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Roma, accoltella il fratello dopo una lite e resta a guardarlo: in carcere uomo con problemi psichici

L'uomo è in attesa della convalida del fermo. Il fratello soccorso dal 118 è stato operato d'urgenza al Policlinico Casilino, se la caverà in 25 giorni

Il carcere di Regina Coeli - Fotogramma

Al culmine di una lite, ha accoltellato il fratello alla schiena ed è rimasto a osservarlo. E' successo ieri pomeriggio, intorno alle 15, in largo Mengaroni, a Tor Bella Monaca. L'uomo, con problemi psichiatrici, è stato sottoposto a fermo dai carabinieri intervenuti sul posto.

Portato prima all'ospedale Tor Vergata per un consulto psichiatrico, e poi al carcere di Regina Coeli, è in attesa della convalida. Il fratello ferito è stato soccorso dal 118 e portato al Policlinico Casilino, in codice rosso, dove è stato operato. Se la caverà in 25 giorni. Dai primi accertamenti, la lite sarebbe nata in casa, per poi degenerare in strada.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Salute e Benessere

Salire scale meglio a tappe che d’un fiato, si...

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Salire scale meglio a tappe che d'un fiato, si consuma di più secondo la scienza

D'un fiato o a tappe? Anche il modo di salire le scale o fare una passeggiata può avere effetti diversi. Un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano ha scoperto che fare pause mentre si cammina può aumentare notevolmente il dispendio energetico rispetto a farlo in modo continuo. L'esperimento, pubblicato sulla rivista 'Proceedings of the Royal Society', ha dimostrato che camminare o salire le scale in brevi sessioni di 10-30 secondi fa consumare energia dal 20 al 60% in più che percorrere la stessa distanza senza pause. Questo significa anche che alzarsi dalla sedia per fare qualche passo ogni tanto o scegliere di prendere le scale può innalzare notevolmente il nostro consumo energetico giornaliero.

Insomma: quando le persone camminano per 10 o 30 secondi, hanno bisogno di molta più energia chimica per percorrere ciascun metro rispetto a quanta ne serva se si cammina per durate maggiori. La scoperta è frutto di due esperimenti effettuati dal gruppo di ricercatori dall'ateneo milanese, di cui si dà conto nello studio appena pubblicato, il cui primo firmatario è Francesco Luciano, ricercatore presso il Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti che ha lavorato insieme a Luca Ruggiero, Alberto E. Minetti e Gaspare Pavei.

Nel primo esperimento, è stato chiesto a 10 persone di sedersi per 3 minuti e poi, al momento indicato dai ricercatori, iniziare a camminare su un tapis roulant progettato per simulare la salita delle scale. La durata del cammino poteva variare tra 10 secondi, 30 secondi, 60 secondi, 90 secondi o 4 minuti. Ciascun partecipante ha camminato in tutte e 5 le condizioni, in ordine casuale. Al termine di ciascun episodio, al partecipante veniva chiesto di rimanere seduto per 7 minuti. Nel secondo esperimento, 10 persone hanno ripetuto le sessioni di camminata, ma su un tapis roulant normale.

Per generare lo stesso movimento i muscoli richiedono più energia chimica

Durante gli esperimenti è stato utilizzato uno strumento chiamato metabolimetro, che consente di misurare il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica sia durante il riposo che durante il cammino. Si è così analizzato il volume totale di ossigeno consumato per ogni camminata.

"Quando si inizia a camminare dopo essere stati seduti, il consumo di ossigeno aumenta nel tempo, fino a raggiungere un valore stabile dopo alcuni minuti. Utilizzando il metabolimetro, abbiamo anche studiato quanto velocemente il consumo di ossigeno aumentava nei partecipanti, misurazione che ci ha permesso di calcolare quanta energia chimica è stata utilizzata da ognuno per ciascun metro percorso (analogamente a come, per le automobili, si calcola quanti litri di carburante vengono consumati per chilometro)", spiega Luciano. E' stato inoltre riscontrato che, durante questi brevi episodi di cammino, l'energia chimica è convertita in lavoro meccanico muscolare in modo meno efficiente. Questo vuol dire che, per generare lo stesso movimento, i muscoli richiedono più energia chimica.

"I risultati di questo studio hanno implicazioni anche nel campo della biologia animale, poiché aiutano a quantificare il consumo energetico di molte specie che si muovono in modo intermittente. In ogni caso, muoversi per poco può significare spendere molto", conclude Luciano.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Farmaci, Egualia: “Equivalenti essenziali per...

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Osservatorio Nomisma, 'ruolo cruciale nel mitigare carenze garantendo disponibilità di alternative per 80% medicinali a rischio'

Farmaci, Egualia:

In tema di acceso alle cure, i farmaci equivalenti non solo hanno abbassato i costi, ma hanno anche aumentato la produzione di terapie per malattie croniche e gravi. Gli equivalenti sono sempre più essenziali per la cura delle patologie croniche complesse: nel 2023 il 70% dei volumi dei farmaci oncologici e antidiabetici commercializzati in Europa sono medicinali equivalenti. E' quanto emerge dal report di Osservatorio Nomisma per Egualia 'Il sistema dei farmaci equivalenti in Italia 2024', presentato oggi a Roma.

Relativamente alle carenze, negli ultimi 5 anni la mancanza di farmaci è diventata un problema crescente, con l'Italia particolarmente colpita. Quasi il 10% dei farmaci mancanti - evidenzia il report - non ha alternative terapeutiche disponibili, evidenziando la necessità di soluzioni strutturali. I farmaci equivalenti giocano un ruolo cruciale nel mitigare tale criticità, garantendo la disponibilità di alternative per l'80% dei farmaci a rischio.

