Tumori, nel Lazio oltre 3.100 nuovi casi l’anno di cancro al polmone
Gli oncologi a 'Excellence in lung cancer' a Roma, 'con innovazione migliorano prospettive cura'
Ogni anno nel Lazio si ammalano di cancro ai polmoni 3.100 persone. A livello nazionale le nuove diagnosi interessano oltre 44mila cittadini e la sopravvivenza netta a 5 anni si attesta al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Tuttavia negli ultimi anni si sono registrati dei progressi sia a livello di diagnosi che di terapia. In particolare gli specialisti riescono ad avere importanti e maggiori informazioni sulle caratteristiche molecolari del singolo carcinoma. Sono così identificati molteplici bersagli molecolari e da questi sono state sviluppate terapie in grado di agire in modo mirato (target therapy). Vi è poi l'immunoterapia, un trattamento basato sull'attivazione del sistema immunitario verso le cellule tumorali. Le prospettive aperte da questi approcci terapeutici sono al centro del convegno 'Excellence in lung cancer', che si apre oggi a Roma e che vede la partecipazione di oltre 60 tra i massimi esperti nazionali di una malattia oncologica tra le più temute.
La patologia, ricorda una nota, si divide in due sottogruppi: il carcinoma a piccole cellule o microcitoma - che si caratterizza per cellule a chicco d'avena - che rappresenta da solo il 15% dei casi, in cui, salvo casi diagnosticati in fase molto precoce, la chirurgia non ha alcuna indicazione. Il carcinoma non a piccole cellule (Nsclc) invece rappresenta circa l'85% dei casi di tumore polmonare.
"Tra questi vi è una quota sempre più crescente di tumori caratterizzati da un'alterazione molecolare, che possono essere trattati con terapie mirate - afferma Emilio Bria, coordinatore della Ricerca clinica sui tumori del polmone del Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, direttore Uoc Oncologia medica Ospedale Isola Tiberina - Gemelli Isola di Roma - Un esempio è rappresentato da alectinib per la malattia Alk traslocata in stadio avanzato, terapia consolidata da anni in pratica clinica, che conferma i dati di efficacia e il buon profilo di tollerabilità e maneggevolezza emersi negli studi clinici. Attualmente - sottolinea lo specialista - la Regione Lazio ha costituito un piano per riorganizzare le reti oncologiche in modo più funzionale e nel rispetto delle esigenze territoriali, inclusa quella del tumore del polmone. Ha promosso e avviato specifici tavoli di lavoro proprio per aggiornare e definire un nuovo Pdta", un percorso "a valenza regionale, con criteri di accesso e di percorso che possano rappresentare un riferimento per tutte le aziende sanitarie che si propongono nel trattare la neoplasia". Quello ospitato a Roma è il secondo di 3 appuntamenti nazionali di 'Excellence in lung cancer'.
"Sul fronte del microcitoma in stadio esteso, l'introduzione dell'immunoterapia ha rappresentato una novità rilevante - spiega Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia medica 2 presso l'Int Regina Elena di Roma - Finalmente abbiamo ottenuto un miglioramento e soprattutto un aumento della percentuale dei pazienti lungosopravviventi, come osservato all'interno dello studio di estensione IMbrella A che include i pazienti dello studio IMpower 133. I dati emersi confermano i benefici ottenuti nella frazione di pazienti analizzati sul controllo a lungo termine della malattia (12% di pazienti vivi a 5 anni). E' perciò possibile incidere sulla sopravvivenza della neoplasia".
Oggi l'immunoterapia come trattamento singolo o in associazione alla chemioterapia è diventata il nuovo standard di cura per il tumore al polmone, con l'opportunità di scegliere la modalità di somministrazione. Infatti, recentemente la terapia con atezolizumab è stata resa disponibile dall'Agenzia europea per i medicinali (Ema) anche nella formulazione sottocutanea, garantendo vantaggi ai clinici ai pazienti e alle strutture sanitarie. Importanti traguardi sono stati raggiunti grazie a queste terapie a bersaglio molecolare, target therapy, in particolare con alectinib, un farmaco inibitore di Alk che agisce bloccando l'attività di questo recettore, riducendo così la crescita e la proliferazione del tumore. "Lo studio Alina ha definito per primo il ruolo di inibitori specifici per i pazienti con riarrangiamento di Alk in fase precoce di malattia, dopo resezione chirurgica - evidenzia Bria - Lo studio si è confrontato direttamente con la chemioterapia adiuvante, che per gli oncologi ha rappresentato per anni un trattamento 'scomodo', offrendo un beneficio per i pazienti, ma a fronte di un rischio di tossicità rilevante. Sarà quindi ora possibile sostituire la chemioterapia con una terapia ben tollerata e che aumenta le probabilità di guarigione. Il farmaco rappresenta perciò un elemento cruciale nell'evoluzione dei trattamenti e delle prospettive dei pazienti".
