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Ucraina, la denuncia: “In Russia fino a 12mila militari da Nordcorea”

Il trasferimento dalla Corea del Nord a Vladivostok, cosa dice il capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa di Kiev

Kim Jong un e Putin - Fotogramma /Ipa

Fino a 12.000 militari sono stati trasferiti dalla Corea del Nord a Vladivostok, in Russia. Qui è già dispiegata un'unità con 1.500 forze speciali. E' quanto afferma Andriy Kovalenko, capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina, citato da Ukrinform.

Secondo le notizie riportate dal sito ucraino, Kovalenko parla di una valutazione fatta con l'impiego di immagini satellitari che suggerisce appunto come fino a 12.000 militari nordcoreani siano stati trasferiti in Russia. "L'intelligence della Corea del Sud sta monitorando tutto quello che accade - assicura Kovalenko - La nostra intelligence è a conoscenza di tutte queste cose".

Putin e il ruolo di Kim nella guerra a Kiev

La Corea del Nord è ormai protagonista della guerra che Ucraina e Russia combattono da quasi 1000 giorni. Il sostegno di Kim Jong-un all''operazione speciale' ordinata da Vladimir Putin nel febbraio 2022 è sempre più ampio e strutturato: dalla fornitura di armi e munizioni, iniziata nel 2023, si è passati all'invio di soldati.

Le prime informazioni diffuse da Kiev, relative alla presenza di ufficiali nordcoreani nel Donetsk, sono state confermate dall'intelligence della Corea del Sud. Le ipotesi sono diventate numeri: il primo contingente di circa 1500 soldati sarebbe stato inviato da Pyongyang nella Russia orientale per un periodo di addestramento, come dimostra un video diffuso dal Centro ucraino per le comunicazioni strategiche.

La Nato, attraverso le parole del segretario generale Mark Rutte, prende atto delle denunce ma non si espone in toto: mancherebbero ancora elementi definitivi per certificare l'entrata in scena di reparti nordcoreani. A Kiev, però, il quadro appare già delineato. Il paese guidato dal presidente Volodymyr Zelensky sollecita una reazione "forte" della comunità internazionale all''invasione' della Corea del Nord. In un post su X, il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiha, scriveva: "La Corea del Nord sta aiutando l'aggressione russa contro l'Ucraina con armi e personale. Non mercenari. Unità regolari, che Mosca intende usare come carne da cannone".

"Chiediamo una reazione immediata e forte dalla comunità euroatlantica e dal mondo" all'"invasione nordcoreana dell'Europa", ha ammonito il capo della diplomazia di Kiev, secondo cui "la risposta migliore è che gli alleati dell'Ucraina sostengano e implementino pienamente il piano della vittoria" di Zelensky.

I rinforzi nordcoreani, come evidenziato dall'intelligence di Seul, con ogni probabilità saranno migliaia. Il numero, però, per l'Ucraina è solo parzialmente rilevante. Se anche "dieci" soldati nordcoreani andassero a combattere a fianco dei russi, "vorrebbe dire che un secondo Paese è coinvolto nella guerra", sintetizza Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente ucraino.

"Abbiamo avuto le informazioni dalla nostra intelligence - spiega Yermak - le abbiamo condivise e abbiamo detto" ai nostri partner "'se avete altro, le nostre intelligence si siedono al tavolo e vedono'. Noi abbiamo la conferma" della fondatezza dell'informazione.

"E' giusto pensare a quale sarebbe la reazione" dell'Occidente, se dovesse concretizzarsi un intervento del genere. Sappiamo tutti, continua continuato, che la Corea del Nord è "un alleato della Russia, come l'Iran. Pensiamo che sia necessario pensare" a come reagire, conclude, se Pyongyang dovesse aiutare Mosca non solo vendendole munizioni, ma mandando uomini a combattere al fronte contro l'Ucraina.

A Kiev, da tempo i sospetti si sono trasformati in certezze. L'Ucraina tiene conto anche del lavoro dell'intelligence sudcoreana e delle prove prodotte da Seul. In particolare ci sarebbe una foto scattata ad un soldato nordcoreano sul campo di battaglia in Ucraina: con l'intelligenza artificiale è stato riconosciuto uno dei più stretti tecnici collaboratori di Kim Jong-Un, come riporta l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.

Il Servizio di intelligence di Seul sta collaborando da tempo con gli omologhi ucraini per ottenere foto di sospetti soldati nordcoreani che operano in prima linea in Ucraina e Russia. Una delle foto ottenute mostra un uomo asiatico in uniforme militare russa seduto di fianco ad un soldato russo sul luogo di lancio della versione nordcoreana del missile Iskander, vicino alla regione di Donetsk.

Applicando alla foto del sospetto la tecnica di riconoscimento facciale tramite Ia, l'uomo è stato identificato come un tecnico missilistico militare nordcoreano che il 28 agosto dello scorso anno aveva accompagnato la visita del presidente Kim a un impianto di produzione di missili. Quando la foto del sospetto è stato messa a confronto con le immagini incluse nel database dell'intelligence, la somiglianza tra le due figure è risultata superiore all'80%, che per i servizi sudcoreani sarebbe abbastanza per poter affermare che si tratti della stessa persona.

"I tecnici missilistici militari nordcoreani dispiegati sul fronte russo-ucraino stanno assistendo al lancio di missili di fabbricazione nordcoreana e si ritiene che stiano cercando di identificare i problemi tecnici e di acquisire ulteriore tecnologia", si legge nei documenti dell'intelligence sudcoreana. Oltre a queste fotografie, i servizi di Seul hanno presentato una serie di altre prove del coinvolgimento militare nordcoreano, tra cui immagini satellitari che mostrano i movimenti di navi da guerra russe e truppe che si radunano in strutture militari nell'Estremo Oriente russo.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cronaca

Strage Gorla, Vigne (Anvcg): “Nell’80esimo...

