Migranti, Piantedosi: “Centri in Albania pronti prossima settimana”
L'annuncio del ministro dell'Interno che chiarisce: "Non sono Cpr". Ma la Corte di giustizia europea potrebbe bloccarli
I due centri per migranti in Albania saranno operativi dalla prossima settimana. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Noi contiamo di partire già dalla prossima settimana, poi speriamo di no: perché significherebbe non aver bisogno di portare lì delle persone. Tutto dipende da ciò che accade nel Mediterraneo e dalle attività dei trafficanti", ha detto nel corso della Festa dell’ottimismo del Foglio a Firenze.
"Non ci sarà nessuna cerimonia di apertura - ha aggiunto Piantedosi - ci andrò se necessario per ricognizione. Né ci sarà alcun taglio di filo spinato: i centri che stiamo realizzando in Albania sono analoghi a quelli realizzati sul territorio nazionale, sono di contenimento leggero, non sono Cpr anche se una parte è dedicata al trattenimento e all’espulsione. Non c’è il filo spinato ma l'assistenza: viene data la possibilità di fare domanda di protezione internazionale e vederla risolta nel giro di pochi giorni. Se il sistema manifesterà tempi rapidi, per sapere se le persone sono ammissibili di protezione internazionale o meno, e quindi da espellere e da riportare indietro, ci sarà sicuramente un fattore di deterrenza", ha concluso il ministro.
La premier Giorgia Meloni, parlando al termine del summit Med9 a Cipro, aveva spiegato che "partirà probabilmente tra qualche giorno in termini operativi il protocollo che ormai tutti conoscono tra Italia e Albania che vuole essere esattamente questo: una soluzione innovativa in tema di governo dei flussi migratori, di lotta ai trafficanti di esseri umani".
Corte Ue mette a rischio l’accordo Italia-Albania
Sul piano Italia-Albania incombe tuttavia la spada di Damocle della Corte europea. Con la sentenza di venerdì 4 ottobre, i giudici in Lussemburgo hanno infatti bocciato la definizione di “Paesi d’origine sicuri” utilizzata dall’Italia nel piano, minando le fondamenta legali su cui si basa l’accordo con Tirana. Questo stop potrebbe far saltare l’intero piano, mettendo il governo Meloni davanti a un bivio complesso da gestire.
L’intesa siglata tra Italia e Albania prevede la creazione di centri di accoglienza in territorio albanese, nei quali migranti adulti maschi provenienti da Paesi definiti “sicuri” dovrebbero essere trattenuti mentre viene esaminata la loro richiesta di asilo.
Il primo di questi centri dovrebbe aprire a Gjader, nel nord dell’Albania. Tuttavia, la recentissima sentenza della Cgue ha messo in dubbio l’intero impianto normativo su cui si fonda questa strategia. La Corte ha infatti chiarito che il concetto di Paese d’origine sicuro, così come applicato dall’Italia, non è conforme alla normativa europea vigente.
Pd a Tajani-Crosetto: "Fare luce su spreco risorse, appalti e rispetto diritti in Albania"
“Qual è stato l'importo speso fino ad oggi per la realizzazione dei centri di Gjader e Shengijn in Albania? E chi ha operato? Il Governo renda pubblico l'elenco delle ditte impegnate, in appalto e in subappalto, nella realizzazione e nella successiva gestione dei due centri di Gjader e Shengijn e sulla base di quali criteri sono state selezionate allo scopo di avere la massima trasparenza in considerazione della delicatezza della questione”. Così i Gruppi Parlamentari del Partito Democratico di Camera e Senato che hanno presentato due identiche interrogazioni parlamentari ai ministri Crosetto e Tajani per esprimere forte preoccupazione per la gestione degli appalti relativi ai centri di Gjader e Shengijn in Albania e per il rispetto dei diritti umani.
Cronaca
Cancro al colon, nuovo algoritmo prevede efficacia farmaci:...
Studio Irccs Candiolo: strumento valuta il successo delle molecole che contrastano gli enzimi 'officina' capaci di riparare le cellule tumorali
Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Candiolo - Irccs ha messo a punto un nuovo algoritmo che permette di analizzare, in modo molto più semplice rispetto a quelli attualmente disponibili, i dati genetici dei pazienti con tumore del colon-retto, a partire da organoidi o cellule, e di selezionare coloro che potrebbero beneficiare della terapia sperimentale a base di Parp-inibitori, un trattamento già approvato e utilizzato per i tumori ovarici, del pancreas, della prostata e della mammella. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista 'Npj Precision Oncology'. Si tratta di algoritmo di nuova generazione che prevede il successo dei farmaci contro gli enzimi 'officina' che sono in grado di riparare le cellule tumorali.
"E' stato un lavoro di squadra che ha visto la partecipazione di molti specialisti diversi, dai biologi ai bioinformatici", afferma Sabrina Arena, group leader dell'Irccs Candiolo e docente del Dipartimento di Oncologia dell'Università di Torino, che ha lavorato in collaborazione con Alberto Bardelli dell'Istituto Fondazione di oncologia molecolare (Ifom) e con l'ospedale Niguarda di Milano. "Il nostro team di ricerca multidisciplinare ci ha portato a perfezionare il primo algoritmo sviluppato per il tumore del colon-retto, chiamato HRDetect, fino ad arrivare alla realizzazione di un algoritmo di nuova generazione, HRDirect, che potrebbe semplificare l'identificazione dei pazienti con un tumore del colon-retto vulnerabile alla terapia sperimentale con gli inibitori di Parp, ossia l'enzima che ripara il Dna delle cellule tumorali".
