Furto in banche dati, indagati Leonardo Maria Del Vecchio e banchiere Matteo Arpe
Sarebbero due tra i sei nomi coinvolti nell'inchiesta per il furto di "informazioni sensibili e segrete". Procuratore antimafia Melillo: "Quadro estremamente allarmante". Tra gli spiati giornalisti, Scaroni e Gorno Tempini. Si muove il Copasir
C'è anche Leonardo Maria Del Vecchio, il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital nell'inchiesta della Dda della procura di Milano e della Dna su un'associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, che ha portato ieri a sei misure cautelari. Tra gli indagati - a quanto si apprende - c'è anche il banchiere Matteo Arpe.
L’indagine riguarda "alcuni presunti appartenenti un'organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all'esfiltrazione" di informazioni segrete e sensibili conservate nelle banche dati strategiche nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva). Tra gli indagati risultano anche ex appartenenti a forze di polizia.
L'ordinanza
Leonardo Maria Del Vecchio avrebbe incaricato "l’installazione e attivazione di un captatore informatico nel telefonino" della sua fidanzata. E' quanto emerge dall'ordinanza del gip del tribunale di Milano nell'ambito dell'inchiesta sui dati esfiltrati da banche dati. Da quanto emerge dalle indagini, tuttavia, le intercettazioni illegali non furono eseguite "per ragioni tecniche", ma a uno degli indagati è contestato di aver formato "falsamente i contenuti di conversazioni" per procurare a sé e all’associazione" un vantaggio economico. L'accusa mossa a Del Vecchio è quella di essere tra i "committenti" per l'acquisizione di informazioni relative a nominativi di familiari.
Il gruppo, che ruotava intorno all'agenzia di investigazione privata Equalize, avrebbe agito, si legge nell'ordinanza, "per finalità di profitto, derivante dalla commercializzazione delle informazioni illecitamente acquisite, oppure a scopo estorsivo e/o ricattatorio, per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria". Le informazioni sarebbero state utilizzate anche "per danneggiare l’immagine dei competitors professionali e imprenditoriali di Enrico Pazzali", il presidente di Fondazione Fiera Mlano (ente estraneo all'indagine) e proprietario al 95% di Equalize, o per colpire gli "avversari politici" di Pazzali "o di persone a lui legate".
Il modus operandi del gruppo (oltre cinquanta le persone indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati informatici, corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio, favoreggiamento personale e altri reati) sarebbe consistito nel realizzare - si legge in un altro passaggio dell'ordinanza di oltre 500 pagine - "su mandato dei propri clienti o su richiesta di qualcuno degli affiliati, tra cui Pazzali, report e dossier contenenti le informazioni abusivamente e illecitamente raccolte, sapientemente 'camuffate' e 'mimetizzate' sotto forma di notizie giornalistiche".
Il socio di maggioranza di Equalize avrebbe poi fatto "ulteriore uso" delle relazioni prodotte "nei suoi rapporti" con altre persone, tra cui il ministro del Turismo Daniela Santanché, il cui nome compare nell'ordinanza, ma che risulta estranea all'inchiesta della Dda milanese e della Dna.
Per Pazzali il gip non ha disposto misure cautelari, come richiesto dalla procura, perché il presidente "si limita di fatto - viene spiegato nell'ordinanza - a rivestire una posizione sostanzialmente di rappresentanza nella Equalize, rimettendo però interamente" alle quattro persone finite ieri agli arresti domiciliari (ovvero l'ex poliziotto e suo socio nell'agenzia di investigazione privata Carmine Gallo, Nunzio Samuele Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli) "la concreta operatività della società, finendo per dipendere egli stesso da loro, anche per poter fruire, egli per primo, dei servizi della società e ottenere informazioni su persone di suo interesse".
I quattro destinatari della misura cautelare avrebbero, scrive il gip, "messo in atto una vera e propria strategia concordata per estromettere sempre di più Pazzali", tenendo "all'oscuro delle reali potenzialità e meccanismi che la società utilizza, e anche per rifiutare le sue richieste di ricevere informazioni gratuitamente". Per questo motivo il gip non ha accolto la richiesta del pm di disporre nei confronti del presidente di Fondazione Fiera Milano (ente completamente estraneo all'inchiesta) una misura cautelare, che "sarebbe in sé del tutto insufficiente e anzi completamente ininfluente ai fini della prosecuzione, o meno, dell’attività criminosa" e che finirebbe per essere "unicamente una anticipazione del giudizio di merito e dell’eventuale condanna".
