Emilia-Romagna, ricerca Adnkronos, Bertini: “I candidati non colgono il vento”
Per il notista politico, i numeri parlano di insicurezza, ma i candidati non ascoltano. Buoni segnali dal Made in Italy tra innovazione e identità
Per commentare la ricerca condotta da Adnkronos attraverso la piattaforma SocialData, che ha analizzato le conversazioni online dei cittadini emiliano-romagnoli, abbiamo chiesto un commento a Carlo Bertini, notista politico del gruppo editoriale Nem. "Quel che stride, a leggere i trending topic registrati da Socialdata, è quanto poco i programmi dei candidati alla presidenza dell’Emilia Romagna mettano al centro le tematiche più discusse. Guardate qui: i dati del ministero dell’Interno certificano che non c’è alcun allarme criminalità, che l’Italia è più sicura rispetto a dieci anni, fa, ma è proprio la sicurezza a raccogliere il sentiment più negativo. Anche nella placida Emilia Romagna tutti si spaventano, pare, ad uscire di casa la sera. Tranne a Bologna, unica delle metropoli italiane infatti che segna un calo di quasi il 6 per cento dei reati denunciati rispetto al 2019. Sotto le Due Torri il trend negativo sui social media rilevati dalla ricerca si concentra sull’energia e sui trasporti, a differenza che nel resto della regione".
Prosegue il cronista, "se la sicurezza domina i pensieri degli elettori, non domina i pensieri dei candidati alla carica di governatore in palio il 16-17 novembre in Emilia-Romagna: nessuno la mette al centro dei suoi impegni, il favorito Michele De Pascale men che meno. Sanità, innovazione, lavoro e green, mobilità e welfare sono i suoi cavalli di battaglia".
Secondo Bertini, "il primo punto è che c’è una distanza, uno iato, un canyon tra gli elettori e chi vuole governarli. I candidati governatori forse tengono poco conto della percezione di insicurezza, che è un po’ come il caldo percepito quando c’è il picco di umidità: è molto maggiore della temperatura rilevata. E quale è il fattore scatenante di tale percezione falsata rispetto ai dati reali, meno ansiogeni, sulla sicurezza in Italia? Saranno forse i media tradizionali, la tivù che scodella valanghe di ansia con talk a tema fisso sull’equazione più immigrati-più reati? In ogni caso, il trend negativo sulla sicurezza è identico in ogni paese d’Europa, il problema di una percezione del rischio esiste, malgrado la realtà dei numeri sia diversa".
Per spiegare il fenomeno, il giornalista usa un paradosso: "si può dire che l’Emilia Romagna indossi a rovescio la dottrina di J.K. Galbraith: nel suo best seller “La Società Opulenta” l’economista americano, consigliere di JFK, denunciava come la crescita della ricchezza dei singoli attraverso il capitalismo e il liberismo producesse una peggiore qualità dei servizi pubblici (strade, scuole, etc.). Nella regione del “bon vivre” è stata invece proprio la crescita della qualità dei servizi pubblici a far aumentare la qualità della vita. E gli emiliano-romagnoli ringraziano, se è vero, come si vede dalla ricerca AdnKronos-Socialdata, che “l’identità culturale e storica dell’Emilia Romagna è una componente essenziale del dibattito pubblico”. Che il made in Italy sia al centro delle interazioni, inteso come innovazione e tecnologia, quali elementi identitari del territorio. E che più in generale tutte le analisi mostrino la soddisfazione per la possibilità di conciliare lavoro e famiglia".
