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Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2024: il 19% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso

Il 16 ottobre segna la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, un evento annuale che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza alimentare e sulla lotta contro la fame. I dati accendono i riflettori su un problema: in Italia, il 19% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8% è obeso.

Secondo il rapporto “Okkio alla salute” dell’Istituto Superiore di Sanità, le cattive abitudini alimentari sono alla base di questo problema. Il 25,4% dei bambini consuma bibite zuccherate ogni giorno, mentre il 24,3% mangia frutta e verdura meno di una volta al giorno. Inoltre, il 48,3% consuma snack dolci regolarmente, e il 9,4% fa lo stesso con snack salati. La sedentarietà è un’altra grande preoccupazione, con il 44,5% dei bambini che trascorre più di 2 ore al giorno davanti a schermi, e il 20,3% che non pratica attività fisica nemmeno un giorno alla settimana.

Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2024

La Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) ha istituito questa giornata nel 1979 per affrontare le sfide legate all’accesso al cibo. Il tema di quest’anno invita a riflettere sulla necessità di trasformare i sistemi alimentari globali per renderli più inclusivi, resilienti e sostenibili. Milioni di persone nel mondo soffrono ancora di fame e malnutrizione, aggravate da fattori come cambiamenti climatici e conflitti.

La Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’Oms evidenzia che l’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore prevalenza di obesità infantile. Ciò sottolinea l’urgenza di affrontare il problema attraverso politiche e iniziative concrete.

Iniziative locali: il progetto ViviSmart

In risposta a questa emergenza, la Società Italiana di Pediatria (Sip) ha lanciato il progetto ViviSmart in occasione della ricorrenza della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2024. Questo progetto coinvolge oltre 50 scuole primarie e si propone di educare i bambini a scelte alimentari più sane e a uno stile di vita attivo. Attraverso incontri didattici e attività ludiche, gli studenti di quarta e quinta elementare apprenderanno l’importanza di un’alimentazione equilibrata e dell’esercizio fisico.

Il progetto, che ha avuto una prima edizione tra il 2017 e il 2018, ha già dimostrato risultati positivi, contribuendo a ridurre la sedentarietà e a migliorare le abitudini alimentari. Quest’anno, l’iniziativa raggiungerà un numero ancora maggiore di bambini, educando anche le famiglie su temi come la piramide alimentare e il consumo di frutta e verdura.

Coinvolgere le famiglie e la comunità

Affrontare il problema del sovrappeso e dell’obesità infantile richiede un impegno collettivo. Le campagne di educazione sanitaria devono essere integrate e coinvolgere famiglie, scuole, operatori sanitari e comunità. La presidente della Sip, Annamaria Staiano, sottolinea che le corrette abitudini alimentari devono iniziare sin dall’infanzia e che progetti come ViviSmart sono risorse fondamentali per raggiungere questo obiettivo.

L’iniziativa si concluderà il 15 maggio 2025, in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia, con un questionario di valutazione per misurare l’impatto del progetto sulle abitudini alimentari dei bambini. I dati raccolti aiuteranno a perfezionare ulteriormente gli interventi educativi della Sip, rafforzando il suo impegno nella lotta contro l’obesità infantile.

Un futuro sostenibile e i benefici dell’alimentazione

La chiave per un’alimentazione sana risiede nella varietà e nella qualità degli alimenti, puntando su prodotti freschi e nutrienti, e riducendo al minimo i cibi altamente processati. Nel rispetto dell’ambiente e di colture e lavorazioni sane e sostenibili: adottare un modello alimentare salutare, come la dieta mediterranea, può essere un passo significativo verso la promozione della salute, soprattutto nei giovani.

