Gestazione per altri, La Torre: “Ecco perché questa legge non funzionerà”
Dal 16 ottobre, per la legge italiana la gestazione per altri è diventata “reato universale”: sarà punita non solo se praticata in Italia (come già prevedeva l’articolo 12 della legge 40/2004), ma anche se praticata all’estero, inclusi i Paesi dove la Gpa è legale.
In effetti, la dicitura scelta rischia di creare confusione nei cittadini: “La definizione di ‘reato universale’ non esiste. Esiste un concetto di “giurisdizione universale’ per reati di particolare gravità come la pedofilia, lo sterminio di massa e il genocidio che vengono riconosciuti universalmente”, evidenzia a Demografica di Adnkronos l’avvocata e attivista Cathy La Torre. Quindi chiamarlo
Reato universale non si tratta soltanto di una imprecisione formale dal momento che “la Gpa è legale in 65 Paesi del mondo”, quindi non è certo universalmente riconosciuta come reato.
Gestazione per altri, cosa cambia adesso?
Non possiamo dirlo con certezza perché ci sono molti dubbi sulla sua applicazione.
Come è possibile scoprire se qualcuno ha fatto ricorso alla Gpa all’estero?
“Questo è sicuramente uno degli aspetti più controversi: è stato introdotto un nuovo reato di cui non conosciamo l’onere della prova. Immaginiamo che un bambino nasca all’estero da una coppia eterosessuale, in un Paese dove la gestazione per altri è legale. In quell’atto di nascita non sarà scritto se il bambino è nato da una Gpa o da un parto naturale”.
In pratica, spiega l’avvocata La Torre, “nel caso di coppie eterosessuali sarà molto complicato provare che ci sia stata una gestazione per altri. Per esempio, quasi tutte le coppie eterosessuali che fanno una Gpa in America potrebbero semplicemente dire che hanno deciso di partorire all’estero per dare al figlio la doppia cittadinanza, dato che lì vige lo ius soli puro.
Nel caso di una coppia che va all’estero per ricorrere alla maternità surrogata, provare la vera ragione di quella scelta equivale a una probatio diabolica. Una prova, cioè, impossibile o difficilissima da ottenere.
“In questi casi l’ufficiale si potrebbe insospettire perché si sta registrando un figlio con un solo papà e non con una madre. È una situazione poco probabile, ma Per essere riconosciuto come genitore, l’altro padre dovrebbe fare la stepchild adoption, cioè l’adozione di fronte a un giudice. E lì, per forza di cose si autodenuncerebbe”, spiega La Torre.
Anche alla luce di queste considerazioni, come si pone questa norma rispetto al principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione?
“Io sono un’avvocata e spetta alla Corte costituzionale stabilire se una norma è incostituzionale o meno. Però sicuramente – evidenzia La Torre – appaiono esserci dei profili di irragionevolezza e parziale indeterminatezza della norma che sono certa saranno analizzati dalla Corte costituzionale.
In primo luogo, la norma pare irragionevole perché sottopone i destinatari ad un trattamento differenziato in maniera ingiustificata, vale per il cittadino italiano ma non vale per il cittadino straniero che viene in Italia (che accade se tra i due genitori uno è straniero e uno italiano?), inoltre pone la GPA sullo stesso piano di delitti gravissimi mantenendo però una forte sproporzione sul piano sanzionatorio.
Un altro evidente problema riguarda le difficoltà interpretative che la norma inevitabilmente pone: “chiunque realizza (…) la surrogazione di maternità è punito” quando si realizza la surrogazione? Al momento dell’impianto dell’embrione o della nascita del bambino? Se la gestante non porta a termine della gravidanza si parlerà di diritto tentato o consumato?
A ciò si aggiunga che trattandosi di fatti che nello stato in cui vengono compiuti sono leciti nessuna autorità straniera collaborerà con lo Stato italiano per fornirgli prove e sanzionare i genitori. Quindi siamo di fronte ad un reato che potrà provarsi per presunzioni? Senza documentazione medica e senza testimonianze?”.
C’è poi da dire che la nuova fattispecie sembra essere in conflitto anche con la normativa sovranazionale, in particolare l’art. 8 della CEDU secondo cui nessuna pubblica autorità può ingerirsi nella vita privata e familiare.
