Ucraina-Russia, Zelensky oggi a Bruxelles: “Nostro piano è rafforzarci”
Il presidente ucraino oggi al Consiglio Europeo: "Piano per la vittoria è indipendente da Mosca. Ora arriva inverno pericoloso"
"Per me è molto importante condividere il nostro piano per la vittoria con i leader che ci hanno aiutati fin dall'inizio di questa guerra. Il nostro piano è rafforzare l'Ucraina, essere forti e pronti alla diplomazia. E' una gran cosa, credo, il fatto che questo piano non dipende dalla Russia, ma solo dalla volontà dei nostri partner". Lo dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles.
In Ucraina "sta arrivando l'inverno, e per noi l'inverno è sempre pericoloso. Dobbiamo prepararci e fare i nostri compiti a casa, ma ci servono alcune cose urgenti. Non voglio scendere in ulteriori dettagli, ma è il motivo per cui sono qui" a Bruxelles, dice ancora il presidente ucrain.
"Sono qui per parlare di questi 35 miliardi di euro" nell'ambito del piano del G7 da 50 miliardi di dollari, "per trovare il meccanismo per ottenere questi soldi il prima possibile. Nei lunghi mesi senza aiuti militari, la nostra produzione interna di droni e sistemi di guerra elettronica ci ha aiutato molto. Abbiamo bisogno di questi soldi" garantiti dai proventi straordinari derivanti "dagli asset russi per la nostra produzione interna, il prima possibile", ha detto ancora.
Borrell: "Piano importante, sostenere Kiev"
Nel Consiglio Europeo oggi "avremo il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che spiegherà il suo piano per la vittoria. Per noi, dal punto di vista pratico, il piano per la vittoria è importante. Dobbiamo creare il collegamento tra il piano per la vittoria e il piano per la pace. Per vincere la guerra e vincere la pace, entrambe le cose devono andare insieme. Ecco perché dobbiamo sostenere l’Ucraina, non solo dal punto di vista militare, ma anche dal punto di vista civile, affinché il Paese continui a funzionare", ha detto l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles.
E ancora: "Nessun Paese può funzionare senza elettricità. Il 70% della capacità di produzione di energia elettrica è stata distrutta. Abbiamo fornito nuovi generatori, ma i nuovi generatori verranno distrutti il giorno successivo. Dobbiamo fermare il ciclo 'loro distruggono, noi ripariamo'. Questo significa più supporto aereo. Significa maggiore capacità di supporto aereo, per evitare che il sistema elettrico venga completamente distrutto".
"Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina - ha aggiunto - in modo più forte e più rapido. Questa è una guerra esistenziale. La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per l’Europa e spero che gli Stati membri continuino a sostenere l’Ucraina. Da parte mia, continuiamo con la missione di formazione, la Missione di assistenza militare dell’Ue a sostegno dell’Ucraina. Spero che, prima della fine del mio mandato, si otterrà un accordo per sbloccare i pagamenti del Fondo europeo per la pace e fornire maggiore sostegno militare all’Ucraina".
Esteri
Uccisero i genitori a fucilate, i familiari chiedono il...
Eric e Lyle dopo gli abusi subiti dal padre uccisero i genitori e vennero condannati all'ergastolo ostativo negli Anni '90. Ora i familiari chiedono una nuova sentenza: "Hanno pagato abbastanza"
Il procuratore distrettuale di Los Angeles, George Gascon, ha detto che entro dieci giorni deciderà se chiedere una nuova sentenza per Eric e Lyle Menendez, i due fratelli condannati all'ergastolo ostativo per aver ucciso a fucilate i genitori nella loro casa di Beverly Hills. Una nuova sentenza che potrebbe portare alla scarcerazione dei due fratelli entro la fine dell'anno. "Dipenderà dalla corte decidere in che direzione andare, ma questo potrebbe essere possibile", ha detto Gascon dopo la conferenza stampa dei familiari dei due detenuti che chiedono il loro rilascio.
Il caso - che fu seguito dall'intera America all'inizio degli anni novanta durante i due processi, il primo nel 1993 finito senza un verdetto e il secondo nel 1995 che si concluse con la condanna perché non vennero considerate ammissibili le denunce di abusi che i due avrebbero subito dal padre - è di nuovo al centro dell'attenzione anche a seguito dell'uscita di un documentario di Peacock e di una serie di Netflix sulla loro storia, 'Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story'.
A spingere alla riapertura del caso due nuove prove che sosterrebbero le denunce di abusi sessuali e fisici che i fratelli avrebbero subito dal padre Josè. "Vivevano nella paura costante, nessun bambino dovrebbe sopportare questo tipo di sofferenza, gli abusi li hanno intrappolati, è dolorosa e terrificante. Gli abusi del padre hanno distrutto le loro vite e la famiglia e la giustizia non li hanno difesi", ha dichiarato la cugina Karen VanderMolen.