Una corretta alimentazione ha numerosi benefici documentati, che riguardano non solo la salute fisica ma anche quella mentale e sociale. Ecco alcuni dei principali vantaggi:

Prevenzione delle malattie croniche
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura e cereali integrali può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro. Ad esempio, una meta-analisi pubblicata nel British Journal of Nutrition ha evidenziato che il consumo di frutta e verdura è associato a una riduzione del 24% del rischio di malattie cardiovascolari.
Controllo del peso
Seguire una dieta bilanciata aiuta a mantenere un peso corporeo sano. La ricerca ha dimostrato che una dieta ricca di fibre, come quella mediterranea, può portare a una riduzione del peso corporeo e dell’indice di massa corporea (BMI). Un studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha trovato che le diete ad alto contenuto di fibre sono associate a una maggiore perdita di peso rispetto a diete a basso contenuto di fibre.
Salute mentale
Esistono prove che una corretta alimentazione può migliorare la salute mentale. Uno studio condotto dall’Università di Melbourne ha mostrato che le persone che seguono una dieta sana presentano tassi più bassi di depressione e ansia. Gli omega-3, presenti in pesci come il salmone, sono stati associati a una riduzione dei sintomi depressivi.
Miglioramento della funzione cognitiva
Una dieta equilibrata è cruciale anche per la salute del cervello. Secondo uno studio pubblicato nel Journal of Nutrition, il consumo di nutrienti come le vitamine del gruppo B, la vitamina D e gli antiossidanti è correlato a un miglioramento della memoria e della funzione cognitiva, specialmente negli anziani.
Miglioramento della salute ossea
Una corretta alimentazione, ricca di calcio e vitamina D, è essenziale per la salute delle ossa. L’Oms raccomanda un consumo adeguato di latticini e verdure a foglia verde per ridurre il rischio di osteoporosi e fratture ossee.
Salute digestiva
Una dieta ricca di fibre favorisce una buona salute intestinale. Secondo uno studio pubblicato nel World Journal of Gastroenterology, l’assunzione di fibre è associata a un minor rischio di sviluppare malattie intestinali come la sindrome dell’intestino irritabile e il cancro del colon-retto.
Longevità
Infine, sono numerose le ricerche che indicano che una dieta sana e bilanciata può contribuire a una vita più lunga. Uno studio del New England Journal of Medicine ha mostrato che gli individui che seguono regolarmente una dieta mediterranea hanno una maggiore probabilità di vivere più a lungo rispetto a quelli che seguono una dieta meno sana.

Investire in una corretta alimentazione è fondamentale, quindi, per il benessere generale. I benefici si estendono oltre la semplice prevenzione delle malattie, toccando aspetti come la salute mentale, la funzione cognitiva e la qualità della vita. Adottare abitudini alimentari sane sin dall’infanzia può avere un impatto duraturo e positivo su ogni individuo e sulla società nel suo complesso.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Da Guerritore in “Inganno” a Kidman in “Baby Girl”, il...

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Chi in questi giorni ha avuto modo di vedere l’ultima serie NetflixInganno’ con Monica Guerritore come protagonista si sarà posto più o meno le stesse domande. Una proprietaria di un albergo di lusso in Costiera Amalfitana a Salerno, pur avendo 60 anni, può avere una relazione con un uomo più giovane senza che il suo potere economico giustifichi l’attrazione nei suoi confronti? E la menopausa? E le rughe? Possibile che tutto ciò non la freni?

Neanche il tempo di cercare le risposte, che ad amplificare questi dubbi arriva ‘Babygirl’, il prossimo film con Nicole Kidman (a cinema in Italia da gennaio) che, da amministratrice delegata di un’azienda di successo intrattiene una relazione sessuale con il suo giovane stagista.

La riflessione si amplia e arriva fino al più primordiale degli assunti: il sesso è ancora un gioco di potere e noi continuiamo a sorprenderci che chi manovra la giostra possa indossare i tacchi a spillo.

Ma andiamo con ordine.

“Oltre le gambe c’è di più”

Il grande e piccolo schermo si è adattato al “progresso” sociale e ha man mano scardinato i tradizionali ruoli per fare spazio a figure completamente lontane da quelle alle quali per decenni siamo stati abituati. Sono sempre più le pellicole nelle quali si può assistere a donne che posseggono il ruolo di potere e che lo usano, e sfruttano, a proprio piacimento o vantaggio.

Tra le ultime rappresentazioni in cui il vertice è occupato da quei tacchi a spillo e cervello colmo di sensibilità e intelligenza troviamo i due prodotti audiovisivi “Inganno”, miniserie Netflix con Monica Guerritore e Nicole Kidman in ‘Babygirl’.

