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Libano, Netanyahu: “Via i caschi blu”. Idf sfonda base Unifil. Meloni: “Inaccettabile”

Il premier israeliano sollecita Guterres a ordinare lo spostamento delle truppe Onu: "Sono scudi umani per Hezbollah". Ma dal Palazzo di Vetro confermano: "I caschi blu restano". La premier chiama 'Bibi' e ribadisce il sostegno alla missione. Crosetto sull'irruzione dei tank: "Grave violazione"

Carrarmato israeliano in Libano - Afp

Israele non arretra in Libano e "farà tutto il necessario per vincere la guerra". Il premier Benjamin Netanyahu lo ribadisce chiaro e tondo. E davanti alle truppe Unifil che si frappongono tra le forze militari israeliane ed Hezbollah non esita a sollecitare ancora una volta l'Onu a spostare i 'caschi blu' che per il premier israeliano si sono trasformati in "scudi umani" per le milizie del Partito di Dio. Per questo - ha detto rivolgendosi al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il loro ritiro deve essere ordinato "adesso, immediatamente". Ma dal Palazzo di Vetro fanno sapere che la missione non si ritira e Guterres attraverso il suo portavoce ricorda che "gli attacchi contro i peacekeeper violano il diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale e possono costituire un crimine di guerra".

La telefonata Meloni-Netanyahu

Linea della fermezza confermata a Netanyahu anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri lo ha chiamato al telefono, mentre al confine tra il sud del Libano e il nord di Israele si registrava il quarto 'incidente' in quattro giorni tra l'Unifil e le Idf. La premier, a quanto apprende l'Adnkronos, ha trasmesso "in maniera chiara e netta" al primo ministro israeliano "tre messaggi": gli attacchi all'Unifil sono "inaccettabili", la missione dell'Onu "non si ritira", va garantita la sicurezza di tutto il personale.

Messaggi dinanzi ai quali Netanyahu ha dato ancora una volta prova di totale 'inflessibilità', come dimostra quanto scritto dal suo ufficio: dopo "le atrocità del 7 ottobre, Israele non permetterà mai più a un'organizzazione terroristica genocida di avvicinarsi ai nostri confini. Né a Gaza né in Libano". Il primo ministro ha espresso "rammarico" per i danni di questi giorni e ha sssicurato che "Israele farà tutto il possibile per impedire che l'Unifil subisca vittime", ma ha riaffermato che "farà tutto il necessario per vincere la guerra". E attacca in quello che sembra un riferimento a Emmanuel Macron ed alla sua proposta di fermare l'invio di armi a Israele: "Purtroppo diversi leader europei stanno esercitando pressioni nella direzione sbagliata".

Nel corso della telefonata, Netanyahu ha riferito a Meloni anche dell'appello rivolto al segretario generale dell'Onu Guterres: "E' arrivato il momento che le forze dell'Unifil si ritirino dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone dei combattimenti". Le Idf, ha ricordato, "lo hanno chiesto ripetutamente e si sono scontrate con ripetuti rifiuti", cosa che ha permesso "ai terroristi di Hezbollah di usare l'Unifil come copertura e scudo umano".

Ma Meloni ha rinnovato l'impegno dell'Italia per Unifil, dicendosi convinta che attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese e garantire il ritorno a casa di tutti gli sfollati, ha fatto sapere Palazzo Chigi.

Braccio di ferro Israele-Onu

"Il problema - hanno detto fonti informate all'Adnkronos - non è tra Italia e Israele, ma tra l'Onu e Israele", un rapporto fatto di tensioni e reciproche accuse culminato nei giorni scorsi con la definizione di Antonio Guterres 'persona non grata'. Gli israeliani "non vogliono fare la guerra" a Unifil, vogliono solo creare "una fascia di sicurezza di 5-6 chilometri" per evitare che Hezbollah che, stando a quanto sostiene Israele, si nasconde dietro gli avamposti della missione Onu, continui ad attaccare le Idf.

Il nuovo "errore" delle Idf: tank nella base Unifil

E sarebbe colpa di Hezbollah anche l'irruzione di due tank israeliani in una delle basi Unifil denunciata ieri dall'Onu e che ha causato il ferimento di 15 caschi blu. "Intorno alle 4.30 del mattino, mentre i peacekeeper erano nei rifugi - ha ricostruito Unifil in una nota - due carri armati Merkava dell'esercito israeliano hanno distrutto il cancello principale e si sono introdotti con la forza nella postazione", rimanendovi per "circa 45 minuti". Due ore dopo, fa sapere ancora Unifil, "sono stati sparati colpi di arma da fuoco che hanno provocato fumo" e hanno provocato “irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali in 15 peacekeeper che stanno ricevendo cure”.

