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Romanticismo o molestie: qual è il limite nelle (non) relazioni

Risale a ieri la notizia di un mazzo di fiori anonimo recapitato nell’abitazione di Andrea Delogu. La conduttrice radiofonica ha ricevuto il regalo indesiderato e sui social ha espresso il suo dissenso, spiegando quanto per lei fosse fuori luogo e come questo gesto la ponesse in allerta.

“Se dovevo conoscerti ti saresti firmato, se non ho capito chi sei allora non abbiamo questa confidenza e ti sei immaginato una relazione che non abbiamo. Il fatto che tu sappia dove abito mi agita”, ha confessato sui social Delogu.

E tra chi ha sostenuto stesse esagerando perché era un gesto “carino” o comunque da non criminalizzare, c’è anche chi ha espresso il proprio supporto sostenendo, invece, che il gesto fosse al limite della molestia. Ma qual è quel limite, oggi, tra romanticismo e violazione della propria sfera privata? Proviamo a fare chiarezza.

Come capire il limite?

La polemica che ne è scaturita è un’opportunità per analizzare come sia cambiato oggi il concetto di romanticismo e quanta sensibilità e attenzione maggiori vengano riposte nei confronti di un tipo di molestia che, spesso, non è neanche percepita come tale.

“Non ti lamentare, alla fine è un bel gesto”, questo è uno dei tanti commenti, tra i più “soft”, che ha ricevuto la speaker radiofonica. Considerare un bel gesto ricevere un mazzo di fiori può aver senso se quel gesto è fatto da una persona che conosci, con la quale intrattieni una qualche tipologia di relazione.

Ma se a fare un “bel” gesto fosse uno sconosciuto, qualcuno di cui non scoprirai neanche l’identità e che per chissà quale assurdo motivo scopre anche dove abiti, è un attimo che quel mazzo di fiori si trasforma in un problema, in qualcosa del quale infastidirsi o preoccuparsi.

Il confine tra molestia e romanticismo, in altre parole, può essere molto sottile e dipende spesso dal contesto e dalla percezione della persona coinvolta. A rendere ben separate le due sfere c’è la “Percezione”. Ciò che è romantico per una persona può essere considerato minaccioso per un’altra.

“Ma è solo un mazzo di fiori”, potrebbe sentenziare qualcuno. Ed è qui che subentra “l’intensità di un gesto”. Un complimento come un vero e proprio atto concreto possono essere apprezzati se il tipo di gesto non sottende qualcos’altro. Se però invade la propria sfera privata, in questo caso l’abitazione della speaker radiofonica, il gesto diventa automaticamente invadente e, quindi, eccessivo.

Le parole chiave per eccellenza, in quest’ambito, resta “Consenso”. Se una persona non è interessata o si sente a disagio, qualsiasi comportamento, anche se inteso come romantico, può diventare molestia.

Comportamenti insistenti, come messaggi o richieste di attenzione non desiderate, possono facilmente oltrepassare il confine del romanticismo. Per questo motivo, il contesto sociale e culturale influisce molto su come vengono percepiti certi gesti. E questo spiega perché per qualcuno il mezzo di fiori anonimo recapitato a casa sia un gesto carino e per altri no. Perché, se oggi è quello, domani cosa sarà?

Cos’è una molestia?

A chiarire cosa sia una molestia, a differenza del più generico “romanticismo” ci pensa la legge: Il termine, in giurisprudenza, si riferisce a comportamenti o atti che disturbano il tranquillo godimento di qualcosa che appartiene a un’altra persona. Anche l’invio di fiori, se non gradito, può integrare il reato di stalking, ad esempio. Lo ha affermato la quinta sezione penale della Corte di Cassazione, nella sentenza n. 18559/2016 rigettando il ricorso di un uomo accusato di aver compiuto atti persecutori nei confronti di una donna.

Considerato un corteggiamento “maldestro” dal gip, che aveva rigettato la richiesta del pm per l’applicazione di misure cautelari, la condotta dell’uomo veniva invece condannata dal giudice di merito, che ne ha poi disposto il divieto di avvicinamento alla vittima, per il carattere di “estrema e allarmante” molestia, teso a piegare la vittima, a perseguitarla e “invaderle la vita con la sua presenza”.

Per fortuna non è stata questa l’occasione, ma non è detto che si debba sempre raggiungere un caso limite per poter denunciare.