Le due donne hanno poco in comune se non le qualifiche, le competenze e le capacità per occupare le proprie posizioni professionali. Ma, soprattutto, sono entrambe innamorate, affascinate, catturate o comunque ammaliate da uomini più giovani. Il problema? Il sesso dopo i 50 anni, rappresentano nella sua naturalezza, e “l’assurdo paradosso” che ne è derivato: non è normale poter essere desiderate dopo una certa età.

Sia la serie Netflix ‘Inganno’ che il film ‘Baby Girl’ di A24 propongono uno stereotipo al contrario, ma pur sempre uno stereotipo: una relazione sbilanciata, considerata “fuori dalla norma”, della quale approfondire la psiche, le cause e le conseguenze, perché altrimenti completamente ingiustificata.

Tralasciando le critiche e gli apprezzamenti che i due prodotti artistici hanno raccolto dagli esperti del settore, proviamo a rispondere alle domande che hanno generato.

Il potere giustifica l’attrazione?

A vedere i protagonisti maschili nella serie e nel film non ci sarebbe da meravigliarsi e neanche sarebbe necessario trovare giustificazioni al perché le due protagoniste siano attratte da loro… Eppure, si è reso naturale considerare assurdo il contrario.

Secondo il Gintux Report 2024 sulle relazioni eterosessuali con importanti differenze d’età è circa una su 4 che si classifica come “relazione cougar“. Il termine è comunemente usato per descrivere donne mature che escono con uomini più giovani. E dal report emerge che circa il 48% delle donne single tra i 40 e i 60 anni frequenta uomini più giovani. I partner maschi, nelle relazioni con donne più anziane, spesso apprezzano la maturità, l’intelligenza e l’indipendenza delle loro partner. E non tutte quelle che hanno partecipato al sondaggio sono protagoniste di successo in pellicole cinematografiche.

Menopausa e desiderio sessuale: quale legame?

Dall’altro lato, poi, c’è il “problema” della menopausa. Abbiamo così chiesto a Monica Calcagni, dottoressa e ginecologa “pop” che sui social vanta centinaia di migliaia di follower e che dialoga ogni giorno con l’universo genitale e psicologico femminile, perché la fine delle mestruazioni sia considerata un peso sia fisico che sociale.

Nel suo ultimo libro “Più donna, meno pausa” la dottoressa affronta proprio la questione della “fine del flusso mestruale” e di come sia diventata una tappa che segna inesorabilmente il declino della femminilità, quando in realtà è esattamente il contrario. La fine del ciclo mestruale segna “un nuovo inizio, un capitolo che, se ben affrontato, ci permette di essere ancora più forti, sicure di noi stesse e pronte a fare la differenza”. Il problema è che la menopausa è ancora un argomento poco trattato, quasi sconosciuto alle donne stesse. Dottoressa, ma questa fase della vita segna davvero la fine dei desideri sessuali di una donna?

“In menopausa le donne possono avere un calo del desiderio – ci ha spiegato la dottoressa Calcagni –. Questo è dovuto al cambiamento ormonale con la riduzione degli estrogeni e del testosterone”. Ma, aggiunge la dottoressa, “c’è l’idea sbagliata che una donna in menopausa sia da batture, vecchia e con i capelli bianchi. Invece la donna in menopausa è attiva, ancora giovane e ha imparato a prendersi cura dei suoi genitali. In età adulta o no, l’attività sessuale comporta sempre dei benefici: aumenta l’autostima e rallenta l’invecchiamento. Inoltre, il sesso permette alla coppia di ritrovarsi e, in alcuni casi, anche di riscoprirsi. Ecco perché si possono fare nuove conoscenze e, perché no, anche con uomini più giovani”. E conclude, sorridendo: “Sapete che vi dico? Io dico sì al sesso a tutte le età. Ci mantiene in forma e si bruciano anche molte calorie!”.

Perché se lo fa un uomo è normale?

