Se l'Unione Europea "non si rende conto che le regole burocratiche non possono impedire alle nazioni di difendersi", vuol dire che fa una "scelta politica", giudicando "regole burocratiche" più rilevanti della "difesa nazionale ed europea". Lo sottolinea il ministro della Difesa Guido Crosetto, a margine della Ministeriale Nato a Bruxelles, che invita a chiedere al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, quando l'Italia raggiungerà il 2% del Pil nella spesa per la difesa, come richiesto dalla Nato.
Esteri
Hamas e il dopo-Sinwar, come funziona la successione e chi...
Sette i possibili candidati a sostituire il leader ucciso da Israele
"Eliminato" Yahya Sinwar si apre la corsa alla successione ai vertici di Hamas. Secondo la tv saudita Al Sharq è attesa a Doha, in Qatar, una riunione della leadership del gruppo all'estero per scegliere il successore di Sinwar, ma Hamas anche potrebbe optare per un "consiglio direttivo", ovvero una guida collegiale. A confermare la morte di Sinwar è stato Khalil al-Hayya, leader di Hamas a Gaza ma che vive in Qatar.
Chi sono i candidati
Il suo nome circola per la 'promozione' così come quelli di Mohammad Sinwar, fratello di Yahya Sinwar, e di Khaled Meshal. Di seguito tutti i possibili 'eredi' di Sinwar:
KHALIL AL-HAYYA: nato a Gaza nel 1960, è il leader del gruppo a Gaza, ma vive in Qatar. Ad agosto è stato scelto come numero due dell'ufficio politico di Hamas. I media israeliani ricordano come mantenga stretti legami con l'Iran e come abbia lasciato la Striscia di Gaza prima dell'attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas in Israele. Ha avuto un ruolo di primo piano nei mesi di negoziati, tuttora in stallo, per un cessate il fuoco e un accordo per la liberazione degli ostaggi trattenuti da oltre un anno nell'enclave palestinese.
KHALED MESHAL: è considerato una delle figure più potenti all'interno del Politburo di Hamas. Nato in Cisgiordania nel 1956, è il responsabile di Hamas all'estero e ne ha guidato per 21 anni l'ufficio politico (1996-2017) di cui ancora oggi fa parte. Ha vissuto in Kuwait, per poi trasferirsi in Giordania, dove nel 1997 è sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento. 'Fuggito' in Qatar, ha poi vissuto in Siria dal 2000 al 2012, prima di tornare in Qatar, dove vive ancora oggi. Nell'ultimo anno è stato coinvolto nei negoziati indiretti tra Israele e Hamas. Fonti israeliane sottolineano la divergenza di opinioni tra Meshal e Sinwar, soprattutto in merito ai rapporti con l'Iran. Secondo notizie mai confermate diffuse ieri sera dalla libanese Lbci, che citava fonti non meglio precisate, potrebbe aver già assunto la guida 'ad interim' del movimento, anche per quanto riguarda i contatti con le parti coinvolte nei negoziati.
MOHAMMAD SINWAR: è il fratello minore di Yahya Sinwar. Nato a Khan Yunis, oggi 49enne, è considerato un veterano del braccio armato del gruppo. Apparso raramente in pubblico, secondo la stampa israeliana, sarebbe il 'candidato' con meno possibilità di raccogliere l'eredità di Yahya Sinwar. Secondo Channel 13, Israele ha tentato per cinque volte di uccidere Mohammad Sinwar.
MOUSA ABU MARZOUK: nato nel 1951 a Rafah, ha contribuito alla fondazione di Hamas nel 1987. E' uno degli esponenti dell'ala politica del movimento, siede nell'ufficio politico.
MUHAMMAD ISMAIL DARWISH: è il capo del Consiglio della Shura di Hamas dall'ottobre dello scorso anno. Il suo nome era circolato ad agosto, dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh. Secondo la tv saudita Al Sharq, sarebbe sotto la sua presidenza un eventuale "consiglio direttivo" per il dopo-Sinwar.
HUSAM BADRAN: nato a Nablus nel 1996, vive a Doha ed è nel Politburo di Hamas. In passato era uno dei leader di spicco del braccio armato di Hamas in Cisgiordania.
MOHAMMED NASR: è nell'ufficio politico di Hamas e secondo media sauditi potrebbe aspirare alla 'promozione'.
Esteri
G20, Putin non va in Brasile. Ucraina ha chiesto il suo...
