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Nordcorea contro Seul, Corea del Sud diventa ‘Stato ostile’ per Costituzione

La revisione approvata dal Parlamento di Pyongyang

Confine nordcorano - Afp

La Corea del Nord ha definito ufficialmente la Corea del Sud come ''uno stato ostile''. La definizione è contenuta nella Costituzione dopo la revisione approvata dal Parlamento di Pyongyang, come spiega l'agenzia di stampa Kcna.

Alla fine del 2023 il leader nordcoreano Kim Jong Un aveva proposto per la prima volta che la Corea del Sud venisse definita come i nemico principale del Paese nella costituzione. Formalmente, le due nazioni restano in stato di guerra dato che nel 1953 fu firmato un armistizio, e non un trattato di pace, tra Seul e Pyongyang.

Nuovo esercito per Kim, 1,4 milioni si arruolano in 24 ore

Intanto arriva un nuovo esercito per Kim Jong Un. Le tensioni con la Corea del Sud provocano un effetto immediato in Corea del Nord e, nel giro di poche ore, oltre 1,4 milioni di giovani nordcoreani hanno chiesto di arruolarsi o di rientrare nell'esercito, motivati a reagire alle "provocazioni" di Seul, accusata di aver lanciato droni con messaggi propagandistici su Pyongyang negli scorsi giorni.

"La Repubblica Popolare di Corea (Rpdc) è piena di volontà di annientare la feccia della Repubblica di Corea che ha violato la sua sacra sovranità e sicurezza", si legge nell'articolo. "Se scoppia una guerra, la Repubblica di Corea sarà cancellata dalla carta geografica -afferma la Korean Central News Agency, (Kcna), agenzia ufficiale del Paese- Poiché vuole una guerra, siamo disposti a porre fine alla sua esistenza. I giovani dal sangue caldo sono determinati a partecipare alla guerra sacra per distruggere il nemico con le armi della rivoluzione".

Più di 1,4 milioni di funzionari delle leghe giovanili e di giovani e studenti in tutto il Paese si sono offerti volontari per unirsi o arruolarsi nell'esercito il 14 e 15 ottobre, ha informato la KCNA, a seguito del presunto sorvolo di droni propagandistici sudcoreani sui cieli di Pyongyang.

La Corea del Nord ha definito l'incidente del drone "una grave provocazione che viola la sua sovranità", additando Seul come diretta responsabile. Sebbene dalla 'Casa Blu' abbiano negato qualsiasi coinvolgimento, Pyongyang ha scelto di inviare subito un segnale molto forte, facendo saltare in aria frazioni del versante nord delle linee di Gyeongui e Donghae, le strade che attraversano il confine.

L'attività militare della Corea del Nord è sotto i riflettori anche per la collaborazione con la Russia, dopo l'accordo siglato a giugno tra Kim e Vladimir Putin. La Nato, attraverso le parole del segretario generale Mark Rutte, ha chiarito che non dispone di prove inconfutabili relative all'impiego di soldati nordcoreani nella guerra in Ucraina. Kiev, d'altra parte, si è esposta da tempo facendo riferimento ad un contributo di Pyongyang ben al di là della fornitura di armi.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Migranti, Meloni illustra il piano Albania a 11 leader Ue

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Il dossier migratorio sul tavolo della riunione informale a Bruxelles: "Mantenere stretto raccordo"

La riunione informale a Bruxelles

A Bruxelles l’incontro informale sul dossier migratorio, promosso dall’Italia insieme a Danimarca e Paesi Bassi, con gli Stati più interessati al tema, in particolare alle soluzioni "innovative" in materia.

Partecipano anche, informano fonti italiane, Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Slovacchia e Commissione Europea. La riunione si è tenuta nei locali della delegazione italiana nell’Europa Building, prima dell’inizio dei lavori del Consiglio Europeo. Obiettivo dell’incontro, coordinare le reciproche posizioni in vista della discussione strategica prevista tra i leader e approfondire i diversi filoni di lavori su cui puntare per rafforzare e rendere più efficace la politica migratoria dell’Unione Europea.