Non a caso la legge 40 già è stata censurata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 162 del 2014 che si è espressa sull’irragionevolezza di alcune scelte del legislatore in materia.
Secondo l’avvocata, la norma sarà attenzionata già dai Tribunali di merito a partire dai giudici di primo grado.
La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha invitato i medici a segnalare i casi di sospetta maternità surrogata. Il suo invito ha trovato l’opposizione di Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, che ha sottolineato l’importanza della fiducia tra medico e paziente. Anelli ha anche ricordato che i medici sono esonerati dall’obbligo di denuncia. Se lo facessero, violerebbero il segreto professionale?
Anche in questo caso, la risposta si trova nei fatti, prima che nel diritto: “Quale medico denuncerebbe un proprio paziente?” si chiede l’avvocata La Torre ricordando che “. Credo che il loro desiderio, anche morale, sia curare quanti più pazienti possibile, non di denunciarli. Io da un medico che ha violato la privacy di un paziente non ci andrei mai”.
In materia di Gpa, inoltre, la responsabilità ricade sui genitori, fino al compimento della maggiore età: “Sottoporrei un quesito immediatamente all’ordine dei medici, chiedendo se una segnalazione di Gpa violerebbe il segreto professionale”, aggiunge La Torre.
È possibile che, in Italia, qualcuno ricorra alla Gpa solo per guadagnarci?
“Assolutamente no, anche perché sono pochi i casi di gestazione per altri. Non possiamo quantificare con esattezza, alcune fonti parlando di trecento Gpa annuali, altre di cinquecento. Piuttosto è vero il contrario: la gestazione per altri è una pratica molto costosa, quindi accessibile a pochissime persone”.
Il rischio, sostiene La Torre, è che il dibattito sulla Gpa metta in secondo piano un tema molto rilevante, come quella della “infertilità o della sterilità delle coppie che aumenta sempre di più”.
Quali sono i motivi principali per cui si ricorre alla gestazione per altri in Italia?
“La maggior parte delle coppie che fanno ricorso alla Gpa sono coppie eterosessuali, per esempio dove la donna ha avuto un tumore e ha congelato gli ovociti. In questa materia ci sono tante sfumature”, ricorda La Torre che poi ci confida una vicenda personale, “io parlo da persona sterile: all’età di 22 anni ho avuto un tumore alla cervice e mi sono dovuta sottoporre a una serie di operazioni che oggi mi impediscono di portare avanti una gravidanza. Ecco, se io decidessi di fare una Gpa mi dovrei vergognare del mio desiderio di genitorialità perché ho avuto un tumore?”
Sempre meno spazio per le adozioni
Chi è contrario alla maternità surrogata, spesso propone di soddisfare il desiderio di genitorialità con le adozioni. Ferma restando la differenza tra le due situazioni, anche le adozioni non se la passano bene in Italia. “Oltre al tema dell’infertilità o della sterilità delle coppie che aumenta, deve preoccupare il numero esiguo di adozioni annuali, dovremmo potenziare la legge sull’adozione”, sostiene l’avvocata.
Anche in questo caso, ancor prima che in punta di diritto, la questione si annoda sul piano fattuale: “per essere adottati, i bambini devono essere dichiarati adottabili, ovvero in condizione di adottabilità, ma c’è un problema di cui non parla nessuno: i bambini adottabili sono sempre meno”.
Le adozioni possono essere nazionali o internazionali. Nel primo caso, l’avvocata ricorda che: “In Italia c’è un legittimo indirizzo dei tribunali minori che tendono a dichiarare un bimbo adottabile solo in casi estremi, come, contesti familiari di estrema violenza. Ma spesso – spiega La Torre – la priorità è l’adozione endofamiliare o comunque un affido familiare”.
Nel 22 le adozioni nazionali sono state poco più di 800 a fronte di quasi 8.000 domande in attesa mentre le adozioni internazionali poco più di 500 a fronte di 3.000 domande in attesa. Quindi anche la via per le adozioni internazionali è sempre più stretta perché segue anche le tensioni geopolitiche in corso. “Un esempio è quello della Russia, dove da qualche anno Putin ha dichiarato che non avrebbe più concesso l’adozione di bambini russi alle coppie italiane. Anche le adozioni internazionali dalla Anche l’Ucraina – ricorda La Torre – era uno dei grandi Paesi a cui si faceva ricorso per un’adozione internazionale. Ora, il Paese è in guerra da oltre due anni e tutte le procedure di adottabilità si sono fermate perché l’operatività dei tribunali è praticamente azzerata o destinata ad altre questioni. Situazione analoga per molti Paesi dell’Africa alle prese con sanguinose guerre civili”.
