Bologna, Festa nazionale del cuoco: arte culinaria, impegno sociale e sostenibilità
Appuntamento che abbina le celebrazioni del patrono San Francesco Caracciolo alle performance culinarie della migliore tradizione italiana
Oltre 500 cuochi in rappresentanza delle 20 regioni italiane alle prese con 100 specialità offerte a più di 1000 partecipanti. Sono i numeri del raduno nazionale dei cuochi italiani 2024, appuntamento che abbina le celebrazioni del patrono San Francesco Caracciolo alle performance culinarie della migliore tradizione italiana. La Festa nazionale del cuoco ha origine alla fine degli anni ’60 ed è diventata con il tempo un evento itinerante organizzato ogni anno da una delle Unioni Regionali della Federcuochi per ricordare la nascita del santo originario di Villa S. Maria (Chieti), riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede patrono dei cuochi nel 1996.
Quest’anno la Festa, organizzata dall’Unione regionale dell’Emilia-Romagna, ha scelto Bologna e la sua Antica Associazione (nata nel 1872) come sede dei festeggiamenti. La manifestazione, nelle due giornate del 14 e 15 ottobre, si conclude all’Hotel Royal Carlton con il tradizionale 'Buffet delle regioni': dinner show con chef provenienti da tutte le province italiane impegnati nell’elaborazione e rielaborazione di piatti tradizionali dei diversi territori. Una food experience riservata non solo agli addetti ai lavori ma anche ai numerosi ospiti, tra i quali autorità e opinion leader del settore, giovani studenti e rappresentanti di altre associazioni di categoria.
“Il nostro è un vero e proprio giro d’Italia tra i sapori e le tradizioni - spiega Rocco Pozzulo, presidente della Federazione Italiana Cuochi - che coniuga festa e arte, ma anche impegno sociale. Stiamo sostenendo una campagna per il riconoscimento delle malattie professionali che promuoveremo anche ai Campionati nazionali della cucina italiana del Beer&Food Attraction di Rimini. La vocazione primaria della Federazione Cuochi resta poi la formazione, il coinvolgimento degli studenti e, in questo caso, degli istituti scolastici bolognesi. In tal senso non poteva mancare l’attualissimo tema della sostenibilità e l’impiego dei nuovi prodotti della gamma Alpha di Flo Group, azienda italiana leader del packaging in Europa, della quale abbiamo certificato e riconosciuto real plastic free i prodotti che utilizzeremo proprio oggi”.
“Per la prima volta - conferma Erika Simonazzi, direttrice Marketing di Flo Group - si utilizzano stoviglie compostabili (bicchieri, posate e piatti) realmente plastic free e Pfas free, grazie all’utilizzo di prodotti naturali come carta e silice, frutto di un intenso lavoro di ricerca e sviluppo coordinato dal nostro laboratorio di Fontanellato. Oggi il mercato richiede di ridurre la produzione di nuova plastica prediligendo prodotti da materia prima rinnovabile. Il nostro principio consiste nel seguire un criterio di neutralità nei materiali usati, scegliendo di volta in volta quelli più sostenibili per gli specifici utilizzi. Siamo lieti di poter fare il lancio ufficiale di Alpha proprio nell’evento principale dei cuochi italiani”.
“E’ la prima volta che la Festa nazionale del cuoco si svolge nella nostra regione - commenta Giuseppe Boccuzzi, presidente dell’Unione regionale cuochi dell’Emilia-Romagna - e la grande partecipazione di tutti ripaga il grande sforzo organizzativo, reso possibile anche grazie all’aiuto di istituzioni e aziende locali”.
La manifestazione si è aperta lunedì 14 con il tradizionale corteo per le vie del centro storico della città e la funzione religiosa alla Basilica di San Petronio. A seguire la cena di gala a cura dell’Unione regionale cuochi dell’Emilia-Romagna, organizzatrice della manifestazione e infine la premiazione degli studenti e Istituti del concorso 'La cucina bolognese verso il futuro nel solco della tradizione'. La Festa nazionale del cuoco 2024 ha visto anche il sostegno della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Bologna e di ConfCommercio Ascom Bologna.