Meloni illustra il piano Albania ai leader

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme ai primi ministri danese, Mette Friedriksen, e olandese, Dick Schoof, ha promosso la riunione informale. In particolare, informa Palazzo Chigi, la Presidente Ursula von der Leyen ha illustrato i principali filoni di lavoro indicati nella Lettera sulla migrazione dello scorso lunedì, incluso in tema di "soluzioni innovative".

Meloni ha presentato l’intesa Italia-Albania, all’indomani dell’arrivo dei primi migranti irregolari nel porto di Shengjin, sottolineandone il ruolo nell’azione di contrasto ai trafficanti di esseri umani. La discussione tra Leader si è concentrata sul concetto di Paese terzo sicuro in vista dell’attuazione delle regole del nuovo Patto Migrazione e Asilo, sulla collaborazione lungo le rotte migratorie con UNHCR e IOM in tema di rimpatri volontari assistiti nonché sui “return hubs”. I leader presenti hanno dunque concordato di continuare a mantenere uno stretto raccordo operativo, anche in vista dei prossimi Consigli Europei, con l’obiettivo di rafforzare e rendere sempre più efficace la politica migratoria dell’Unione Europea.

La premier: "Vertice positivo"

"Insieme al Primo Ministro di Danimarca Mette Frederiksen, e dei Paesi Bassi Dick Schoof ho ospitato un incontro per parlare di contrasto dei flussi migratori irregolari e in particolare di soluzioni innovative, in vista del Consiglio Europeo di oggi a Bruxelles. Un incontro molto positivo con chiari obiettivi comuni: prevenire l'immigrazione irregolare, combattere il traffico di esseri umani e rendere più efficace la politica europea dei ritorni. Ringrazio la Presidente Ursula von der Leyen e i leader di Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria per aver partecipato con spirito concreto e costruttivo”. Così su X la premier Giorgia Meloni.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Ucraina-Russia, Zelensky oggi a Bruxelles: “Nostro...

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Il presidente ucraino oggi al Consiglio Europeo: "Piano per la vittoria è indipendente da Mosca. Ora arriva inverno pericoloso"

Zelensky e Michel oggi a Bruxelles - Afp

"Per me è molto importante condividere il nostro piano per la vittoria con i leader che ci hanno aiutati fin dall'inizio di questa guerra. Il nostro piano è rafforzare l'Ucraina, essere forti e pronti alla diplomazia. E' una gran cosa, credo, il fatto che questo piano non dipende dalla Russia, ma solo dalla volontà dei nostri partner". Lo dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles.

In Ucraina "sta arrivando l'inverno, e per noi l'inverno è sempre pericoloso. Dobbiamo prepararci e fare i nostri compiti a casa, ma ci servono alcune cose urgenti. Non voglio scendere in ulteriori dettagli, ma è il motivo per cui sono qui" a Bruxelles, dice ancora il presidente ucrain.

"Sono qui per parlare di questi 35 miliardi di euro" nell'ambito del piano del G7 da 50 miliardi di dollari, "per trovare il meccanismo per ottenere questi soldi il prima possibile. Nei lunghi mesi senza aiuti militari, la nostra produzione interna di droni e sistemi di guerra elettronica ci ha aiutato molto. Abbiamo bisogno di questi soldi" garantiti dai proventi straordinari derivanti "dagli asset russi per la nostra produzione interna, il prima possibile", ha detto ancora.

Borrell: "Piano importante, sostenere Kiev"

Nel Consiglio Europeo oggi "avremo il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che spiegherà il suo piano per la vittoria. Per noi, dal punto di vista pratico, il piano per la vittoria è importante. Dobbiamo creare il collegamento tra il piano per la vittoria e il piano per la pace. Per vincere la guerra e vincere la pace, entrambe le cose devono andare insieme. Ecco perché dobbiamo sostenere l’Ucraina, non solo dal punto di vista militare, ma anche dal punto di vista civile, affinché il Paese continui a funzionare", ha detto l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles.

