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Asia Argento a Verissimo: “Tre anni senza alcol, un miracolo”

L'attrice ospite di Silvia Toffanin: "Sono grata di essere sobria, in piedi e in salute, viva"

Asia Argento

"Sono sobria da 3 anni, 4 mesi e 2 settimane. E' un miracolo. Morgan? Deve toccare il fondo per rinascere". Asia Argento, ospite di Verissimo nella puntata di oggi, risponde alla domande di Silvia Toffanin. L'attrice racconta il suo cammino per abbandonare la dipendenza dall'alcol e si sofferma all'ultimo su Morgan, Marco Castoldi, padre di Anna Lou, la prima figlia dell'attrice.

"Sono grata di essere sobria, in piedi e in salute, viva. Vedo persone che bevono, tendo a guardare come bevono. Io bevevo per saziare il mio disagio sociale, non per il gusto di bere. L'alcol mi metteva in uno stato in cui le cose sembravano meno dolorose, ma si trattata di rimandare la verità che fa male. Non sono una persona naturalmente positiva, devo fare sforzi per non cadere nella mia negatività. Sono portata a vedere il peggiore scenario", dice Asia Argento.

"Non ho paura di invecchiare, non vedo l'ora di essere nonna. Non tornerei mai indietro a quando avevo 20 o 30 anni, nemmeno a quando ero bambina. Ho sicuramente rimpianti per rapporti con alcune persone o per la mia carriera. Ad un certo punto ho privilegiato i miei figli: quando sei una madre single e devi crescere 2 figli, devi fare delle scelte. Non potevo portare avanti una carriera internazionale tra Francia e America mentre loro andavano a scuola qui, ho dovuto fare madre e padre. E' stato faticoso, oggi vedo i frutti in quello che sono i miei figli", aggiunge.

Si parla della figlia Anna Lou, concorrente di Ballando con la stelle, e di Morgan. "Quando ho conosciuto Morgan, si chiamava ancora Marco ed aveva 27 anni. Eravamo giovani, pazzarelli, innamorati con tanti sogni e tante idee. Marco era un'altra cosa rispetto a quello che è diventato. Io so cosa significhi creare una maschera e un alter ego per proteggere la propria parte più sensibile, la maschera viene accettata e idolatrata: poi si crea un bipolarismo dell'anima, l'ho vissuto anche io. Marco ha creato Morgan, ispirandosi anche a modelli sbagliati. Poi, la maschera finisce per mangiarsi quello che c'è di puro e si finisce per pagare il biglietto per assistere al teatro di se stessi. Marco non era così", dice l'attrice.

"Non so nulla del processo di stalking che lo coinvolge, anche se mi ricordo che era ossessionato da questa ragazza: nei messaggi mi aveva parlato di questa ragazza, se ha commesso un reato dovrà pagare. Spero che lui torni a essere Marco... Tutte le trasmissioni che gli hanno permesso di galleggiare, senza toccare il fondo, non gli hanno fatto un favore. Quando io ho toccato il fondo, ho dovuto rialzarmi e prendere ciò che rimaneva di me. Ho dovuto curarmi, buttare via una parte di me e ripartire. Marco è preda del suo ego e non si stacca da questa cosa, tutto questo gli impedisce di essere un artista migliore, un padre migliore, un essere umano migliore. Forse, vedendo me che dico queste cose, si sveglierà: non credo... ma se non tocchi il fondo non hai bisogno di trovare un modo per sopravvivere", aggiunge.

"Quando mia figlia era piccola, lui non c'era. Ha mancato tanti appuntamenti, non la vedeva mai: quando lei si rompeva il polso lui non c'era, quando ha fatto la prima recita non c'era... Io per decenni ho dovuto giustificare un'assenza e non voglio più fare questo gioco -afferma-. Mia figlia Anna Lou ha un cuore immenso, ha sempre giustificato il padre e ha continuato ad amarlo. Non so come faccia, io non sono così. E' fortunato ad avere una figlia così ma non approfitta di un amore così grande che potrebbe salvarlo".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Spettacolo

Festa del Cinema di Roma, Fabrizio Bentivoglio è Pirandello...

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Fabrizio Bentivoglio è Pirandello in 'Eterno Visionario'

“L’aggettivo ‘pirandelliano’ da noi significa qualcosa difficile da capire. La sorpresa è stata che conoscendo lui e la sua vita ci rendiamo conto che la sua vita è stata la prima ispirazione della sua scrittura, e quindi è impossibile capirlo senza conoscere la sua vita”. A dirlo è Fabrizio Bentivoglio, Luigi Pirandello in ‘Eterno Visionario’, il nuovo film di Michele Placido presentato alla Festa del Cinema si Roma nella sezione Grand Public. La pellicola si ispira alla biografia di Matteo Collura nel libro ‘Il gioco delle parti’, che racconta l’inferno della vita familiare di Pirandello, con la moglie Antonietta Portulano (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi) rinchiusa in un manicomio, i suoi trionfi, il sogno di un amore assoluto con Marta Abba e il rapporto controverso con il fascismo.

