Melchiorre (Fdi): “Costruire centralità medico, paziente e persona”
Il senatore alla presentazione del libro di Michele Covelli, 'il Governo fa molto ma servono organizzazioni regionali adeguate'
"Attraverso la presentazione di questo testo, che può servire sia ai medici che agli aspiranti tali, parliamo della storia della medicina e di organizzazione di risorse nella sanità per costruire un ulteriore tassello in questo mosaico" in cui c'è "la centralità del medico, ma anche del paziente e della persona". Lo ha detto Filippo Melchiorre, senatore di Fratelli d'Italia, intervenendo al convegno di presentazione del libro 'Storia della medicina e dell'odontoiatria' di Michele Covelli, organizzato su proposta dello stesso senatore e svoltosi a Roma. Il testo non ha la presunzione di essere un sostituto ai libri di medicina, ma un 'instrumentum laboris' che accompagni non solo gli studenti, ma anche chiunque abbia un interesse alla conoscenza della materia.
"Ho due foto ben impresse nella mente, nell'anima di tutti gli italiani: l'operatrice sanitaria stremata e china sulla scrivania, nel periodo della pandemia da Covid-19 e la foto di qualche giorno fa degli Ospedali Riuniti di Foggia, dove c'erano dei medici rintanati in una stanza, tentando di non far entrare un gruppo di persone che voleva aggredirli - spiega il senatore Melchiorre - Rispetto a questo, il Governo ha fatto molto: ad esempio, nel mese di settembre ha partorito un decreto legge che punisce chi compie aggressioni e chi danneggia strutture sanitarie e socio sanitarie. Non solo: ha aumentato le risorse, ha pensato all'Adi, Assistenza domiciliare integrata, alle Case di comunità, a dare più risorse alle Regioni. Alcune Regioni spesso non hanno dei modelli organizzativi adeguati e quindi tutto quello che succede purtroppo non dipende dal Governo centrale, ma dipende da come vengono utilizzate le risorse".
Tornano agli ultimi fatti di cronaca, il senatore osserva che "prevedere una norma che sanziona chi sbaglia - nel contesto delle aggressioni nei confronti dei medici - è un tassello rispetto alla causa principale dei modelli organizzativi errati. Sono molti, ad esempio, gli episodi di malasanità: se le risorse venissero utilizzate bene, sicuramente non ci sarebbero questi problemi. Oggi c'è un giornale importante, sicuramente non vicino alla nostra parte, Repubblica, che racconta che verranno assegnati 3 miliardi in più alla sanità, in controtendenza rispetto a tutti gli altri governi che ci hanno preceduto. Il Governo centrale - conclude - sta facendo la sua parte e ci auguriamo che anche quelli regionali possano essere al passo".
Salute e Benessere
Anziani, Bernabei (Italia Longeva): “Invecchiamento...
"Tra i pilastri della longevità in salute stili di vita, screening e vaccini"
“Anche il G7 Salute per la prima volta si è occupato di invecchiamento di successo e in buona salute perché ci si è resi conto che se non si invecchia bene i Sistemi sanitari crashano, esplodono. Nei Paesi del G7 ci sono in tutto poco meno di 8 milioni di ultranovantenni. In Italia ci sono 849.402 persone con più di 90 anni di età (nel 2023 erano 818.970) e 189.718 over95 (un anno fa erano 179.188). Non solo: 20mila sono centenari (il dato è del 2023), 24 con più di 110 anni e 844 con più di 105 anni, in oltre l’80 per cento dei casi sono donne. Ma se queste persone arrivano al traguardo dei 90 anni e oltre in cattiva salute è un problema”. Lo ha detto Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, aprendo oggi i lavori del convegno 'Prioritizzazione della prevenzione vaccinale contro le patologie respiratorie nell'anziano e nel fragile', promosso da Italia Longeva presso il Ministero della Salute.