I legali di Del Vecchio e Arpe
"Il dottor Leonardo Maria Del Vecchio attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l'infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico" dichiara in una nota l'avvocato Maria Emanuela Mascalchi, difensore di fiducia di Leonardo Maria Del Vecchio. "Dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti", evidenzia il legale.
“Il dottor Arpe è stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre" dichiara in una nota l'avvocato Davide Steccanella, legale del banchiere Matteo Arpe, assicurando che il suo assistito "ha dato e darà piena collaborazione agli inquirenti”.
Tra gli spiati giornalisti Scaroni e Tempini
Ci sarebbero anche il presidente del Milan e dell'Enel Paolo Scaroni e il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, tra le persone spiate dal gruppo, indagato dalla Dda di Milano e dalla Dna nell'inchiesta per spionaggio, che ruota intorno all'agenzia di investigazione privata Equalize, di cui è socio di maggioranza il presidente di Fiera Milano (ente estraneo ai fatti) Enrico Pazzali, indagato, e socio di minoranza l'ex poliziotto della squadra mobile di Milano, Carmine Gallo, finito ieri agli arresti domiciliari.
Nell'ordinanza da 518 pagine con cui il gip Fabrizio Filice ha disposto le sei misure cautelari figurano diversi giornalisti, di cui sarebbero state spiate le conversazioni whatsapp, attraverso l'accesso abusivo ai loro telefoni, pc e tablet.
Manager di Erg e Barilla tra clienti agenzia investigazioni sequestrata
Vantava tra i suoi clienti anche manager di aziende come Barilla ed Erg l'agenzia di investigazione privata Equalize, di proprietà del presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali (indagato) e dell'ex poliziotto della squadra mobile di Milano, Carmine Gallo, finito ieri agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta. Nel caso di Barilla sarebbe stato un manager dell'azienda a commissionare a Equalize l'acquisizione di tabulati telefonici, "con il proposito di verificare - si legge nell'ordinanza con cui sono state disposte sei misure cautelari - i propri sospetti sul fatto che qualcuno tra i dipendenti avesse passato delle informazioni riservate, inerenti al management, a un giornalista".
Per quanto riguarda Erg, la richiesta da parte di un manager dell'azienda a Equalize sarebbe stata - secondo gli inquirenti - quella di intercettare alcuni dipendenti, che - dopo una segnalazione anonima - erano sospettati di insider trading.
La nota di Banca Profilo
Banca Profilo, in relazione alle notizie di stampa odierna, si legge in una nota dell'istituto, "precisa che in persona del suo amministratore delegato Fabio Candeli, ha firmato con Equalize un regolare e formale contratto avente a oggetto servizi professionali" e sia l'istituto che l'amministratore delegato "hanno fornito fin da subito la totale collaborazione alle autorità inquirenti, sono certi di poter dimostrare la loro totale estraneità rispetto ai fatti oggetto di contestazione".
Melillo: "Gigantesco mercato di informazioni riservate"
“Il quadro che emerge” dall’indagine sul dossieraggio dei carabinieri del nucleo investigativo di Varese, coordinati dalla Dda di Milano e dalla Dna, “è molto allarmante”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, nel corso della conferenza stampa convocata in procura a Milano.
Melillo ha richiamato però alla “prudenza nelle valutazioni, perché - ha spiegato - la procura di Milano ha opportunamente scelto di proteggere le attività tecniche rinunciando nel corso dell’investigazione a compiere una serie di passi che ne avrebbero rivelato lo svolgimento. E questo fa sì che per molti versi l’indagine sia più sul punto di iniziare che di comportarsi. La mole dei dati acquisiti attraverso le perquisizioni informatiche che sono state svolte ieri, in Italia e all’estero, fa sì che questa indagine richiederà ancora molto tempo e molta fatica per consentirci di delineare i contorni di questa vicenda, che tuttavia in sé appare estremamente allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’esercizio di attività di acquisizione abusiva di dati personali e riservati. Stiamo iniziando a comprendere qualcosa di come funziona questo mercato clandestino delle informazioni riservate”, ha spiegato il procuratore.
Tuttavia “la capacità di investigazione messa in campo dalla procura di Milano e dai carabinieri di Varese a cui vanno i miei personali complimenti, consente di iniziare a unire qualche puntino e a comprendere un po’ meglio il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”.
Melillo ha sottolineato “l’importanza di questa indagine anche nel sistema di coordinamento delle investigazioni che si stanno complessivamente sviluppando sul versante degli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale, che non era mai stato esplorato sistematicamente e organicamente”.