"Il mondo della medicina di precisione e delle target therapy per il tumore polmonare è destinato a crescere - commenta Silvia Novello, Università di Torino Aou San Luigi Gonzaga, Orbassano - La sfida maggiore, per questa tipologia di trattamenti, continuerà ad essere lo studio dei meccanismi di resistenza per poter offrire migliori opportunità ai pazienti. Per quanto riguarda l'immunoterapia, la vera rivoluzione è stata la sua adozione nelle fasi precoci di malattia, sia nel setting perioperatorio, ovvero prima e dopo l'intervento chirurgico, sia nel setting adiuvante, ovvero dopo l'intervento chirurgico. Questa tipologia di trattamento è inserita in uno schema nuovo, che vede la combinazione e l'integrazione delle due tipologie di cure. Gli eventi di aggiornamento come questo che si apre oggi a Roma - conclude - sono di fondamentale importanza perché le novità scientifiche sono tante ed incalzanti e il confronto costruttivo tra i diversi specialisti è ormai imprescindibile".
Cronaca
Salute, Gardini (EpaC): “Per eradicare virus entro...
"Programma di screening scade 31 dicembre e il Governo ha appena rifiutato di approvare un emendamento a costo zero per proroga e ampliamento test"
Le epatiti virali rappresentano uno dei principali problemi di sanità pubblica. Secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, circa 80 milioni di persone nel mondo sono affette dal virus dell’epatite C (Hcv), pari all'1,1% della popolazione mondiale, e nel nostro Paese si stima siano circa 200.000 gli individui portatori inconsapevoli del virus. "Per eradicare l’epatite C entro il 2030, come ci chiede l’Oms, è necessario trasformare lo screening per l’Hcv da sperimentale in strutturale. Dunque, ci chiediamo per quale motivo ogni anno bisogna sudare sette camicie per avere una proroga, esattamente come è successo anche quest’anno". Così Ivan Gardini, presidente Associazione EpaC-Ets, in occasione dell'incontro 'Epatite C: Obiettivo eliminazione, il momento è adesso. Strategie e modelli organizzativi per riscrivere la storia delle epatiti virali', promosso oggi a Roma da Gilead Sciences.
"Lo screening scade il 31 dicembre 2024 e il Governo ha appena rifiutato di approvare un emendamento a costo zero, firmato in larga parte da esponenti della maggioranza, sull'ampliamento della popolazione e delle fasce di età più a rischio – lamenta Gardini – Dunque, che intenzioni ha il Governo? Questa è la domanda che ci poniamo, quando dall'altra parte si chiedono ai gruppi di lavoro di fare una strategia nazionale con Hcv, Hiv e malattie sessualmente trasmesse". Tra le azioni da mettere in campo, secondo Gardini "sicuramente convincere i parlamentari a continuare a presentare degli emendamenti. Qui ci vuole la volontà politica di inserire l'epatite C come priorità nazionale. Questa è la vera prevenzione".
Il presidente dell’Associazione dei pazienti con Epatite C alle Regioni chiede di fare la loro parte: "Che fine faranno i soldi che hanno in cassa? Chi verifica che quei test acquistati non siano nel frattempo scaduti? Sono tante le domande alle quali la politica deve rispondere". Quindi sulle infezioni scoperte, "siamo fermi a 13.000 ma probabilmente ce ne sono molte di più, soprattutto nella fascia di età sopra i 60 anni. Il vero problema è il sommerso, difficile da stimare – evidenzia Gardini - perché parliamo anche di persone detenute in carcere, di persone che si rivolgono ai Serd per dipendenze. Ma secondo me si può pensare di identificare altre 100.000 infezioni". Tra le Regioni 'più virtuose' in fatto di screening per l’Hcv "sicuramente troviamo Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto", conclude.
Cronaca
Detransitioner Luka Hein a Firenze con Pro Vita:...
La testimonianza alla conferenza stampa organizzata da Pro Vita & Famiglia Onlus in collaborazione col gruppo consiliare di Fratelli d’Italia per presentare il tour “Ingannata, perché nessuno è nato nel corpo sbagliato”
Si è svolta questa mattina nella Sana Macconi di Palazzo Vecchio a Firenze la conferenza stampa organizzata da Pro Vita & Famiglia Onlus in collaborazione col gruppo consiliare di Fratelli d’Italia per presentare il tour “Ingannata, perché nessuno è nato nel corpo sbagliato”, con cui l’associazione sta toccando diverse città italiane (Roma, Catania, Palermo, Brescia, Firenze, Rimini e Assisi) per portare la testimonianza di Luka Hein, detransitioner americana oggi 22enne che all’età di 14 anni, in preda a un forte disagio identitario scatenato dalla separazione dei genitori e dall’esperienza di adescamenti online, fu convinta dalla propaganda Lgbtq di essere “nata nel corpo sbagliato” e spinta da medici e psicologi a iniziare un percorso di transizione per “cambiare sesso” culminato in una mastectomia totale a soli 16 anni.