Che effetto ha questa situazione ha sulle coppie italiane che non possono ma vorrebbero avere figli?
“Che le coppie italiane che vorrebbero adottare, spesso non riescono oppure devono attendere una media di 4 anni. “Conosco delle coppie che hanno di fatto ricorso alla Gpa perché dopo cinque, sei anni di attesa hanno desistito dal proseguire con l’iter dell’adozione. Inoltre – ricorda l’avvocata – per la legge italiana solo le coppie eterosessuali sposate da almeno 3 anni possono fare richiesta di adozione. Ne sono esclusi completamente le persone single per esempio.
La crisi demografica italiana non trova risposte
Mentre si accende il dibattito normativo e culturale sulla Gpa, i dati Istat certificano una volta di più la crisi demografica italiana. Nel 2023 sono nati 379.890 bambini, –3,4% rispetto all’anno precedente, e -34,1% rispetto al 2008, quando si registrarono oltre 576mila nascite.
Come si inserisce la questione della maternità surrogata nello scenario demografico italiano?
“Il tema è chiedersi come mai c’è così tanto bisogno di far ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita”, afferma La Torre che ricorda come i casi e le cause di infertilità siano sempre più diffuse per “fattori ambientali, sociali e relazionali. Anche quando non ci sono problemi di salute, si fanno pochi figli e sempre più tardi. Avere un figlio a venticinque anni non è come averlo a quarant’anni, ma allora perché ritardiamo sempre di più la maternità?”
Le risposte sono molteplici, tutte ampiamente analizzate su queste pagine: “Forse si fanno figli a quarant’anni perché i contratti sono sempre più precari e i salari sempre più bassi rispetto al costo della vita?”, si chiede retoricamente l’avvocata La Torre, che sottolinea quanto vasto sia il problema della denatalità nel nostro Paese.
“Se la coppia lavora, chi accudisce i bambini? Gli asili nido sono troppo pochi, i costi troppo alti. Alla fine, a pagarne le conseguenze sono quasi sempre le donne che devono rinunciare o rallentare la loro carriera. Conosco migliaia di donne uscite dal mercato del lavoro perché con lo stipendio ci pagavano solo la retta del nido e una tata. Tantissime hanno lasciato il lavoro perché, dopo la maternità, non hanno ottenuto il part-time. E sono convinta che ancora meno viene concesso agli uomini che chiedono di stare in casa per accudire i figli”, chiosa La Torre citando un fenomeno in costante aumento. Emblematica la protesta degli attivisti del gruppo Dad Shift che hanno legato dei bambolotti alle statue di Leicester Square, Londra, per focalizzare l’attenzione sull’importanza del legame padre-figlio e chiedere congedi parentali migliori.
In questo contesto, che effetto avrà l’estensione spaziale del reato di gestazione per altri?
“Purtroppo – conclude l’avvocata Cathy La Torre – questa legge renderà impossibile la vita a quelle pochissime coppie che facevano ricorso alla gestazione per altri, ma in alcun modo risolverà i problemi di tutte quelle coppie che vorrebbero diventare genitori e che non possono farlo per mancanza di servizi, scarsa conciliazione vita-lavoro, inadeguatezza del welfare. Tutti problemi seri che mettono davvero a repentaglio il nostro futuro”.
Demografica
Gravidanza e bellezza: i rischi nascosti di smalti e trucco
Attenzione all’uso di smalti per le unghie, trucco, se siete in gravidanza. Potreste aumentare l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, con tutte le conseguenze per la salute vostra e del vostro bambino. Una ricerca della Brown University School of Public Health, la scuola di salute pubblica della Brown University, un’università di ricerca privata nel Rhode Island (USA), ha infatti trovato una correlazione tra l’uso di prodotti per la cura della persona (PCP) e le concentrazioni di PFAS nelle donne in gravidanza o in allattamento.