E ancora: "Nessun Paese può funzionare senza elettricità. Il 70% della capacità di produzione di energia elettrica è stata distrutta. Abbiamo fornito nuovi generatori, ma i nuovi generatori verranno distrutti il giorno successivo. Dobbiamo fermare il ciclo 'loro distruggono, noi ripariamo'. Questo significa più supporto aereo. Significa maggiore capacità di supporto aereo, per evitare che il sistema elettrico venga completamente distrutto".

"Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina - ha aggiunto - in modo più forte e più rapido. Questa è una guerra esistenziale. La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per l’Europa e spero che gli Stati membri continuino a sostenere l’Ucraina. Da parte mia, continuiamo con la missione di formazione, la Missione di assistenza militare dell’Ue a sostegno dell’Ucraina. Spero che, prima della fine del mio mandato, si otterrà un accordo per sbloccare i pagamenti del Fondo europeo per la pace e fornire maggiore sostegno militare all’Ucraina".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Crosetto: “Israele rispetti le basi Unifil, rischio...

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L'appello del ministro della Difesa nell'informativa al Senato: "Netanyahu ci aiuti a rafforzare l'Unifil. A Gaza e Libano vittime sono soprattutto civili inermi"

Il ministro Guido Crosetto - Agenzia Fotogramma / Ipa

Dopo il nuovo attacco israeliano alle postazioni Unifili in Libano, il ministro della Difesa Guido Crosetto fa il punto nell'informativa al Senato sui recenti spari contro le sedi della missione. "L'Italia lo ha ribadito più volte: riconosciamo il diritto di Israele a difendersi ma con la stessa forza chiediamo che si attenga alle regole del diritto internazionale e che rispetti le basi Unifil. È in atto una crisi gravissima caratterizzata dal superamento progressivo di diverse linee rosse nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale", le parole di Crosetto. "Oggi purtroppo - ha continuato il ministro - assistiamo al sistematico ricorso alle armi a Gaza e in Libano e le vittime sono soprattutto civili inermi, già duramente provati dalla pioggia di missili, droni, bombe utilizzati da ambo le parti".

Il ministro ha poi spiegato che c'è la massima attenzione gli italiani in Libano. "Come Difesa, - ha chiarito - siamo ovviamente pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, siamo in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale e dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso sono stati già preallertati assetti aerei e navali per tale scopo, e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo. Sono state adottate tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e sono pronti per essere attuati, se necessario".

"Israele deve comprendere che soldati Unifil non lavorano per una delle parti"

In Senato Guido Crosetto manda un appello a Netanyahu: "A Israele diciamo con la schiettezza come si fa tra amici 'aiutateci a rafforzare gli Unifil e le forze armate libanesi per poter svolgere il loro mandato e poter fare in modo pacifico ciò che voi avete iniziato a fare adesso con le armi'. La missione Unifil in Libano non solo va rafforzata ma supportata e allo stesso tempo vanno rafforzate e rese credibili le forze armate libanesi".

"Israele deve comprendere che questi soldati non lavorano per una delle parti, ma sono lì per aiutare a mantenere la pace e promuovere la stabilità regionale. L’imparzialità dei caschi blu è e deve rimanere uno dei pilastri di Unifil. Ecco perché le Nazioni Unite non possono accettare di prendere ordini da una delle parti", ha ribadito Crosetto, sottolineando che "la priorità, mia e di tutto il Governo, rimane la sicurezza e tutela dei nostri militari, del contingente italiano Unifil".

"Ad oggi, - ha detto il ministro - la nostra presenza nell’area è significativa, dal momento che contribuiamo con oltre 1.000 militari a Unifil e con circa venti unità impegnate a Beirut nella missione bilaterale italiana in Libano, conosciuta come Mibil. Il contingente della missione bilaterale è stato recentemente ridotto per motivi di sicurezza, ma ci aspettiamo che possa tornare a operare a pieno regime non appena le condizioni lo permetteranno. Nel frattempo, sono state adottate tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e sono pronti per essere attuati, se necessario".

