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Dalle culle alle classi, gli stranieri di seconda generazione sono il 21% dei nati lo scorso anno

Nell’ultimo anno i figli di almeno un genitore straniero sono stati 82.216, pari al 20,9% del totale dei nati in Italia. A fotografare la demografia delle seconde generazioni di stranieri nel nostro Paese è il Censis che riporta che negli ultimi vent’anni i nati da coppie formate da almeno un genitore non italiano sono stati complessivamente 1.881.180, pari, cioè, al 17,7% del totale.

E mentre si dibatte sul diritto alla cittadinanza nelle Camere del Parlamento, i dati del Censis confermano un dato significativo: un neonato su cinque ha un genitore di origini straniere.

Le seconde generazioni riempiono le culle e le classi

Dalle culle alle scuole, nascere o crescere in Italia, per molti bambini, non fa di loro l’essere cittadini italiani. Eppure, nell’anno accademico 2023-2024 il numero di alunni stranieri è di 931.323, pari all’11,6% del totale degli iscritti, quota che raggiunge il 13,7% nella scuola primaria e il 12,7% nella scuola dell’infanzia.

In Italia risiedono oltre cinque milioni di cittadini stranieri: si tratta di una minoranza consistente che vive nella quotidianità dei nostri territori, ma di cui si sa troppo poco e non se ne parla abbastanza. “Con il Primo Quaderno sui nuovi italiani, giovani che hanno i genitori con un passato migratorio, il Censis avvia un nuovo progetto di ricerca”, scrive l’istituto di ricerca.

Italiani a tutti gli effetti?

Anche se hanno un background differente da un coetaneo nato da genitori di origini italiane, il 77,4% dei giovani intervistati è nato in Italia e il 22,6% è arrivato nel nostro Paese in età prescolare. Il 76,6% ha la cittadinanza italiana, quota che sale all’80,4% tra chi è nato in Italia; il 23,4% ha la cittadinanza straniera, quota che sale al 36,3% tra i nati all’estero.

Non stupisce che è l’80,0% degli intervistati a desiderare di apprendere la storia e le tradizioni del proprio Paese d’origine e il 91,0% lo ha visitato almeno una volta. Con il Paese dei genitori hanno un rapporto profondo che è alimentato dalla presenza sul posto di parenti (91,4%) e di amici (72,8%). Il legame con il proprio Paese di origine si traduce per l’80,2% in un sentimento di orgoglio e per il 49,4% nella consapevolezza di avere un valore aggiunto e un punto di forza rispetto ai coetanei.

Quello che colpisce è che dal report Censis è emerso che gli intervistati hanno un mondo di relazioni vario e complesso in cui coesistono amicizie con giovani italiani e di origine straniera: “Il 92,8% ha amici italiani e l’89,4% ha amici stranieri – si legge nella nota -. Il 93,4% trascorre il tempo libero con gli amici. Il 96,0% è attivo sui social media. Il 71,8% ha o ha avuto una relazione sentimentale con un italiano/a”.

Interculturali

“Viaggiano da quando sono nati – spiega il Censis – e conoscono in media quattro lingue: tutti parlano l’italiano (il 69,6% si definisce madrelingua) e l’inglese, oltre il 60% conosce lo spagnolo e il francese. Il 37,4% pensa che rimarrà in Italia, ma il 37,6% ha in mente di trasferirsi all’estero. Anche per loro si genera il paradosso per cui un Paese che ha sempre meno giovani come l’Italia non riesce a trattenere i pochi giovani rimasti”.

A caratterizzare questi giovani, in altre parole, è un mix culturale che determina, nel 45,4% dei casi, la percezione di possedere un’identità inedita, che integra elementi che provengono da altre culture con elementi più propriamente italiani, mentre il 40,0% si sente solo italiano e il 14,6% sente di appartenere al Paese di origine.

Anche la religione, compresa quella praticata, sembra mantenere centralità nei nuovi italiani. “Il 78,0% dei giovani intervistati dichiara di avere una religione di appartenenza e il 22,0% si dichiara ateo o agnostico – continua il report -. Tra chi si definisce religioso, il 60,5% è anche praticante: dunque il 47,2% dei giovani di seconda generazione è praticante”.