“Non c’è più romanticismo”

Una delle frasi più diffuse e usate da chi non comprende il fastidio che può generare un gesto indesiderato, come quello sopradescritto, è: “Non c’è più romanticismo”.

L’espressione riflette una percezione diffusa che i gesti romantici e le relazioni intime siano cambiati nel tempo. In effetti, la società si è evoluta in una direzione verso la quale le persone hanno cambiato le norme sociali con le quali ci si relaziona agli altri. Il romanticismo inteso in senso tradizionale e che banalmente si riassume nel mazzo di fiori regalato o nell’aprire lo sportello dell’auto per agevolare la discesa della donna dal veicolo, può non essere più così rilevante per le coppie.

Si è finito col dare più importanza ad altri valori e aspetti del vivere una relazione, quali la condivisione di valori affini, il rispetto reciproco, il mantenimento di quei limiti sopraelencati quando richiesto.
E complice di questo cambiamento è anche l’uso di app di incontri e, più in generale la comunicazione digitale che ha creato interazioni più dirette. Le pressioni lavorative e i nuovi standard della vita quotidiana gestita con incastri, poco tempo libero e, molto spesso, incentrato sull’autonomia personale e sull’individualismo, possono lasciare poco spazio a gesti romantici e momenti di intimità. E quindi arriva un messaggio indesiderato? Blocco l’utente e vado avanti. Ma non è detto che quell’utente non possa essere già sotto il portone del tuo palazzo in attesa di incontrarti di persona.

Ma non c’è più romanticismo o è solo cambiato il modo in cui ci approcciamo ad esso? Un sondaggio condotto da YouGov nel 2019 ha mostrato che circa il 60% delle donne si sente a disagio con gesti romantici non richiesti. Questo studio ha esaminato le reazioni delle donne a diversi tipi di attenzioni.

Così come, uno studio pubblicato nel 2020 e condotto dall’University of California ha analizzato la percezione di sicurezza delle donne riguardo a gesti romantici da parte di estranei, rilevando che circa il 70% delle partecipanti si sentiva vulnerabile in tali situazioni.

I giovani d’oggi non apprezzano più nulla? In parte, la percezione potrebbe essere dovuta anche ad un ricambio generazionale: nel 2021 il Pew Research Center ha esaminato le opinioni delle diverse generazioni sui gesti romantici, evidenziando che il 65% delle donne millennial esprimeva preoccupazione per l’interpretazione di tali gesti.

Come reagire?

Come si reagisce ad un gesto “romantico”, ma indesiderato? Parlarne resta una delle prime opzioni. Come ha fatto Andrea Delogu rivolgendosi al presunto ammiratore e ai suoi follower online, spiegare che il gesto non è gradito e che ha creato disagio è essenziale. Esprimere i propri stati d’animo senza alimentare polemiche o generare – con un comportamento violento – una reazione altrettanto violenta è utile a far capire, se ci sono buone intenzioni dietro quel gesto, che non è stato percepito allo stesso modo e che potrebbe minare la propria serenità mentale.

Dinanzi all’insistenza, ripetitività e intensità dei gesti romantici, il consiglio è quello di raccontarlo a una persona cara o cogliere i segnali di pericolo e rivolgersi alle autorità competenti. Perché oggi è un mazzo di fiori indesiderato, ma domani potrebbe essere qualcosa di peggio.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Vinicius Tobias si tatua il nome della figlia, poi scopre...

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Vinicius Tobias, terzino ventenne dello Shakhtar Donetsk, ha vissuto un’esperienza assurda: si è tatuato il nome della figlia, ma poi ha scoperto di non essere lui il padre. La scelta di farsi il tatuaggio è arrivata quando la sua ormai ex compagna Ingrid Lima (famosa influencer in Brasile) era ancora incinta di Maité.

Sui social, Lima ha anticipato il test del Dna che i due avevano deciso di fare: Maité non sarà la primogenita di Vinicius Tobias. Il test ha confermato la rivelazione dell’influencer.

Vinicius Tobias, il racconto dell’ex compagna

Il calciatore, che dopo l’invasione della Russia in Ucraina ha lasciato lo Shakhtar per andare in prestito al Real Madrid prima di tornare nel suo vecchio club, ha scoperto tutto un mese prima della nascita di Maité. Un nome che intanto era impresso sulla sua pelle.