"Non è messa in discussione la nostra partecipazione a Unifil, che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite. La presenza dei soldati di Unifil può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I caschi blu - ha ribadito - possono fungere da fattore di pacificazione, necessario in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà ad essere determinante nella fase di stabilizzazione, quando, speriamo tutti presto, si abbasserà il livello di scontro".

Il rischio di un conflitto con l'intero Libano

Crosetto ha continuato: "Come Difesa, siamo ovviamente pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, siamo in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale e dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso sono stati già preallertati assetti aerei e navali per tale scopo, e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo. Ritengo che il Libano sia un tassello chiave per la stabilità di tutto il Medio Oriente. Dobbiamo continuare a garantire la nostra piena e costruttiva collaborazione a tutte le iniziative volte a favorire una de-escalation della situazione, ma Israele deve comprendere l’importanza di rispettare pienamente il Diritto Internazionale. In definitiva, l’obiettivo della nostra azione deve essere quello di stabilire un orizzonte condiviso e delineare un percorso comune per evitare che possa scatenarsi un conflitto su larga scala in Medio Oriente, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità di tutti".

''Un ulteriore aggravamento degli eventi sarebbe foriero di conseguenze drammatiche per tutti e genererebbe uno scenario che non avrebbe né vincitori né vinti con incalcolabili conseguenze per il Medio Oriente e per gli equilibri mondiali. Per questo - ha spiegato Crosetto - il governo continua a lavorare per una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, resta l'unica possibile. Lo fa con il viaggio oggi della presidente del Consiglio in Libano, con le iniziative del ministro degli Esteri Tajani, con una serie di viaggi e chiamate, contatti continui, quotidiani che io sto facendo''.

"Tra attacchi e contrattacchi, i due attori principali, Israele e Hezbollah, di cui il legame con l’Iran è evidente e palese, si muovono su un filo sottilissimo e, mai come ora, il rischio di un conflitto aperto, che coinvolgerebbe l’intero Libano, è diventato reale", ha detto il ministro nell'informativa per lui prioritaria, nonostante un impegno al vertice Nato a Bruxelles, eppure accolta in Senato da una partecipazione molto bassa.

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, nella sua informativa in Senato, ha sottolineato "l'impegno italiano a sostenere le Forze Armate Libanesi, affinché assumano un ruolo maggiore per la sicurezza e la stabilità del confine israelo-libanese e dell’intero Paese dei cedri. L’Italia ha sempre cercato di coinvolgere più nazioni europee, gli Stati Uniti ed altre Nazioni e i paesi arabi in un progetto di assistenza concreta e di sviluppo assistito delle Forze Armate Libanesi. L’impianto iniziale era quello di costituire un fondo internazionale per reclutare, formare, addestrare, equipaggiare le forze armate libanesi. In questo senso, organizzeremo a breve una 'conferenza dei donatori', necessaria a reperire i fondi per finanziare tali progetti. L’obiettivo è collaborare con i vertici della Difesa libanese per identificare programmi, attività e iniziative mirate a rafforzare le Forze Armate libanesi, permettendo loro di crescere in capacità operativa, credibilità e indipendenza, sottraendole all’influenza di Hezbollah".

"Con lo stesso spirito improntato a massimizzare le attività di Capacity Building - ricorda - stiamo attualmente valutando anche l’ipotesi dell’invio di 200 Carabinieri per formare le forze di polizia palestinesi a Gerico. Questa iniziativa risponde a una richiesta avanzata dal Segretario di Stato Usa, Blinken, nella considerazione che gli eventi in Palestina siano estremamente connessi a quanto accade nell’intera area medio-orientale. Tuttavia, la sua attuazione è subordinata a una condizione essenziale: la garanzia totale che le parti, tutte le parti coinvolte, accettino la presenza dei nostri militari".

