Termosifoni accesi e stangata gas: le stime sui costi, i consigli per risparmiare
Facile.it: nel 2024 oltre 1.100 euro di spesa a famiglia per il riscaldamento di casa
Freddo, quanto ci costi? In vista dell’accensione dei termosifoni, Facile.it ha stimato che con le attuali tariffe del mercato libero, quest’anno gli italiani per riscaldare casa spenderanno, in media, 1.144 euro in bollette del gas. Il primo semaforo verde scatterà nelle città incluse nella cosiddetta Zona E, che copre gran parte del nord e del centro Italia; qui, a partire dal 15 ottobre, si potrà accendere il riscaldamento e, dalle settimane successive, il via verrà gradualmente esteso anche alle altre aree del Paese.
Sette consigli per risparmiare sul riscaldamento
Per evitare che nelle nostre case anche le bollette del gas siano 'bollenti', Facile.it ha stilato un elenco di sette consigli per risparmiare.
1) Occhio ai gradi: innanzitutto, è bene ricordare che non serve ricreare in casa una temperatura sahariana; non solo è nociva per la salute, ma sarebbe anche uno spreco di gas e di soldi. Ecco allora che abbassando di un solo grado il riscaldamento potremmo conseguire un risparmio in bolletta di circa 100 euro. Se invece decidiamo di ridurre le ore di accensione dei termosifoni, sappiate che bastano 60 minuti in meno al giorno per abbattere i costi di circa 36 euro in un anno.
2) Alcuni accorgimenti ai fornelli: sebbene la maggior parte dei consumi domestici di metano siano legati al riscaldamento, è bene fare attenzione anche al gas che usiamo per cucinare. Basta adottare alcuni piccoli accorgimenti ai fornelli per alleggerire la bolletta. Alcuni esempi? Cuocere in una pentola a pressione al posto di quella tradizionale aiuta a ridurre il consumo di gas, mentre usare il coperchio durante la preparazione della pasta fa risparmiare qualche altro euro all’anno. Addirittura, il semplice gesto di abbassare l’intensità del fuoco dopo che l’acqua è arrivata a ebollizione ci consentirebbe di risparmiare fino al 25% del gas normalmente usato; calcolando la cottura di 200 grammi di pasta al giorno, con questo trucchetto una famiglia di due persone risparmierebbe 12 euro. Anche il microonde può essere un grande alleato per abbattere i consumi e può essere una valida alternativa ai fuochi, ad esempio, per scaldare un bicchiere di latte o una tazza di tè.
3) Bagno e doccia: anche nella stanza da bagno bastano pochi gesti per risparmiare. Il primo consiglio è, naturalmente, di evitare gli sprechi; far scorrere a vuoto l’acqua calda mentre ci si rade equivale non solo a sperperare questa preziosa risorsa, ma anche a consumare inutilmente gas. E se ormai tutti, o quasi, sono consapevoli che un bagno caldo consuma molto più di una doccia, pochi sanno che anche sotto il soffione si possono adottare accorgimenti per ridurre i consumi. Ad esempio, ridurre la durata della doccia da 7 minuti a 5 minuti consente di risparmiare quasi 30 centesimi di euro ogni volta; se si abbassa la temperatura dell’acqua di 3 gradi, invece, si possono tagliare i consumi di gas fino al 9%.
4) Bonus casa, ultima chiamata? Il risparmio sui consumi energetici può essere davvero notevole se si ha la possibilità di fare interventi strutturali sulla propria abitazione come il cappotto termico, l’isolamento del tetto o il cambio degli infissi. Una buona controsoffittatura, ad esempio, può far risparmiare fino al 20% di energia. Si tratta di lavori importanti i cui costi possono spesso arrivare a quattro zeri, ma per il 2024 possono essere, almeno in parte, ammortizzati grazie ai Bonus casa.
5) Valvole termostatiche: le valvole termostatiche consentono di controllare la temperatura di ciascun termosifone. Possono quindi essere uno strumento utilissimo per chi vuole regolare la temperatura di ciascun calorifero sulla base delle reali esigenze delle diverse stanze della casa. Se, ad esempio, usiamo la camera da letto solo per dormire, non serve che lì i radiatori vadano a pieno regime tutto il giorno.