Accoglienza e razzismo

Seppur siano una minoranza, sono una porzione significativa del nostro Paese. Rappresentano, infatti, un segmento comunitario che fatica a ricevere accoglienza e subisce ancora atti di razzismo. Il 52,2% dei giovani intervistati con un retroterra migratorio sostiene che gli italiani sono razzisti, il 62,4% ha subito comportamenti razzisti e il 26,0% li subisce tuttora, il 64,4% pensa che il razzismo sia in crescita.

Ciò che pesa è che il razzismo si traduce spesso e volentieri in atti concreti: “il 76,4% dei giovani intervistati è convinto che gli stranieri abbiano maggiori difficoltà a trovare una casa, il 72,0% sostiene che i cittadini stranieri hanno più difficoltà a trovare un lavoro e il 64,6% ritiene che in genere siano pagati meno degli italiani. Secondo il 57,8% il colore della pelle è l’elemento che più di ogni altro determina il pregiudizio e la discriminazione”, conclude il Censis.

Il dibattito sulla cittadinanza

Il dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza in Italia dura da quasi dieci anni, con diverse proposte di legge che non sono riuscite a completare l’iter parlamentare. Nel 2015, la Camera approvò un testo che includeva lo ius soli e lo ius culturae, ma il Senato non lo ratificò. Lo ius culturae permetteva la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, dopo cinque anni di scuola. Nel 2022, una nuova proposta di legge, mai discussa in Aula, introduceva lo ius scholae, simile allo ius culturae. Diverse proposte recenti, come quelle di Boldrini, Orfini e Verducci, mirano a includere anche lo ius soli, concedendo la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo.

Ad oggi, il dibattito sulla riforma della cittadinanza in Italia è ancora in corso. La proposta più recente è lo Ius Italiae, presentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, Forza Italia. Questa proposta prevede la cittadinanza per i nati in Italia o per chi è arrivato prima dei 5 anni e ha completato con successo 10 anni di scuola dell’obbligo.

Nonostante questa proposta, la legge attuale del 1992 rimane in vigore senza modifiche sostanziali. Parallelamente, è in corso una campagna referendaria per modificare la legge sulla cittadinanza, che ha già raggiunto il quorum necessario per procedere all’iter di accesso legislativo.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Gestazione per altri reato universale? Non proprio

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Ieri, mercoledì 16 ottobre, la gestazione per altri è diventata “un reato universale” secondo la legislazione italiana. Il riferimento alla ‘legislazione italiana’ stride con l’aggettivo ‘universale’, ma è necessaria per inquadrare la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia, approvata anche al Senato dopo l’ok della Camera.

Maternità surrogata reato universale: quali sanzioni?

La Gpa o maternità surrogata, chiamata anche ‘utero in affitto’ con accezione dispregiativa, è già illegale in Italia ex articolo 12 della legge 40/2004. La nuova legge è composta da un solo articolo, che aggiunge un comma all’articolo appena visto: “Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana”.

Da qui la classificazione come ‘reato universale’ che, come vedremo, è errata.

In base alla legge italiana chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la Gpa è punito con una reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro. Con la modifica approvata ieri, queste sanzioni valgano anche per i cittadini italiani che vanno a praticare la Gpa all’estero nei Paesi in cui è legale.

Che cosa è la gestazione per altri o maternità surrogata

La maternità surrogata è una tecnica di procreazione assistita in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di altre persone o coppie, chiamate genitori intenzionali. In pratica, una singola persona o una coppia che vuole avere un figlio ma che non può averlo si rivolge a un’altra persona che porti avanti la gravidanza a patto di adottare la bambina o il bambino dopo la nascita.

Oggi la gestazione per altri è utilizzata principalmente da coppie eterosessuali con problemi di fertilità, anche dovuti a malattie grave come tumori e conseguente rimozione dell’utero, o da coppie di uomini, più raramente da coppie di donne. Il dibattito sul tema si è acceso da quando esistono le tecnologie mediche per rendere la Gpa praticabile su larga scala.

Esistono due principali tipi di Gpa:

surrogazione tradizionale: la madre surrogata è fecondata con lo sperma del padre intenzionale e ha un legame genetico con il bambino;
surrogazione gestazionale: l’embrione, creato tramite fecondazione in vitro con gameti dei genitori intenzionali o di donatori, è impiantato nell’utero della surrogata, che non ha legami genetici con il bambino.