Una batosta per il giocatore brasiliano, che Ingrid Lima prova a tenere lontano dai riflettori: “Come tutti già sanno – racconta la ragazza – Vinicius e io non stiamo insieme da molto tempo. In questo periodo molto particolare, nel quale ci siamo allontanati e poi riavvicinati, ho avuto una relazione con qualcuno. E lo fatto anche lui. Entrambi abbiamo continuato le nostre vite e poi è arrivata Maité. Abbiamo deciso di fare un test del Dna e abbiamo scoperto che non è la figlia di Vinicius”.

Lima conclude con un appello: “Ora lasciate in pace Vinicius Tobias. È stato su mia richiesta che non assistesse al parto e non pubblicasse nulla su Maité fino alla fine dell’esame. Vinicius e io ci siamo già incontrati e abbiamo discusso con molta serenità della situazione. Gli auguro il meglio, sperando che possa continuare la sua vita in pace”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Traumi infantili, quale impatto in età adulta?

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Se pensate che l’infanzia sia un capitolo chiuso della vostra vita, preparatevi a rimanere sorpresi: ciò che accade da piccoli può lasciare segni indelebili nella terza età. A confermarlo è una nuova ricerca condotta dalla divisione di geriatria dell’Università della California di San Francisco che ha rivelato come i traumi infantili possano influenzare profondamente la salute mentale e il benessere delle persone fino agli ultimi giorni della loro vita.

Lo studio, guidato dal dottor Ashwin Kotwal, ha esaminato i legami tra esperienze traumatiche nella prima infanzia e condizioni di vita come dolore, solitudine e sintomi depressivi in età avanzata.

Lo studio

I dati analizzati provengono dallo studio nel quale i ricercatori hanno seguito circa 6.500 americani sopra i 50 anni, morti tra il 2006 e il 2020, con un’età media al momento del decesso di 78 anni. I partecipanti hanno completato questionari riguardanti 11 tipologie di eventi traumatici e il loro benessere psicosociale, con interviste programmate ogni due anni.

E i risultati sono particolari: due partecipanti su cinque avevano subito traumi durante l’infanzia, incluse esperienze di abuso di sostanze in famiglia o problemi legali. La bocciatura scolastica è emersa come la fonte più comune di trauma infantile, mentre malattie gravi in età adulta o la malattia di un coniuge erano tra le cause di trauma più diffuse.

Infine, oltre l’80% dei partecipanti ha subito almeno un trauma nel corso della vita, con un terzo di loro che ne ha vissuti almeno tre.

Impatti sulla salute mentale

Kate Duchowny, autrice principale dello studio, ha spiegato che “il trauma si insinua sotto la pelle”, influenzando in modo duraturo la salute mentale e fisica di una persona. L’associazione tra trauma e condizioni come depressione e ansia può creare un ambiente pro-infiammatorio, aumentando il rischio di malattie croniche: non solo problemi psicologici, ma anche fisici.

I dati suggeriscono che i partecipanti senza traumi hanno sperimentato una vita più serena verso la fine: solo il 24% ha sofferto di depressione terminale, rispetto al 40% di coloro che hanno vissuto cinque o più eventi traumatici. Anche il senso di solitudine e il dolore fisico erano significativamente inferiori nei soggetti senza traumi.

I risultati, pubblicati sul Journal of the American Geriatrics Society, hanno sottolineato l’importanza di considerare le esperienze traumatiche nei pazienti anziani. Kotwal ha affermato che “le persone possono sperimentare un ‘dolore totale’, che include non solo dolore fisico, ma anche sofferenza spirituale e psicologica”.

Per affrontare questo problema complesso, è fondamentale un approccio multidisciplinare che coinvolga psicologi, cappellani e assistenti sociali.

Chelsea Brown, coautrice dello studio, ha aggiunto che “la perdita di controllo sul proprio corpo può riattivare ricordi dolorosi per chi ha subito traumi, rendendo la situazione ancora più complessa”. In un mondo dove il benessere psicosociale è sempre più riconosciuto come parte integrante della salute generale, questa ricerca mette in luce l’urgenza di una maggiore attenzione alle esperienze passate dei pazienti, specialmente per preservare l’età avanzata.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Tradimenti o problemi sessuali? Una startup cura i cuori...

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Si attesta intorno ai due milioni, il numero di divorziati in Italia nel 2023. L’Istat ha segnalato che dal 2015 al 2023 le separazioni sono aumentate e il 2024 potrebbe confermare questo trend in crescita. Ma come si supera una rottura o un tradimento? Rivolgersi ad un medico specialista, un coach o uno psicologo, può essere una soluzione.

