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È morto Antonio Skarmeta, l’autore di ‘Il postino di Neruda’ aveva 83 anni

Il narratore cileno è stato un anello di congiunzione tra la letteratura popolare e la migliore tradizione della letteratura latinoamericana

Antonio Skarmeta nel 1993 - Fotogramma

Lo scrittore cileno Antonio Skármeta, autore di "Il postino di Neruda" (Garzanti) che ha ispirato i film "Il postino" (1994) diretto da Michael Radford ed interpretato da Massimo Troisi, Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta, è morto all'età di 83 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dall'Università di Santiago del Cile, istituzione in cui era professore emerito. Dal 2000 al 2003 ha ricoperto l'incarico di ambasciatore del Cile in Germania.

Considerato un anello di congiunzione tra la letteratura popolare e la migliore tradizione della letteratura latinoamericana, i libri di Skármeta sono tradotti in 30 lingue. In Italia sono stati pubblicati i romanzi "Sognai che la neve bruciava" (Feltrinelli, 1976), "Match ball" (Garzanti, 1989), "Non è successo niente" (Garzanti, 1996), "Le nozze del poeta" (Garzanti, 2000), "La bambina e il trombone" (Garzanti, 2002), "Il ballo della Vittoria" (Einaudi, 2005), "Un padre da film" (Einaudi, 2011), "I giorni dell'arcobaleno" (Einaudi, 2013). Ha ricevuto numerosi premi in tutto il mondo, tra cui il Prix Médicis in Francia, il Goethe in Germania, e il Grinzane Cavour in Italia, fino al Premio Nazionale di Letteratura del Cile alla carriera nel 2014.

Nato a Antofagasta il 7 novembre 1940, in seguito al colpo di stato (1973) contro il presidente Salvador Allende, Skármeta ha lasciato gli studi di lettere e filosofia in Cile, per terminarli alla Columbia University di New York, dove ha iniziato a lavorare traducendo autori come Francis Scott Fitzgerald e Jack Kerouac. Trasferitosi a Berlino, ha insegnato sceneggiatura all'Accademia di cinema e televisione. In Germania ha pubblicato "Sognai che la neve bruciava" (1975) il suo primo romanzo. Ha raggiunto la fama internazionale grazie ad "Ardiente paciencia" (1985), più noto con il titolo "El cartero de Neruda" (Il postino di Neruda). Tornato in Cile, dove ha lavorato per il cinema e la televisione, ha dato alle stampe "Le nozze del poeta" (1999); "La bambina e il trombone" (2001) ed "Il ballo della Vittoria" (2003), che gli è valso il Premio internazionale Ennio Flaiano e il Premio Planeta in Spagna. Della sua produzione successiva vanno citati "Un padre da film" (2010) e "I giorni dell'arcobaleno" (2011).

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cultura

In libreria ‘Voarchadumia’, romanzo alchemico...

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In libreria 'Voarchadumia', romanzo alchemico di Carla Cace

E' in libreria da oggi 'Voarchadumia', opera prima della giornalista e storica dell'arte Carla Isabella Elena Cace, che promette di affascinare i lettori con un viaggio coinvolgente tra mistero, storia e alchimia. Questo avvincente romanzo, ambientato su due piani temporali — un'indefinita contemporaneità romana e il XVI secolo a Venezia — esplora il profondo legame tra passato e presente attraverso gli occhi di due protagoniste femminili: Isabella e Loredana Tron.

Isabella, attraverso le pagine di un diario, rivela alla nipote Lea le esperienze vissute tramite l’ipnosi regressiva, che la convincono di aver vissuto una vita precedente nei panni di una figura storica straordinaria: Loredana Tron, la prima donna a diventare Maestro di un ordine alchemico, la Voarchadumia, operante nella Venezia del XVI secolo. In parallelo, il romanzo segue le vicende della stessa Loredana Tron, un personaggio enigmatico e potente, la cui esistenza è intrecciata a figure realmente esistite, riti occulti, simboli nascosti nelle opere di Tiziano e Giorgione, esperimenti estremi e la devastante Peste Nera che colpì Venezia. Il finale riserva una rivelazione sorprendente, che riannoda i fili tra passato e presente.