Procuratore Milano: "Proporremmo impugnazione ordinanza gip"
La procura di Milano impugnerà l’ordinanza con cui il gip Fabrizio Filice ha disposto le sei misure cautelari, ha annunciato oggi in conferenza stampa il procuratore di Milano Marcello Viola. “Il giudice, pur avendo a nostro avviso riconosciuto il sostanziale fondamento dell’impianto accusatorio, non ha accolto integralmente la richiesta della procura, essendosi legittimamente determinato diversamente sia nell’individuazione per alcuni della tipologia di misura, sia nella valutazione dell’esclusione di esigenze cautelari per altri”.
Per questo “vi anticipo che avverso questo provvedimento l’ufficio proporrà l’impugnazione”, ha fatto sapere Viola, aggiungendo che “stante l’assoluta peculiarità di questa vicenda, l’interesse pubblico di particolare rilievo e la difficoltà di fornire delle notizie in maniera chiara e corretta sotto tutti i profili, valuteremo la possibilità del rilascio formale di copia del provvedimento”.
Nell’ambito dell’inchiesta “è stata eseguita anche la parte patrimoniale della misura, a fronte della considerazione che solo nell’anno passato sarebbero stati realizzati profitti per centinaia di migliaia di euro”, ha detto Viola.
“La fonte di maggior interesse nella acquisizione di queste informazioni sembra essere il mondo dell’economia e dell’imprenditoria”, ha spiegato il procuratore di Milano. “Ci sono anche finalità diverse anche di tipo più strettamente privato e personale, ma il versante principale” sembra essere quello dell’economia e “per come emerge da questa prima ricostruzione, non vi sono evidenze di rilievo che portino al mondo della politica”, ha detto Viola, rispondendo a cui gli chiedeva se tra le vittime di dossieraggio ci siano anche politici.
Si muove il Copasir
A quanto apprende l’Adnkronos il Copasir si muoverà rispetto all’inchiesta. Come sempre in questi casi il Comitato si attiva per avere informazioni e tra l’altro si sta già occupando del tema della sicurezza delle banche dati con audizioni già previste.
Nordio: "Malintenzionati più avanti degli Stati, vanno allineate le norme"
"Non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in videocollegamento con CasaCorriere commentando il nuovo caso legato all'hackeraggio, stavolta alla Procura di Milano.
"In linea generale, la tecnologia avanza rispetto alle leggi, in tutti i settori, a partire dalla bioetica, quando si è capito che il confine tra vita e morte non erano compatibili con leggi vigenti. I malintenzionati sono sempre più avanti degli stessi Stati, hanno hackerato anche il Cremlino, servono sforzi per allineare la normativa vigente ma anche lavorando di fantasia, prevedendo cosa possono fare senza doverli inseguire".
Cronaca
Aviaria nel latte crudo, l’allarme di Bassetti:...
La scoperta in un lotto in vendita in California. Per l'infettivologo "va alzata molto l'attenzione sul tema, negare come qualcuno sta facendo non aiuta"
Il virus dell'influenza aviaria, che può colpire anche gli esseri umani, è stato scoperto in un lotto di latte crudo in vendita in California. Lo hanno comunicato le autorità statali. Sebbene non siano state segnalate malattie, questo ritrovamento si verifica solo pochi giorni dopo che un bambino è risultato positivo all'influenza aviaria, primo caso pediatrico nella storia degli Stati Uniti. Il virus è stato rilevato nel latte crudo intero di Raw Farm, con data di scadenza 27 novembre, ha informato il Dipartimento di salute pubblica della California. L'azienda ha emesso un richiamo volontario e i rivenditori sono stati informati di ritirare il prodotto dagli scaffali dei loro frigoriferi ed è stato consigliato ai consumatori che potrebbero averlo in casa di non berlo.
Allarme di Bassetti
"E' evidente che in Usa, con la situazione dell'aviaria che c'è, il latte crudo non dovrebbe essere né venduto né consumato. Spero che tutto il latte venga pastorizzato, la raccomandazione per gli adulti e per i bambini - quest'ultimi hanno un sistema immunitario non performante come quello degli adulti - che si recano negli Usa è di evitare di consumare il latte crudo. Ma credo che questa raccomandazione debba valere ovunque, si deve lavorare perché tutto il latte venga pastorizzato: è un processo che facciamo da 200 anni e rende il latte privo di rischi batteriologici e virali perché abbatte la carica microbica", dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.
