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Salvini all'aula bunker

L'appuntamento è per le ore 10 davanti al Teatro Politeama, in pieno centro a Palermo. Ministri, deputati, senatori, parlamentari regionali e semplici simpatizzanti leghisti, si ritroveranno in piazza Castelnuovo "per esprimere solidarietà" al ministro Matteo Salvini, sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. In quegli stessi momenti inizierà, all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, alla periferia della città, l'arringa difensiva dell'avvocata Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia. Sarà presente anche l'imputato. La legale replicherà, come si apprende, alle accuse della procura di Palermo, che nella scorsa udienza, al termine della requisitoria, ha chiesto sei anni di carcere per il vicepremier.

I magistrati della Procura di Palermo non hanno dubbi. Vietando lo sbarco di 147 migranti dalla nave della ong spagnola Open Arms, nell'estate del 2019, il vicepremier Matteo Salvini, che allora era ministro dell'Interno, con il suo no attuò "un sequestro di persona". Da qui l'accusa per il ministro. Che avrebbe agito "in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche "abusando dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza". Il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella durante la requisitoria, durata sette ore, ha ricordato più volte i 147 migranti parte offesa del processo. "I diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini", ha detto il procuratore aggiunto parafrasando le parole spesso ripetute dall'imputato.

"Il dibattimento ha dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 il ministro Salvini avesse l'obbligo di fornire Pos, e il diniego avvenne in totale spregio delle regole", ha detto l'accusa. "Il diniego volontario e consapevole" di Matteo Salvini a concedere il porto ai migranti sulla Open Arms "ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna apprezzabile ragione". Non solo. "In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere nella parte giusta. La maggior parte è irreperibile e non vuole dire che siano criminali, ma significa essere senza casa e senza mezzi", ha ribadito Sabella. Che ha poi parlato di un "iter criminoso" "non concedere il porto sicuro ai migranti”.

I pm 'Non si può invocare la difesa dei confini senza tutelare vite umane'

"Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare", ha detto Sabella in requisitoria lo scorso 14 settembre, sottolineando: "In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare". L'accusa è rappresentata oltre che dal Procuratore aggiunto anche dai pm Geri Ferrara (oggi alla procura europea) e da Giorgia Righi. "Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L'allora ministro dell'interno (Matteo Salvini ndr.) ha ritenuto di potere squilibrare l'unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri", ha detto ancora il procuratore aggiunto di Palermo all'inizio della sua requisitoria.

"La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso". Sono state, invece, le parole del pm Geri Ferrara. Che nel corso del suo intervento ha parlato del funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare.

"In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere fortunati - ha poi spiegato Sabella -. La maggior parte di loro è irreperibile, e non vuole dire essere criminale o fuggitivo. Ma significa essere senza casa e senza mezzi. L'assenza fisica, come il fatto di considerarli un insieme di migranti o peggio di clandestini, potrebbe non fare percepire il disvalore del fatto. Leggeremo, una ad una, i nomi di queste persone per ricordarle nella loro individualità, perché è anche per ciascuna di queste persone che ci accingiamo a chiedere la condanna dell'imputato, oltre che per difendere i confini. I confini del diritto.... Per questi motivi chiediamo di condannare l'imputato alla pena si anni sei di reclusione oltre alle pene accessorie".

'Dall'accusa tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà'

Parole respinte dalla difesa di Salvini. "Dai pm è stato tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà", ha detto al termine della requisitoria, l'avvocata Giulia Bongiorno. "E' stato detto in requisitoria che le decisioni di ritardare lo sbarco dopo le redistribuzione era esclusivamente di Salvini ma così non è, perché se andate a vedere le dichiarazioni pubbliche di altri ministri, tutti rivendicavano orgogliosamente i respingimenti", ha aggiunto Bongiorno lo scorso 14 settembre.

Per Bongiorno è stata "una requisitoria un po' contraddittoria, perché la premessa è 'non stiamo processando il governo' poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis 'è in contrasto con la Costituzione' e che 'non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare'. E che 'il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali'. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi , non c'è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c'è una linea politica". Domani toccherà dunque alla difesa. In attesa delle repliche di accusa e difesa e della sentenza che sarà emessa tra fine ottobre e novembre. (di Elvira Terranova)

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cronaca

Farmaci, Osservatorio Nomisma: “Misure urgenti per...

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'Su payback, prezzi ex factory e gare ospedaliere per comparto che dal 2012 ha garantito 6,250 mld di minore spesa al Ssn. Attenti al take for granted'

Stefano Collatina, presidente di Egualia

Eliminare il payback sui farmaci rimborsati o acquistati in gara dal Servizio sanitario nazionale, regolare il livello dei prezzi introducendo parametri di adeguamento all'incremento esponenziale dei costi di produzione, rivedere i criteri delle gare ospedaliere, concentrati prevalentemente sul meccanismo del massimo ribasso, prevedere un meccanismo di adeguamento dei prezzi ex factory dei farmaci a più basso costo e incentivare le imprese che adottano processi produttivi innovativi e tecnologie sostenibili, attraverso modelli multi aggiudicatario. E ancora: supportare la messa a terra della riforma farmaceutica europea e delle indicazioni contenute nel rapporto Draghi per la Commissione Ue, che pongono in primo piano, a pari merito, sia il rafforzamento dell'attività di R&S sia il rafforzamento delle catene di fornitura farmaceutica, a partire dai prodotti fuori brevetto. "Senza l'adozione di queste misure, la funzione di bene pubblico dei medicinali equivalenti rischia di andare persa per sempre". A sostenerlo e ad accendere i riflettori sul rischio del "take for granted" sul comparto è l'edizione 2024 dell'Osservatorio Nomisma sul 'Sistema dei farmaci equivalenti in Italia', presentata oggi a Roma, presso l'Ara Pacis, con la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale, del panorama industriale e degli operatori del mondo sanitario.