In sostanza, più prodotti per l’igiene personale si usano, più si rischia di accumulare alti livelli di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, PFAS appunto, nel plasma sanguigno e nel latte materno.
Cosa sono i PFAS, onnipresenti e dannosi per la salute
I PFAS sono sostanze chimiche sintetiche utilizzate fin dagli anni ’50 nei prodotti di consumo e in contesti industriali, grazie alla loro capacità di resistere a olio, acqua e calore. Il lato negativo è che sono stati associati a una tutta una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui malattie epatiche, problemi cardiometabolici e cardiovascolari e vari tipi di cancro. Inoltre, possono contribuire a esiti avversi alla nascita, come il calo del peso alla nascita, il parto pretermine, alcuni disturbi dello sviluppo neurologico e una ridotta risposta ai vaccini nei bambini. Effetti in parte dovuti al trasferimento dei PFAS attraverso la placenta e il latte materno, che facilita l’esposizione durante la gestazione e l’infanzia.
I PFAS sono persistenti nell’ambiente, onnipresenti e, sottolinea lo studio, rilevabili in quasi il 100% dei canadesi – la ricerca ha riguardato il Paese nordamericano, ma certamente il problema ci riguarda tutti. Ognuno di noi entra in contatto con i PFAS ingerendo cibo contaminato, bevendo anche semplice acqua, o attraverso gli imballaggi alimentari, le pentole, i mobili e PCP come trucco, prodotti per capelli e smalto per unghie.
Occorre sottolineare che i PFAS continuano a essere prodotti a livelli elevati a livello globale, con volumi annuali superiori a 230mila tonnellate di fluoropolimeri e 46mila tonnellate di acidi perfluoroalchilici. “Sebbene i PFAS siano onnipresenti nell’ambiente, il nostro studio indica che i prodotti per la cura della persona sono una fonte modificabile di PFAS“, ha affermato l’autrice dello studio Amber Hall, ricercatrice associata post-dottorato in epidemiologia presso la Brown University School of Public Health. Per modificabile si intende che si può ridurre l’esposizione limitando l’uso dei prodotti a rischio.
L’uso di trucco, smalti e tinture aumenta i livelli di PFAS nel corpo
L’analisi della Brown University School of Public Health, recentemente pubblicata su Environment International, ha utilizzato i dati del Maternal-Infant Research on Environmental Chemicals Study, che ha esaminato solo quattro tipi di PFAS tra i migliaia utilizzati nell’industria e nel commercio, e che dunque probabilmente sottostima l’entità del problema. La ricerca ha coinvolto 2001 donne incinte in 10 città del Canada tra il 2008 e il 2011.
L’effetto dei prodotti per la cura delle persone sui livelli di PFAS è stato analizzato nel plasma prenatale (da sei a 13 settimane di gestazione) e nel latte materno (da due a 10 settimane dopo il parto). Le partecipanti dovevano riferire la frequenza di utilizzo di otto categorie di prodotti in tre momenti: durante il primo e il terzo trimestre di gravidanza, da uno a due giorni dopo il parto e da due a dieci settimane dopo il parto.
I risultati dimostrano che nelle donne incinte al primo trimestre, un uso maggiore di prodotti per la cura delle unghie, profumi, trucco, tinture per capelli e lacche o gel per capelli era associato a concentrazioni plasmatiche di PFAS, PFOA, PFOS e PFHxS più elevate. Risultati simili sono stati osservati per l’uso di prodotti per la cura personale nel terzo trimestre e per le concentrazioni di PFAS nel latte materno da due a 10 settimane dopo il parto.
Ancora, le partecipanti che si truccavano ogni giorno nel primo e nel terzo trimestre avevano concentrazioni di PFAS nel plasma e nel latte materno rispettivamente del 14% e del 17% più elevate rispetto alle persone che non lo facevano ogni giorno.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che chi usava tinture colorate permanenti uno o due giorni dopo il parto aveva livelli di PFAS più elevati (16%-18%) rispetto a chi non le utilizzava mai nelle concentrazioni del latte materno. In generale, un maggiore utilizzo di PCP è stato associato a livelli più elevati di PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS nel post-partum.