Il motivo per il quale si considera anormale che una donna più grande stia con un uomo più giovane è un fattore principalmente culturale. Essendo abituati a considerare le relazioni, nella maggior parte dei casi, come una progettualità legata alla costruzione di una famiglia, lo stereotipo nasce da una questione di fertilità: la donna, intorno ai 35 anni, inizia a perdere la sua capacità di concepire, a differenza di un uomo, il cui funzionamento, a fini procreativi, dei propri organi genitali persiste anche negli anni successivi.

“Nei primi dieci anni di matrimonio, le persone segnalano livelli più alti di soddisfazione coniugale quando il partner è più giovane“, ha spiegato Grace Lordan, professore associato di scienze comportamentali alla London School of Economics, in un’intervista alla Bbc. “Tuttavia, nel tempo, la soddisfazione delle coppie di età diverse diminuisce più di quella di coppie con partner di età simile. Come la probabilità che le coppie di età simile divorzino è inferiore”.

Fare coppia con qualcuno della stessa età, quindi, rende la relazione potenzialmente valida a durare a lungo. Eppure, nel 1900, la differenza di età media tra le coppie era circa il doppio di quella del 2000 e poteva variare tra i 20 e 10 anni.

Storicamente le persone (in particolare quelle delle classi economiche medio-alte) avrebbero avuto molte più probabilità di sposare qualcuno molto più giovane di loro, soprattutto se il più grande era di genere maschile. Le ragioni di questo fenomeno potevano essere sia biologiche che economiche. Se un uomo di 50 anni avesse voluto avere figli, non sarebbe stato nel suo interesse legarsi affettivamente ad una donna della sua stessa. E finché nella società erano gli uomini a governare il potere economico nella maggior parte dei settori, la scelta di legarsi con una donna molto più giovane restava quella più opportuna.

Potremmo giustificare così la normalità del vedere una donna giovane con un uomo più grande e l’anormalità di vedere il contrario: il gioco di potere era nelle mani degli uomini e si è finito con il dare per scontato che fossero gli unici titolati a giocarci.

Tuttavia, un legame di coppia non si può basare solo sulla genitorialità, sulla fertilità, su chi possiede il potere economico e culturale di una società. Fare coppia con qualcuno significa anche condivisione, bene, stima e rispetto reciproci, indipendentemente dall’età. E oggi, rispetto al passato, è ancora possibile sperare che ciò valga per tutti.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Alimentazione vegetariana e maternità, tutto ciò che devi...

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La gravidanza e il post-parto sono momenti cruciali nella vita di una donna, non solo per la trasformazione fisica, ma anche per le esigenze nutrizionali che cambiano per sostenere la crescita del bambino e il benessere della madre. Sempre più donne, oggi, scelgono di seguire una dieta vegetariana, anche durante queste fasi, suscitando spesso dubbi riguardo la possibilità di soddisfare tutte le necessità nutrizionali. Ma è davvero possibile affrontare una gravidanza vegetariana in modo sereno e bilanciato? La risposta è sì, con una corretta pianificazione e un occhio attento ai nutrienti chiave. Abbiamo parlato con la nutrizionista Marta Menelao, esperta nel supportare le mamme in questo percorso, per scoprire come vivere una gravidanza e un post-parto sani e in armonia con una dieta vegetariana.

“L’alimentazione durante la gravidanza e l’allattamento è fondamentale”, afferma la nutrizionista delle mamme. “Ogni donna deve fare in modo di soddisfare le proprie esigenze nutrizionali e quelle del bambino. Una dieta vegetariana ben pianificata può assolutamente fornire tutti i nutrienti necessari, ma ci sono alcune attenzioni particolari da tenere presenti”.

La gravidanza è una fase che richiede un aumento dell’apporto di vitamine, minerali, proteine e grassi sani per sostenere lo sviluppo del feto e mantenere la salute della madre. Nel post-parto, soprattutto durante l’allattamento, le esigenze nutrizionali rimangono elevate per produrre latte di alta qualità. Ma quali sono i nutrienti che richiedono maggiore attenzione per le mamme vegetariane e quali strategie possono essere adottate per garantire il loro corretto apporto?