6) Dalla caldaia al buon senso: il controllo periodico dei fumi è obbligatorio, ma la periodicità cambia a seconda del tipo di caldaia (si va dai 12 mesi ai 4 anni), in ogni caso il suggerimento è di fare una revisione almeno una volta l’anno in vista della stagione invernale. Un apparecchio non efficiente non solo è potenzialmente pericoloso per la sicurezza, ma rischia di farci pagare più del dovuto. Come sempre, inoltre, non dimentichiamoci di adottare alcune semplici azioni di 'buon senso'. Ad esempio, limitiamo i ricambi di aria nelle ore di accensione del riscaldamento, non ostacoliamo i radiatori mentre sono in funzione, abbassiamo le persiane di notte per ridurre la dispersione di calore; si tratta di piccoli gesti a costo zero, ma che, bollette alla mano, potrebbero far risparmiare qualche euro.
7) Valutare il fornitore: ultimo consiglio, ma non meno importante, è quello di valutare le tariffe offerte dal proprio fornitore di gas. Sul mercato libero ci sono centinaia di venditori e la differenza di prezzo tra l’uno e l’altro può essere in alcuni casi notevole. Secondo l’analisi di Facile.it, la spesa per la bolletta del gas può variare fino al 20% tra le migliori e le peggiori offerte presenti sul mercato; scegliere quindi un fornitore non conveniente significa rischiare di spendere anche 200 euro in più per riscaldare casa.
"Per l’attivazione di un nuovo contratto di fornitura - spiegano gli esperti di Facile.it occorrono tra i 15 e i 60 giorni - pertanto questo è il periodo ideale per confrontare le offerte sul mercato libero e valutare un possibile cambio di fornitura in vista della stagione invernale. Ricordiamo che il passaggio è gratuito e non comporta una interruzione di fornitura".
Economia
Pil e disuguaglianze, come stanno veramente gli italiani?
Un'analisi dei dati Istat che tiene conto delle differenze territoriali, di genere e di istruzione
Ogni volta che si discutono i dati economici - Pil, Occupazione e Inflazione sono i principali - ci si chiede quanto siano in grado di rappresentare le reali condizioni di vita degli italiani. C'è una distanza tra i dati e la realtà e c'è anche una diversa velocità tra le rilevazioni periodiche, che inevitabilmente scontano un ritardo di raccolta ed elaborazione, e le effettive condizioni di chi deve fare i conti con il costo della propria vita. Può aiutare a fare un po' di chiarezza un'analisi che mette insieme i principali indicatori Istat e la pubblicazione 'Benessere e disuguaglianze in Italia', sempre Istat, del 4 novembre scorso.
Aprendo il sito dell'Istat sono in evidenza tre grafici significativi. Quello del Pil fa segnare nel terzo trimestre 2024 il dato più alto in valore assoluto dal 1996, 481.587 milioni di euro; gli occupati a settembre 2024 sono 23.983.000, sui massimi dal 2004, l'inflazione a ottobre 2024 è allo 0,9%, su valori non lontano dal minimo di gennaio 2015, 0,6%. Quindi, l'economia italiana è in piena salute e le condizioni economiche degli italiani lo sono altrettanto?
E' utile, a questo punto, andare a sfogliare la pubblicazione 'Benessere e diseguaglianze in Italia'. Il primo fattore che va considerato è che a livello territoriale persistono forti disuguaglianze. Le regioni del Nord emergono con valori di benessere superiori alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno presenta ancora situazioni di marcato svantaggio, soprattutto nei quando si parla di lavoro e conciliazione dei tempi di vita e relazioni sociali. La maggior parte degli indicatori mostrano, inoltre, uno svantaggio femminile. Le donne restano fortemente penalizzate nel mercato del lavoro, sia sugli indicatori quantitativi che su quelli qualitativi. Il tasso di occupazione è marcatamente più basso, mentre sono più elevati sia il tasso di mancata partecipazione al lavoro, sia l’incidenza del part-time involontario.
Considerare gli indicatori per titolo di studio è fondamentale alla luce del legame profondo tra istruzione e qualità della vita. Avere un alto livello di istruzione significa godere di più elevati livelli di benessere e di una maggiore protezione dalle vulnerabilità date dalla combinazione di più fattori discriminanti. L’investimento in capitale umano è uno dei principali fattori di protezione dalle difficoltà economiche. Il rischio di povertà dei laureati è più che dimezzato rispetto al totale della popolazione. Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché il rischio di povertà è minimo tra i laureati residenti al Nord e massimo tra i residenti al Mezzogiorno con bassa istruzione.
Questa analisi dell'Istat aiuta a capire perché c'è una distanza considerevole tra quello che dicono i macro dati e le condizioni reali di vita degli italiani.