Economia
Pil e disuguaglianze, come stanno veramente gli italiani?
Un'analisi dei dati Istat che tiene conto delle differenze territoriali, di genere e di istruzione
Ogni volta che si discutono i dati economici - Pil, Occupazione e Inflazione sono i principali - ci si chiede quanto siano in grado di rappresentare le reali condizioni di vita degli italiani. C'è una distanza tra i dati e la realtà e c'è anche una diversa velocità tra le rilevazioni periodiche, che inevitabilmente scontano un ritardo di raccolta ed elaborazione, e le effettive condizioni di chi deve fare i conti con il costo della propria vita. Può aiutare a fare un po' di chiarezza un'analisi che mette insieme i principali indicatori Istat e la pubblicazione 'Benessere e disuguaglianze in Italia', sempre Istat, del 4 novembre scorso.
Aprendo il sito dell'Istat sono in evidenza tre grafici significativi. Quello del Pil fa segnare nel terzo trimestre 2024 il dato più alto in valore assoluto dal 1996, 481.587 milioni di euro; gli occupati a settembre 2024 sono 23.983.000, sui massimi dal 2004, l'inflazione a ottobre 2024 è allo 0,9%, su valori non lontano dal minimo di gennaio 2015, 0,6%. Quindi, l'economia italiana è in piena salute e le condizioni economiche degli italiani lo sono altrettanto?
E' utile, a questo punto, andare a sfogliare la pubblicazione 'Benessere e diseguaglianze in Italia'. Il primo fattore che va considerato è che a livello territoriale persistono forti disuguaglianze. Le regioni del Nord emergono con valori di benessere superiori alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno presenta ancora situazioni di marcato svantaggio, soprattutto nei quando si parla di lavoro e conciliazione dei tempi di vita e relazioni sociali. La maggior parte degli indicatori mostrano, inoltre, uno svantaggio femminile. Le donne restano fortemente penalizzate nel mercato del lavoro, sia sugli indicatori quantitativi che su quelli qualitativi. Il tasso di occupazione è marcatamente più basso, mentre sono più elevati sia il tasso di mancata partecipazione al lavoro, sia l’incidenza del part-time involontario.
Considerare gli indicatori per titolo di studio è fondamentale alla luce del legame profondo tra istruzione e qualità della vita. Avere un alto livello di istruzione significa godere di più elevati livelli di benessere e di una maggiore protezione dalle vulnerabilità date dalla combinazione di più fattori discriminanti. L’investimento in capitale umano è uno dei principali fattori di protezione dalle difficoltà economiche. Il rischio di povertà dei laureati è più che dimezzato rispetto al totale della popolazione. Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché il rischio di povertà è minimo tra i laureati residenti al Nord e massimo tra i residenti al Mezzogiorno con bassa istruzione.
Questa analisi dell'Istat aiuta a capire perché c'è una distanza considerevole tra quello che dicono i macro dati e le condizioni reali di vita degli italiani.
Entrando nello specifico del disagio economico si riesce ad andare oltre. "Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché al Nord il rischio è inferiore al 10% (3,6% se laureati) e al Mezzogiorno sale al 30,8% (40,7% se con bassa istruzione)". Se si considerano anche le differenze di genere si vede come "il gruppo più svantaggiato è costituito dalle donne con bassa istruzione residenti al Mezzogiorno, tra le quali il rischio di povertà raggiunge il 42,7%". Inoltre, le differenze territoriali si aggiungono a quelle per istruzione, anche considerando le fasce di età, con "un rischio di povertà che nel Mezzogiorno è più elevato e tra i giovani adulti con basso titolo di studio sale al 56,7%". All’interno del mercato del lavoro il capitale umano ha un ruolo estremamente positivo. Il tasso di occupazione dei laureati (84,3%) e diplomati (73,4%) è ben al di sopra del valore medio per l’Italia (69,1%) mentre per chi ha un basso titolo di studio scende al 54,2%. Inoltre, anche nel Mezzogiorno essere laureati (82,5% contro 59% degli uomini con bassa istruzione) ed in particolare laureate (71,8% contro appena il 21,8% delle meno istruite) pone in condizioni di vantaggio rispetto agli esiti occupazionali e riduce la distanza con gli occupati di pari istruzione nelle altre zone del Paese.