Le principali sfide nutrizionali per le madri vegetariane

Seguire una dieta vegetariana non rappresenta un ostacolo insormontabile, ma ci sono alcune sfide da affrontare. “Le proteine sono un punto cruciale”, spiega la nutrizionista. “Durante la gravidanza, il fabbisogno proteico aumenta e le proteine sono fondamentali per lo sviluppo del tessuto fetale e il mantenimento della massa muscolare della madre. Per chi segue una dieta vegetariana, però, è importante combinare bene gli alimenti per ottenere tutti gli amminoacidi essenziali”.

Infatti, le proteine vegetali, a differenza di quelle animali, spesso non contengono tutti gli amminoacidi di cui il corpo ha bisogno, ma possono essere combinate tra loro per ottenere un profilo proteico completo. Esempi pratici includono piatti come riso e lenticchie, quinoa e fagioli, o tofu con cereali integrali. Queste combinazioni semplici sono fondamentali per garantire un apporto proteico adeguato.

Un’altra preoccupazione comune riguarda il ferro. Il ferro è essenziale per la produzione di emoglobina e il corretto trasporto dell’ossigeno nel sangue. “Nella dieta vegetariana, il ferro spesso è più difficile da assorbire perché meno biodisponibile rispetto a quello animale”, chiarisce Marta Menelao. “Tuttavia, ci sono modi per migliorarne l’assorbimento. L’abbinamento con la vitamina C, ad esempio, è una strategia semplice ma efficace”.

Un esempio pratico? Aggiungere succo di limone a un’insalata di spinaci, oppure consumare lenticchie insieme a peperoni o agrumi. È utile anche evitare tè e caffè durante i pasti principali, poiché riducono l’assorbimento del ferro. La pianificazione dei pasti diventa quindi uno strumento essenziale per massimizzare l’apporto di ferro, evitando il rischio di anemia.

“La vitamina B12 è una delle sfide più grandi per le madri vegetariane”, sottolinea la nutrizionista. Questa vitamina è fondamentale per la produzione di globuli rossi e per il corretto funzionamento del sistema nervoso, ma si trova quasi esclusivamente negli alimenti di origine animale. Per chi segue una dieta vegetariana, l’integrazione con alimenti fortificati come latte di soia, cereali o lievito nutrizionale. “E se la dieta è vegana, un integratore di B12 è praticamente obbligatorio” specifica la nutrizionista.

La salute delle ossa, sia della madre che del bambino, dipende in gran parte dall’apporto di calcio e vitamina D. “Il calcio è facile da ottenere attraverso alimenti vegetali come il latte di mandorla fortificato e il tofu”, afferma Marta Menelao. Tuttavia, la vitamina D, necessaria per l’assorbimento del calcio, può essere più problematica, soprattutto durante i mesi invernali o per chi vive in aree con poca esposizione solare.

“La vitamina D può essere ottenuta con l’esposizione al sole, ma nei mesi invernali o per chi non può trascorrere molto tempo all’aperto, un integratore può essere la soluzione migliore”, aggiunge l’esperta.

Gli acidi grassi omega-3 sono cruciali per lo sviluppo del cervello e degli occhi del bambino. “Nella dieta vegetariana, questi grassi sani si trovano nei semi di lino, nei semi di chia e nelle noci, ma può essere utile considerare anche integratori a base di alghe, che forniscono direttamente DHA ed EPA, garantendo un apporto ottimale per la salute della madre e del bambino”, spiega la nutrizionista.

Oltre alla corretta combinazione degli alimenti, ci sono soluzioni pratiche che le mamme vegetariane possono adottare per affrontare le sfide nutrizionali. “Un piatto di hummus con pane integrale, o un’insalata con tofu alla griglia, rappresentano combinazioni semplici e veloci che garantiscono un apporto proteico completo”, suggerisce Menelao.

La chiave per una gravidanza serena

Il messaggio centrale è chiaro: una dieta vegetariana può essere compatibile con una gravidanza sana, ma è fondamentale una buona pianificazione. “Durante la gravidanza e il post-parto, è importante monitorare regolarmente i livelli di ferro, vitamina B12 e vitamina D, e assicurarsi che l’apporto nutrizionale sia adeguato. Lavorare con un nutrizionista o un medico può fare la differenza”, afferma Marta Menelao.