Entrando nello specifico del disagio economico si riesce ad andare oltre. "Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché al Nord il rischio è inferiore al 10% (3,6% se laureati) e al Mezzogiorno sale al 30,8% (40,7% se con bassa istruzione)". Se si considerano anche le differenze di genere si vede come "il gruppo più svantaggiato è costituito dalle donne con bassa istruzione residenti al Mezzogiorno, tra le quali il rischio di povertà raggiunge il 42,7%". Inoltre, le differenze territoriali si aggiungono a quelle per istruzione, anche considerando le fasce di età, con "un rischio di povertà che nel Mezzogiorno è più elevato e tra i giovani adulti con basso titolo di studio sale al 56,7%". All’interno del mercato del lavoro il capitale umano ha un ruolo estremamente positivo. Il tasso di occupazione dei laureati (84,3%) e diplomati (73,4%) è ben al di sopra del valore medio per l’Italia (69,1%) mentre per chi ha un basso titolo di studio scende al 54,2%. Inoltre, anche nel Mezzogiorno essere laureati (82,5% contro 59% degli uomini con bassa istruzione) ed in particolare laureate (71,8% contro appena il 21,8% delle meno istruite) pone in condizioni di vantaggio rispetto agli esiti occupazionali e riduce la distanza con gli occupati di pari istruzione nelle altre zone del Paese.
La conclusione a cui si arriva è che dentro i macro dati c'è una realtà che cambia molto rispetto alla collocazione geografica, al genere e al livello di istruzione. Come dire, lo stesso dato del Pil si porta dietro una realtà frammentata e piena di disuguaglianze. (Di Fabio Insenga)
Economia
Agroalimentare, Centinaio (Lega): “L’Italia è...
Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“L’agroalimentare è uno dei settori più importanti del nostro Paese. Oggi trattiamo quelle che sono le potenzialità del nostro Paese. Quindi, il fatto che l'Italia sia il paese della biodiversità e dell'agroalimentare, ma anche il fatto che l'agricoltura sta attraversando un momento di crisi dovuto anche al cambiamento climatico e alla crisi economica. Vogliamo capire quelli che sono i modi per affrontare questo momento di crisi e quindi pensiamo alle nuove tecnologie, alla ricerca scientifica al fatto che attraverso i fondi che vengono dati alle nuove generazioni si riesce a pensare a un futuro per l'agricoltura italiana”. Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“È necessario ragionare a livello europeo perché il maggior finanziamento dell'agricoltura viene dall’Europa - prosegue Centinaio - Va revisionata questa politica agricola comunitaria che non deve semplicemente dare soldi agli agricoltori, ma deve aiutarli attraverso delle politiche, pensiamo alla reciprocità con i Paesi terzi che importano in Europa. Poi è necessario anche un piano strategico a livello nazionale perché perché altri Stati l'hanno fatto, penso soprattutto alla Spagna, e l'Italia non può venire meno a questo impegno”.
Economia
Sostenibilità, Sindaco Fermignano: “Da Cresco Award...
Così il sindaco Emanuele Feduzi
Il comune di Fermignano (Pu) è tra i cinque premiati da Fondazione Sodalitas alla 9a edizione di Cresco Award - Città Sostenibili, al Centro Congressi Lingotto di Torino. "Il nostro progetto si chiama 'Fermignano 2030, dalla sostenibilità all'inclusione sociale' - commenta il sindaco Emanuele Feduzi - Siamo partiti dalla raccolta differenziata, portandola in maniera stabile sopra l'85%, quindi diventando il comune più riciclone della regione Marche per la categoria, 5-10 mila abitanti. Abbiamo poi costruito una nuova struttura, una scuola primaria per 500 bambini, completamente autosufficiente da un punto di vista energetico. Grazie al risparmio energetico che ne è scaturito abbiamo finanziato parte degli interventi nel sociale, ad esempio l'acquisto di un nuovo mezzo e il recupero di strutture per i disabili, e altre attività come la campagna per la sensibilizzazione contro la violenza di genere".
"Cresco Award è un momento di crescita, di confronto e soprattutto di stimolo - aggiunge il sindaco Feduzi - Abbiamo partecipato per la prima volta, quasi come una scommessa insieme ai miei colleghi e collaboratori. Nell'arco di pochi mesi abbiamo ricevuto due premi, Cresco Award, appunto, e un premio dal GSE a livello nazionale per essere riusciti a rivoluzionare la spesa energetica sfruttando fonti alternative appunto per alimentare le nostre strutture e rifinanziando in questo modo il sociale. Per noi è stato uno stimolo, un momento di confronto e soprattutto, ripeto, un momento di crescita non soltanto per l'amministrazione e per la dirigenza, ma per tutta la città".