Tumore al colon tra neoplasie più diffuse
Il tumore del colon è una delle neoplasie più diffuse al mondo, nell'elenco dei 'big killer'. Si stima che nel 2023 le nuove diagnosi di tumore del colon-retto siano state circa 50mila, un numero inferiore solo ai nuovi casi di cancro al seno (circa 55.900). Studi precedenti, condotti anche dai ricercatori dell'Irccs Candiolo, hanno dimostrato che gli inibitori dell'enzima Parp, potrebbero rivelarsi utili in futuro anche per il trattamento delle forme più avanzate del tumore del colon-retto. Già usati e approvati per i carcinomi dell'ovaio, del pancreas, della prostata e della mammella, gli inibitori di Parp sembrano efficaci in un gruppo selezionato di pazienti che presentano un'alterazione specifica nel sistema di riparazione del Dna, chiamata BRCAness. Si calcola che questo gruppo di pazienti rappresenti circa il 13% del totale di quelli colpiti dal tumore del colon-retto. Tuttavia, riuscire a sapere in anticipo quali di questi pazienti possano beneficiare o meno del trattamento a base di inibitori di Parp non è affatto semplice.
"Ad oggi esistono degli algoritmi in grado di dare un contributo importante nell'identificazione dei candidati ideali, come ad esempio HRDetect", spiega Arena. Tuttavia, "per funzionare correttamente, i 'vecchi' algoritmi hanno bisogno di avere a disposizione anche il Dna germinale del paziente, ovvero quello che ogni persona ha fin dalla sua nascita, per poi confrontarlo con il Dna tumorale in modo da valutare le vulnerabilità, compresa quella ai Parp inibitori. L'algoritmo di nuova generazione HRDirect, ideato dal ricercatore Giorgio Corti, è invece in grado di effettuare la stessa operazione anche senza avere a disposizione il Dna germinale del paziente, che molto spesso è difficile recuperare o che comunque richiede tempi di analisi più lunghi. Il nuovo algoritmo è l'unico che permette di identificare con una buona sensibilità e accuratezza i pazienti resistenti alla terapia con gli inibitori di Parp".
Anche se testato e validato al fine di individuare i pazienti candidabili a una specifica terapia, HRDirect potrebbe contribuire in maniera significativa alla ricerca di nuovi 'talloni d’Achille' del tumore del colon-retto. "Il nostro nuovo algoritmo può aiutare anche ad aumentare le conoscenze genetiche di questo tipo di tumori e di verificare la presenza di ulteriori vulnerabilità potenzialmente sfruttabili anche utilizzando altri farmaci”", aggiunge Arena.
"L'Irccs Candiolo è una delle realtà italiane che più crede e investe nella ricerca, convinti che solo grazie gli sforzi dei nostri scienziati riusciremo a raggiungere l'obiettivo di rendere il cancro, anche le forme più diffuse e aggressive, sempre più curabile", commenta Anna Sapino, direttore scientifico dell'Irccs oncologico di Candiolo.
Cronaca
Premio Archivio Disarmo Colombe d’oro per la pace, in...
L’edizione di quest’anno si è tenuta in concomitanza con due guerre che stanno sconvolgendo l'Europa e il Mediterraneo
Sono stati consegnati a Roma i riconoscimenti per la 40a edizione del Premio Colombe d'oro per la pace, organizzato da Archivio Disarmo con il sostegno delle Cooperative aderenti a Legacoop. L’edizione di quest’anno si è tenuta in concomitanza con due guerre che stanno sconvolgendo l'Europa e il Mediterraneo e minacciano di allargarsi con una escalation che nessuno sembra in grado di arrestare. In Ucraina, a Gaza, in Cisgiordania e in Libano le distruzioni sono enormi, così come le morti, soprattutto nella popolazione civile. In Campidoglio sono stati premiati i giornalisti Veronica Fernandes (Rainews 24), Matteo Pucciarelli (la Repubblica), Safwat Al Kahlout (Al Jazeera) e Meron Rapoport (+972/Local Call). Il Premio internazionale è stato assegnato alla Campagna Stop Killer Robots ed è stato ritirato dal Vice presidente Peter Asaro.
Cronaca
Università, a Crotone il corso di laurea in Medicina e...
Oggi l'inaugurazione del primo anno
Viene inaugurato oggi, 14 ottobre, a Crotone, il primo anno accademico del nuovo corso di laurea in Medicina e chirurgia Td (Tecnologie digitali). Ad aprire la cerimonia, al Polo universitario in via Iapigi, il rettore dell'università della Calabria, Nicola Leone, e il rettore dell'università 'Magna Graecia', Giovanni Cuda. A seguire, la presentazione del corso da parte del professor Marcello Maggiolini, presidente della commissione paritetica interateneo.
A portare i loro saluti sono presenti il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, e il presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari, mentre le conclusioni sono affidate al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.