Miriam Leone: “Vi racconto i sogni della Fallaci a vent’anni”
L’attrice siciliana nel ruolo di una giovanissima Oriana delle origini, la serie in 8 episodi presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma
"Nel titolo non c’è il nome di Oriana, perché Miss Fallaci ‘diventerà’ Oriana. È un racconto di formazione in cui una giovane ragazza di vent’anni scopre sé stessa cercando di affermarsi facendo una ricerca ossessiva, ed è quello che è successo anche a noi”. Così Miriam Leone presenta oggi alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle ‘Miss Fallaci’, la nuova serie tv in 8 episodi sui sogni e le paure di una giovanissima Oriana Fallaci, prima che diventasse l’icona divenuta celebre in tutto il mondo.
"Abbiamo fatto quasi un lavoro archeologico per intercettare come lei fosse all’epoca, come parlasse, il look che aveva in quel periodo -spiega l'attrice-. A vent’anni ad esempio quasi nessuno sa che aveva la frangetta come Audrey Hepburn, forse influenzata dalla moda degli Usa nella seconda metà degli anni Cinquanta. Non è stato facile, non esistono video e non c’è materiale”.
La serie, prodotta da Paramount Television International Studios e Minerva Pictures in associazione con Redstring, è stata sviluppata a partire dal cortometraggio vincitore del Nastro d’argento A Cup of Coffee with Marilyn di Alessandra Gonnella. "Abbiamo pensato che stavamo rischiando, non consegnando Oriana come la gente se la aspettava -spiega Alessandra Gonnella, che ha diretto la fiction insieme a Luca Ribuoli e Giacomo Martelli- Abbiamo ritratto questa sua freschezza, questa giovinezza che può ispirare i giovani a pensare che non tutto arriva da uno smartphone”.
La serie racconta di una giovane donna italiana, una ragazza non ancora trentenne che nella seconda metà degli anni ‘50 sfida l’universo, al 100% maschile, del giornalismo uscendo dal gossip e dalla moda riservati alle signorine redattrici o inviate. E mette a fuoco “gli umori, le paure, le delusioni, le sconfitte, le urla di una ragazza che vuole diventare uno scrittore, dicendolo proprio così, come voleva lei, non al femminile”, prosegue la regista. Nella serie viene dato molto spazio anche ai sentimenti della Fallaci, e non solo al suo percorso professionale.
“Nessuno poteva aspettarsi che questa donna così partigiana, così forte, con l’elmetto, così ribelle fosse così fragile in amore -dice Miriam Leone- e questo è tipico di alcune donne forti che non sanno scegliere uomini alla loro altezza”. La fiction parte dai ‘fallimenti’ della giovane scrittrice, dai quali trasse la forza di diventare ciò che poi è stata. La Leone nei panni dell’indomabile ‘signorina Fallaci’ ne svela le passioni, gli affetti, la sua modernità.
"Lei era toscana, nata nei luoghi dell’umanesimo, e metteva l’uomo al centro- sottolinea ancora l’attrice- La serie parte con un fallimento” ma spiega come la Fallaci abbia cercato di migliorarsi “non guardando al fallimento come una sentenza definitiva. Non bisogna lasciarsi abbattere questo insegna la serie”. La fiction è in otto episodi di 52 minuti, girati a Roma, dove sono stati ricreati angoli di New York, Londra, e Los Angeles, ed è basata su due dei primi libri della scrittrice, ‘I sette peccati di Hollywood’ e ‘Penelope alla guerra’, e sulle sue interviste.
Spettacolo
Festa Roma, domani la proiezione del documentario...
Il documentario 'Tennis and Friends, la prevenzione scende in campo', una produzione di Aut Aut per Rai Documentari, con la regia di Angelo Bozzolini, sarà proiettato domani, alle 15, nell'ambito della Festa del Cinema di Roma, presso lo spazio 'Lazio Terra di Cinema' (Regione Lazio) all'Auditorium Parco della Musica.
Spettacolo
Paolo Sorrentino: “Non riesco a confrontarmi con il...
Il regista ha presentato oggi 'Parthenope', dal 24 ottobre nelle sale
(Cinematografo.it) “Lo spettatore migliore è quello privo di qualsiasi senso di colpa perché è libero". Così il premio Oscar Paolo Sorrentino, che oggi ha presentato il suo ultimo film: 'Parthenope', nelle sale il 24 ottobre con PiperFilm (al suo battesimo) in 500 sale. Esce ora, ma ci sono state già diverse anteprime di mezzanotte (una limited release di 7 giorni, 15 proiezioni al giorno, con un unico spettacolo in alcune città italiane): “Sono state un grande successo. Sono venuti tanti giovani, che lo hanno davvero apprezzato. I ragazzi sono liberi e non hanno pregiudizi e dietrologie. Da adulti si è più filtrati e si vedono i film con un bagaglio di idee e aspettative diverse”.
E proprio la giovinezza, così effimera, nonché il passare del tempo, sono al centro di questo film che vede protagonisti: Celeste Dalla Porta (Parthenope Giovane), Stefania Sandrelli (Parthenope Adulta), Gary Oldman (John Cheever), Silvio Orlando (Devoto Marotta), Luisa Ranieri (Greta Cool), Peppe Lanzetta (Vescovo ovvero Tesorone, dal nome del negozio di giocattoli sotto casa di Sorrentino) e Isabella Ferrari (Flora Malva). Ma la protagonista assoluta è senza dubbio colei che dà il titolo al film. “Avendo già fatto nove film con protagonisti maschili, avevo voglia di cambiare e di mettere in primo piano una donna- racconta Sorrentino-. Penso poi che la selvaggia vitalità si addica più a una donna. È un racconto, apparentemente ambizioso, ma in realtà molto semplice e sentimentale sulle varie tappe della vita dalla giovinezza dove ci si abbandona e se si è fortunati si può raggiungere la felicità alla tappa successiva verso la responsabilità e l’età adulta in cui si percepisce che la vita ci sta abbandonando e che ti volta un po’ le spalle. Un momento malinconico e pessimistico che però viene smentito alla fine da Stefania di fronte alla città di Napoli”.