"Bastano questi fattori - prosegue - per avere una conferma di quanto per il centrodestra sia ardua la sfida per strappare la rossa Emilia Romagna ad una sinistra che ha in questa regione una roccaforte consolidata: un territorio da cui il Migliore, ovvero Palmiro Togliatti, già settanta anni fa pescava i più rocciosi dirigenti per dare forza e solidità al “suo” Pci: con il diktat leggendario che “agli emiliani va affidata l’organizzazione”. Senza discutere. Se chi ci vive è orgoglioso della sua terra è anche perché questa capacità pone l’Emilia-Romagna al top per benessere e qualità della vita: sanità top, scuole top e via dicendo. E quindi va da sé che Elena Ugolini, coraggiosa sfidante civica sostenuta da tutto lo schieramento di centrodestra, provi a smentire che nella regione funzioni tutto al meglio. Dei sei punti che corredano il suo guanto di sfida: welfare, sanità, scuola, lavoro, infrastrutture e pubblica amministrazione, lei vuole evidenziarne le lacune. Si capisce, gli scontenti sono sempre una maggioranza, i mugugni imperano malgrado tutto".
Bertini conclude con un elemento che colpisce chi legge la ricerca: "nel programma del centrosinistra non svetta il dissesto idrogeologico, dopo i ripetuti disastri delle alluvioni nella regione e malgrado l’ambiente figuri tra i trending topic. C’è anche da chiedersi perché, dopo sicurezza, trasporti ed energia, nella top five dello scontento spicca proprio il sentiment negativo per la politica, che svela una popolazione critica verso le dinamiche politiche regionali. Ormai la stanchezza per i poteri consolidati e ossificati fa tendenza in tutta Italia. Ma malgrado ciò i sondaggi sorridono a Michele De Pascale, il candidato governatore del centrosinistra. A differenza che in Liguria e Umbria, l’assetto attuale dell’Emilia Rossa (sulla carta) non dovrebbe dar adito a sorprese. Forse perché in E.R. si vive tutto sommato bene e la sanità è un’eccellenza. Ecco perché non figura tra i trend, pochi parlano sui social delle cose che funzionano".
Economia
Ossermare, in Emilia Romagna da filiera marittima prodotti...
Presentato all’Adriatic Sea Forum report su regione
Prosegue il road show di Ossermare che presenta ogni anno, in ognuna delle 15 regioni marittime italiane, un report sull’Economia del mare regionale. Nell’ambito dell’Adriatic Sea Forum, svoltosi a Ravenna il 25 ottobre, l’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – Ossermare con il suo coordinatore Antonello Testa ha presentato il Report Emilia Romagna 2024 sull’Economia del Mare.
“La regione Emilia Romagna, con i suoi 24 comuni definiti come zone costiere, con 320 abitanti per km quadrato, a fronte dei 187 degli altri comuni della regione, sempre di più mette al centro delle sue politiche la Blue Economy, centrale in tutte le principali filiere dell’economia del mare. Anche dal punto di vista strategico, della ricerca ed innovazione tecnologica contribuisce al sistema nazionale attraverso Art-Er e all’interno del Cluster Nazionale Big dando forza con importanti progettualità e fornendo grande competenza in materia. I numeri ci dicono in modo chiaro il valore di questa regione nell’ambito dell’Economia del Mare, con un moltiplicatore di 1,9 più alto di quello medio nazionale. Siamo felici di presentare qui il nostro report regionale in questo importante evento, l’Adriatic Sea Forum, e voglio ringraziare Risposte Turismo, che rappresenta uno dei nostri principali partner del nostro osservatorio", ha dichiarato il coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del mare Antonello Testa nell’ambito della presentazione dei dati.
L’Emilia Romagna si attesta con un valore aggiunto diretto di 4,6 miliardi di euro che, sommato a quello indiretto, arriva ad un totale di 13,3 miliardi di euro. Il valore cresce rispetto alla rilevazione dello scorso anno del +15,5% con un + 0,4% in più del dato nazionale. Gli occupati sono 96.824 e le imprese sono 13.970. Anche le esportazioni registrano 1 miliardo di valore con una variazione dalla rilevazione rispetto allo scorso anno di un +39,6% con un + 5,2% rispetto al dato nazionale, che si attesta a + 34,4%. La ricchezza prodotta per settore dell’Economia del Mare dell’Emilia Romagna per valore aggiunto vede la filiera di servizi di alloggio e ristorazione con 1.555,3 milioni di Euro; seguita dall’attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale con 1.289,1 milioni di euro; la filiera della cantieristica con 752,5 milioni di euro; la filiera ittica con 412,2 milioni; la movimentazione di merci e passeggeri via mare con 379,6 milioni e le attività sportive e ricreative con 205,1 milioni.