Si incontra e si scopre una persona che non si poteva immaginare, che non ci hanno insegnato a scuola -spiega Bentivoglio- Siamo curiosi di capire cosa succederà stasera con la proiezione per gli adulti, ma ancora di più con la proiezione nelle scuole”. “Con Bentivoglio ci conosciamo da più di quarant’anni, la prima volta che abbiamo lavorato insieme si è guadagnato subito il David di Donatello col film su Ambrosoli, lo considero una mia costola”, dice Placido. Che spende una parola sugli investimenti profusi per il film: “Era fondamentale avere una scenografia importante, non pensavo riuscissimo ad averla così imponente perché gli investimenti nei film italiani negli ultimi anni sono sempre più rari -dice il regista, che nel film si ritaglia la piccola parte di Saul Colin, agente e collaboratore di Pirandello. “Dopo Caravaggio dovevamo fare uno scalino avanti e io credo che lo abbiamo fatto, siamo saliti di un altro scalino”.

“Quando Michele Placido mi ha detto che voleva fare un film del mio libro è stato un momento di grande soddisfazione -spiega Matteo Collura- Questo film arriva nella piena maturità di Placido, io ho un anno più di lui e a lui nel girare il film è accaduto quello che è successo a me quando scrivevo il libro. Cioè mi sono immedesimato, ho intravisto abissi di miseria umana tremendi che mi hanno sconvolto”. Questa infelicità “lui la cercava perché gli serviva, era la sua vera ispirazione”. Nel ruolo della moglie Antonietta Valeria Bruni Tedeschi: “Nella loro camera da letto ci ero già entrata trent’anni fa nel film di Bellocchio ‘La balia’ -dice l’attrice- e ho avuto l’impressione di tornare nella loro camera da letto per capire cosa è diventata questa coppia, e come si è trasformata la mia follia di quando ero giovane. La follia di Antonietta è completamente esplosa nella vecchiaia, perché dice tutto e disturba, da fastidio e la mettono in ospedale. Questa è sempre una cosa che mi tocca molto, come la follia ci spaventi perché è lo specchio di quello che siamo”. Nel ruolo di Marta Abba Federica Luna Vicenti, che è anche produttrice. “Oggi è un momento molto difficile per raccontare storie al cinema, trovare 10-12 milioni per fare un film come questo non è facile, ci è voluto un anno e mezzo di preparazione, quindi grazie a Rai Cinema”, dice. E come attrice rivela: “Due settimane prima l’attrice che doveva interpretarla è rimasta incinta e l’ho sostituita. Grazie a Marta Abba Pirandello scrisse alcune delle sue più belle opere”. E rivela: "Stasera in sala ci saranno gli eredi Pirandello, abbiamo lavorato in sinergia con loro”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Spettacolo

Festa del Cinema di Roma, Michele Placido: “A questa...

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Il regista e attore presenta 'Eterno Visionario' sul grande autore siciliano, 'è il mio padre putativo'

Michele Placido al photocall di 'Eterno Visionario' alla Festa del Cinema di Roma - Agenzia Fotogramma

(Cinematografo.it) “Amo il teatro più del cinema, questa è la verità. E arrivato a quest’età, nella piena maturità, mi sono sentito di poter parlare di Pirandello, che considero il mio padre putativo”. Così Michele Placido alla presentazione di 'Eterno Visionario' sul grande drammaturgo insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. In sala il 7 novembre con 01 distribution in ben 350 copie e presentato alla Festa del Cinema di Roma il film, prodotto da Goldenart Production con Rai Cinema e ispirato alla biografia di Matteo Collura, vede protagonista Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Pirandello, Valeria Bruni Tedeschi nella parte di sua moglie Antonietta Portulano (rinchiusa in un manicomio perché vittima di una gelosia feroce tanto da accusare Luigi di incesto con Lietta, la loro figlia), Aurora Giovinazzo ovvero Lietta e Federica Luna Vincenti nei panni di Marta Abba, musa ispiratrice di Pirandello. Lo stesso Placido si ritaglia la parte dell’agente e collaboratore Saul Colin.

Non ho mai pensato di poter raccontare questo personaggio così sorprendente - prosegue Placido-. Quando entrai in Accademia provai a memorizzare 'L’uomo con il fiore' in bocca di Pirandello. Mio padre non c’era già più quando ho iniziato a fare l’attore quindi non mi ha mai visto recitare. Ho preso Pirandello non come padre spirituale, ma putativo, come San Giuseppe, mi è stato sempre vicino e accanto”. E Fabrizio Bentivoglio: “Chi di voi mi prenderebbe per fare Pirandello? Nessuno. Solo Michele, con il quale ci conosciamo da 45 anni e condividiamo tutto, dal teatro al cinema, poteva farlo dandomi una fiducia pazzesca. L’attore - prosegue - agisce e io non volevo fare Pirandello, ma volevo esserlo. Ci siamo anche presi alcune licenze poetiche. Per esempio, a un certo punto, Pirandello si tinge i capelli per avvicinarsi a Marta e davanti allo specchio gli cola una goccia di tinta. Ecco quella è una citazione di Morte a Venezia di Visconti. Ma c’è anche molto Bergman e 'Il posto delle fragole'”, conclude.