Episodio giustificato dalle Idf come un "errore": un tank è finito contro una postazione dell'Unifil mentre era sotto attacco da parte dei militanti sciiti del Partito di Dio, non c'è stata alcuna "irruzione" e comunque, ha assicurato il portavoce dell'Idf Daniel Hagari al Tg1, "c'è un'inchiesta in corso al più alto livello possibile su quanto accaduto. L'Italia è un amico molto importante di Israele".

Crosetto: "Grave violazione"

Ma la tensione resta altissima: il ministro della Difesa Guido Crosetto è intervenuto di nuovo, denunciando la "grave violazione”, chiedendo "al capo di Stato maggiore, generale Luciano Portolano, di mettersi in contatto con il suo omologo, il generale Herzi Halevi, per ribadire la necessità di evitare ulteriori azioni ostili". Azioni che certamente continueranno fino a quando Netanyahu "non avrà vinto la guerra".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Balcani, Tajani oggi a vertice Berlino: “Integrazione...

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Al summit partecipano sei Paesi dei Balcani occidentali. Il ministro degli Esteri: "Italia pronta a fare la sua parte"

Antonio Tajani - Afp

"L’integrazione dei Balcani occidentali nella Ue è una priorità del Governo - ha indicato Tajani - L’impegno italiano per rafforzare la cooperazione con i partner balcanici è concreto e costante. Il nostro obiettivo è la “riunificazione” dei Balcani occidentali con l’Europa". Con questa linea il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parteciperà oggi, 14 ottobre, a Berlino su delega del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al decimo Vertice del 'Processo di Berlino' sui Balcani occidentali.

Il “Processo” è una iniziativa dei governi della Uw nata nel 2014 su iniziativa dell’allora Cancelliera tedesca Angela Merkel per accelerare il processo di ingresso dei Paesi dei Balcani occidentali nella Ue. “Il nostro Paese, anche come Presidenza G7, è in prima linea nel rilancio di una dinamica positiva nella regione”, ha sottolineato il ministro degli Esteri, ricordando la visita a settembre in Montenegro e Macedonia del Nord e la riunione presieduta a New York, in occasione dell’assemblea Onu, con i ministri dei Balcani occidentali assieme al Gruppo “Amici dei Paesi dei Balcani Occidentali”.

I partecipanti

Il vertice, presieduto dal cancelliere Olaf Scholz, vedrà la partecipazione dei sei Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia), assieme ad Austria, Croazia, Francia, Slovenia, Polonia, Grecia e Bulgaria - oltre al Regno Unito e alle istituzioni europee, inclusa la Presidenza di turno ungherese.

L'agenda del summit

Il vertice vedrà una prima sessione di lavoro incentrata sulla cooperazione regionale e il mercato regionale comune (Mrc) e una seconda dedicata all’agenda verde, connettività ed energia, seguite da una discussione informale con rappresentanti della società civile e giovani della regione. I lavori saranno conclusi da un pranzo dedicato al futuro del Processo di Berlino. In occasione del summit sarà firmato un accordo regionale di mobilità per l’accesso agli studi e sarà adottato il nuovo Piano d’Azione per il Mercato Regionale Comune 2025-2028, con l’obiettivo di dare nuovo impulso alla cooperazione regionale.

"Italia pronta a fare la sua parte"

“La riunione di Berlino conferma la centralità dell’integrazione dei partner dei Balcani con l’Unione europea nel nuovo ciclo istituzionale europeo - ha concluso Tajani - Dobbiamo proseguire per arrivare a risultati concreti nel favorire la cooperazione regionale, tanto nell’ambito economico quanto in quello del dialogo politico e delle riforme dei Paesi Partner. L’Italia è pronta a fare la sua parte, soprattutto nello sviluppo delle infrastrutture strategiche e della transizione energetica della regione”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Israele, Usa inviano sistema antimissile Thaad: cos’è...

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Pentagono: "Impegno ferreo degli Stati Uniti nella difesa di Israele"

Il sistema di difesa Thaad  - Immagine dal sito della Lockheed Martin

Gli Stati Uniti hanno annunciato l'invio in Israele del sistema di difesa antimissile Thaad, che potrebbe risultare utile in caso di nuovo attacco dell'Iran dopo quello sferrato da Teheran 2 settimane fa con il lancio di quasi 200 missili.

"Su indicazione del Presidente - si legge in una nota del portavoce del Pentagono - il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha autorizzato il dispiegamento di una batteria Thaad e del relativo equipaggio di personale militare statunitense in Israele per contribuire a rafforzare le difese aeree israeliane dopo gli attacchi senza precedenti dell'Iran contro Israele il 13 aprile e di nuovo il primo ottobre".

