Elezioni Usa e la paura dell’October surprise, la sorpresa che dagli anni ’80 sconvolge il voto
Secondo esperti e analisti la sorpresa di ottobre, che piomba come un terremoto sulla campagna presidenziale alle ultime battute determinandone l'esito, deve ancora arrivare
C'è chi ha temuto che l'October surprise potesse arrivare da una devastazione senza precedenti dell'uragano Milton, e chi ha paura che nelle prossime settimane possa arrivare da un'escalation fuori controllo, magari con il coinvolgimento militare pieno dell'Iran, del conflitto già ampio in Medio Oriente. Oppure da un nuovo episodio di violenza contro un candidato alle elezioni Usa 2024, come i due tentativi di assassinio, a luglio e settembre, contro Donald Trump. Secondo esperti e analisti la sorpresa di ottobre, che piomba come un terremoto sulla campagna presidenziale alle ultime battute determinandone l'esito, deve quindi ancora arrivare. E, stando ai precedenti storici, potrebbe presentarsi a breve.
L'origine
E' dal 1980 che la formula è entrata nel linguaggio politico americano, ricorda oggi Politico, cioè da quando durante la campagna di Ronald Reagan espresse il timore che il presidente Jimmy Carter, in difficoltà nei sondaggi, potesse riuscire ad ottenere il rilascio dei 52 americani da quasi un anno in ostaggio nell'ambasciata Usa a Teheran a ridosso del voto per conquistare i favori.
Il manager della campagna repubblicana, Bill Casey, usò quindi per primo il termine “October surprise”, esortando amici dell'intelligence e dei militari a lanciare un allarme riguardo a qualsiasi movimento in questa direzione. Come è noto, la liberazione degli ostaggi non avvenne prima dell'election day, ma proprio pochi minuti dopo Reagan giurò da presidente, tanto da convincere molti che la vera October surprise l'aveva fatta il repubblicano riuscendo a convincere l'Iran a non rilasciare gli ostaggi prima del voto.
La questione fu anche oggetto di un'inchiesta della Camera che concluse, solo nel 1993, che "non vi erano poche o credibili prove di comunicazioni tra la campagna di Reagan nel 1980 e il governo dell'Iran". Ma il biografo del presidente repubblicano, Max Boot, ha poi scovato nuovi documenti sui movimenti di Casey e i successivi contatti tra l'amministrazione Reagan e l'Iran che sosterrebbero la tesi della collusione in modo "sostanziale e credibile, anche se ancora circostanziale".
Gli altri casi
Anche un'altra 'sorpresa di ottobre' rilevante nella storia recente ha come protagonista l'Iran. Il venerdì precedente all'election day del 1992, con il presidente George H. Bush che fronteggiava il giovane governatore dell'Arkansas, Bill Clinton, l'ex ministro della Difesa di Reagan, Caspar Weinberger, fu incriminato per aver tentato di insabbiare la vicenda Iran-Contras, uno scandalo che tra il 1985-86 aveva coinvolto diversi esponenti dell'amministrazione repubblicani, accusati di vendere in segreto armi all'Iran, violando l'embargo, per poter finanziare le forze che si battevano contro il governo sandinista in Nicaragua.
Nell'incriminazione di Weinberger si specificava che Bush, che allora era il vice presidente di Reagan, fosse informato sul traffico molto di più di quanto fosse stato rivelato in precedenza. La notizia conquistò i titoli dei giornali nel weekend pre-elettorale, peggiorando la situazione del già debole presidente in carica che, dopo la sconfitta, graziò Weinberger negli ultimi giorni della sua presidenza.
Otto anni dopo un altro Bush, il figlio George W,. fu investito, ad una settimana dal voto, da un'altra pericolosa rivelazione a sorpresa, con cui si rendeva noto che il candidato alla presidenza 24 anni prima era stato fermato in Maine per guida in stato di ebbrezza. L'allora governatore del Texas ammise di aver avuto problemi con l'alcol da giovane e disse di non averlo mai detto prima perché si vergognava di fronte alle sue figlie.
Il suo stratega principale Karl Rove in seguito ammise che queste rivelazioni costarono il voto popolare e cinque stati al repubblicano che vinse la Casa Bianca solo con l'intervento della Corte Suprema che, con un voto a maggioranza 5 a 4, gli conferì, per 537 voti, la vittoria in Florida, bloccando i diversi riconteggi che - secondo stime indipendenti diffuse nei mesi successivi - avrebbero invece dato la vittoria al democratico Al Gore.
Quattro anni dopo la sorpresa arrivò a novembre: quattro giorni prima dell'election day, fu pubblicato un video in cui Osama Bin Laden rivendicava la responsabilità degli attacchi dell'11 settembre e minacciava gli Usa per gli attacchi alle nazioni islamiche. Per il democratico John Kerry la diffusione del video è stata la ragione principale della sua sconfitta di misura da parte del presidente Bush, perché rimise di nuovo al centro del dibattito la lotta al terrorismo che, dopo gli attacchi del 2001, era stata il volano della risalita della popolarità del repubblicano.
Nel 2008 i repubblicani persero la Casa Bianca, consegnandola al giovane e poco conosciuto Barack Obama, il primo presidente afroamericano che entusiasmò l'America e il mondo, anche a causa della crisi finanziaria dell'autunno del 2008, con la settimana tra il 6 e il 10 ottobre ricordata come una delle peggiori che i mercati mondiali abbiano conosciuto. Non convinse la risposta data dall'amministrazione Bush alla crisi e dal candidato repubblicano, il senatore John McCain.
