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Crosetto: “Israele rispetti le basi Unifil, rischio conflitto aperto è reale”

L'appello del ministro della Difesa nell'informativa al Senato: "Netanyahu ci aiuti a rafforzare l'Unifil. A Gaza e Libano vittime sono soprattutto civili inermi"

Il ministro Guido Crosetto - Agenzia Fotogramma / Ipa

Dopo il nuovo attacco israeliano alle postazioni Unifili in Libano, il ministro della Difesa Guido Crosetto fa il punto nell'informativa al Senato sui recenti spari contro le sedi della missione. "L'Italia lo ha ribadito più volte: riconosciamo il diritto di Israele a difendersi ma con la stessa forza chiediamo che si attenga alle regole del diritto internazionale e che rispetti le basi Unifil. È in atto una crisi gravissima caratterizzata dal superamento progressivo di diverse linee rosse nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale", le parole di Crosetto. "Oggi purtroppo - ha continuato il ministro - assistiamo al sistematico ricorso alle armi a Gaza e in Libano e le vittime sono soprattutto civili inermi, già duramente provati dalla pioggia di missili, droni, bombe utilizzati da ambo le parti".

Il ministro ha poi spiegato che c'è la massima attenzione gli italiani in Libano. "Come Difesa, - ha chiarito - siamo ovviamente pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, siamo in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale e dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso sono stati già preallertati assetti aerei e navali per tale scopo, e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo. Sono state adottate tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e sono pronti per essere attuati, se necessario".

"Israele deve comprendere che soldati Unifil non lavorano per una delle parti"

In Senato Guido Crosetto manda un appello a Netanyahu: "A Israele diciamo con la schiettezza come si fa tra amici 'aiutateci a rafforzare gli Unifil e le forze armate libanesi per poter svolgere il loro mandato e poter fare in modo pacifico ciò che voi avete iniziato a fare adesso con le armi'. La missione Unifil in Libano non solo va rafforzata ma supportata e allo stesso tempo vanno rafforzate e rese credibili le forze armate libanesi".

"Israele deve comprendere che questi soldati non lavorano per una delle parti, ma sono lì per aiutare a mantenere la pace e promuovere la stabilità regionale. L’imparzialità dei caschi blu è e deve rimanere uno dei pilastri di Unifil. Ecco perché le Nazioni Unite non possono accettare di prendere ordini da una delle parti", ha ribadito Crosetto, sottolineando che "la priorità, mia e di tutto il Governo, rimane la sicurezza e tutela dei nostri militari, del contingente italiano Unifil".

"Ad oggi, - ha detto il ministro - la nostra presenza nell’area è significativa, dal momento che contribuiamo con oltre 1.000 militari a Unifil e con circa venti unità impegnate a Beirut nella missione bilaterale italiana in Libano, conosciuta come Mibil. Il contingente della missione bilaterale è stato recentemente ridotto per motivi di sicurezza, ma ci aspettiamo che possa tornare a operare a pieno regime non appena le condizioni lo permetteranno. Nel frattempo, sono state adottate tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e sono pronti per essere attuati, se necessario".

"Non è messa in discussione la nostra partecipazione a Unifil, che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite. La presenza dei soldati di Unifil può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I caschi blu - ha ribadito - possono fungere da fattore di pacificazione, necessario in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà ad essere determinante nella fase di stabilizzazione, quando, speriamo tutti presto, si abbasserà il livello di scontro".

Il rischio di un conflitto con l'intero Libano

Crosetto ha continuato: "Come Difesa, siamo ovviamente pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, siamo in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale e dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso sono stati già preallertati assetti aerei e navali per tale scopo, e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo. Ritengo che il Libano sia un tassello chiave per la stabilità di tutto il Medio Oriente. Dobbiamo continuare a garantire la nostra piena e costruttiva collaborazione a tutte le iniziative volte a favorire una de-escalation della situazione, ma Israele deve comprendere l’importanza di rispettare pienamente il Diritto Internazionale. In definitiva, l’obiettivo della nostra azione deve essere quello di stabilire un orizzonte condiviso e delineare un percorso comune per evitare che possa scatenarsi un conflitto su larga scala in Medio Oriente, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità di tutti".