La conclusione a cui si arriva è che dentro i macro dati c'è una realtà che cambia molto rispetto alla collocazione geografica, al genere e al livello di istruzione. Come dire, lo stesso dato del Pil si porta dietro una realtà frammentata e piena di disuguaglianze. (Di Fabio Insenga)
Economia
Agroalimentare, Centinaio (Lega): “L’Italia è...
Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“L’agroalimentare è uno dei settori più importanti del nostro Paese. Oggi trattiamo quelle che sono le potenzialità del nostro Paese. Quindi, il fatto che l'Italia sia il paese della biodiversità e dell'agroalimentare, ma anche il fatto che l'agricoltura sta attraversando un momento di crisi dovuto anche al cambiamento climatico e alla crisi economica. Vogliamo capire quelli che sono i modi per affrontare questo momento di crisi e quindi pensiamo alle nuove tecnologie, alla ricerca scientifica al fatto che attraverso i fondi che vengono dati alle nuove generazioni si riesce a pensare a un futuro per l'agricoltura italiana”. Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“È necessario ragionare a livello europeo perché il maggior finanziamento dell'agricoltura viene dall’Europa - prosegue Centinaio - Va revisionata questa politica agricola comunitaria che non deve semplicemente dare soldi agli agricoltori, ma deve aiutarli attraverso delle politiche, pensiamo alla reciprocità con i Paesi terzi che importano in Europa. Poi è necessario anche un piano strategico a livello nazionale perché perché altri Stati l'hanno fatto, penso soprattutto alla Spagna, e l'Italia non può venire meno a questo impegno”.
Economia
Sostenibilità, Sindaco Fermignano: “Da Cresco Award...
Così il sindaco Emanuele Feduzi
Il comune di Fermignano (Pu) è tra i cinque premiati da Fondazione Sodalitas alla 9a edizione di Cresco Award - Città Sostenibili, al Centro Congressi Lingotto di Torino. "Il nostro progetto si chiama 'Fermignano 2030, dalla sostenibilità all'inclusione sociale' - commenta il sindaco Emanuele Feduzi - Siamo partiti dalla raccolta differenziata, portandola in maniera stabile sopra l'85%, quindi diventando il comune più riciclone della regione Marche per la categoria, 5-10 mila abitanti. Abbiamo poi costruito una nuova struttura, una scuola primaria per 500 bambini, completamente autosufficiente da un punto di vista energetico. Grazie al risparmio energetico che ne è scaturito abbiamo finanziato parte degli interventi nel sociale, ad esempio l'acquisto di un nuovo mezzo e il recupero di strutture per i disabili, e altre attività come la campagna per la sensibilizzazione contro la violenza di genere".
"Cresco Award è un momento di crescita, di confronto e soprattutto di stimolo - aggiunge il sindaco Feduzi - Abbiamo partecipato per la prima volta, quasi come una scommessa insieme ai miei colleghi e collaboratori. Nell'arco di pochi mesi abbiamo ricevuto due premi, Cresco Award, appunto, e un premio dal GSE a livello nazionale per essere riusciti a rivoluzionare la spesa energetica sfruttando fonti alternative appunto per alimentare le nostre strutture e rifinanziando in questo modo il sociale. Per noi è stato uno stimolo, un momento di confronto e soprattutto, ripeto, un momento di crescita non soltanto per l'amministrazione e per la dirigenza, ma per tutta la città".