Con una narrazione avvolgente, Voarchadumia (Idrovolante Edizioni) esplora l’universo segreto dell'alchimia, l'amore, il potere e l’eterna ricerca del significato profondo della vita. Il romanzo si distingue non solo per la ricchezza storica, ma anche per l’intreccio tra misticismo, arte e scienza, offrendo un’esperienza di lettura affascinante e senza tempo. Carla Isabella Elena Cace, giornalista, saggista e storica dell'arte, con questo libro conferma la sua passione per i misteri del passato, per l'arte, per Venezia, e la sua capacità di raccontare storie avvincenti che mescolano realtà e finzione. Voarchadumia è un romanzo che invita i lettori a riflettere sui grandi quesiti dell'esistenza umana, attraverso lo sguardo di due donne coraggiose e visionarie. Il volume è disponibile nelle librerie e negli store online a partire da oggi.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Cultura

Michelangelo e il rapporto con il potere raccontato con 50...

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Nel Museo di Palazzo Vecchio dal 18 ottobre al 26 gennaio 2025

Michelangelo e il rapporto con il potere raccontato con 50 opere a Firenze

Il rapporto di Michelangelo Buonarroti con il potere, la sua visione politica e la sua determinazione nel porsi alla pari con i potenti della terra: sono questi i temi che dal 18 ottobre al 26 gennaio 2025 sono al centro della mostra "Michelangelo e il Potere", a cura di Cristina Acidini e Sergio Risaliti, promossa dal Comune di Firenze in collaborazione con Fondazione Casa Buonarroti e organizzata dalla Fondazione Muse.

L'esposizione si sviluppa al secondo piano di Palazzo Vecchio, tra la Sala delle Udienze e la Sala dei Gigli, con un percorso di più di cinquanta opere: sculture, dipinti, disegni, lettere autografe e calchi in gesso - frutto di eccezionali prestiti da prestigiose istituzioni come le Gallerie degli Uffizi, i Musei del Bargello, la Fondazione Casa Buonarroti, la Fundación Colección Thyssen-Bornemisza e le Gallerie Nazionali d'Arte Antica di Roma, per citarne solo alcuni - scelti per illustrare il rapporto di Michelangelo con il potere, la sua visione politica e la sua determinazione nel porsi alla pari con i potenti della terra.

Vera e propria star della mostra è il celebre busto di Bruto, eccezionalmente concesso in prestito dal Museo Nazionale del Bargello e per la prima volta nella storia esposto a Palazzo Vecchio. La collocazione della scultura del Bruto all'interno del palazzo del governo fiorentino si ammanta di un fortissimo significato politico, esplicitando il confronto fra il pensiero politico di Michelangelo e il potere mediceo. Ritratto ideale del tirannicida, si può ritenere un manifesto politico a tutti gli effetti. Il busto fu ispirato all'artista da Donato Giannotti, che era tra i maggiori esponenti di quel partito di esuli fiorentini rimasti fedeli alla repubblica e nemici dei Medici, diventati padroni assoluti di Firenze dopo l'assedio nel 1530: il Bruto sarebbe stato scolpito dopo l'uccisione del duca Alessandro il Moro, pugnalato il 6 gennaio 1537 dal cugino Lorenzino de' Medici, detto Lorenzaccio, che venne salutato come eroe della Libertas comunale dagli esuli fiorentini; oppure, secondo un'ipotesi alternativa, sarebbe da datarsi dopo l'assassinio di Lorenzaccio avvenuto a Venezia il 26 febbraio 1548 per mano di sicari inviati da Cosimo I. La scultura del Bruto nasceva come un omaggio da parte del Giannotti al coltissimo cardinale Niccolò Ridolfi, figura di spicco tra i fuorusciti fiorentini e sostenitore di un modello governativo repubblicano di impianto popolare, che aveva esaltato Lorenzino de' Medici quale 'novello Bruto'. Lo sguardo fiero del Bruto, uccisore di Cesare, ricorda per fuoco interiore quello del David di piazza Signoria e con quello può aver condiviso, nelle intenzioni dell’artista e dei committenti, la funzione simbolica di difensore della repubblica fiorentina.

L'allestimento in Sala dei Gigli intende ricreare il fitto reticolo di incontri, confronti e scontri di Michelangelo con il potere, disegnando una sorta di costellazione di ritratti di uomini e donne illustri, tutti ruotanti intorno al Ritratto dell’artista eseguito dall’amico Giuliano Bugiardini, posizionato al centro della grande parete come 'astro sfolgorante'. Qui si susseguono i ritratti di Girolamo Savonarola di Fra' Bartolomeo e di Pier Soderini attribuito a Ridolfo del Ghirlandaio, oltre a quelli di Cosimo I in armatura di Agnolo Bronzino, di Vittoria Colonna, del Cardinale Reginald Pole in conversazione con Paolo III e quello di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Innocenzo Cibo, sempre del Bugiardini.