Risultati allarmanti, che possono servire, si augurano i ricercatori, per stabilire una regolamentazione dei PFAS e, più nel piccolo, a guidare le scelte individuali in modo da ridurre l’esposizione a queste sostanze tossiche laddove possibile.
Demografica
Eduscopio 2024, quali sono le migliori scuole in Italia?...
È stata pubblicata la nuova edizione di Eduscopio 2024, il rapporto della Fondazione Agnelli che fornisce una guida completa per orientare studenti e famiglie nella scelta delle scuole superiori. Questo strumento di analisi si basa su un database che raccoglie i dati di oltre 1,3 milioni di diplomati provenienti da più di 7.000 scuole in tutta Italia, offrendo una panoramica dettagliata delle istituzioni scolastiche che preparano meglio gli studenti per l’università e il mondo del lavoro.
Le migliori scuole città per città: la classifica
Milano
- Miglior Liceo Classico: Sacro Cuore
- Miglior Liceo Scientifico: Alessandro Volta
- Miglior Liceo Linguistico: Civico Manzoni
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Gino Zappa
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Galvani
Roma
- Miglior Liceo Classico: Ennio Quirino Visconti
- Miglior Liceo Scientifico: Augusto Righi
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Antonio Labriola
- Miglior Liceo Linguistico: Edoardo Amaldi
- Miglior Liceo Scienze Umane: Margherita di Savoia
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Cristoforo Colombo
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Boaga
Torino
- Miglior Liceo Classico: Vincenzo Gioberti
- Miglior Liceo Scientifico: Altiero Spinelli
- Miglior Liceo Linguistico: Altiero Spinelli
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Bosso – Monti
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Santorre di Santarosa
Bologna
- Miglior Liceo Classico: Luigi Galvani
- Miglior Liceo Scientifico: Niccolò Copernico
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Enrico Fermi
- Miglior Liceo Linguistico: Niccolò Copernico
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Crescenzi-Pacinotti-Sirani
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Arrigo Serpieri
Napoli
- Miglior Liceo Classico: Convitto Vittorio Emanuele II
- Miglior Liceo Scientifico: Convitto Vittorio Emanuele II
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Eleonora Pimentel Fonseca
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Francesco Saverio Nitti
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Della Porta-Porzio
Firenze
- Miglior Liceo Classico: Galileo Galilei
- Miglior Liceo Scientifico: Niccolò Machiavelli
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Russell – Newton
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Morante-Ginori Conti
Palermo
- Miglior Liceo Classico: Umberto I
- Miglior Liceo Scientifico: Galileo Galilei
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Giovanni Falcone
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Giovanni Verga
Catania
- Miglior Liceo Classico: Marco Polo
- Miglior Liceo Scientifico: Galilei
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Ferraris
Bari
- Miglior Liceo Classico: Aristotele
- Miglior Liceo Scientifico: Fermi
- Miglior Istituto Tecnico Economico: De Viti De Marco
Novità dell’edizione 2024
Quest’anno, per la prima volta, Eduscopio ha analizzato separatamente le prestazioni dei diplomati degli indirizzi scientifici sportivi. Questa scelta risponde all’aumento di popolarità di questi percorsi, che combinano l’approfondimento delle discipline scientifiche con la preparazione fisico-sportiva.
Dopo la scuola, tra università e lavoro
L’edizione 2024 riflette ancora le conseguenze della pandemia per i diplomati del 2020-2021. Secondo il rapporto, molti studenti hanno incontrato difficoltà nell’adattarsi alla didattica universitaria, con una lieve riduzione del numero di esami sostenuti e della media dei voti.
La buona notizia arriva dagli istituti tecnici e professionali: il tasso di occupazione per i diplomati di questi percorsi sta tornando ai livelli pre-pandemia. Questo dato conferma la crescente domanda di profili tecnici nel mercato del lavoro, soprattutto nei settori tecnologici e manifatturieri.
Come viene stilata la classifica Eduscopio
L’analisi di Eduscopio si basa su criteri rigorosi e oggettivi che tengono conto di due macro-aree:
- Prestazioni accademiche degli studenti universitari, valutate sulla base del numero di esami sostenuti e della media dei voti;
- Occupabilità dei diplomati negli istituti tecnici e professionali, calcolata in termini di percentuale di studenti occupati a due anni dal diploma.
