Alimentazione, Save the Children: “Lep per garantire mense scolastiche in primarie”
l'esperta Inverno, ‘circa metà dei bambini non ha accesso perché servizio non esiste’
“Chiediamo da tempo che venga istituito un Livello essenziale delle prestazioni (Lep) per garantire la presenza delle mense in tutte le scuole primarie italiane e la gratuità per quelli che sono in condizione di povertà certificata, proprio perché pensiamo che sia la mensa scolastica che il tempo pieno debbano essere presenti in tutte le scuole del paese. Un simile percorso è stato intrapreso per gli asili nido, con un target del 33%, ma questo dato riflette ancora grandi discrepanze tra le diverse regioni italiane”. Lo ha detto Antonella Inverno, Head of Research, Analysis & Training Save the Children Italia, commentando i dati della ricerca presentata nel suo intervento al Secondo Summit Ristorazione Collettiva, oggi, al Cirfood District di Reggio Emilia.
“La mensa scolastica è uno strumento molto efficace perché garantisce un pasto sano ed equilibrato a tutti i bambini e le bambine, compresi quelli in povertà assoluta - aggiunge Inverno - È poi anche un potente strumento di socializzazione, di contrasto alle disuguaglianze e per combattere la dispersione scolastica. Attualmente, circa la metà dei bambini delle scuole primarie non ha accesso alla mensa scolastica, non tanto per esclusione, ma perché la mensa non esiste proprio. Questo dato nasconde forti disparità territoriali, con alcune regioni del Sud particolarmente indietro. La scarsità di mense in queste aree può essere attribuita a vari fattori, inclusa una cultura che si aspetta che le donne stiano a casa a preparare il pranzo per i figli. Inoltre, sappiamo che la presenza delle mense scolastiche è collegata a questioni come l’occupazione femminile e la dispersione scolastica”.
Le mense “non solo liberano il tempo delle donne, consentendo loro di realizzarsi professionalmente - osserva Inverno - ma rappresentano anche un settore lavorativo prevalentemente femminile. Quindi, più mense significano più opportunità di lavoro per le donne. Allo stesso tempo, la presenza di mense scolastiche è correlata alla possibilità di tenere aperte le scuole nel pomeriggio e di offrire il tempo pieno, che ha un impatto positivo soprattutto sugli studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati. Studi dimostrano che il tempo pieno migliora il rendimento scolastico e, a lungo termine, aumenta le possibilità di occupazioni migliori e di una maggiore stabilità nella vita adulta”.
In un contesto di bassa natalità, “investire sui bambini diventa cruciale - sottolinea Inverno - Per questo proponiamo l’istituzione di un fondo per contrastare la povertà alimentare minorile che permetta la gratuità della mensa per le famiglie in situazione di povertà certificata. La povertà alimentare è triplicata negli ultimi 10 anni in Italia, con quasi un bambino su 10 che non riesce a fare nemmeno un pasto sano e completo al giorno che deve essere garantito con mensa scolastica. I fondi del Pnrr destinati per la costruzione di nuove mense - conclude l’esperta - non sono stati distribuiti in modo equo tra le province. Speriamo che si possano vedere miglioramenti più concreti”.
Economia
Alimentazione, Freni: “Attenzione su ristorazione per...
Il sottosegretario ministero dell’Economia e delle finanze in un videomessaggio al Cirfood District: "Su ritardi pagamenti pa stiamo lavorando e intendiamo accelerare"
“La ristorazione collettiva richiede oggi più che mai la nostra attenzione, non soltanto perché è un settore ad altissimo impatto di lavoro femminile e quindi merita maggiore considerazione, soprattutto nell’ottica di uno sviluppo lavorativo che rispetti la maternità, ma anche in vista degli obiettivi di sostenibilità”. Così Federico Freni, sottosegretario ministero dell’Economia e delle finanze, in un videomessaggio al Cirfood District di Reggio Emilia, in occasione del Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, spiega che “questo settore garantisce standard di sostenibilità alimentare che altri tipi di ristorazione non riescono a riconoscere, un aspetto che non possiamo ignorare”.
“Questo settore - continua freni - garantisce standard di sostenibilità alimentare che altri tipi di ristorazione non riescono a riconoscere, un aspetto che non possiamo ignorare. Non possiamo trascurare nemmeno il problema endemico che affligge la ristorazione collettiva: i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Su questo tema stiamo lavorando e intendiamo accelerare, poiché è essenziale dare le giuste garanzie agli operatori del settore. Questi, nonostante la crisi derivata dall’aumento dei prezzi in seguito alla guerra in Ucraina, sono riusciti a mantenersi solidi, seppur indeboliti. L’impegno dello Stato deve continuare a sostenere questo settore strategico per le nostre famiglie”.