La 'quadreria' rende con evidenza plastica il magnetismo esercitato a 360 gradi da Michelangelo e dalle sue opere, in una rete di connessioni tra l’artista e il potere che è durata per quasi un secolo attraversando la luminosa stagione di Lorenzo il Magnifico, quella 'piagnona' di Frate Savonarola, primeggiando nel 'nuovo mondo' culturale instaurato dal gonfaloniere Soderini assieme a Machiavelli e Lorenzo di Pier Francesco, detto il Popolano, fino agli anni del doppio pontificato mediceo con Leone X e Clemente VII: decenni che misero alla prova il potere della Chiesa di Roma investita dalla Riforma di Lutero, alla quale si reagì con il Concilio di Trento e con la conseguente Controriforma, assoggettando le arti della pittura e della scultura all'ortodossia della dottrina cattolica.

In mezzo alle turbolenze dei conflitti religiosi e delle guerre che attraversarono l'Europa, mentre l'Italia e la Toscana divenivano il campo di battaglia tra Spagna e Francia, Michelangelo difese in ogni modo la sua libertà di coscienza, rivendicando il potere dell'arte e dell'artista. A rappresentare i diversi rapporti di Michelangelo con i potenti incontrati nella sua lunga vita, sono esposte altre importanti opere. Sono molte quelle concesse da Fondazione Casa Buonarroti, tra cui un disegno raffigurante un Torso di nudo di spalle, studio per la Battaglia di Cascina (che rinvia alla committenza di Pier Soderini, il gonfaloniere che volle il David ai piedi del palazzo del governo), ben quattro Disegni di fortificazioni, eseguiti dall’artista nel periodo dell'assedio di Firenze al servizio della Repubblica, e due Disegni progettuali per il complesso di San Lorenzo, uno per la facciata della Basilica e l'altro per la Biblioteca Laurenziana, che narrano invece il suo rapporto con i papi Medici, Leone X e Clemente VII. A questo importantissimo nucleo di disegni si aggiunge la Pianta della Basilica di San Pietro, conservata alle Gallerie degli Uffizi, impresa che tenne occupato Michelangelo per molti anni dal 1546 e fino alla morte nel 1564, in un confronto non sempre facile con ben quattro papi da Paolo III fino a Pio IV.

Per dare contezza delle storie leggendarie, relative a due opere giovanili perdute, del Fauno e dell'Amorino dormiente, sono esposte due sculture in marmo inedite attribuibili a scultori del Cinquecento, di collezioni private. Di grande suggestione è la presentazione di una sorta di gipsoteca dedicata a Michelangelo, con calchi di alcune delle sue opere maggiori, legate tutte per varie ragioni ai rapporti dell'artista con i grandi dell’epoca: come il calco dell'Angelo reggicandelabro, eseguito a Bologna dove venne protetto dal nobile Francesco Aldrovandi, quello del Bacco commissionato all’artista dal cardinale Riario, nipote di Sisto IV, la riproduzione in gesso della Pietà Vaticana, realizzata a Roma per il cardinale Jean Bilhères De Lagraulas la copia monumentale della testa del David di Piazza Signoria, i due Schiavi (il Barbuto e il Morente), la Notte delle Cappelle Medicee, una delle sculture scolpite per celebrare i duchi Medici, Lorenzo e Giuliano.

Tra queste testimonianze indirette anche una riproduzione sempre in gesso del Busto di Michelangelo, eseguita a partire dall'originale di Daniela da Volterra. Michelangelo e il Potere è un progetto del Museo Novecento per il Comune di Firenze e il Museo di Palazzo Vecchio.

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Cultura

Alessandro Campi colpito da malore a Francoforte

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Lo annuncia il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in una nota, esprimendo "solidarietà e vicinanza mia personale e del ministero della Cultura"

Alessandro Campi (Fotogramma/Ipa)

"Alessandro Campi, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano" è stato "ricoverato in ospedale a Francoforte, a seguito di un malore, dopo l'inaugurazione del padiglione italiano alla Buchmesse che lui stesso ha arricchito con una mostra dedicata a Niccolò Machiavelli". Lo annuncia il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in una nota, esprimendo "solidarietà e vicinanza mia personale e del ministero della Cultura".

"Auguro al professor Campi di poter superare rapidamente questo momento difficile e tornare presto a guidare con la passione che lo contraddistingue il prestigioso Istituto", è l'auspicio del ministro.

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