Il presidente russo in teoria rischierebbe l'arresto nel paese sudamericano
Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere che non prenderà parte al G20 di Rio de Janeiro che si terrà a metà novembre, spiegando che il suo arrivo "rovinerebbe" il vertice. "In pratica rovineremmo il lavoro del G20, perché?", ha detto Putin, aggiungendo che "troveremo qualcun altro (in Russia) che presenterà degnamente gli interessi del nostro Paese in Brasile". L'Ucraina recentemente ha chiesto al Brasile di procedere all'arresto di Putin, in caso di arrivo del presidente russo nel paese sudamericano. Il leader del Cremlino è stato colpito da un mandato d’arresto emesso l'anno scorso dalla Corte penale internazionale.
Putin, accusato di crimini di guerra per aver deportato illegalmente bambini ucraini in Russia, ha voluto sottolineare che il mandato di arresto della Corte penale internazionale non è un fattore determinante nella sua decisione di non andare a Rio, affermando che "le sentenze di questo tipo possono essere aggirate molto facilmente".
Infatti, Russia e Brasile hanno "relazioni molto buone - ha detto il leader del Cremlino - Perciò, quando si arriva al dunque, basta scrivere un accordo intergovernativo e nessuno si trova in una posizione difficile". Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, al termine del G20 in India, aveva già anticipato che avrebbe accolto Putin qualora avesse deciso di andare a Rio, e che il suo arresto era una "decisione giudiziaria che non spetta al presidente della Repubblica".
Recentemente il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, ha ammesso che la magistratura potrebbe ordinare l'arresto di Putin pur ammettendo che, per i capi di Stato, nel Brasile vige "un'immunità". "Io non posso limitare un giudice, né immaginare o indovinare cosa farà. Potrebbero succedere tante altre cose", le parole del ministro a Cnn Brasil.
Esteri
Meloni in Libano: “Missione Unifil va rafforzata,...
La presidente del Consiglio: "Tutti facciano la propria parte per garantire la sicurezza dei soldati"
"Considero inaccettabile prendere di mira l'Unifil, tutte le parti coinvolto devono fare la loro parte per garantire la sicurezza dei soldati". Lo ha ribadito dal Libano la premier Giorgia Meloni nelle dichiarazioni congiunte con il primo ministro libanese Najib Mikati, dopo l'incontro bilaterale a Beirut. "Sono convinta che Unifil debba essere rafforzata - ha aggiunto la presidente del Consiglio -. Solo rafforzando la missione si potrà voltare pagina, garantendo imparzialità e perseguendo risultati importanti. Dobbiamo tornare alla missione originaria di Unifil" che passa dal "programmare e ricostruire
"L'Italia insieme agli altri partner della comunità internazionale ha lanciato un appello affinché ci sia un cessate il fuoco di 21 giorni. Sono arrivata qui in Libano da Bruxelles dove ho partecipato al Consiglio europeo e chiaramente la crisi nel Medio Oriente è stato il fulcro dei lavori" del summit e "posso assicurare che stiamo tutti lavorando per un sostenibile cessate il fuoco a Gaza e in Libano, sosteniamo i negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas e gli sforzi per sostenere nel modo migliore per dare assistenza ai civili che si sono trovati coinvolti in questa guerra".
"L'Italia è anche in prima linea per mitigare la crisi umanitaria a Gaza, lo abbiamo già fatto e abbiamo consegnato 47 tonnellate di aiuti alimentari e chiaramente adesso intendiamo concentrarci anche sul Libano dove l'escalation militare ha creato dei bisogni di assistenza umanitaria. Abbiamo messo a disposizione iniziative finanziate con diversi milioni di euro per permettere alle persone che si occupano dei più vulnerabili di potersi prendere cura di loro. Ovviamente il nostro pensiero va anche a tutti i soldati della missione bilaterale italiana che fanno parte dell'Unifil, questi soldati per anni hanno contribuito alla stabilità all'interno del Libano".
"Sono orgogliosa di essere qui oggi - ha affermato Meloni - speriamo che la stabilità possa tornare presto in questo Paese".
"In questo complesso contesto credo che sia fondamentale sostenere anche le istituzioni libanesi, incluso il processo per rafforzarle queste istituzioni. Io non sono il genere di leader che vuole dire agli altri che cosa dovrebbero fare, come dovrebbero comportarsi, ma questo Paese sta sicuramente soffrendo e avere delle istituzioni funzionanti è la chiave per essere in grado di difendere i propri interessi. È una riflessione che credo valga per la leadership di questo Paese e quello che posso garantire è che l'Italia è pronta a offrire tutto l'aiuto che potrebbe essere necessario, se richiesto, anche su questo fronte".