L'ultima 'October surprise'
Si arriva così all'ultima delle recenti October surprise, quella del 2016 con la decisione di riaprire l'indagine - dichiarata chiusa a luglio - sulle mail di Hillary Clinton annunciata dall'allora direttore dell'Fbi, James Comey, il 28 ottobre, pochi giorni prima del voto, in cui la democratica era data ampiamente favorita su Donald Trump. L'ex first lady ha sempre considerato questo sviluppo uno dei "fattori determinanti" della vittoria a sorpresa del tycoon.
Esteri
Italia-Cina: Netweek lancia programma tv ‘Scoprire la...
Netweek lancia “Scoprire la Cina”, un nuovo programma tv realizzato in collaborazione con China Media Group per avvicinare i nostri telespettatori al Paese asiatico. L’annuncio è stato fatto durante l’evento “Distanti ma vicini, media e cultura tra Italia e Cina nel 20° anniversario del partenariato strategico”, che si è svolto lunedì 14 ottobre alla Triennale di Milano.
“Sono ormai 5 anni che collaboriamo con China Media Group, che fondamentalmente rappresenta la comunicazione dello Stato cinese in Europa – ha spiegato il presidente di Netweek, Giovanni Sciscione - In questi 5 anni abbiamo coinvolto le nostre emittenti, sia nazionali che regionali, e siamo riusciti a creare una serie di produzioni televisive di altissimo livello e spessore. Nell’ultimo periodo, soprattutto con la crescita del Gruppo Netweek, siamo stati in grado di allargare questa collaborazione. Siamo quindi riusciti a inserirci in un contesto così articolato e importante come quello presentato in questo evento perché siamo gli unici a poter fornire e garantire una comunicazione sia nazionale che regionale molto ben radicata sul territorio”.
Il 2024 segna anche il 700° anniversario della morte di Marco Polo. Per diffondere e promuovere lo spirito dell’antica “Via della Seta” e continuare a scrivere un capitolo dell’amicizia tra i due Paesi, è stato lanciato “Scoprire la Cina”, frutto della collaborazione tra China Media Group e Netweek.
Il programma vuole raccontare il rapporto tra Cina e Italia, mettendo in evidenza le affinità, quanto il Paese asiatico sia presente nella nostra vita quotidiana e quanto la collaborazione e interazione siano proficue per entrambi, in tutti i campi: dalla moda all’industria, dalla ricerca scientifica alla cucina. Insomma, un programma, e un Paese, tutto da scoprire. All’evento hanno partecipato il ministro del Turismo Daniela Santanché, la vicepresidente di China Media Group Xing Bo, il console generale cinese a Milano Liu Kan, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’amministratore delegato di Class Editori Paolo Panerai, l’amministratore delegato de “Il Giornale” Nicola Speroni e Paolo Berlusconi, presidente onorario de “Il Giornale”, mentre il sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianluca Lorenzi ha inviato un video messaggio.
Esteri
Ecco Rudy, la zucca più grande del mondo: pesa oltre 1...
Travis Gienger dal Minnesota si è aggiudicato la vittoria
Si avvicina Halloween e la zucca torna a essere protagonista di queste giornate autunnali. Negli Stati Uniti si è persino tenuta la cinquantunesima edizione del concorso mondiale che ogni anno premia la zucca più pesante del mondo. A vincere l'Half Moon Bay World Championship Pumpkin Weigh-off è stato il frutto di Travis Gienger (da lui 'battezzato' Rudy): coltivato nel Minnesota, si è aggiudicato il titolo grazie a un peso di 2.471 libbre, ossia oltre 1120 chili.
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Travis Gienger, che ha guidato 35 ore secondo i media statunitensi per portare la super zucca dal Minnesota fino in California, è alla sua quarta vittoria. Lo scorso anno aveva battuto il record del mondo con una zucca di 2749 libbre.
Esteri
Texas, domani l’esecuzione di un uomo che anche...
Condannato a morte 20 anni fa per il decesso della figlia di due anni, ora anche chi lo ha accusato è convinto della sua innocenza. Tra chi chiede clemenza anche lo scrittore John Grisham
Il Texas ha fissato per domani l'esecuzione di un uomo condannato a morte 20 anni fa per la morte della figlia di due anni. Ma da allora gli stessi investigatori che accusarono Robert Leslie Roberson di aver ucciso nel 2002 la figlia scuotendola in modo troppo violento, ora sono convinti che a provocare la morte di Nikki furono complicazioni di una polmonite.
"Mi sono sbagliato, non ho ascoltato Robert e ora vi posso dire che è un brav'uomo, non ha fatto quello di cui è stato accusato da me e dallo stato del Texas", ha dichiarato a Usa Today Brian Wharton, l'ex poliziotto che guidò le indagini ed ora è pastore metodista. La sua è una delle tante voci che si stanno sollevando in difesa dell'innocenza di Roberson e per chiedere allo stato del Texas un atto di clemenza, in extremis.
Tra queste quella del famoso autore di best seller, John Grisham che ha scritto che "la morte di Nikki è stata una tragedia non un crimine. Robert Roberson non ha altre opzioni se le autorità del Texas non riconoscono l'ingiustizia della sua condanna e la condanna a morte, e gli assicurano un nuovo processo". La speranza dello scrittore e degli altri mobilitati per salvare la vita a Roberson, compreso il famoso gruppo Innocence Project, impegnato a difendere i condannati ingiustamente, ora è appesa alla decisione che verrà presa oggi dal Texas Board of Pardon e Parole riguardo alla richiesta di clemenza e di un nuovo processo.