A luglio, quando la proposta di legge ha ricevuto l’approvazione della Camera, è stato bocciato l’emendamento della Lega, che mirava a introdurre pene fino a 10 anni di reclusione e multe fino a 2 milioni di euro.

Secondo un’indagine dell’Eurispes, solo il 39,5% degli italiani è favorevole alla maternità surrogata, che trova maggiore sostegno tra i giovani. Ma cosa succede all’estero?

Maternità surrogata, dove è legale in Europa?

Tra i Paesi che hanno messo al bando ogni forma di maternità surrogata ci sono Italia, Spagna, Francia e Germania. In Irlanda, Paesi Bassi, Belgio e Repubblica Ceca, gli accordi sono “nulli e inapplicabili”, il che significa che “non esiste alcuna legislazione che riconosca la maternità surrogata e quindi non c’è modo di trasferire la genitorialità ai genitori committenti”, come ha spiegato Families Through Surrogacy.

Nel Regno Unito, la maternità surrogata è legale per i cittadini britannici se altruistica, mentre il Portogallo consente la maternità surrogata altruistica anche alle coppie eterosessuali con esigenze mediche.

L’Ucraina e la Russia hanno le leggi più permissive in Europa sulla maternità surrogata, consentendo alle persone, compresi gli stranieri, di pagare una madre surrogata per portare avanti la gravidanza.

Il nodo del compenso

Come accennato, la regolamentazione della gestazione per altri cambia molto da Paese a Paese, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di prevedere un accordo contrattuale o un compenso economico.

Quest’ultimo aspetto è al centro del confronto politico e sociale sul tema che condanna chi ‘presta’ il suo utero per farne un vero e proprio business. Una soluzione potrebbe essere quella adottata da alcuni Paesi (come Paesi Bassi, Grecia, Canada) dove è vietato riconoscere un compenso per la maternità surrogata, ma solo un rimborso spese per coprire le spese mediche e l’assicurazione.

La Gpa che prevede un compenso economico è legale in alcuni Paesi, ma in nessun Paese europeo.

Negli Stati Uniti, per esempio, la gestazione per altri è legale solo in alcuni Stati federati e sono permesse anche forme commerciali. Le spese vanno dai 100 ai 150mila dollari e coprono i costi sanitari, quelli burocratici, la retribuzione delle agenzie che seguono la pratica e mettono in contatto le persone richiedenti con le donne gestanti o donatrici di ovuli. Il compenso per la donna può variare tra i 25mila e i 50mila dollari. Per evitare che la scelta non sia altruistica ma di business, alcuni Stati selezionano le donne che vogliono proporsi come gestanti, per esempio chiedendo un certo livello salariale o che abbiano già dei figli.

Un altro Paese in cui è permessa la gestazione con un compenso è l’Ucraina, una destinazione molto ambita visto che ha costi più contenuti rispetto agli Usa (circa 30-40mila euro). Si stima che i nati da Gpa in Ucraina siano circa 2mila all’anno. In Ucraina la Gpa è permessa anche ai cittadini stranieri, ma solo a coppie eterosessuali e sposate. Il compenso della donna gestante equivale a circa 10mila euro, che rapportato al costo della vita (pre guerra) equivale a circa 20 mila euro.

Sul certificato di nascita i genitori riconosciuti sono quelli che hanno chiesto la Gpa, senza che sia necessaria la procedura d’adozione, richiesta invece da altri Paesi.

Perché è sbagliato dire che la gestazione per altri è un reato universale

Come dicevamo in apertura, parlare di reato universale non è proprio corretto. Il motivo è semplice: non esistono i reati universali, ma esistono i reati perseguiti dalla giurisdizione universale.

Il principio della giurisdizione universale è un’eccezione alla regola della giurisdizione nazionale e si basa sull’idea che alcune azioni siano così gravi da dove essere perseguite dai tribunali di tutto il mondo, indipendentemente da dove sono stati commessi i crimini a cui si riferiscono.
Sono reati secondo la giurisdizione universale: il genocidio, la tortura, i gravi crimini di guerra e i reati che rientrano nella categoria dei crimini contro l’umanità.