''Un ulteriore aggravamento degli eventi sarebbe foriero di conseguenze drammatiche per tutti e genererebbe uno scenario che non avrebbe né vincitori né vinti con incalcolabili conseguenze per il Medio Oriente e per gli equilibri mondiali. Per questo - ha spiegato Crosetto - il governo continua a lavorare per una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, resta l'unica possibile. Lo fa con il viaggio oggi della presidente del Consiglio in Libano, con le iniziative del ministro degli Esteri Tajani, con una serie di viaggi e chiamate, contatti continui, quotidiani che io sto facendo''.

"Tra attacchi e contrattacchi, i due attori principali, Israele e Hezbollah, di cui il legame con l’Iran è evidente e palese, si muovono su un filo sottilissimo e, mai come ora, il rischio di un conflitto aperto, che coinvolgerebbe l’intero Libano, è diventato reale", ha detto il ministro nell'informativa per lui prioritaria, nonostante un impegno al vertice Nato a Bruxelles, eppure accolta in Senato da una partecipazione molto bassa.

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, nella sua informativa in Senato, ha sottolineato "l'impegno italiano a sostenere le Forze Armate Libanesi, affinché assumano un ruolo maggiore per la sicurezza e la stabilità del confine israelo-libanese e dell’intero Paese dei cedri. L’Italia ha sempre cercato di coinvolgere più nazioni europee, gli Stati Uniti ed altre Nazioni e i paesi arabi in un progetto di assistenza concreta e di sviluppo assistito delle Forze Armate Libanesi. L’impianto iniziale era quello di costituire un fondo internazionale per reclutare, formare, addestrare, equipaggiare le forze armate libanesi. In questo senso, organizzeremo a breve una 'conferenza dei donatori', necessaria a reperire i fondi per finanziare tali progetti. L’obiettivo è collaborare con i vertici della Difesa libanese per identificare programmi, attività e iniziative mirate a rafforzare le Forze Armate libanesi, permettendo loro di crescere in capacità operativa, credibilità e indipendenza, sottraendole all’influenza di Hezbollah".

"Con lo stesso spirito improntato a massimizzare le attività di Capacity Building - ricorda - stiamo attualmente valutando anche l’ipotesi dell’invio di 200 Carabinieri per formare le forze di polizia palestinesi a Gerico. Questa iniziativa risponde a una richiesta avanzata dal Segretario di Stato Usa, Blinken, nella considerazione che gli eventi in Palestina siano estremamente connessi a quanto accade nell’intera area medio-orientale. Tuttavia, la sua attuazione è subordinata a una condizione essenziale: la garanzia totale che le parti, tutte le parti coinvolte, accettino la presenza dei nostri militari".

"Da Israele gravissime violazioni del Diritto Internazionale"

"Le azioni israeliane contro le basi delle Nazioni Unite sono state rilevanti, e gravissime violazioni del Diritto Internazionale e non semplici errori o incidenti. Israele - ha continuato Crosetto - ha dichiarato di avere ripetutamente invitato Unifil a lasciare temporaneamente la zona prossima alla Blue Line e che ha chiesto all’Onu spostarsi più a nord, di circa 5 km, per evitare che la missione potesse divenire scudo involontario delle milizie di Hezbollah, che usano le loro posizioni avanzate per proteggersi. Unifil è una missione assai complessa, con un mandato di difficile implementazione, regole d’ingaggio inadeguate e forze non equipaggiate per l’attuale situazione del conflitto in essere, ma che lo erano già da tempo, come avevo più volte detto all’Onu. Questi presupposti hanno reso l’attuazione di quella risoluzione poco aderente alla situazione sul campo, diventata di fatto un conflitto tradizionale e aperto. Lo scollamento pratico tra la missione assegnata e la capacità d’implementarla rende, ora più che mai necessario ripensare e rinforzare Unifil, rendendola credibile ed efficace".

"Non è messa in discussione la nostra partecipazione a Unifil - ha ribadito Crosetto - che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite. La presenza dei soldati di Unifil può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I caschi blu possono fungere da fattore di pacificazione, necessario in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà ad essere determinante nella fase di stabilizzazione, quando, speriamo tutti presto, si abbasserà il livello di scontro".