Una pianificazione alimentare consapevole, accompagnata da un monitoraggio regolare, può garantire che la madre e il bambino ricevano tutti i nutrienti necessari senza compromettere le scelte etiche della donna. “Con il giusto supporto e la giusta attenzione ai dettagli, non c’è motivo per cui una madre vegetariana non possa vivere una gravidanza e un post-parto sereni”, rassicura la nutrizionista delle mamme. “L’importante è essere consapevoli delle esigenze del proprio corpo e fare scelte alimentari informate”.

La chiave per una gravidanza vegetariana di successo? Pianificazione, integrazione quando necessario e il supporto di professionisti. Con queste premesse, una dieta vegetariana può essere vissuta con serenità, sapendo di fare il meglio per sé stesse e per il proprio bambino.

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Stop al numero chiuso a Medicina

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La settima Commissione del Senato ha dato il via libera al disegno di legge delega che segna una svolta epocale per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria. L’annuncio, arrivato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), è stato accolto come un passo storico, destinato a cambiare il futuro di migliaia di aspiranti medici e professionisti della salute. Il fulcro della riforma è l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, che consentirà a tutti di iscriversi senza dover superare il test d’ingresso, una barriera che per decenni ha limitato l’accesso a queste facoltà.

L’obiettivo della riforma: sostenibilità e merito

L’abolizione del test d’ingresso per l’accesso immediato alle facoltà di Medicina e Veterinaria rappresenta un cambio di paradigma importante, ma non significa eliminare la selezione. Il sistema si riorganizza, puntando su una valutazione posticipata, incentrata sulle competenze acquisite durante il percorso accademico. Nel corso del primo semestre, i futuri medici saranno chiamati a dimostrare la loro preparazione tramite esami specifici e caratterizzanti. A conti fatti, l’accesso definitivo sarà regolato da una graduatoria nazionale, che terrà conto dei crediti formativi accumulati. In questo modo, il processo di selezione diventa più trasparente, equo e basato su competenze reali, piuttosto che su una singola prova di ammissione.

Il disegno di legge mira a rispondere anche a un’esigenza pratica: il fabbisogno di nuovi medici. Secondo le stime, nei prossimi sette anni l’Italia dovrà formare circa 30mila nuovi professionisti per fronteggiare la carenza di personale medico-sanitario. Questa necessità è stata accentuata dalla crisi pandemica e dall’invecchiamento della popolazione, richiedendo misure urgenti e innovative per garantire una forza lavoro adeguata.

Formazione di qualità e accesso equo

Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha sottolineato l’importanza di questa riforma per il futuro della sanità italiana: “Con questa legge investiamo nelle aspirazioni dei giovani, garantendo però anche una preparazione di qualità, grazie a un’offerta formativa d’eccellenza”. Non si tratta solo di ampliare le porte d’accesso, ma anche di assicurare che il percorso formativo sia solido e qualificante. Il semestre “filtro” permette, infatti, di mantenere alta la selettività senza però privare gli studenti della possibilità di dimostrare il proprio valore nel corso degli studi.

Un aspetto innovativo della riforma riguarda l’orientamento scolastico. Saranno introdotti programmi specifici già negli ultimi anni della scuola secondaria, volti a preparare gli studenti ai corsi di laurea. Questo approccio mira a rendere il passaggio dall’istruzione secondaria a quella universitaria più fluido e consapevole, favorendo una maggiore coerenza tra le aspirazioni degli studenti e le loro capacità effettive.

Dal punto di vista delle università, la riforma è anche una risposta alla necessità di gestire meglio le risorse disponibili. L’iscrizione aperta al primo semestre riduce la pressione esercitata dai test d’ingresso e permette agli Atenei di accogliere un numero maggiore di studenti, pur garantendo che la selezione avvenga in un secondo momento, quando la preparazione e le reali capacità degli aspiranti medici possono essere valutate con maggiore precisione.

Questo nuovo sistema prevede inoltre che i crediti formativi acquisiti dagli studenti durante il primo semestre siano riconosciuti, anche qualora non superassero il filtro per accedere al secondo semestre. In altre parole, i ragazzi non perdono nulla: potranno proseguire gli studi in altre facoltà, senza che i loro sforzi e il tempo impiegato vadano sprecati.

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