"La batteria Thaad aumenterà il sistema integrato di difesa aerea di Israele", afferma Pat Ryder, secondo cui "questa azione sottolinea l'impegno ferreo degli Stati Uniti nella difesa di Israele e degli americani in Israele da eventuali ulteriori attacchi con missili balistici da parte dell'Iran".

Il Pentagono ricorda che non è la prima volta che gli Stati Uniti dispiegano una batteria Thaad nella regione: era già avvenuto lo scorso anno, dopo gli attacchi del 7 ottobre, per difendere le truppe e gli interessi americani nella regione.

Cos'è e come funziona Thaad

Il Terminal High Altitude Area Defens (Thaad) è un sistema di difesa aerea progettato per colpire missili balistici a corto, medio e intermedio raggio prima che impattino su aree abitate o obiettivi sensibili. Il Thaad - si legge sul sito della casa produttrice Lockheed Martin - è l'unico sistema statunitense progettato per intercettare bersagli all'esterno e all'interno dell'atmosfera. Il sistema non ha funzionalità offensive e non ha la capacità di colpire edifici.

 

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Esteri

Ucraina, Zelensky: “Corea del Nord in guerra accanto...

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"Pyongyang fornisce uomini a Putin, non solo armi"

Volodymyr Zelensky

La Corea del Nord entra di fatto al fianco della Russia nella guerra contro l'Ucraina. E' il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a denunciare formalmente l'ingresso di Pyongyang e di Kim Jong un sul teatro bellico accanto alle forze di Vladimir Putin.

"Vediamo un'alleanza sempre più stretta tra la Russia e regimi come quello della Corea del Nord. Non si tratta più di un semplice trasferimento di armi. Si tratta ormai di portare uomini dalla Corea del Nord alle forze militari di occupazione", dice il leader di Kiev certificando quello che analisti e esperti hanno ipotizzato negli ultimi giorni. Corea del Nord e Russia hanno siglato a giugno un patto globale di partnership strategica durante la visita di Putin nel paese asiatico.

L'accordo porta le relazioni tra i 2 paesi "ad un nuovo livello" e "prevede assistenza reciproca nel caso in cui uno dei due Paesi venga attaccato'', ha spiegato all'epoca il presidente russo Putin parlando di ''fornitura di assistenza reciproca in caso di aggressione contro una delle parti dell'accordo". Da oltre un anno, Kim Jong-un fornisce alla Russia armi e munizioni. Ora, la partnership è passata ad un livello differente.

Gli 'indizi' sull'asse Putin-Kim

In particolare l'Institute for the study of war (Isw), think tank americano che monitora il conflitto dalle fasi iniziali, in uno degli ultimi rapporti ha evidenziato che i soldati nordcoreani si troverebbero già in Ucraina a combattere a fianco delle truppe russe e che prima di scendere sul campo di battaglia verrebbero addestrati in Russia.

Zelensky non usa il condizionale e dà per certo l'asse bellico Mosca-Pyongyang. La svolta, dice il presidente ucraino, obbliga Kiev a cercare adeguate contromisure. "In tali circostanze, le nostre relazioni con i partner devono svilupparsi ulteriormente. La prima linea ha bisogno di più supporto. Quando parliamo di dare all'Ucraina più armi a lungo raggio e rifornimenti più decisivi per le nostre forze, non si tratta solo di un elenco di equipaggiamento militare", afferma sollecitando non solo armi e munizioni.

Cosa serve per una 'pace giusta'?

"Si tratta di aumentare la pressione sull'aggressore, una pressione che sarà più forte di quella che la Russia può gestire. Si tratta di prevenire una guerra ancora più ampia", dice Zelensky invocando un impegno maggiore da parte della coalizione occidentale. Il presidente ucraino è reduce da un tour nelle capitali europee - Londra, Parigi, Roma, Berlino - e da una serie di incontri con i leader a cui ha illustrato il suo piano per la vittoria. Il presidente ucraino ha detto e ripetuto che la guerra può essere chiusa entro la fine del 2025. Intanto, però, la stampa internazionale inizia a delineare uno scenario - valutato anche a Kiev - con un possibile epilogo del conflitto caratterizzato dalla cessione di territori a Mosca, con formule e criteri al momento non definiti.

"La vera pace può essere raggiunta solo attraverso la forza, l'intera prossima settimana sarà dedicata a lavorare con i nostri partner per acquisire ulteriore forza e per la vera pace. Gli staff lavoreranno. Ci sarà anche lavoro con i leader. Contiamo molto su decisioni tempestive", dice.

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