Quello con Michele Placido è stato un grandissimo incontro - dice Valeria Bruni Tedeschi - è un grande regista che in qualche modo ha dato la mano a Marco Bellocchio con il quale ne 'La balia' avevo fatto lo stesso personaggio. Quando aveva trent’anni Antonietta aveva una pazzia implosa, poi, grazie a questa sceneggiatura, ho scoperto che questa donna è esplosa e non aveva più argini. Io non la considero una folle. Ho lavorato con la sua e la mia verità e con la mia gelosia”. E Federica Luna Vincenti, che nella vita è la moglie di Placido, e nel film è l’amore di Pirandello: “Marta incontra Luigi quando aveva solo 25 anni. È un personaggio che mi ha ricordato come è nata la mia storia con Michele. Anche loro - continua - avevano questa grande differenza di età. Luigi e Marta hanno bisogno l’uno dell’altra e prendono energia a vicenda. Lui trae forza da questa donna per la quale ha un colpo di fulmine. Le scrisse 500 lettere e lei rispose a 238, esattamente la metà. E, grazie a lei, lui scriverà delle bellissime opere. È una donna che per certi versi mi ha un po’ ricordato Mariangela Melato”, conclude.

Infine Placido, che tra poco sarà in scena a teatro con 'Trilogia di un visionario' (uno spettacolo unico, che debutterà al Teatro Comunale di Ferrara e che abbraccia tre delle opere più iconiche di Pirandello ovvero Lettere a Marta, 'L’uomo dal fiore in bocca' e 'La carriola'), conclude: “La grandezza di Pirandello per me sono i suoi racconti. Ultimamente ho messo in scena personaggi storici come anche Caravaggio. Ma per me non esistono personaggi storici, ma personaggi che ci dicono ancora qualcosa di contemporaneo”.

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Spettacolo

Festa del Cinema di Roma, l’attrice di ‘Leggere...

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Tratto dal romanzo di Azar Nafisi, il film di Eran Riklis arriva prossimamente nelle sale con Minerva Pictures

Il cast di 'Leggere Lolila a Teheran'

Le pagine di 'Leggere Lolita a Teheran' di Azar Nafisi (edito da Adelphi) prendono vita nell'omonimo film di Eran Riklis con protagonista Golshifteh Farahani, in anteprima alla 19esima Festa del Cinema di Roma e prossimamente in sala con Minerva Pictures. "Sento profondamente le parole di questo romanzo, vorrei inghiottirle. Ti fa capire come la cultura sia vitale perché spinge le persone, soprattutto in Paesi come l'Iran, a correre i pericoli pur di continuare a leggere i libri. Noi sopravviviamo attraverso la cultura da sempre, nessun regime potrà mai togliercela", dichiara Golshifteh Farahani.

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue: spiegare la letteratura dell’Occidente a ragazzi e ragazze esposti in maniera sempre crescente all’indottrinamento islamico. Quando le condizioni politiche e sociali non glielo consentono più, la professoressa Nafisi lascia l'insegnamento all’Università di Teheran e riunisce segretamente a casa sua sette delle sue studentesse più impegnate per leggere dei classici occidentali. Mentre i fondamentalisti prendono il controllo, queste giovani donne tolgono il velo, parlano delle loro speranze più intime, dei loro amori e delle loro delusioni, della loro femminilità e della loro ricerca di un posto in una società sempre più oppressiva. Con 'Leggendo Lolita a Teheran' celebrano il potere liberatorio della letteratura nell'Iran rivoluzionario e formano il loro futuro. "Cercano in tutti i modi di privarci della libertà, ecco perché la cultura per noi è qualcosa di così esistenziale". Ma anche "dire 'no' al velo è un modo per umiliare il regime", conclude l'attrice.

Per il regista è l'occasione di parlare del conflitto israelo-palestinese. E lo fa tornando al 1977, quattro anni dopo la guerra del Kippur, quando l'ex presidente egiziano Anwar al-Sadat ha dichiarato, in un discorso pronunciato a Gerusalemme, come 'ogni vita persa in guerra sia una vita di un essere umano degna di rispetto. Tutti hanno diritto di vivere una famiglia felice, sia che vivano in territorio arabo sia in quello israeliano'. "A queste parole ha risposto Menachem Wolfovitch Begin, ex primo ministro israeliano di destra, con un giuramento: 'non più guerre e non più versamenti di sangue. Facciamo non soltanto la pace, ma apriamo una strada di amicizia e collaborazione. Possiamo far sì che le vite delle nostre nazioni siano più migliori, più felici e più facili'. Questo è quello che manca oggi. Ci vuole una persona per cambiare radicalmente le cose", questo l'appello del regista Riklis. Il film, girato in Italia, è una produzione Minerva Pictures e Rosamont con Rai Cinema, in coproduzione con United King Films, Topia Communication Production e Eran Riklis Production, prodotto da Marica Stocchi, Gianluca Curti, Moshe Edery, Santo Versace, Michael Sharfshtein, Eran Riklis.

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