I dati - illustrati da Lucio Poma, chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dell'Osservatorio sull'industria dei farmaci equivalenti nel nostro Paese - disegnano un sistema produttivo dei farmaci equivalenti in grandissima sofferenza tra pressione dei costi di produzione, oneri regolatori, prezzi ex factory bloccati e gare al massimo ribasso. Fattori che hanno determinato, specie negli ultimi anni, una pesante erosione di margini di profitto già esigui. Il tutto in un quadro di progressiva regressione della concorrenza nel settore farmaceutico.

Questi i principali trend fotografati dall'Osservatorio. 1. Prezzi energia e materie prime: l'analisi dei bilanci economici delle aziende del 2023 denuncia un aumento medio del 19% del costo delle materie prime rispetto al 2022. Nel quinquennio l'aumento è stato dell'86%; 2. Prezzi dei materiali di confezionamento: tra il 2019 e il 2023 l'alluminio è aumentato del 27%, il vetro del 24%, carta e plastica, rispettivamente, del 19% e del 3%. Voci che complessivamente pesano per il 20% sui costi di produzione aziendali; 3. Oneri regolatori: le spese sostenute per registrazione e autorizzazione alla vendita tra il 2016 e il 2023 sono aumentate del 26%; 4. Payback: per i farmaci fuori brevetto i tributi di ripiano nei prossimi anni impatteranno tra i 15% e il 18% del fatturato.

E ancora: 5. Diminuzione della concorrenza: secondo Unioncamere negli ultimi 3 anni il numero di produttori farmaceutici nel nostro Paese è diminuito del 10%, con circa 70 aziende coinvolte in processi di chiusura o fusione; 6. Carenza di farmaci: secondo Aifa nel periodo 2018-2024 il numero di farmaci a rischio carenza è passato da poco più di 1.600 a oltre 3.700. Per quasi 8 farmaci a rischio su 10 esiste un corrispettivo equivalente, un dato che conferma l'impensabilità di un sistema farmaceutico privo dei medicinali equivalenti; 7. Mercato Ue e cronicità: gli originator spesso non trovano economicamente vantaggioso produrre farmaci per trattare malattie meno redditizie, anche per questo equivalenti e biosimilari sono sempre più essenziali per la cura delle patologie croniche complesse; 8. L'effetto sulla spesa Ssn: relativamente ai soli farmaci di classe A, ipotizzando che tutte le confezioni di farmaci equivalenti dispensate nel 2023 fossero state vendute ai prezzi dei brand off patent, la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. Dal 2012 ad oggi la cifra avrebbe raggiunto quota 6,250 miliardi di euro.

"Tutte le problematiche preesistenti del comparto si sono ulteriormente esacerbate, rendendo il quadro complessivo decisamente più allarmante - afferma Poma - Ci siamo chiesti cosa accadrebbe se i farmaci equivalenti scomparissero del tutto. Un indebolimento del sistema si tradurrebbe nell'aumento esponenziale del fenomeno delle carenze di farmaci, nella mancata accessibilità ai medicinali da parte delle classi meno abbienti, nell'impossibilità di sostenere le cure di talune malattie croniche, nella riduzione della concorrenza, della biodiversità della produzione e dei principi attivi utilizzati. Il nostro tranquillo e rassicurante 'take for granted' non sarebbe più garantito".

"Per le nostre aziende la prima vera sfida da vincere è quella della sostenibilità industriale: in quest'ottica è indispensabile che venga ripreso il confronto sulla governance farmaceutica, che è prioritaria e chiediamo che in questo ragionamento sia considerata centrale la sostenibilità di tutti i farmaci a basso costo di uso consolidato - commenta il presidente di Egualia, Stefano Collatina - Stiamo toccando con mano ogni giorno nelle farmacie e negli ospedali cosa significa non trovare farmaci che diamo per scontati: dobbiamo invertire la rotta, già in questa legge di Bilancio. Ci sono misure di sistema che possono essere introdotte senza impatto di spesa pubblica, come stabilire che le procedure di gara si svolgano per accordo quadro, e misure che opportunamente programmate posso essere gestibili in termini di impatto economico". Conclude Collatina: "Torniamo a chiedere che il Governo si impegni nel sostegno alle imprese con solide politiche industriali che agevolino investimenti produttivi locali e che garantiscano maggiore indipendenza strategica nell'approvvigionamento di farmaci e principi attivi per l'Italia, puntando al coordinamento di tutte le misure da mettere in campo".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Cronaca

Salire le scale? Meglio a tappe che d’un fiato, si...