Questo approccio permette di identificare le scuole non solo in base alla preparazione accademica ma anche in relazione alla capacità di inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro.
Cosa significa Eduscopio per studenti e famiglie
Con l’avvicinarsi del periodo delle iscrizioni scolastiche, Eduscopio rappresenta una risorsa fondamentale per orientarsi tra le molteplici opzioni disponibili. Scegliere la scuola giusta non significa solo optare per il percorso formativo più adatto alle inclinazioni dello studente, ma anche garantire una preparazione che risponda alle esigenze future del mercato del lavoro.
L’analisi evidenzia forti disparità regionali. Le scuole delle città settentrionali, in particolare quelle di Milano e Bologna, continuano a distinguersi per eccellenza accademica e occupazionale, mentre nel Sud Italia permangono difficoltà strutturali legate alla carenza di risorse e infrastrutture scolastiche. Tuttavia, alcune città meridionali, come Napoli e Bari, stanno emergendo con scuole in grado di competere con quelle del Centro-Nord, dimostrando come l’impegno di studenti e docenti possa fare la differenza. Il Politecnico del capoluogo pugliese, inoltre, è il primo in Italia per assunzioni entro un anno dalla laurea.
Consigli per sfruttare al meglio Eduscopio
Per le famiglie che devono scegliere la scuola superiore, è importante:
- Considerare i propri obiettivi: se l’intenzione è proseguire con l’università, privilegiare scuole con buoni risultati accademici. Per chi vuole entrare nel mondo del lavoro subito dopo il diploma, preferire istituti tecnici e professionali con alti tassi di occupazione;
- Confrontare le opzioni locali: Eduscopio consente di filtrare i risultati per area geografica, permettendo di scegliere scuole vicine e accessibili;
- Valutare i trend futuri: il mercato del lavoro evolve rapidamente, ed è utile considerare percorsi che offrono competenze richieste in settori emergenti, come la tecnologia e la sostenibilità.
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Femminicidio, uccise 96 donne nel 2023. Valditara: “Mai...
I femminicidi stimati in Italia sono pari a circa l’82% del totale delle donne uccise. È quanto emerso dal report Istat “Le vittime di omicidio anno 2023” che ha preso in considerazione, in base al framework delle Nazioni Unite al quale l’Italia ha aderito, la definizione di femminicidio come l’omicidio che riguarda l’uccisione di una donna in quanto donna.
Dalle informazioni al momento disponibili (relazione tra vittima e autore, movente, ambito dell’omicidio) è stata elaborata una stima del fenomeno che, per molti, smentirebbe le parole del ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara.
All’inaugurazione della Fondazione Giulia Cecchettin alla Camera dei deputati, in un videomessaggio, il ministro aveva citato il fenomeno dell’immigrazione illegale tra le cause della violenza sessuale: “È legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. Parole che hanno creato polemica in quanto, sempre secondo il report Istat, il 94,3% delle donne italiane uccide per motivi sentimentali è vittima di italiani. Scopriamo, quindi, la dimensione del fenomeno in Italia e come il ministro ha chiarito il fraintendimento che si è generato in seguito alle sue parole.
Femminicidi e omicidi in Italia
Secondo quanto emerso dal report, “sono 63 le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner; sono 31 le donne uccise da un altro parente; due le donne uccise da un conoscente con movente passionale. In totale si tratta di 96 femminicidi presunti su 117 omicidi con una vittima donna. Nel 2019, erano 101 su 111, nel 2020 erano 106 su 116, nel 2021 104 su 119, nel 2022 105 femminicidi presunti su 126 omicidi”.
“Tra le restanti 21 vittime donne: quattro sono state uccise per rapine, una per follia, tre per interessi economici o debiti, sei per futili motivi, liti o rancori da conoscenti e sconosciuti, una per motivi legati agli stupefacenti ed una per regolamento di conti nell’ambito mafioso, mentre per cinque non è stato stabilito il movente e di queste tre non hanno un autore identificato – si osserva nel report dell’Istat – Di questi 21 casi, 15 omicidi sono stati perpetrati da uomini, uno da una donna conoscente e per quattro non si conosce il sesso dell’autore, in quanto si tratta di casi di omicidio non risolti”.