È per questo motivo che nasce Resilia, una coaching community online dedicata alla crescita personale dopo una crisi nella relazione di coppia. Scopriamo insieme come funziona.

Che cos’è Resilia

Resilia è una realtà italiana fondata nel 2024 che opera nel settore del benessere mentale, psicologico e della persona. Con base e uffici a Milano, consiste in una coaching community online dedicata alla crescita personale e relazionale.

La sua mission è quella di aiutare le persone a riconquistare loro stesse guidandole in un percorso di rinascita e supportandole nel riscoprire il potere delle connessioni autentiche. Al centro dell’approccio c’è l’utente, la community e il team di coach e psicologi esperti di relazioni, sempre pronti a offrire una consulenza personalizzata e quotidiana.

La startup si propone di offrire sostegno a tutti coloro che vivono una separazione, una rottura o stanno attraversando un momento di crisi con il proprio partner attraverso un percorso che prevede sessioni individuali e di gruppo e il confronto con una community di persone che stanno vivendo la medesima esperienza.

Gli esperti al suo interno propongono un percorso mirato e strutturato per chi vive un momento complicato nella propria relazione: dai problemi sessuali, ai tradimenti, dalle difficoltà comunicative, fino a chi soffre per la fine di un legame sentimentale e deve riconquistare sé stesso, imparando a riconoscere le varie sfaccettature dell’amore.

A differenza della classica terapia online, Resilia garantisce agli utenti un supporto giornaliero, attraverso una community composta da persone che si trovano a vivere le stesse emozioni e le stesse difficoltà. La condivisione di sensazioni e sentimenti aiuta infatti a metabolizzare meglio le situazioni e coincide con la mission di Resilia: non lasciare solo chi soffre nei momenti più difficili della propria vita di coppia.

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Come funziona Resilia

Il metodo di Resilia ruota attorno al concetto di “resilienza”, termine dal quale i due soci scelgono di trarre ispirazione per dare il nome della startup. “Andare oltre, imparare a mantenere un equilibrio per sé stessi e per i propri cari è ciò che ci ha portato a dar vita a un metodo di crescita relazionale composto da sessioni individuali con professionisti, webinar e video percorsi strutturati tra teorie ed esercizi pratici”, spiegano.

Ma a rendere davvero innovativo il metodo di Resilia sono le sessioni di gruppo, “utili a normalizzare il concetto di sofferenza e a facilitare l’apertura e la condivisione tra i membri della community: elementi fondamentali per alleggerire il peso delle emozioni negative e imparare a riconoscere e sbrogliare i sentimenti più contorti”.

Come nasce la startup

Resilia è nata a Milano dall’incontro tra Valeria Riccio e Michele Papagni. Valeria, nata nel 1991, è un’ingegnera che ha lavorato come product manager in due delle più importanti multinazionali italiane.

Nel 2022, ha deciso di lasciare il suo lavoro stabile per dedicarsi completamente al coaching e fondare Antsy, una startup per il supporto emotivo immediato. Michele, nato nel 1988, è un programmatore e co-fondatore di Boolean, una tech academy online parte del gruppo Dvento, dove ha ricoperto il ruolo di CTO per diversi anni.

I due hanno sperimentato per primi il metodo di Resilia, sedendosi a un tavolo e conversando senza barriere comunicative, timori di giudizio o filtri. Questo viaggio discorsivo nelle loro vite ha rivelato come percorsi di vita differenti possano essere sorprendentemente simili nelle emozioni e percezioni.

“Ci ha fatto incontrare un amico comune, che oggi è parte della nostra sfida imprenditoriale. Ci accomunano le nostre storie, la sofferenza provata e le difficoltà superate nelle nostre relazioni sentimentali. Grazie al lavoro su noi stessi, abbiamo superato i momenti più bui e deciso di unire le nostre esperienze professionali per aiutare altre persone ad affrontare la sofferenza di una rottura o le problematiche comuni nelle relazioni di coppia”, ha raccontato Michele Papagni, co-fondatore di Resilia.

“Ogni persona ha una definizione molto personale di amore. Noi lo vediamo come un work in progress, qualcosa su cui è sempre bene lavorare e che non potrà mai avere una singola dimensione o definizione. L’amore deve essere una competenza da imparare e allenare giorno dopo giorno“, ha concluso Valeria Riccio, co-fondatrice di Resilia.

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