"Credo che abbiamo pagato per i loro crimini, e noi come famiglia abbiamo sofferto abbastanza", ha aggiunto la cugina, una degli oltre 10 familiari - tra i quali anche la zia materna Joan VanderMolen che ha 92 anni e che ha denunciano gli "orribili" abusi subiti dai nipoti - intervenuti alla conferenza stampa per chiedere il rilascio dei due fratelli che ora hanno 56 e 53 anni. Un'altra cugina, Anamaria Baralt, ha sottolineato "con la comprensione che abbiamo ora degli abusi e della sindrome post traumatica, non c'è dubbio sul fatto che la sentenza oggi sarebbe stata molto diversa".
Gascon, che sta ancora valutando le nuove prove presentate, concorda, sulla base di quello che ha visto finora, sul fatto che i due giovani, che avevano 21 e 18 anni al momento del delitto, erano vittime di abusi. "Credo che si sia un certo livello di prove che indica che vi erano molti problemi in quella famiglia", ha aggiunto parlando con Nbcnews.
Le nuove prove presentate lo scorso anno dai legali dei fratelli comprendono una lettera che uno dei due aveva inviato ad un cugino qualche mese prima del delitto: "Sto cercando di evitare papà ogni notte, rimango sveglio pensando che possa entrare". La seconda prova è l'accusa di stupro contro José Menendez da parte di un ex componente della boy band Menudo, Roy Rossello.
Esteri
Migranti, in Ue spunta idea di un hub per i rimpatri in...
Nella struttura dovrebbero essere deportati gli immigrati di origine subsahariana a cui sono state respinte le domande di asilo
Alcuni Paesi nordici stanno "discutendo" in questi giorni "l'idea", che è "in una fase iniziale", di creare in Uganda un "hub" in cui i richiedenti asilo dell'Africa subsahariana, le cui domande sono state esaminate e respinte, possano essere deportati prima di essere rimpatriati nei rispettivi Paesi di origine. Lo spiega una fonte diplomatica europea. L'idea è stata "discussa" nel corso della riunione tra 11 Paesi che ha preceduto il Consiglio Europeo, cui ha preso parte anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, anche se non "in modo estensivo".
Da parte di Kampala per ora non si sarebbero registrate chiusure. Nel corso dell'incontro, organizzato da Italia, Danimarca e Olanda, si è parlato anche dell'accordo italoalbanese, ma non c'è stata "nessuna discussione approfondita" su una singola opzione. La riunione è stata un modo per dare alla presidente della Commissione la sensazione dell'urgenza di questo tema e i leader che vi hanno partecipato hanno concordato che faranno la stessa preriunione a dicembre. Von der Leyen "ha capito. Ogni leader intorno al tavolo sente che dovremmo fare di più sulle migrazioni", conclude la fonte.
Esteri
Giorgia Meloni in Libano, media: “E’ il primo...
La presidente del Consiglio incontrerà il presidente del Parlamento Nabih Berri, il primo ministro Najib Mikani e visiterà il battaglione italiano
La visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni domani in Libano ''sarà la prima di alto livello in Libano dopo l'intensificarsi degli attacchi israeliani contro Hezbollah''. Così i media libanesi parlano della "attesa visita a Beirut venerdì pomeriggio della premier italiana Giorgia Meloni, il cui Paese detiene la presidenza di turno del G7".
Il sito di notizie 'Lebanon 24' afferma in particolare che durante la missione "Meloni incontrerà il presidente del Parlamento Nabih Berri, il primo ministro Najib Mikani e visiterà il battaglione del suo paese nel sud, recentemente esposto al fuoco israeliano durante gli scontri tra le forze israeliane e Hezbollah". Il sito d'informazione libanese sottolinea che la premier aveva avvertito, intervenendo al Parlamento italiano che "il ritiro della forza Onu sarebbe un grave errore'', nonostante le richieste israeliane in tal senso. In realtà, secondo quanto precisato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, il programma della tappa libanese del presidente del Consiglio non prevede una visita al contingente italiano di Unifil, perché le condizioni di sicurezza non la consentiranno.
Intanto, ''le autorità del Libano e la sua popolazione attendono l'esito dei contatti internazionali che potrebbero costituire una leva per arrivare al cessate il fuoco nel sud del paese attualmente teatro delle più violente battaglie tra Israele e Hezbollah'', scrive 'Lebanon 24'. Citando a condizione di anonimato una fonte politica libanese autorevole, il sito sottolinea che ''la prima preoccupazione oggi è il cessate il fuoco. Per quanto riguarda la soluzione politica interna (il destino di Hezbollah dal punto di visita militare, ndr) e l'elezione del presidente, nonostante gli sforzi e l'impegno profusi, ci sono ancora molti ostacoli, a cominciare dall'incapacità di raggiungere un accordo sul nome del Capo dello Stato secondo la lista che sta circolando".
Sulla scelta del capo dello Stato il quotidiano Al-Akhbar, vicino a Hezbollah, ha riferito che Berri, che riceverà Meloni dopo il colloquio con il premier Mikati, ha ribadito ''chiaramente'' ai suoi interlocutori che ''non è il momento giusto per eleggere un presidente, perché il Libano è sottoposto all'aggressione israeliana''. Proprio per questo, aggiunge, molti parlamentari del blocco Lealtà alla Resistenza, il braccio politico Hezbollah, ''corrono il rischio di essere assassinati ed esiste una chiara minaccia israeliana di prenderli di mira''. (di Hayder Saeed)