Le 45 imprese produttrici di farmaci equivalenti in Italia godono di buona salute: i loro ricavi medi sono saliti da 49 milioni di euro nel 2018 a 63 milioni di euro nel 2022, segnando una crescita del 29%. Parallelamente, l'occupazione media è aumentata, passando da 92 a 104 dipendenti. D'altro canto, le aziende produttrici di farmaci non equivalenti, pur vantando ricavi medi significativamente superiori rispetto alle prime, hanno sperimentato una crescita meno accentuata negli ultimi 5 anni. I loro ricavi medi, circa il doppio rispetto a quelli delle imprese di farmaci equivalenti, hanno registrato un incremento del 18%, inferiore di oltre 10 punti percentuali rispetto al tasso di crescita delle imprese produttrici di farmaci equivalenti. E' quanto emerge dal report di Osservatorio Nomisma per Egualia 'Il sistema dei farmaci equivalenti in Italia 2024', presentato oggi a Roma.

L'analisi dell'andamento del numero medio di dipendenti nelle aziende farmaceutiche che non producono farmaci equivalenti - si legge - non evidenzia alcun segnale di crescita. Al contrario, si osserva una lieve contrazione negli ultimi 2 anni: il numero medio di dipendenti per azienda è infatti diminuito, passando da 161 nel 2020 a 158 sia nel 2021 che nel 2022, segnando una tendenza lievemente negativa nel periodo considerato.

Dal 2009 al 2023, le vendite di farmaci equivalenti hanno registrato un aumento del 130% in termini di volumi e del 182% in termini di valore. Parallelamente, i farmaci ancora sotto brevetto hanno subito un drastico calo, con una riduzione delle vendite del 70% in termini di confezioni e del 69% a valore, determinando una perdita complessiva pari a 6,2 miliardi di euro.Queste dinamiche - si legge - hanno determinato una significativa ridefinizione delle quote di mercato: i farmaci coperti da brevetto, che nel 2009 rappresentavano il 49% delle confezioni vendute e il 70% delle vendite a valore, nel 2023 incidono solo per il 15% sui volumi complessivi e per il 28% sul valore totale delle vendite. Di conseguenza, i farmaci 'branded off patent' e gli equivalenti hanno visto un significativo aumento delle loro quote di mercato: i primi sono passati dal 38% al 53% in termini di volumi e dal 23% al 48% in valore; i secondi hanno incrementato il proprio peso dal 14% al 32% in volumi e dal 7% al 24% in valore.

Non è tutto: in relazione al solo segmento dei farmaci off patent - evidenzia il documento - si è osservata una progressiva erosione delle quote di mercato detenute dai farmaci di marca a favore dei farmaci equivalenti. Rispetto al 2009, la presenza degli equivalenti è cresciuta di 11 punti percentuali nei consumi a volumi e di 12 punti percentuali in valore. Tale fenomeno deriva, da una parte, dalle progressive scadenze brevettuali nel tempo e, dall'altra, dal fatto che i cittadini stiano mano mano riconoscendo i farmaci equivalenti come valida alternativa ai farmaci di marca non più coperti da brevetto.

Nonostante la diffusione dei farmaci equivalenti in Europa, in Italia il mercato degli equivalenti stenta ancora a ritagliarsi una significativa quota. La penetrazione degli equivalenti è spesso limitata sia da regolamentazioni meno favorevoli che da fattori culturali, come la percezione di qualità da parte dei pazienti e la preferenza per i farmaci di marca. Paradossalmente - si legge - il ricorso alle cure equivalenti risulta meno diffuso nelle aree con un reddito pro-capite mediamente più basso, continuando ad essere privilegiato al Nord (39,8%), rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%). Per acquistare farmaci 'brand off patent' - più costosi - invece che equivalenti, nel 2023 i cittadini italiani hanno versato di tasca propria oltre 1 miliardo di euro di differenziale di prezzo.E se i farmaci equivalenti scomparissero del tutto? Relativamente ai soli farmaci di classe A, ipotizzando che tutte le confezioni di farmaci equivalenti vendute nel 2023 lo fossero state ai prezzi dei brand off patent la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. Dal 2012 ad oggi la cifra avrebbe raggiunto quota 6,250 miliardi di euro.

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Salute e Benessere

Farmaci, Gemmato: “Su payback interventi Governo nel...

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"Occorre mitigare questa distorsione tutta italiana, una misura che risale a governi precedenti"

Marcello Gemmato - (Fotogramma)

"La spesa farmaceutica cuba il 15% del Fondo sanitario nazionale e auspicherei che questa percentuale fosse alzata perché abbiamo un'innovazione farmaceutica che offre straordinarie possibilità di cura e dobbiamo avere la possibilità di offrile a tutti coloro che ne hanno bisogno. Non è un caso che tutte le Regioni sforano il tetto di spesa legato alla farmaceutica: questo significa che evidentemente quel tetto è basso". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, intervendo alla presentazione dell'edizione 2024 dell'Osservatorio Nomisma 'Il Sistema dei farmaci equivalenti in Italia', oggi a Roma presso l'Ara Pacis.

Oltre ad aumentare la percentuale del Fsn destinata alla spesa farmaceutica, Gemmato ha evidenziato l'intenzione del Governo di intervenire, nel medio periodo, sul payback farmaceutico, il meccanismo di ripiano in base al quale, in caso di superamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera a livello nazionale, le aziende farmaceutiche debbano ripianare il 50% dell'eccedenza.

"Bisogna mitigare una distorsione, tutta italiana, come il payback - ha sottolineato - Una misura che risale a governi precedenti, che non abbiamo introdotto noi, ma a cui una risposta va data. Sono convinto che questo Governo, con la stabilità che sta dando al Paese, potrà da una soluzione nel medio periodo al payback farmaceutico andando incontro alle richieste delle imprese".

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