"Con Israele si torni a dialogare di pace"

"Dobbiamo convincere Israele, - ha concluso Crosetto - un paese amico nonostante le sue condotte censurabili, affinché riprenda a essere un nostro interlocutore con il quale dialogare, anche in modo duro, ma con un spirito costruttivo, nell’interesse della pace e della stabilità. Solo così potremo rendere credibili ed efficaci gli sforzi della Comunità Internazionale nel Medio Oriente, isolare gli estremismi, contrastare le spinte alla disgregazione regionale e sostenere il percorso di normalizzazione nelle relazioni tra i Paesi della regione".

"La mia, la nostra, l’idea del Governo, da cui non recediamo, è quella di promuovere spazi di pace, rifiutando l’idea che quel territorio sia destinato a un conflitto permanente. Purtroppo, l’esperienza ci insegna che, quando una guerra si protrae senza soluzione, diventa poi difficile porvi fine. Un destino tragico cui né io, né voi, possiamo rassegnarci - ha detto anora il ministro - Per dirla con le parole dello scrittore Italo Calvino 'L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio'".

"Le crisi internazionali si risolvono dialogando. Non accettiamo che l'unico modo di risolverle sia la forza o il modo militare, significherebbe negare l'utilità di qualunque organizzazione sovranazionale e multilaterale e questo non lo faremo mai", ha detto tra gli applausi il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiudendo la sua informativa in Senato.

"L'esperienza ci dimostra di quanto sia lungo il tempo con cui poi riusciamo a marginare le ferie. Siamo in Kosovo da 25 anni - ha spiegato - la situazione non è minimamente paragonabile con le ferite che ci sono in Medio Oriente. Eppure, da 25 anni siamo in Kosovo e ancora oggi vediamo che quelle ferite non sono rimarginate. Dobbiamo abituarci ad affrontare le crisi internazionali che stiamo vivendo con quest'ottica: che non è quella delle cadenze elettorali, ma quella con cui si muove il mondo. Le ferite si rimarginano in decenni, devono cambiare le generazioni perché cambino i popoli. Ma questo non deve essere un ostacolo, deve essere un motivo per partire subito. Dobbiamo accelerare la fine della guerra, perché amplia le ferite, allontana di più i popoli. Per questo, parlando del Libano, è necessario che l'Onu non molli. Una rinuncia sarebbe peggio, metterebbe fine alla possibilità del mondo, delle organizzazioni sovranazionali, di intervenire nelle crisi regionali. Per questo è altrettanto fondamentale difendere Unifil".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Politica

Festa Roma, Mollicone (Fdi): “In Berlinguer la...

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"Un film bello e ben fatto, e Germano si conferma bravo attore"

Festa Roma, Mollicone (Fdi):

"Un film bello, ben fatto e bella anche la prova di Elio Germano che si conferma un bravo attore. Nel merito, la sinistra si vede allo specchio e si ricorda di quando era una grande forza popolare". È il commento all’Adnkronos di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura alla Camera, intervistato dopo la visione il film di apertura della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma che si è aperta con il film su Enrico Berlinguer diretto da Andrea Segre e interpretato da Elio Germano. "Oggi -prosegue Mollicone- al tiburtino a Roma Fratelli d'Italia è il primo partito con il 29% e a Tor Bella Monaca governa un presidente di Fdi, Nicola Franco, nonostante un sindaco Pd eletto da un romano su quattro. La sinistra ormai è la forza politica delle Ztl e del ceto medio alto. La destra invece è popolare”.

Berlinguer, è l’analisi del deputato di Fratelli d’Italia, “fu da sinistra un patriota perché cercò di spostare il Pci dalla diretta influenza sovietica a quella occidentale attraverso l'eurocomunismo e il compromesso storico, ma non vi riuscì per la resistenza di gran parte dei suoi dirigenti che rimasero al servizio dell'Urss e dei suoi finanziamenti fino alla caduta del Muro di Berlino”. I sovietici “tentarono di assassinarlo per questo in Bulgaria, come si vede nel film. Come accadde a Moro attraverso il terrorismo brigatista eterodiretto. E questa non è una mia opinione, ma quella delle commissioni di inchiesta e dei loro archivi".