Dopo 4 anni di bombardamenti farmacologici a base di testosterone Luka capisce di essere stata totalmente ingannata sul suo reale stato di salute, e che quella che venne immediatamente diagnosticata come una disforia di genere era in realtà il sintomo di sofferenze psicologiche e disturbi comportamentali mai indagati dai clinici. Tornata in sé, oggi Luka Hein si è unita alla sempre più nutrita schiera dei “de-transitioner”, giovani spinti a cambiare sesso che tentano ora, per quanto possibile, di “tornare indietro” e denunciano il cosiddetto “approccio affermativo”: il sistema di menzogne che tramite i social, le scuole e operatori sanitari politicizzati sta spingendo migliaia di minori a disagio con se stessi a credersi “nati nel corpo sbagliato” senza indagare le reali cause delle loro sofferenze.
"Abbiamo deciso di portare in Italia la testimonianza di Luka Hein - afferma Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia - per far giungere un messaggio di verità a migliaia di adolescenti italiani che stanno cadendo nell’inganno di essere “nati nel corpo sbagliato” e ai loro genitori: nessuno nasce “sbagliato”, noi siamo il nostro corpo e provare a cambiarne la forma estetica con una dolorosa medicalizzazione a vita non ne cambierà la natura ma lascia solo più insoddisfatti di prima. Alla politica chiediamo di tutelare la salute dei minori impedendo che possano essere sottoposti a trattamenti medici per alterare il loro normale sviluppo puberale in una fase della vita in cui non hanno piena consapevolezza di ciò che sono e saranno e alla luce dei dati scientifici secondo cui, col naturale procedere dello sviluppo, la quasi totalità delle presunte disforie di genere in minori si riassorbe in una sana e serena identificazione nel proprio sesso biologico".
Oggetto della conferenza stampa anche la recente polemica che ha investito l’Ospedale Careggi di Firenze, dove gli ispettori del Ministero della Salute hanno riscontrato gravi irregolarità nel trattamento della presunta disforia di genere in bambini e adolescenti, i quali non venivano sottoposti ai dovuti accertamenti diagnostici di natura psicologica e psichiatrica per indagare le reali cause del loro disagio identitario prima di somministrare il farmaco ormonale Triptorelina, come imposto da una determina dell’AIFA del 2019. La stessa AIFA, dopo il caso Careggi, ha annunciato la revisione delle linee guida sulla somministrazione della Triptorelina.
Alla conferenza stampa, introdotta dai saluti istituzionali del Vice-Presidente Vicario del Consiglio Comunale di Firenze Alessandro Draghi (Fratelli d’Italia), hanno preso parte anche il Consigliere regionale Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), l’opinionista e scrittore Fabio Dragoni e, in collegamento dal Senato, il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, autore dell’interrogazione parlamentare al Ministro della Salute Orazio Schillaci che portò all’ispezione presso l’Ospedale Careggi.
Durante la conferenza stampa si è svolta una contro-manifestazione in Piazza della Signoria organizzata da Pd, AVS e collettivi Lgbtq e trans-femministi.
Cronaca
Luka Hein: “Io ingannata, a 14 anni medici e...
La giovane detransitioner in tour a Firenze con Pro vita e famiglia: "Percorso culminò in una mastectomia a 16 anni"
"È stato un intero movimento di ingannarmi perché mi hanno fatto credere di essere nata nel corpo sbagliato, non è possibile essere nati nel corpo sbagliato, noi siamo il nostro corpo e quindi dire che questo era sbagliato in me è stato il più grande tradimento che ha condizionato tutta la mia vita". Sono le parole di Luka Hein la 22enne detransitioner americana alla conferenza stampa a Palazzo Vecchio a Firenze organizzata da Pro Vita & Famiglia Onlus in collaborazione col gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, per presentare il tour “Ingannata, perché nessuno è nato nel corpo sbagliato”, che all’età di 14 anni, in preda a un forte disagio identitario, secondo la sua testimonianza fu convinta da medici e psicologi a iniziare un percorso di transizione per cambiare sesso. Un percorso che culminò in una mastectomia a 16 anni. Una storia che vuole essere un messaggio per tutte le coetanee e i coetanei che possono vivere un momento di turbamenti interiori durante l'adolescenza.
"Le cose andranno meglio, in particolare per i ragazzi giovani. Nel mio caso, la prima cosa è stata svegliarsi tutti i giorni sapendo di essere una donna. - ha continuato Hein - Come ti vesti, il lavoro che fai, tutto passa e tutto va avanti nessuno è nato nel corpo sbagliato, tu sei il tuo corpo, tu devi far pace con questa realtà per il tuo bene". Luka ha deciso di tornare indietro da quella transizione. Ma questa esperienza l'ha segnata per tutta la vita, e ha lasciato in lei la voglia di portare la sua testimonianza: "Principalmente il sentimento che mi è rimasto è quello di voler parlare, parlare con le ragazze per aiutarne il più possibile".