"Quello che vediamo da mesi sono i segnali che l'aviaria si sta avvicinando prepotentemente all'essere umano, siamo circondati - avverte Bassetti - la mucca è l'animale più vicino all'uomo, dal latte ai derivati. Quindi va alzata molto l'attenzione sul tema dell'aviaria, negare come qualcuno sta facendo non aiuta. Abbiamo i vaccini e i farmaci e dobbiamo organizzarci e fare una corretta informazione".
Andreoni: "In Italia no allarme"
La scoperta del virus dell'influenza aviaria in un lotto di latte crudo in vendita in California "ci deve far mantenere alta la sorveglianza e il monitoraggio di questo fenomeno estremamente importante dal punto di vista epidemiologico, ma ad oggi non sono stati segnalati in Italia casi di infezione H5N1 nei bovini e quindi non deve essere allarme sul consumo di latte. Ricordo però che è la pastorizzazione del latte è il processo che inattiva virus e batteri", afferma all'Adnkronos Salute il direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, Massimo Andreoni.
"Il salto del virus dagli uccelli ai mammiferi comporta un adattamento del virus, il famoso 'spillover', questo processo crea una certa preoccupazione - prosegue Andreoni - La scoperta di tracce del virus nel latte dei vitelli, pochi casi in realtà, pone un tema importante che va prima di tutto verificato, comprovato e poi studiato per bene per capire i reali rischi per l'uomo. Attenzione alta, ma nessun pericolo imminente per l'Italia dove il sistema di controlli veterinari funziona bene come anche la rete di istituti zooprofilattici".
Minelli: "Bere latte crudo comporta dei rischi"
"La moda del latte crudo, che negli ultimi anni ha guadagnato popolarità in Usa e non solo anche grazie a personalità di spicco e influencer, è tutt'altro che priva di rischi. Nonostante alcune affermazioni di sostenitori riguardo presunti benefici per la salute, come una maggiore biodisponibilità di nutrienti e la presenza di enzimi benefici, le evidenze scientifiche mostrano chiaramente che il consumo di latte crudo comporta pericoli significativi per la salute pubblica", ricorda all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di nutrizione umana della Lum. "Negli Stati Uniti, la regolamentazione sul latte crudo varia da Stato a Stato. Alcuni ne vietano completamente la vendita, mentre altri la consentono, spesso con etichettature che avvertono sui rischi - precisa - In conclusione, le raccomandazioni per i consumatori sono quelle di optare per latte pastorizzato che è la scelta più sicura e razionale. I rischi del latte crudo superano ampiamente i suoi presunti benefici. Tuttavia, se si sceglie di consumare latte crudo, è fondamentale bollirlo prima dell'uso, soprattutto per bambini, donne in gravidanza, anziani e persone immunocompromesse".
"È importante elencare a questo punto i rischi principali associati al latte crudo - suggerisce Minelli - Primo fra tutti, la contaminazione microbiologica. Batteri patogeni, come Salmonella, Escherichia coli (in particolare i ceppi produttori di Shiga-tossina), Listeria monocytogenes, Campylobacter e Brucella sono spesso associati al latte crudo. Questi patogeni possono causare malattie gravi, inclusa la sindrome emolitico-uremica nei bambini, meningite e aborto spontaneo nelle donne incinte. Inoltre, il recente rilevamento del virus dell'influenza aviaria H5N1 in un lotto di latte crudo in California solleva ulteriori preoccupazioni. Sebbene - prosegue - il consumo di latte crudo non sia ancora stato collegato a infezioni da H5N1, il potenziale rischio esiste, soprattutto se il latte non è trattato termicamente. È d’obbligo effettuare un parallelismo interessante con la gestione dell’influenza aviaria sostenuta da virus H5N1. Nonostante le dinamiche siano diverse, entrambe le situazioni evidenziano come pratiche alimentari non sicure possano amplificare il rischio di trasmissione di patogeni all'uomo".
Perché crescono le preoccupazioni?