Invece, qualificare come ‘universale’ un reato, equivale a dire che tutti i Paesi del mondo riconosce quell’azione come reato. Il che, nel caso della maternità surrogata, è falso.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Isole Tremiti, la scuola riapre grazie a una maestra vicina...

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La scuola primaria e dell’infanzia delle Isole Tremiti ha ufficialmente riaperto per l’anno accademico 2024-25. Dopo essere stata chiusa per oltre 10 anni, il vicesindaco Luciano Cafiero aveva annunciato con orgoglio la partenza di un percorso sperimentale per i bambini tremitesi, rispondendo alle richieste delle famiglie per evitare lo spopolamento dell’arcipelago.

La scuola accoglie i bambini dai 3 ai 10 anni e a fargli da maestra c’è una docente che sarebbe dovuta andare quasi in pensione.

Chi è la maestra della primaria alle Isole Tremiti

Ama insegnare a ama i bambini. Ecco perché Michela Liuzzi, 64 anni, ha deciso di accettare il posto che nessun altro aveva accettato. Una maestra quasi in pensione che non si è tirata indietro rispetto alla vocazione di crescere quei pochi studenti delle elementari delle Isole Tremiti.

La carenza di docenti rischiava anche quest’anno di prolungare la mancanza di un presidio scolastico sul territorio. La scelta coraggiosa della maestra Michela Liuzzi ha consentito alla scuola elementare di riaprire i battenti. Due colleghe prima di lei avevano rifiutato il posto.

La scuola, dipendente dall’istituto comprensivo Rodi Garganico, era chiusa dal 2003 per mancanza di alunni e personale scolastico. Nonostante il raggiungimento del numero minimo di studenti per poter riaprire, anche l’anno accademico 2024-2025 era a rischio. A pesare era la mancanza di docenti. L’arrivo della maestra Michela, accolto con fervore dai genitori del posto, è visto come una benedizione perché l’alternativa era lasciare le Tremiti e trasferirsi sulla terraferma per consentire ai propri figli un’educazione scolastica.

“Sono tanto felice di essere qui alle Tremiti – ha raccontato la maestra raggiunta dal Corriere della Sera –. Ho ricevuto un’accoglienza meravigliosa dalle famiglie dei miei alunni. Sono consapevole che non sarà facile, anche perché ad un soffio dalla pensione, con tanti comuni presenti in provincia di Foggia, l’arcipelago delle Tremiti mi terrà più spesso lontana da casa. Ma ho accettato questa nuova sfida perché amo insegnare e amo i bambini, tanto da essere anche catechista e volontaria in parrocchia ad Apricena”.

“Lo Stato non incentiva chi viene alle Isole Tremiti perché purtroppo è una zona un po’ disagiata – ha aggiunto lanciando una frecciatina al sistema scolastico –. Sono costretta a prendere casa, perché anche se stiamo a 50 chilometri di distanza in linea d’aria, non posso tornare a nuoto nella mia città. E i prezzi sono un po’ altini”.

Un inizio, quindi, non privo di difficoltà quello della maestra Liuzzi.

Crescere è più semplice se ti sentirai parte di una comunità che se pur piccola ha il dono dell’accoglienza e…

Pubblicato da Annalisa Lisci -Sindaco Isole Tremiti su Martedì 1 ottobre 2024

L’accoglienza alle Tremiti

“Per le nostre Isole domani è un grande giorno – ha scritto alla vigilia della riapertura il profilo social della Riserva Marina delle Tremiti –, il momento in cui tornare a pulsare e dare vigore al progetto didattico che vedrà protagonisti sette bambini non costretti a emigrare per andare a scuola, per fare loro un diritto sacrosanto. Grazie, maestra Michela: con noi ti troverai bene. Siamo gente semplice e ospitale, ti sentirai a casa, coinvolta e protagonista. Ti affidiamo i piccoli tremitesi, siamo sicuri che sono in buone mani”.