"Importante e legittimo” dunque, dedicare un film a Berlinguer “perché ha fatto dal suo punto di vista, che non è il mio, la Storia d'italia”, spiega Mollicone. "Auspichiamo ora un pluralismo della memoria. Perché ‘la grande ambizione’ gramsciana citata in epigrafe muoveva le passioni sia a sinistra che a destra”. Infine, un‘ultima annotazione sul film: “Sarebbe stato bello alla fine nel documentario reale del funerale far vedere il ‘gesto’ di omaggio di Almirante così bene descritto da Padellaro nel suo libro. Peccato”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Politica

Domani arringa difesa Salvini, la Lega in piazza a Palermo

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Salvini all'aula bunker

L'appuntamento è per le ore 10 davanti al Teatro Politeama, in pieno centro a Palermo. Ministri, deputati, senatori, parlamentari regionali e semplici simpatizzanti leghisti, si ritroveranno in piazza Castelnuovo "per esprimere solidarietà" al ministro Matteo Salvini, sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. In quegli stessi momenti inizierà, all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, alla periferia della città, l'arringa difensiva dell'avvocata Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia. Sarà presente anche l'imputato. La legale replicherà, come si apprende, alle accuse della procura di Palermo, che nella scorsa udienza, al termine della requisitoria, ha chiesto sei anni di carcere per il vicepremier.

I magistrati della Procura di Palermo non hanno dubbi. Vietando lo sbarco di 147 migranti dalla nave della ong spagnola Open Arms, nell'estate del 2019, il vicepremier Matteo Salvini, che allora era ministro dell'Interno, con il suo no attuò "un sequestro di persona". Da qui l'accusa per il ministro. Che avrebbe agito "in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche "abusando dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza". Il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella durante la requisitoria, durata sette ore, ha ricordato più volte i 147 migranti parte offesa del processo. "I diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini", ha detto il procuratore aggiunto parafrasando le parole spesso ripetute dall'imputato.

"Il dibattimento ha dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 il ministro Salvini avesse l'obbligo di fornire Pos, e il diniego avvenne in totale spregio delle regole", ha detto l'accusa. "Il diniego volontario e consapevole" di Matteo Salvini a concedere il porto ai migranti sulla Open Arms "ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna apprezzabile ragione". Non solo. "In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere nella parte giusta. La maggior parte è irreperibile e non vuole dire che siano criminali, ma significa essere senza casa e senza mezzi", ha ribadito Sabella. Che ha poi parlato di un "iter criminoso" "non concedere il porto sicuro ai migranti”.

I pm 'Non si può invocare la difesa dei confini senza tutelare vite umane'

"Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare", ha detto Sabella in requisitoria lo scorso 14 settembre, sottolineando: "In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare". L'accusa è rappresentata oltre che dal Procuratore aggiunto anche dai pm Geri Ferrara (oggi alla procura europea) e da Giorgia Righi. "Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L'allora ministro dell'interno (Matteo Salvini ndr.) ha ritenuto di potere squilibrare l'unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri", ha detto ancora il procuratore aggiunto di Palermo all'inizio della sua requisitoria.

"La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso". Sono state, invece, le parole del pm Geri Ferrara. Che nel corso del suo intervento ha parlato del funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare.

"In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere fortunati - ha poi spiegato Sabella -. La maggior parte di loro è irreperibile, e non vuole dire essere criminale o fuggitivo. Ma significa essere senza casa e senza mezzi. L'assenza fisica, come il fatto di considerarli un insieme di migranti o peggio di clandestini, potrebbe non fare percepire il disvalore del fatto. Leggeremo, una ad una, i nomi di queste persone per ricordarle nella loro individualità, perché è anche per ciascuna di queste persone che ci accingiamo a chiedere la condanna dell'imputato, oltre che per difendere i confini. I confini del diritto.... Per questi motivi chiediamo di condannare l'imputato alla pena si anni sei di reclusione oltre alle pene accessorie".

'Dall'accusa tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà'

Parole respinte dalla difesa di Salvini. "Dai pm è stato tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà", ha detto al termine della requisitoria, l'avvocata Giulia Bongiorno. "E' stato detto in requisitoria che le decisioni di ritardare lo sbarco dopo le redistribuzione era esclusivamente di Salvini ma così non è, perché se andate a vedere le dichiarazioni pubbliche di altri ministri, tutti rivendicavano orgogliosamente i respingimenti", ha aggiunto Bongiorno lo scorso 14 settembre.