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Stando a uno studio dell'università Statale di Milano, muoversi per poco aumenta il dispendio di energie. Anche una breve passeggiata fa bene alla salute

Salire le scale? Meglio a tappe che d'un fiato, si consuma di più secondo la scienza

D'un fiato o a tappe? Anche il modo di salire le scale o fare una passeggiata può avere effetti diversi. Un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano ha scoperto che fare pause mentre si cammina può aumentare notevolmente il dispendio energetico rispetto a farlo in modo continuo. L'esperimento, pubblicato sulla rivista 'Proceedings of the Royal Society', ha dimostrato che camminare o salire le scale in brevi sessioni di 10-30 secondi fa consumare energia dal 20 al 60% in più che percorrere la stessa distanza senza pause. Questo significa anche che alzarsi dalla sedia per fare qualche passo ogni tanto o scegliere di prendere le scale può innalzare notevolmente il nostro consumo energetico giornaliero.

Insomma: quando le persone camminano per 10 o 30 secondi, hanno bisogno di molta più energia chimica per percorrere ciascun metro rispetto a quanta ne serva se si cammina per durate maggiori. La scoperta è frutto di due esperimenti effettuati dal gruppo di ricercatori dall'ateneo milanese, di cui si dà conto nello studio appena pubblicato, il cui primo firmatario è Francesco Luciano, ricercatore presso il Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti che ha lavorato insieme a Luca Ruggiero, Alberto E. Minetti e Gaspare Pavei.

Nel primo esperimento, è stato chiesto a 10 persone di sedersi per 3 minuti e poi, al momento indicato dai ricercatori, iniziare a camminare su un tapis roulant progettato per simulare la salita delle scale. La durata del cammino poteva variare tra 10 secondi, 30 secondi, 60 secondi, 90 secondi o 4 minuti. Ciascun partecipante ha camminato in tutte e 5 le condizioni, in ordine casuale. Al termine di ciascun episodio, al partecipante veniva chiesto di rimanere seduto per 7 minuti. Nel secondo esperimento, 10 persone hanno ripetuto le sessioni di camminata, ma su un tapis roulant normale.

Durante gli esperimenti è stato utilizzato uno strumento chiamato metabolimetro, che consente di misurare il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica sia durante il riposo che durante il cammino. Si è così analizzato il volume totale di ossigeno consumato per ogni camminata.

"Quando si inizia a camminare dopo essere stati seduti, il consumo di ossigeno aumenta nel tempo, fino a raggiungere un valore stabile dopo alcuni minuti. Utilizzando il metabolimetro, abbiamo anche studiato quanto velocemente il consumo di ossigeno aumentava nei partecipanti, misurazione che ci ha permesso di calcolare quanta energia chimica è stata utilizzata da ognuno per ciascun metro percorso (analogamente a come, per le automobili, si calcola quanti litri di carburante vengono consumati per chilometro)", spiega Luciano. E' stato inoltre riscontrato che, durante questi brevi episodi di cammino, l'energia chimica è convertita in lavoro meccanico muscolare in modo meno efficiente. Questo vuol dire che, per generare lo stesso movimento, i muscoli richiedono più energia chimica.

"I risultati di questo studio hanno implicazioni anche nel campo della biologia animale, poiché aiutano a quantificare il consumo energetico di molte specie che si muovono in modo intermittente. In ogni caso, muoversi per poco può significare spendere molto", conclude Luciano.

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Cronaca

Il complice, la serranda, le forbiciate del titolare: come...

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Cosa è successo nel bar di viale Giovanni de Cermenate, la prima ricostruzione

La serranda del bar di Milano - Adnkronos

L'uomo di 37 anni, ucciso a Milano nel corso di una rapina di Gratta e Vinci, sarebbe giunto al bar di viale Giovanni de Cermenate insieme a un complice a bordo di un motorino rubato. Ma cosa è successo e come è morto l'uomo? La prima ricostruzione dei fatti.

La serranda, lo scontro, le forbiciate: la ricostruzione

L'uomo si sarebbe introdotto nell'esercizio pubblico forzando la serranda. Una volta entrati, è scattato l'allarme, che ha allertato il proprietario dell'esercizio, un cittadino di nazionalità cinese, che è subito sceso in strada con i familiari.

Ne è nato un violento confronto tra il proprietario del bar e i due uomini. Il conflitto è iniziato all'interno del locale ed è poi proseguito all'esterno, dove il 37enne sarebbe stato colpito con un'arma da taglio, verosimilmente delle forbici. Il complice, nel frattempo, è riuscito a fuggire, e le forze dell'ordine sono ora impegnate nelle indagini per rintracciarlo.

L’uomo deceduto era già noto alle autorità per precedenti penali: lo scorso settembre era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, mentre a ottobre era stato trovato in possesso di armi da taglio e sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il titolare del bar è attualmente sotto esame da parte dell’autorità giudiziaria per chiarire i dettagli della vicenda e verificare la sussistenza dei presupposti della legittima difesa.

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