Sport, il gap tra ricchi e poveri in Italia è il maggiore d’Europa
Secondo il Censis siamo il fanalino di coda
Lo sport in Italia? Per il Censis il divario tra ragazzi che provengono da famiglie a basso reddito e quelli a reddito alto è elevatissimo. Infatti a praticare una attività sportiva ogni 4 ragazzi che appartengono a nuclei in difficoltà economiche ce ne sono 7 di famiglie benestanti. Ed è una situazione tutta italiana, infatti questo differenziale negli altri paesi non esiste: in Spagna è minimo (6 contro 6,6), in Francia appena superiore (5,4 contro 6,2) e la media dei paesi dell’Unione europea è simile. Insomma siamo il fanalino di coda. Il dato emerge da una ricerca che sarà illustrata domani in occasione della presentazione della Associazione di Promozione Sociale e Sportiva intitolata ad Agostino Di Bartolomei al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra dalle 18.
Secondo la ricerca 'i bisogni sportivi insoddisfatti' sono certamente legati al reddito delle famiglie ma anche ad altri aspetti. C’è una difficoltà logistica e di conoscenza che incide sulla possibilità di praticare lo sport in modo organizzato che colpisce proprio le famiglie con il reddito più basso. E il divario con gli anni si sta aggravando. Un problema di cultura sportiva del Paese che rischia di diventare, se non elitaria, almeno non del tutto inclusiva. Una idea di sport che vede assottigliarsi la sua componente di spontaneismo: non solo l’inverno demografico ma anche gli spazi aperti al gioco spontaneo e deregolamentato che si sono ridotti incredibilmente, così come le figure adulte che organizzano attività sportiva slegati da una struttura agonistica. L’Associazione intitolata a Agostino Di Bartolomei nasce con uno scopo: dedicare ogni anno a dieci ragazze e ragazzi una 'borsa di studio' sportiva per aiutare a ridurre il gap messo in evidenza da questa ricerca.
Cronaca
Uap: “Organo di controllo nazionale per vigilare su...
L'11 novembre conferenza stampa alla Camera, Mariastella Giorlandino: "Tutelare le aziende sane"
"Un organo di controllo unico a livello nazionale per vigilare sui fondi erogati alle strutture sanitarie, al fine di evitare un totale tracollo della sanità pubblica e di quella privata accreditata e autorizzata". Lo chiede l'Uap, l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, attraverso il suo presidente, Mariastella Giorlandino. Sul tema l'Uap terrà una conferenza stampa il prossimo 11 novembre, alle 16 alla Camera.
"E' bene ricordare che i rimborsi delle prestazioni previste per le strutture sanitarie pubbliche sono gli stessi di quelli previsti per la sanità privata accreditata, che non hanno più subìto aggiornamenti da oltre 30 anni e, conseguentemente, non sono più sostenibili per le strutture sanitarie, soprattutto per quelle pubbliche nelle regioni in piani di rientro", rimarca Giorlandino in una nota. "Per tali ragioni - spiega - l'Uap, a difesa delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate e autorizzate, ritiene indispensabile una regia unica di controllo per tutto il territorio nazionale, al fine di vigilare sui fondi erogati e sui progetti realizzati, per garantire trasparenza nell'applicazione delle norme, così da tutelare le aziende italiane sane nell'erogazione delle attività sanitarie, secondo i giusti percorsi autorizzativi e nel rispetto della normativa di settore, evitando favoritismi di lobby, come invece avvenuto per le cosidette 'farmacie dei servizi' che agiscono con una mera autorizzazione comunale alla vendita di prodotti, privi quindi di autorizzazioni regionali all'esercizio delle attività sanitarie, privi degli oltre 420 requisiti richiesti dal D.Lgs. n. 502/1992 e senza assunzione di responsabilità civili e penali nell'erogazione dei propri servizi sanitari".
Durante la conferenza stampa saranno affrontati i seguenti punti: 1) La nomina di un organo di controllo a livello nazionale per vigilare sui fondi erogati; 2) L'adeguamento dei fondi per la sanità italiana; 3) Il decreto Trasparenza; 4) Le aggregazioni per le strutture che erogano meno di 200mila prestazioni; 5) La necessità che tutti coloro che erogano prestazioni sanitarie ripettino i requisiti previsti dal D.Lgs. n. 502/1992".
Cronaca
Vaccini Papillomavirus, a Trento 100mila immunizzati nei...