“Crescere è più semplice se ti sentirai parte di una comunità che se pur piccola ha il dono dell’accoglienza e dell’attenzione alla formazione del singolo e del gruppo – è il post di Annalisa Lisci, la sindaca delle Diomedee eletta lo scorso giugno –. Voi piccoli tremitesi siete il vero tesoro di Diomede, futuri guerrieri a protezione dei vostri scogli. Vi amiamo e vi accompagneremo festosi e attenti nella vostra crescita di cittadini fieri e capaci”.

Negli ultimi dieci anni, in Italia hanno chiuso oltre 2.600 scuole a causa della carenza di alunni, principalmente nel segmento delle scuole dell’infanzia e primarie. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel Sud Italia e nelle aree interne. Inoltre, si prevede che nei prossimi cinque anni chiuderanno altre 1.200 scuole.

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Spermatozoi danneggiati raddoppiano il rischio di...

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Un recente studio condotto presso l’Università di Lund in Svezia ha portato alla luce importanti implicazioni riguardanti la salute riproduttiva maschile e femminile. I risultati, pubblicati nella rivista Fertility and Sterility, indicano che spermatozoi con un indice elevato di danno al Dna possono raddoppiare il rischio di sviluppare preeclampsia, una complicazione grave durante la gravidanza, con un’incidenza del 10,9% nei casi di spermatozoi compromessi, rispetto al 5,3% per quelli di qualità superiore.

Sperma e gravidanza

Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato un campione di 850 coppie che hanno intrapreso trattamenti di fecondazione in vitro (Fivet) presso il Centro di Medicina Riproduttiva dell’Università di Lund. La metodologia si è articolata nelle seguenti fasi:

Selezione dei partecipanti: Sono state incluse coppie che soddisfacevano criteri specifici, come l’assenza di gravidanze precedenti, una concentrazione di spermatozoi superiore a 1 milione/millilitro e un’età delle donne inferiore ai 40 anni.
Raccolta dei campioni di spermatozoi: I campioni di spermatozoi sono stati raccolti tramite masturbazione nel giorno in cui sono stati eseguiti i trattamenti in vitro. Una porzione dei campioni è stata conservata per l’analisi del danno al Dna.
Analisi del danno: Il test per la frammentazione del Dna dello sperma è stato condotto utilizzando la “struttura della cromatina dello sperma”, un metodo che misura l’integrità del Dna all’interno degli spermatozoi. Gli spermatozoi con un indice di frammentazione superiore al 20% sono stati considerati a rischio elevato.
Monitoraggio delle gravidezze: Le gravidanze sono state monitorate e registrate, con particolare attenzione all’insorgenza di preeclampsia e di altre complicazioni. Le diagnosi di preeclampsia, caratterizzata da ipertensione, sono state confermate utilizzando codici della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD).
Analisi: I dati sono stati analizzati statisticamente per determinare l’associazione tra i livelli di danno al Dna dello sperma e le complicazioni della gravidanza, inclusa la preeclampsia. Sono stati utilizzati modelli di regressione logistica per calcolare il rischio relativo di sviluppare complicazioni in base ai diversi livelli di danno.

“Rischi in gravidanza”

La dottoressa Amelie Stenqvist, principale autrice dello studio, ha dichiarato: “Questi risultati evidenziano l’importanza della qualità dello sperma non solo per la fertilità, ma anche per la salute della madre e del neonato. La comprensione dei meccanismi sottostanti è cruciale per sviluppare strategie preventive adeguate.”

Il professor Aleksander Giwercman, esperto di medicina riproduttiva, ha aggiunto: “L’identificazione di rischi legati al danno al Dna negli spermatozoi è fondamentale per migliorare gli esiti delle gravidanze, nella fecondazione in vitro”.

Implicazioni per la salute materna e neonatale

I risultati suggeriscono che un elevato livello di danno al Dna negli spermatozoi non solo è associato a preeclampsia, ma potrebbe anche contribuire a un incremento del rischio di parto prematuro. Questi risultati evidenziano la necessità di una maggiore attenzione alla salute riproduttiva maschile nella pianificazione familiare.

In sintesi, questo studio rappresenta un passo significativo nella comprensione della salute riproduttiva e delle sue implicazioni. “È auspicabile che ulteriori ricerche confermino questi risultati e promuovano pratiche di screening più efficaci, con l’obiettivo di migliorare la salute materna e neonatale”, hanno concluso i ricercatori.

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