Un aspetto cruciale della ristorazione collettiva, che non va trascurato, è inoltre “il suo ruolo nell’educazione alimentare. In un mondo dove mangiare in modo equilibrato è sempre più difficile - conclude Freni - questo settore garantisce standard di educazione alimentare, soprattutto per i più piccoli”.
Economia
Università, il career day di Tor Vergata punta a favorire...
Il piazzale del Rettorato dell’università Tor Vergata di Roma ha fatto da cornice alla diciassettesima edizione del career day Campus&Leaders&Talents, organizzato dall’ateneo in collaborazione con l’Ufficio Laureati Desk-Imprese di Economia e l’Associazione ALET. Un appuntamento finalizzato a costruire un dialogo diretto con le realtà industriali, per far convergere le necessità dei giovani con le richieste da parte delle aziende, anche attraverso la presentazione dei curriculum vitae e veri e propri colloqui di lavoro.
Economia
Ia, studio Ey: ‘Italia avanti nell’implementazione...
È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer”
L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo delle imprese e si è affermata come una presenza stabile nel business delle stesse. Oltre tre quarti dei rispondenti italiani (77%) afferma di avere un’esperienza diretta con la nuova tecnologia. La maggior parte di loro utilizza l'Ai prevalentemente nella vita privata (43%), o nel contesto lavorativo (12%), mentre il 20% la impiega in entrambi gli ambiti. Si evidenzia, quindi, un sostanziale ottimismo verso queste tecnologie.
È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer” realizzato da EY, che ha coinvolto oltre 4700 manager di 9 Paesi europei, di cui 528 professionisti di imprese italiane in diversi settori, indagando aspettative e sfide future nei prossimi 12 mesi, nonché l’utilizzo attuale che viene fatto dell’intelligenza artificiale nel business.
L’analisi evidenzia, quindi, come l’Italia sia avanti nell’implementazione dell’AI nei contesti lavorativi rispetto alla media europea (19%), con quasi un quarto dei rispondenti (24%) che afferma che l'AI sta già influenzando il loro lavoro e il 46% che prevede invece un incremento nei prossimi tre anni dell'impatto delle applicazioni AI nel business. Inoltre, il 24% dei rispondenti ritiene che l'intelligenza artificiale possa sostituire parti delle mansioni su larga scala e il 76% si aspetta che questa porti a una riduzione del numero di dipendenti man mano che il suo utilizzo si consolida.
Il tema della formazione si conferma cruciale in questo campo e si evidenzia come le imprese possano fare di più per sostenere i propri lavoratori nell’implementazione dell’AI, adottando un ruolo attivo nella formazione e nell’aggiornamento professionale delle proprie persone: il 37% dei rispondenti, infatti, pensa che la propria azienda dovrebbe fornire maggiore formazione e il 32% ritiene di non avere abbastanza aiuto in questo senso. Solo il 16% dei rispondenti si ritiene soddisfatto della formazione che riceve sul posto di lavoro, inoltre, il 55% dei rispondenti si dedica all'autoformazione, sia privatamente (22%) che professionalmente (20%), entrambi il 13%, prediligendo per la maggior parte formazione dal vivo e workshop e corsi online. Le trasformazioni derivanti dalle nuove tecnologie che stanno pervadendo sempre più il business delle imprese non vengono viste in modo negativo dalla maggior parte dei rispondenti: il 52% di questi, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sufficienti conoscenze per implementare l’AI nel modo corretto. Guardando ai settori, questo trend si evidenzia in particolare nel settore energetico, dei servizi finanziari e nei media e telecomunicazioni. Al contrario, il 67% dei rispondenti appartenenti al settore pubblico pensa di non avere abbastanza conoscenze.
Nonostante le numerose sfide, i benefici dell'adozione dell'AI sono già evidenti, soprattutto in termini di risparmi sui costi: in Italia, più della metà dei manager (58%) afferma che l'uso dell'AI ha permesso loro di risparmiare sui costi, aumentare i profitti o entrambi. Il 16%, al contrario, non ha riscontrato risparmi. Queste tecnologie in Italia impattano maggiormente il 69% di coloro che hanno ruoli manageriali, a differenza di chi ha un ruolo non manageriale (49%). Attualmente, secondo i rispondenti, in Italia l’intelligenza artificiale viene implementata all’interno delle aziende soprattutto per quanto riguarda le funzioni di marketing, cybersecurity e protezione dei dati e assistenza ai dipendenti.