"Da Israele gravissime violazioni del Diritto Internazionale"

"Le azioni israeliane contro le basi delle Nazioni Unite sono state rilevanti, e gravissime violazioni del Diritto Internazionale e non semplici errori o incidenti. Israele - ha continuato Crosetto - ha dichiarato di avere ripetutamente invitato Unifil a lasciare temporaneamente la zona prossima alla Blue Line e che ha chiesto all’Onu spostarsi più a nord, di circa 5 km, per evitare che la missione potesse divenire scudo involontario delle milizie di Hezbollah, che usano le loro posizioni avanzate per proteggersi. Unifil è una missione assai complessa, con un mandato di difficile implementazione, regole d’ingaggio inadeguate e forze non equipaggiate per l’attuale situazione del conflitto in essere, ma che lo erano già da tempo, come avevo più volte detto all’Onu. Questi presupposti hanno reso l’attuazione di quella risoluzione poco aderente alla situazione sul campo, diventata di fatto un conflitto tradizionale e aperto. Lo scollamento pratico tra la missione assegnata e la capacità d’implementarla rende, ora più che mai necessario ripensare e rinforzare Unifil, rendendola credibile ed efficace".

"Non è messa in discussione la nostra partecipazione a Unifil - ha ribadito Crosetto - che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite. La presenza dei soldati di Unifil può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I caschi blu possono fungere da fattore di pacificazione, necessario in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà ad essere determinante nella fase di stabilizzazione, quando, speriamo tutti presto, si abbasserà il livello di scontro".

"Con Israele si torni a dialogare di pace"

"Dobbiamo convincere Israele, - ha concluso Crosetto - un paese amico nonostante le sue condotte censurabili, affinché riprenda a essere un nostro interlocutore con il quale dialogare, anche in modo duro, ma con un spirito costruttivo, nell’interesse della pace e della stabilità. Solo così potremo rendere credibili ed efficaci gli sforzi della Comunità Internazionale nel Medio Oriente, isolare gli estremismi, contrastare le spinte alla disgregazione regionale e sostenere il percorso di normalizzazione nelle relazioni tra i Paesi della regione".

"La mia, la nostra, l’idea del Governo, da cui non recediamo, è quella di promuovere spazi di pace, rifiutando l’idea che quel territorio sia destinato a un conflitto permanente. Purtroppo, l’esperienza ci insegna che, quando una guerra si protrae senza soluzione, diventa poi difficile porvi fine. Un destino tragico cui né io, né voi, possiamo rassegnarci - ha detto anora il ministro - Per dirla con le parole dello scrittore Italo Calvino 'L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio'".

"Le crisi internazionali si risolvono dialogando. Non accettiamo che l'unico modo di risolverle sia la forza o il modo militare, significherebbe negare l'utilità di qualunque organizzazione sovranazionale e multilaterale e questo non lo faremo mai", ha detto tra gli applausi il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiudendo la sua informativa in Senato.

"L'esperienza ci dimostra di quanto sia lungo il tempo con cui poi riusciamo a marginare le ferie. Siamo in Kosovo da 25 anni - ha spiegato - la situazione non è minimamente paragonabile con le ferite che ci sono in Medio Oriente. Eppure, da 25 anni siamo in Kosovo e ancora oggi vediamo che quelle ferite non sono rimarginate. Dobbiamo abituarci ad affrontare le crisi internazionali che stiamo vivendo con quest'ottica: che non è quella delle cadenze elettorali, ma quella con cui si muove il mondo. Le ferite si rimarginano in decenni, devono cambiare le generazioni perché cambino i popoli. Ma questo non deve essere un ostacolo, deve essere un motivo per partire subito. Dobbiamo accelerare la fine della guerra, perché amplia le ferite, allontana di più i popoli. Per questo, parlando del Libano, è necessario che l'Onu non molli. Una rinuncia sarebbe peggio, metterebbe fine alla possibilità del mondo, delle organizzazioni sovranazionali, di intervenire nelle crisi regionali. Per questo è altrettanto fondamentale difendere Unifil".

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