Il totale della popolazione over90 dei Paesi del G7 (Giappone, Canada, Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) – è emerso dal convegno - è di 7.994.143. “E l’Italia è tra i Paesi più longevi – ha aggiunto Bernabei – Tuttavia, esiste un divario riconosciuto tra la durata della vita (la vita totale vissuta) e la durata della salute (il periodo libero da malattie). Utilizzando l'aspettativa di vita corretta per la salute, il divario tra durata della vita e salute è stimato in circa 10 anni”.
Arrivare ad un invecchiamento di successo, “raggiungere i 90 anni in buona salute è possibile – assicura Bernabei – sia chiaro, ma adottando corretti stili di vita: nutrizione, esercizio fisico innanzitutto. Oltre al comportamento individuale, che deve tener conto anche di relazioni sociali, familiari e prefissarsi uno scopo nella vita, fondamentale è il lavoro dei servizi sanitari. Mi riferisco ai programmi di screening che devono essere implementati oltre che promossi. Un'altra arma vincente per invecchiare in salute è rappresentato dalle immunizzazioni. Le vaccinazioni sono uno dei pilastri che fa longevità. Per questo motivo Italia Longeva si impegna per promuovere l'importanza della vaccinazione nell'adulto anziano, oggi è ancora scarsamente diffusa. Da qui giornate come questa” conclude.
Salute e Benessere
Premio Nobel Drew Weissman allo Spallanzani, incontro con...
L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive 'L. Spallanzani' Irccs di Roma ha ospitato la lecture del professor Drew Weissman, vincitore del Premio Nobel per la Medicina 2023 per le scoperte che hanno reso possibile lo sviluppo di vaccini efficaci contro il Covid usando la tecnologia mRna.Ad organizzare e promuovere la giornata è stata Delia Goletti, direttrice dell’Uoc Ricerca Traslazionale dell’INMI Spallanzani ed ex collega di Weissman tra il 1992 e il 1996 negli Stati Uniti sotto la guida del professor Anthony Fauci. La stessa ha moderato l’incontro tra il professor Weissman e i ricercatori dello Spallanzani, un importante momento di confronto in cui tanti ricercatori hanno potuto rivolgere le loro domande al vincitore del Nobel della Medicina 2023.
Come spiegato dalla Goletti, “nel corso di questo incontro si è parlato dei vaccini a mRna e del potenziale futuro di questa tecnologia rispetto alle attuali piattaforme vaccinali. In particolare, Weissman ha evidenziato la rapidità di sviluppo, i costi ridotti e la possibilità di produzione su scala globale, accessibile anche per le nazioni a reddito medio, sottolineando come queste piattaforme possano garantire un accesso equo alle cure a livello internazionale. Si è parlato anche delle strategie per progettare vaccini per malattie delle quali non si conosce ancora l'immunità protettiva, come nel caso della tubercolosi. Altro aspetto cruciale emerso durante l'incontro - ha aggiunto - è la necessità di una comunicazione efficace per contrastare lo scetticismo verso le nuove tecnologie biomediche. Informazioni chiare e trasparenti sono essenziali per l'accettazione dei nuovi trattamenti terapeutici e vaccinali. Inoltre, il prof. Weissman ha enfatizzato il ruolo essenziale della ricerca e il valore della collaborazione, strumento fondamentale per raggiungere obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili individualmente: basti pensare allo sviluppo del vaccino anti Covid-19 nato dalla collaborazione tra lo stesso professor Weissman e la dottoressa Katalin Kariko e che ha permesso un controllo globale della pandemia e delle forme severe di tubercolosi”.
