Tre figli, i tatuaggi e i precedenti per furto: chi era Eros Di Ronza
Il 37enne ucciso a Milano, dopo aver rubato dei Gratta e vinci da un bar in viale Giovanni da Cermenate
Lascia tre figli piccoli e una compagna, Eros Di Ronza, il 37enne ucciso all'alba di oggi in viale Giovanni da Cermenate, a Milano, dopo essere stato sorpreso a rubare dal locale dei Gratta e vinci. Un omicidio per cui sono stati arrestati il titolare 30enne del locale e suo zio di 49 anni. Al bar Di Ronza era arrivato, insieme a un complice, a bordo di uno scooter risultato rubato pochi giorni fa in via Brioschi a Milano.
Ultimo domicilio noto in via Millelire, in zona San Siro a Milano, Di Ronza viveva solo. La famiglia a qualche chilometro di distanza, in provincia di Monza e Brianza.
Diversi precedenti per reati contro il patrimonio, il 37enne - a quanto si apprende - a settembre era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale ed era indagato per possesso di arma da taglio, per un episodio risalente ad appena due settimane fa, lo scorso 3 ottobre. Nel 2017 era stato condannato per una tentata rapina a un negozio di abbigliamento. "Una cosa minimale e aveva già scontato la pena", racconta all'Adnkronos il legale che lo aveva assistito, Gaetano Giamboi, sottolineando che "se aveva avuto degli scivoloni penali, era stato per fatti davvero marginali" e che Di Ronza "non era inserito in alcun contesto criminale, aveva anche lavorato in passato".
Da collo e volto tatuati - come si vede dalle foto pubblicate sui social network - s'intravede una passione per la cultura giapponese: sulla guancia dominava il ritratto di una geisha, mentre un fiore di loto decorava la spalla. Sulla fronte, invece, campeggiava la scritta 'Odio'.
Cronaca
Baby Gang, 3 anni e 4 mesi al trapper: “Oggetti...
I disordini durante le riprese di un suo video
Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, è stato condannato a Milano - al termine del processo con rito abbreviato - a 3 anni e 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata per l'assembramento - organizzato per realizzare un video musicale - del 10 aprile del 2021 in zona a San Siro, poi sfociato in un lancio di oggetti contro la polizia. Secondo le indagini, il giovane trapper - che a breve inizierà un tour in giro per l'Europa - avrebbe partecipato alla realizzazione di un videoclip musicale di Amine Ez Zaaraoui, noto come Neima Ezza, oggi 'punito' con un anno e sei mesi di messa alla prova.
L'appello via social era stato raccolto, nonostante fosse un periodo di piena pandemia, da circa 300 giovani e giovanissimi, poi scappati in gran parte all'arrivo della polizia. A 'incastrare' Baby Gang sarebbe un video social in cui si vedrebbe il giovane trapper inneggiare alla fuga. Una tesi che il difensore Niccolò Vecchioni, che preannuncia ricorso contro la sentenza del giudice Tommaso Perna, respinge sostenendo che il suo assistito non era presente quando sono intervenuti gli agenti.
Cronaca
Inchiesta ultrà, Calhanoglu: “Mai pressioni dalla...
Il centrocampista nerazzurro è stato ascoltato come testimone
"Nessuna pressione". Il calciatore nerazzurro Hakan Calhanoglu è stato sentito dal personale della squadra Mobile di Milano come testimone nell'inchiesta 'Doppia curva', che ha permesso di azzerare i direttivi delle curve milanesi per sospette infiltrazioni criminali. Il nome del giocatore turco viene tirato in ballo, si legge nelle carte dell'inchiesta coordinata dai pm della Dda Sara Ombra e Paolo Storari, da Marco Ferdico, tra i 19 arrestati.
Calhanoglu ha ammesso di aver conosciuto alcuni vertici della curva nerazzurra, da cui aveva ricevuto solidarietà nell'occasione del terremoto in Turchia, e di aver avuto rapporti sporadici "solo a titolo personale", sebbene "la società ci aveva detto di non avere contatti con gli ultrà". In particolare il giocatore avrebbe conosciuto oltre Ferdico anche Antonio Bellocco, ucciso lo scorso settembre a Cernusco sul Naviglio, ma di aver scoperto realmente chi fosse il rampollo del clan di Rosarno "solo dopo aver visto la fotografia in seguito alle notizie sul suo omicidio".
Cronaca
Mascherine di nuovo obbligatorie negli ospedali
Con l'arrivo dell'inverno e l'aumento della circolazione dei virus respiratori
Torna l'obbligo della mascherina negli ospedali per il Covid. Con l'aumento della circolazione dei virus respiratori nella stagione invernale i direttori di alcuni ospedali hanno deciso, come previsto dall'ultima circolare Covid, di reintrodurre l'uso del dispositivo per l'ingresso o per alcuni reparti sensibili.