E sul cinema: “Il cinema dovrebbe vedere, ma in modo sbilenco. Mi piace vedere traslando quella vista verso l’immaginazione e la fantasia. Io non sono in grado di confrontarmi con il cinema di oggi perché ne vedo poco, né di giudicare quello che faccio. Uno alla fine è condannato a fare quello che sente, non c’è altro modo per me di fare questo lavoro. Non faccio troppi calcoli, questa storia mi riguardava in quel momento quando l’ho concepita. Non è importante quel che ho provato io nei confronti del film, ma il film in sé”.
Tra le donne non solo la giovane Parthenope- Celeste Dalla Porta (“Il mio è un personaggio davvero sfaccettato in questo racconto che parla dello scorrere del tempo, qualcosa di sottile e delicato”) e Parthenope adulta ovvero Stefania Sandrelli (“odio lo scorrere del tempo”), ma anche Isabella Ferrari nei panni di Flora Malva: “Paolo mi ha regalato un ruolo iconico, ho fatto un provino e ho sentito che su quei versi potevo appoggiare le mie emozioni. Le donne belle vengono continuamente offese, anche io nel corso della mia carriera ho sentito su di me questo rancore e questo pregiudizio proprio per via del mio aspetto fisico. La frase sulla bellezza che ammalia i primi dieci minuti e irrita i successivi dieci anni è proprio vera”. E Luisa Ranieri, nel ruolo della diva Greta Cool: “Lei impersona il divismo, è un personaggio bellissimo. Rappresenta un certo tipo di napoletanità. È una donna sola con un passato non sereno”.
Protagonista di questo film anche la città di Napoli. “Ci sono tornato a girare e l’ho trovata per certi versi cambiata, assediata dal turismo ovunque. È una città che resiste e che conserva una sua identità imprecisa. Ma comunque un’identità. Non è una città snob, è autoreferenziale”. E Silvio Orlando dice: “Sono orgoglioso di aver raccontato questo pezzo di Napoli, negli anni Settanta all’università. A Napoli c’è un grande fermento culturale e spero di essere riuscito a ricostruire questo affresco”.
Sulla mancata nomination agli Oscar Sorrentino ribadisce di essere più che contento che vada Vermiglio di Maura Delpero: “Sono anche sollevato, non avevo voglia di sobbarcarmi questa fatica. C’è un momento per tutto”. E rispondendo alla domanda su un possibile film sulle barche a vela che avrebbe voluto fare: “Non ricordo di aver mai voluto fare un film sul mondo della vela. Non so neanche come sia fatta una barca a vela. Per me è noioso parlare sia di calcio che di cinema. Avrei voluto fare piuttosto un film su Ferito a morte tanti anni fa. Non riuscii a farlo perché era troppo costoso il copione. È un libro che involontariamente ho saccheggiato a più riprese. Ora non so cosa farò. Forse andrò in letargo con l’inverno come gli scoiattoli. È prematuro parlare dei miei progetti futuri”. Infine conclude: “Il mio film è deputato a porre nuove domande, così come quello su Giulio Andreotti. Ho scritto le cose attingendo a zone anonime del mio Io. Per me c’è un errore di fondo la missione di un film non è dare risposte oppure, in casi patologici, un messaggio, che è una deriva del nostro essere cattolici e dell’essere legati alla parabola. Un film deve alimentare nuove domande, quindi spero di aver fatto questo. Aver posto altre domande sulle donne anziché dare risposte”.
Spettacolo
Festa del Cinema di Roma, Nicolò Folin: “Con...
Il corto è stato presentato ad 'Alice nella Città', 'nel futuro sono pronto a tutto'
Nicolò Folin, 22 anni, studente del Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di Cinema, aspirante regista, e una carriera ancora tutta da scrivere. Ad 'Alice nella Città', sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema, presenta il cortometraggio ‘Le altre vite’ (prodotto dal Csc): un percorso emotivo nei temi del lutto e della memoria messi in rapporto con le nuove tecnologie. “Il cinema, da spettatore e da aspirante regista, è il mio modo per elaborare il dolore”, dice Nicolò all’Adnkronos che nel buio della sala cinematografica “piango spesso, è un pianto positivo perché è liberatorio”.
Tra i progetti futuri di Folin c’è un lungometraggio: “sto provando a pensare e a scrivere il film tratto dal mio corto ‘In spirito’, anche questo presentato quest’anno ad Alice”. Per la sua pellicola d’esordio desidera “un attore che non ha mai lavorato con il cinema per costruire insieme una performance che possa lasciare un’impronta”, ammette.
Tra studio e desideri, l’aspirante regista sta ancora cercando la sua voce ma a spingerlo a fare cinema “è la curiosità di scoprire qualcosa, che sia una persona, un periodo storico, un incontro o un viaggio”. Del cinema di oggi “amo la possibilità di vedere cose diverse provenienti da tutte le parti del mondo e da ogni fascia produttiva. Per me - dice - è un’emozione perché posso imparare tante cose”. Ma Nicolò ha un desiderio: “vedere maggiore sperimentazione”. In questo momento “sono molto affamato di andare avanti. Sono ancora agli inizi ma il futuro un po’ mi spaventa. La scuola ti dà quel senso di protezione, in un certo senso ti coccola, ma sono pronto a tutto”, conclude.