Weissman, 'Penso che in futuro avremo delle novità straordinarie'
A margine dell’incontro, ai microfoni dello Spallanzani, Weissman ha dichiarato: “La tecnologia basata sull’mRna è una piattaforma che si presta a tantissimi utilizzi e che, quindi, cambierà la medicina radicalmente: stiamo studiando nuove terapie, ad esempio, per evitare il processo di fibrosi in cuori che hanno subito un infarto. Ci sono centinaia di studi clinici per una varietà di malattie infettive come malaria, influenza, tubercolosi e i risultati sono promettenti. Possiamo espandere questa tecnologia esplorando nuovi campi come quello dei vaccini per malattie autoimmuni, per le allergie alimentari o per il cancro - ad esempio il melanoma o il cancro al pancreas - e altre condizioni ancora. Penso che in futuro avremo delle novità straordinarie ma è difficile dire quanto tempo ci vorrà: stiamo scoprendo sempre più i meccanismi di funzionamento di questa tecnologia basata sull’mRna e quindi come questa piattaforma possa contribuire a sconfiggere tante malattie diverse, al di là di quelle infettive. The future is very exciting”.
Per Cristina Matranga, Commissario straordinario dello Spallanzani, “questa visita ci rende felici e orgogliosi. Al dottor Weissman non possiamo che essere riconoscenti perché le sue scoperte sull'Rna hanno cambiato le sorti recenti della salute a livello mondiale permettendo di domare la pandemia e allo stesso tempo aprendo la strada a vaccini e terapie che, grazie a questa tecnologia, garantiranno sostenibilità ed equità”.
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Salute e Benessere
Mascherina di nuovo obbligatoria negli ospedali, ecco dove...
L'obbligo era scaduto il primo luglio, ma i direttori di alcune strutture - come previsto dall'ultima circolare Covid - hanno deciso di reintrodurlo
Torna l'obbligo della mascherina negli ospedali. Con l'arrivo dell'inverno e l'aumento della circolazione dei virus respiratori - dall'influenza al Covid fino al virus respiratorio sinciziale - i direttori di alcuni ospedali hanno deciso, come previsto dall'ultima circolare Covid, di reintrodurre l'uso del dispositivo per l'ingresso o per alcuni reparti sensibili.
E' la scelta fatta da dall'ospedale di Brescia che - visto il rialzo dei casi Covid nella zona - ha deciso di ripristinare l'obbligo di indossare i dispositivi di protezione Ffp2 per utenti, visitatori, accompagnatori e caregiver in tutti i reparti. Ma non è l'unico. "In queste settimane in molte regioni del Paese, come ad esempio in Campania, sono state diramate indicazioni per gli ospedali per l’utilizzo dei dispositivi di protezione soprattutto per i reparti a rischio. L’aspetto epidemiologico è importante ma di più lo è la consapevolezza dei cittadini nello scegliere comportamenti adeguati", afferma all'Adnkronos Salute Federsanità Anci.
Obbligo scaduto a luglio
Il primo luglio scorso era caduto proprio l'ultimo obbligo delle 'vecchie' misure anti-Covid, quello delle mascherine nei reparti con fragili. La circolare del ministero della Salute apriva però alla discrezionalità dei direttori sanitari che possono "valutare l'opportunità di disporre l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei diversi contesti della propria struttura, tenendo conto della diffusione dei virus a trasmissione aerea, delle caratteristiche degli ambienti nonché della tipologia di pazienti, lavoratori o visitatori che li frequentano, in funzione del livello di rischio di infezione e/o trasmissione". E così sta accadendo in alcune realtà che preferiscono 'prevenire' eventuali problemi.
Da Federsanità Anci è arrivato l'appello per l'unico scudo ai virus respiratori, dal Covid all'influenza: la vaccinazione. "Serve vaccinarsi: aderire alle campagne che tutte le regioni stanno mettendo in atto per mettersi al sicuro. E questo soprattutto per gli anziani, le categorie fragili e le persone con sistemi immunitari compromessi", così il presidente di Federsanità Anci, Fabrizio d'Alba, che aggiunge: "Sappiamo, ad esempio, che in Campania in ambito territoriale, si stanno organizzando le vaccinazioni anti-Covid insieme alla campagna vaccinale antinfluenzale. Le aziende sanitarie sono vigili e attente: la prevalenza della malattia oggi è sotto controllo e non necessità di attività straordinarie. La scelta del vaccino è un atto di consapevolezza unica".
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