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Michele Vigne, presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra

"Il 20 ottobre di 80 anni fa, in una giornata di sole accecante, si è consumata la strage di 184 bambini, i Piccoli Martiri di Gorla che siamo qui a ricordare". Lo ha dichiarato Michele Vigne, presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra in occasione delle celebrazioni per l'80° anniversario della Strage dei Piccoli Martiri di Gorla, che si è tenuta davanti al Monumento Sacrario insieme ad autorità, associazioni e cittadini.

"Che questa vicenda, una della pagine più buie della nostra storia, sia una memoria condivisa, attiva e capace di costruire la pace in un mondo attraversato dai conflitti in cui i bambini, gli innocenti per eccellenza, continuano a soffrire e morire".

"Per celebrare questo 80esimo anniversario, che arriva all’indomani del riconoscimento da parte del Ministero della Cultura, su istanza del Comune di Milano e del Comitato Promotore costituito allo scopo dall'Anvcg, dal Comitato dei Familiari dei Piccoli Martiri, da Don Angelo Bazzari Presidente onorario della Fondazione Don Gnocchi e da alcune associazioni di quartiere, del Monumento-Sacrario di Gorla come Monumento Nazionale e di interesse culturale molto importante, l'Associazione ha voluto pubblicare un volume, un silent book dal titolo 'Gorla - Memoria Silente'. Un libro che è anche un oggetto simbolo che non solo racconta la storia delle vittime e delle loro famiglie ma vuole essere, con il suo peso e la sua grandezza (800 pagine per un peso complessivo di 5 chilogrammi), un monito e un simbolo affinché mai si dimentichi e si ripeta un simile orrore", ha proseguito il Presidente Vigne che ha omaggiato del volume il Presidente del Comitato dei Familiari dei Piccoli Martiri di Gorla Ugo Zamboni che nel bombardamento del 20 ottobre 1944 perse il fratello Andrea di soli 9 anni.

L'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che da sempre ha sostenuto e diffuso la memoria di quanto avvenne agli alunni della scuola Francesco Crispi e al personale scolastico, sostiene ogni iniziativa volta a mettere in cassaforte e tramandare alle giovani generazioni il ricordo della strage e, tra queste, la recente proposta di legge a prima firma della deputata Augusta Montaruli e fortemente sostenuta dal Sottosegretario del Ministero del Merito e dell’Istruzione Paola Frassinetti, di istituire il 20 ottobre quale Giorno del ricordo della strage dei Piccoli Martiri di Gorla.

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Cronaca

Voli per il Nord Italia in ritardo, cancellati o dirottati...

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Pesanti i disagi per i viaggiatori nel pomeriggio di oggi, ora la situazione sta tornando alla normalità

Passeggeri in attesa del volo (Fotogramma/Ipa)

Ritardi e disagi per i voli diretti al Nord Italia oggi, domenica 20 ottobre, per un problema ai radar di terra. Alcuni voli sono stati dirottati verso altri scali a causa di un'avaria al sistema operativo del software che gestisce il traffico aereo nel Nord-Ovest. Colpite in particolare Lombardia, Liguria e Piemonte.

Che cosa è successo

Un problema durato circa 30-40 minuti in cui è stato garantito il 40% del traffico e che ora è stato risolto. La situazione sta tornando alla normalità con il sistema che, fanno sapere da Enav all'Adnkronos, è ora tornato pienamente operativo.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Politica

Mattarella: “No a contrapposizioni tra istituzioni,...

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Il messaggio del Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella

"Tra le istituzioni e al loro interno la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Bari all'inaugurazione del terzo Festival delle Regioni e delle Province autonome.

"Vi sono, in particolare, dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose –approfondendo solchi e contrapposizioni- ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi. Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse", ha detto il Capo dello Stato.

Mattarella ha inserito questo passaggio nel suo discorso, prendendo spunto dal ruolo svolto dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome come "foro di collaborazione e dialogo tra queste istituzioni per il coordinamento delle scelte e l’assunzione di posizioni comuni".

Un passaggio che lascia spazio a varie interpretazioni, soprattutto nelle ore in cui si è acuito lo scontro Governo e maggioranza da un lato e magistratura e opposizione dall'altro. Ma c'è anche un altro aspetto che, a quanto si apprende, preoccupa particolarmente il Capo dello Stato, vale a dire la mancata elezione, ormai da quasi un anno, del giudice costituzionale di nomina parlamentare chiamato a sostituire Silvana Sciarra, mentre a dicembre cesseranno dal mandato anche il presidente, Augusto Barbera, e i vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti, anche loro nominati nove anni fa dalle Camere.

Per martedì 29 ottobre prossimo è convocato nuovamente il Parlamento in seduta comune e per la nona volta si tenterà di eleggere il successore di Sciarra, dopo che il centrodestra nell'ultima votazione ha cercato invano di far passare il proprio candidato, mentre l'opposizione non ha partecipato al voto. Da Mattarella quindi arriva un appello alla collaborazione che fa seguito all"'invito", rivolto l'estate scorsa "con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice" per sanare "un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento".

Ferita che potrebbe allargarsi se i posti vacanti tra qualche settimana diventassero quattro, con il rischio di paralizzare il funzionamento della Corte costituzionale. Di qui l'invito, ribadito al termine dell'intervento a Bari, alla "ricerca di collaborazione istituzionale che rafforza la nostra democrazia".

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