Economia
Mase, Barbaro: “Al Politecnico di Torino la...
"Riconoscere il valore delle proposte progettuali di giovani provenienti da Paesi in via di sviluppo, che si vanno a sommare alle altre premiate sinora per un totale di 100 progetti, che saranno sostenuti finanziariamente a livello globale, è la dimostrazione dell’efficacia dell'iniziativa 'Youth4Climate', che il Mase sostiene con convinzione".
Lo ha dichiarato Claudio Barbaro, sottosegretario al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. "Iniziativa - ha ricordato - lanciata nel 2021 e affermatasi rapidamente come piattaforma globale capace di dare voce alle aspirazioni dei giovani di tutto il Mondo, grazie alla collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), a numerosi partner internazionali e una vasta rete di giovani attivisti. 'Youth4Climate' ha l’obiettivo di fornire strumenti concreti ai giovani per affrontare la crisi climatica, e stiamo progressivamente raggiungendo questo scopo sostenendo i loro progetti con risorse finanziarie e formazione".
"Ricordo che, durante la Presidenza Italiana del G7, abbiamo dato un ruolo centrale ai giovani, organizzando una settimana di eventi dedicati a raccogliere il loro contributo nei dibattiti su clima, energia e ambiente. Le premiazioni di oggi, alla presenza anche di Agostino Inguscio coordinatore Undp a Roma, rappresentano anche un momento di crescita e di confronto con i nostri giovani; quindi con il nostro futuro", ha concluso Barbaro.
Economia
Università, Miccoli (United): “Bene dialogo su...
Ma si rischia di snaturare la didattica digitale
“Il Decreto Telematiche giunge al termine di un lungo confronto istituzionale, portato avanti in questi mesi con il Ministro Bernini, che ha dimostrato ad oggi di essere l’unico Ministro disposto ad affrontare concretamente il tema della regolamentazione della didattica a distanza”. Questo il commento di Paolo Miccoli, Presidente di United, sul cosiddetto Decreto Telematiche che regolamenta l’erogazione della didattica a distanza da parte di atenei privati e università digitali.
“Le soluzioni proposte, tuttavia, hanno snaturato diversi aspetti fondanti delle università digitali: l’obbligo di svolgere una quota di attività didattica in forma sincrona, ad esempio, è una forzatura che non aggiunge nulla alla qualità della formazione e che oltretutto taglia fuori tanti studenti impossibilitati a seguire le lezioni in giorni e orari specifici”.
''Il Decreto reintroduce, inoltre, un rapporto minimo tra numero di studenti e docenti, dimenticando che la qualità della formazione, soprattutto in contesti non vincolati a limiti spaziali e temporali come nel caso delle università telematiche, non dipende dal numero degli insegnanti ma alla qualità degli stessi”, prosegue Miccoli. "Non capiamo d’altra parte la necessità di rendere obbligatoria la presenza per gli esami di profitto: è una scelta che non azzera di certo eventuali comportamenti illeciti degli studenti e ignora allo stesso tempo le avanzate tecnologie antiplagio messe a punto anche da prestigiose Università”.
“Vorrei infine sottolineare che limitare la possibilità di erogare corsi prevalentemente in presenza solo a specifiche condizioni con Università non telematiche non considera a sufficienza il panorama della Ricerca nel Paese. In secondo luogo, il divieto per l’Ateneo di richiedere l’accreditamento di ulteriori corsi di studio in caso di piani di raggiungimento per oltre un terzo dei corsi già accreditati ci lascia abbastanza perplessi. Sarebbe infatti comprensibile il vincolo in caso di mancato adeguamento ai piani di raggiungimento, ma, nel caso in cui l’Università stia provvedendo a questi ultimi con regolarità, il numero risulta irrilevante. Si tratta, in conclusione, di un primo passo che chiaramente apprezziamo molto, ma che è lontano dall’essere definitivo”, ha concluso Miccoli.