Per Bongiorno è stata "una requisitoria un po' contraddittoria, perché la premessa è 'non stiamo processando il governo' poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis 'è in contrasto con la Costituzione' e che 'non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare'. E che 'il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali'. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi , non c'è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c'è una linea politica". Domani toccherà dunque alla difesa. In attesa delle repliche di accusa e difesa e della sentenza che sarà emessa tra fine ottobre e novembre. (di Elvira Terranova)

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Politica

Manovra, da Meloni “imbroglio” su banche e...

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Schlein: "Trattano da stupidi gli italiani". Conte: "Tassa su extraprofitti non esiste". Avs: "Una truffa"

Elly Schlein e Giuseppe Conte - Fotogramma

Opposizioni all'attacco sulla Manovra 2024 con il governo accusato di trattare "da stupidi gli italiani" annunciando provvedimenti su sanità e banche che non sono altro che "un imbroglio". Il primo per l'entità dei fondi: non 3,7 miliardi come annunciato dal governo, ma 900 milioni per il 2025, sostiene l'altra metà di campo. Il secondo sul meccanismo: nessuna nuova tassa, la denuncia del campo progressista, ma un "anticipo di tasse già dovute dalle banche e assicurazioni che saranno loro puntualmente restituite tra il 2027 e il 2029", spiega Elly Schlein in un video sui social. Sintetizza Giuseppe Conte: "Un imbroglio". Per Carlo Calenda, "una cavolata". E quindi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: "Una truffa".

Sul capitolo sanità l'accusa al governo è quella aver 'gonfiato' le cifre. "Anche oggi il governo ci da una buona dose di propaganda quotidiana: annunciano 3,7 miliardi in più sulla sanità ma la verità è che per il 2025 mettono soltanto 900 milioni che si aggiungono al miliardo già stanziato. Quindi, meno della metà di quello che hanno annunciato", rimarca Schlein. E Conte incalza: "Siete mai entrati, cari ministri, cara Giorgia Meloni, in un pronto soccorso? Avete visto le prenotazioni di un esame diagnostico per cui servono due o tre anni? Guardate - spiega - che tutti i medici e gli infermieri sono sul piede di guerra e noi con loro". Il leader M5S si rivolge al ministro Schillaci: "Sei un tecnico, se non ti danno i finanziamenti devi battere i pugni, devi farti valere. E se, nel caso" non li ottenessi, "metti sul tavolo le dimissioni".

Per Raffaella Paita di Iv "sulle risorse per la sanità nella legge di bilancio, il governo fa il gioco delle tre carte. Ancora non è chiaro per quali anni saranno stanziati i 2,3 miliardi sbandierati dal ministero dell'Economia. Se per il 2025 fossero solo 900 milioni, saremmo di fronte all'ennesima presa in giro. I medici giustamente sono già sul piede di guerra, e noi saremo dalla loro parte".

Ma è sui 'sacrifici', come ribadito anche oggi da Giancarlo Giorgetti, che il governo avrebbe chiesto alle banche che si concentrano gli attacchi delle opposizioni. Per Schlein "siamo al solito gioco delle tre carte come se gli italiani fossero stupidi ma non ci faremo prendere in giro". Conte è netto: "La tassa sulle banche non esiste, è un imbroglio. Il governo sta chiedendo un prestito alle banche che noi contribuenti restituiremo nel 2027, per altro quando questo governo non sarà più in carica".

Per Fratoianni e Bonelli quella del governo è "una truffa" e attaccano: "Giorgia Meloni in aula, rispondendo ai nostri interventi, ha detto 'vi stupirò, vi sorprenderò. Sulle banche, vedrete che sarò più coraggiosa della sinistra' e in effetti ci ha sorpreso e ci ha scandalizzato: la tassa sulle banche è una truffa. In realtà non c'è nessuna tassa sulle banche o sugli extraprofitti. Sono solo anticipazioni di imposte che lo stato dovrà restituire tra il 2027 e 2029”.

Stessa lettura da parte di Calenda: "I 3,5 miliardi dalla banche sono una cavolata perché solo sono un anticipo di un'imposta e non soldi dalle banche". Una sintonia tra le opposizioni che potrebbe tradursi in emendamenti comuni alla manovra.

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