“Sono i partner a compiere omicidi”
Per le donne si conferma un quadro stabile in cui le morti violente avvengono soprattutto nell’ambito della coppia. Nel 2023 è pari allo 0,21 per 100mila donne il tasso delle donne uccise da un partner o un ex partner – sia esso un coniuge, un convivente o un fidanzato o un amante – del tutto simile a quello del 2022 (0,20). Mentre per gli uomini, lo stesso tasso è pari a 0,02 per 100mila uomini”.
“In particolare – continua il report Istat – sono i partner con cui la donna ha una relazione al momento della morte (coniugi, conviventi, fidanzati) a compiere il maggior numero degli omicidi nella coppia (il 41%), mentre sono il 12,8% gli ex partner (ex coniugi, ex conviventi, ex fidanzati). Il rischio di essere uccise da un partner non si differenzia a seconda delle età (a partire dai 18 anni)”. “Sessantuno sono i partner maschi (96,8%) delle 63 donne uccise nell’ambito della coppia, mentre i sei uomini vittime di partner sono stati uccisi tutti da donne”, continua il report.
“Le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi, le straniere nel 68,7% – prosegue – Risulta lievemente in diminuzione il tasso delle donne uccise da parenti (0,10 nel 2023; 0,14 nel 2022). Le donne uccise da altri familiari (31) sono state uccise da uomini nell’83,8% (26 casi) e da donne in cinque casi. Sono 40 gli uomini uccisi dai parenti, 37 dei quali sono stati assassinati da altri uomini”.
La polemica
I dati Istat riportano anche la nazionalità d’origine degli assassini e arrivano in seguito alle polemiche nate dalle parole del ministro Valditara che – nel videomessaggio – ha dichiarato che tra le cause della violenza contro le donne ci sarebbe anche l’immigrazione illegale. Un’affermazione, questa, che ha destato qualche perplessità nell’opinione pubblica, anche alla luce di quel “94,3% delle donne italiane è vittima di italiani” riportato dall’Istituto di ricerca.
Il messaggio è stato espresso nel giorno dell’anniversario della morte di Giulia Cecchettin, studentessa 22enne uccisa dal fidanzato, alla presentazione da parte del padre Gino della fondazione inaugurata negli scorsi giorni e che si propone l’obiettivo di sensibilizzare e tutelare le donne vittime di violenza.
La ragazza, un anno fa, è stata assassinata dal compagno “bianco perbene”, come lo ha definito la sorella, secondo la quale, come Giulia, sono tante le donne uccise da partner o ex partner e non di nazionalità straniera. Inoltre, lo stesso padre della giovane vittima ha ribadito che la violenza è violenza indipendentemente dalla provenienza dell’assassino.
A creare la polemica che divampa sui social, però, sono stati due principali fattori:
- Il fatto che il ministro abbia detto che il concetto di “patriarcato” si è ormai estinto nonostante persistano fenomeni di maschilismo. Nel suo intervento, Valditara aveva dichiarato che “la visione ideologica vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. Per alcuni “Cassare a ideologico il femminismo vs il patriarcato è stato un atto sminuente (si legge sui social)” che affievolirebbe le cause culturali che persistono dietro la violenza di genere.
- Il fatto che il ministro, dicendo che tra le cause della violenza contro le donne c’è anche l’immigrazione illegale, avrebbe spostato il focus dell’attenzione su uno dei temi maggiormente trattati in campagna elettorale dell’attuale governo: le politiche migratorie. Per molti, si è trattato di un atto di “propaganda politica non supportato dai dati”.
La risposta di Valditara
Il ministro si è difeso dalle accuse, oggi al Salone dello studente a Roma, sostenendo di non aver mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati: “Non ho mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati, ma che in Italia c’è un aumento preoccupante delle violenze sessuali a cui contribuisce anche, ed è importante l’anche, la marginalità e la devianza conseguenti a un’immigrazione irregolare”.
“Le violenze sessuali sono un altro fenomeno molto triste – ha aggiunto Valditara -. I dati Istat e del ministero dell’Interno sono purtroppo inequivocabili e mi dispiace che qualcuno li abbia alterati o non li abbia conosciuti. Non ho detto che l’immigrato è causa di questo”.