Le preoccupazioni per il virus aviario H5N1 stanno crescendo dopo i rilevamenti nei mammiferi come mucche da latte, gatti domestici e non, e diversi altri. Il virus H5, che in precedenza si riteneva circolasse solo tra gli uccelli, ha ora infettato almeno 55 persone negli Stati Uniti quest'anno. A differenza del latte pastorizzato, che subisce un processo di riscaldamento che uccide batteri e virus come l'H5N1, il latte crudo è associato a una serie di rischi tra cui l'esposizione a salmonella, Escherichia coli, Brucella, Campylobacter e Listeria. "Gli esperti di sanità pubblica hanno da tempo messo in guardia i consumatori dal consumare latte crudo o prodotti a base di latte crudo a causa degli elevati rischi di malattie trasmesse dagli alimenti", ha ricordato il Dipartimento californiano. "Bere o inalare accidentalmente latte crudo contenente il virus dell'influenza aviaria può causare malattia, come toccarsi occhi, naso o bocca con mani non lavate dopo aver toccato latte crudo infetto".
E' noto che la pastorizzazione uccide il virus H5N1 nel latte. Tuttavia, gli allevatori di mucche da latte affermano di aver assistito a una crescente domanda di latte non pastorizzato, con influencer dei social, ma anche evangelisti, che pubblicizzano il latte crudo, sostenendo benefici per la salute non dimostrati. Alcuni Stati hanno preso provvedimenti per legalizzare la vendita nei negozi. E lo stesso Robert F. Kennedy Jr., scelto dal presidente eletto Donald Trump per guidare il Dipartimento della salute e dei servizi umani, ha affermato di voler aumentare l'accesso al latte crudo. Anche l'attrice Gwyneth Paltrow ha dichiarato in un'intervista podcast di bere quotidianamente panna non pastorizzata nel suo caffè, promuovendo lo stesso marchio di latte crudo il cui prodotto è stato ritirato dai negozi della California questa settimana.
Cronaca
Turetta, il compito difficile della difesa: “Omicidio...
Non si cercano scuse nell'arringa di oltre tre ore dell'avvocato Giovanni Caruso, che insieme alla collega Monica Cornaviera assiste l'imputato nel processo per l'omicidio della studentessa
E' un compito "difficile", ma doveroso assistere Filippo Turetta. Al ventiduenne che ha confessato l'omicidio "efferato, gravissimo" dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin bisogna garantire una pena giusta, restando negli argini della legalità ed uscendo dal populismo del "buttare via la chiave". E' questo il compito che la difesa si è pone. Nell'arringa di oltre tre ore, davanti alla corte d'Assise di Venezia, l'avvocato Giovanni Caruso, che insieme alla collega Monica Cornaviera assiste l'imputato, ha ricordato ieri la funzione "rieducativa" della condanna e come l'ergastolo sia "una pena vendicativa, inumana e degradante" che va inflitta "con cautela" se si è di fronte a un ragazzo.
"Agito in preda all'emotività, nessuna premeditazione"
La difesa non cerca scuse: Turetta ha ucciso, ha privato della vita la ragazza che era diventata la sua "ossessione". L'11 novembre del 2023 ha tolto alla studentessa di Vigonovo "sogni, speranze, progetti e un futuro radioso". Ha "agito in preda all'emotività, in uno stato di un'alterazione emotiva, con concitazione", il suo agire "non è crudele" e non è premeditato. "Il pm Andrea Petroni ha detto in requisitoria che questo è un caso di scuola della premeditazione, dissento: non lo è, non c’è premeditazione". C’è "intermittenza" nelle azioni dell'insicuro imputato, il suo procedere ondivago "è piuttosto un vediamo come va".
Se la lista creata quattro giorni prima del femminicidio in cui sono appuntate le cose necessarie (coltelli, nastro, sacchi neri, mappe stradali), modificata fino a poche ore prima di accoltellarla, cancellata subito dopo essersi disfatto del corpo di Giulia Cecchettin gettandolo vicino al lago di Barcis, rappresenta per la pubblica accusa la prova della premeditazione, per l'avvocato Caruso "è una fantasia di agiti violenti. Denota davvero un proposito chiaro quella verso l'omicidio?".
Turetta "era letteralmente ossessionato da Giulia, un'ossessione che lo portava a tenere una contabilità ossessiva dei comportamenti, delle abitudini e delle relazioni di Giulia. Che l'imputato avesse un comportamento petulante, oserei dire insopportabile, è fuori discussione" ammette il legale Caruso che, però, esclude l'aggravante degli atti persecutori (stalking) che necessita di uno stato d'ansia e paura perdurante e grave.
