Tra gli enti non-profit che contribuiscono alla distribuzione dei beni recuperati ci sono Fondazione Banco Alimentare, Caritas e Croce Rossa.