"L'amore tossico del timido che marca il territorio"
Questo è un amore "tossico” dove la vittima "intelligente e solare, con un enorme spessore umano" lascia il ragazzo "timido, insicuro, che marca il territorio", ma Giulia Cecchettin "non cambia le sue abitudini di vita. Se avesse avuto paura per la sua incolumità avrebbe dato appuntamento lei al suo futuro omicida? Se avesse avuto paura non si sarebbe fatta accompagnare dalle amiche? Giulia non ha paura di Filippo Turetta, quando lei dice 'mi fai paura' si riferisce alla paura che lui si faccia del male" sostiene il difensore. L'imputato - incapace di gestire le proprie emozioni e una relazione affettiva - tiene ancora la testa bassa in aula ed è pronto al fine pena mai.
"Davvero credete che voglia evitare l'ergastolo? - si chiede il difensore -. Dico una cosa un po' triste, ma l'unico ambiente in cui Filippo Turetta può incrociare umanità ed essere considerato un essere umano sono i compagni di cella perché vivono di un’umanità compromessa. La società non è pronta oggi per ospitare Filippo Turetta, questa è la realtà ed è giusto così. La pena significa tempo e lui è consapevole che gran parte della sua vita la trascorrerà in carcere". Per lui la difesa chiede di riconoscere le attenuanti generiche ed escludere le aggravanti. L'unica possibilità per far venir meno l’ergastolo. In subordine di considerare equivalenti attenuanti e aggravanti. La sentenza è in programma il 3 dicembre.
Cronaca
Como, morta a 38 anni Deborah Vanini: rinunciò a cure...
La donna aveva scoperto il tumore al quarto stadio e la gravidanza nello stesso giorno
Si sono tenuti oggi, a Como, i funerali di Deborah Vanini, trentottenne morta dopo aver scelto di non sottoporsi alle cure per il tumore al quarto stadio che le era stato diagnosticato per portare avanti la gravidanza e far nascere sua figlia Megan. In tanti hanno voluto darle un ultimo saluto nella chiesa di San Giuseppe in Como (Zona ex Caserme), molti altri hanno lasciato un pensiero sui social per lei, i genitori Antonio ed Eleonora, il compagno Massimo e la sua bambina, di soli due mesi, Megan.
"Oggi il cielo ha guadagnato una stella, ma qui per noi il vuoto è immenso. Hai sempre illuminato la vita di chiunque ti fosse accanto con il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua positività contagiosa", ha scritto su Facebook una sua cara amica, Katia Gianquinto. "Sei stata una sorella per me, una presenza unica e speciale, bella come il sole e dolce come pochi. Non dimenticherò mai il tuo modo di vedere il mondo, il fantastico mondo di Debby, sempre con il cuore aperto e l’anima leggera".
La storia
A settembre è nata la piccola Megan e Deborah Vanini, proprio in quell'occasione, ha deciso di raccontare pubblicamente la storia della sua gravidanza. "Il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, ho scoperto anche di avere un tumore al quarto stadio", raccontava la donna, spiegando di aver vissuto quel momento come uno 'shock'. "Avevo una vita da sogno fino al giorno precedente. Dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Dall’estasi alle pene dell’inferno".
"Da lì il buio. Mesi e mesi di esami, - continuava - giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, farmaci, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza. SCELTE. Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi... Ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a ME, a NOI".
"Ho toccato veramente il fondo, ma poi... con l’aiuto di uno staff NIGUARDA a dir poco favoloso, amici di vecchia e nuova data, la mamma, il mio angelo Katia Gianquinto e la vera roccia della mia vita, il mio compagno (che non mi ha abbandonata per 1 solo secondo, stando con me h24 anche in ospedale per settimane, e dormendo persino per terra),sono riuscita a trovare anche dei lati postivi in tutto questo, perché ci sono sempre nonostante tutto. ( E quando ci lamentiamo di qualcosa, valutiamo bene il 'peso di questa cosa' )".
Deborah Vanini ha scelto rinunciare alle possibili cure salvavita che avrebbero comportato l'interruzione della gravidanza. "Speravamo almeno di goderci un parto tranquillo, ma anche qui, la vita è rimasta storta", scriveva a settembre, raccontando "un parto prematuro non programmato, una tromboembolia al polmone, una tac d’urgenza preparto, l'ipotesi che potesse farcela lei ma non io... insomma, un film. Ma la nostra è sempre stata una vita da film".
Megan è nata a 35 settimane e sua madre le dava così il benvenuto: "Forse tu non lo sai ancora, ma mi hai letteralmente salvato la vita".
Insieme madre e figlia hanno potuto vivere poco più di due mesi, che Vanini ha considerato un miracolo. "Chissà per quanto tempo potrò guardarti. Ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile", scriveva la donna celebrando il primo mese di sua figlia.