Ferro e Zuccali (Apss Trento) al 57esimo Congresso Siti, 'pronti a campagna epocale per eradicare l'Hpv'
A Trento "la campagna vaccinale gratuita per eradicare il Papillomavirus sarà epocale, con 100mila cittadini immunizzati contro l'Hpv da oggi ai prossimi 4-5 anni". Lo ha detto Antonio Ferro, direttore generale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) di Trento, intervendo al 57esimo Congresso nazionale della Società italiana di igiene (Siti) che si è tenuto a Palermo. L'esempio di best practices "coinvolgerà circa 90mila trentini su 530mila - ha annunciato il Dg - Centotrentamila le dosi che verranno somministrate. Un numero importantissimo che verrà assicurato tramite una piattaforma su cui sarà possibile iscriversi, un sollecito con chiamata attiva sarà effettuato per le coorti interessate".
Attualmente il tasso di vaccinazione tra i giovani è del 70%, con l'obiettivo di arrivare al 90%, come raccomandato dall'Oms. In Italia si registrano circa 4.400 casi di tumore causati dall'Hpv ogni anno. Il piano di vaccinazione a Trento prevede l'invio di inviti attivi ai giovani non vaccinati e mira a raggiungere una copertura vaccinale di almeno il 50% tra gli adulti. "L'Hpv è un virus che ha come serbatoio l'uomo, quindi maschi e femmine devono essere vaccinati - ha sottolineato Ferro - Stesso discorso vale per i bambini. Una volta eradicato il Papillomavirus possiamo dire di aver eliminato tutte le patologie ad esso collegate. Sappiamo da anni che l'Hpv è responsabile di tantissimi tumori nei maschi e nelle femmine. Da qui l'importanza della campagna vaccinali estesa a tutti". La vaccinazione voluta da Apss Trento sarà disponibile gratuitamente per le donne tra i 16 e i 40 anni e per gli uomini tra i 16 e i 30 anni, oltre al precedente limite di 26 anni. Questo aggiornamento mira a migliorare la copertura vaccinale e a prevenire malattie gravi, come il cancro al collo dell'utero. "Da questa campagna ci aspettiamo nei primi 3 anni un crollo di tutte le lesioni benigne causate dall'Hpv - ha prospettato Ferro - tra cui i condilomi o papillomi che interessano le mucose genitali e orali, mentre a medio termine ci aspettiamo una riduzione dell'incidenza dei tumori collegati al Papillomavirus. Abbiamo calcolato che ci saranno circa 50 casi in meno di tumori dell'orofaringe, e di conseguenza una riduzione della mortalità grazie alla nostra campagna vaccinale".
Per Maria Grazia Zuccali, direttrice Dipartimento prevenzione Apss Trento, è "importante rendere disponibile gratuitamente la vaccinazione anti-Hpv per le donne tra i 16 e i 40 anni e per gli uomini tra i 16 e i 30 anni", e quindi estendere la vaccinazione a più corti di nascita, "perché in questo modo possiamo limitare la circolazione del virus Hpv all'interno della popolazione e raggiungere l'obiettivo che raccomandano Oms e Comunità europea, ovvero debellare il carcinoma della cervice uterina e i carcinomi Hpv-correlati e questo - ha concluso - si ottiene aumentando le coperture vaccinali soprattutto nelle corti dei giovani. In questo caso preferiamo estendere questa vaccinazione almeno fino ai 30 anni nel maschio e ai 40 nelle donne".
Cronaca
Vitiligine, arriva il primo farmaco: crema rimborsabile da...
Secondo gli studi in corso in Usa la terapia topica ruxolitinib può essere associata a fototerapia per ridurre i tempi di pigmentazione
Arriva il primo farmaco per la vitiligine, rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale. Oltre 300mila italiani fanno i conti con la vitiligine, patologia cronica autoimmune: molto visibile, a causa delle caratteristiche macchie bianche, ma poco conosciuta e spesso ridotta a un semplice problema di natura estetica. In realtà, la vitiligine va oltre la pelle e ha un forte impatto dal punto di vista sociale, psicologico ed emotivo: si associa infatti ad altre malattie sistemiche, ad ansia e depressione, isolamento, stress, stigma e spese per l'acquisto di prodotti dalla scarsa efficacia, in attesa di terapie realmente risolutive.
"Per questi pazienti finalmente abbiamo il primo farmaco dedicato alla vitiligine. Si tratta di una terapia topica approvata da Fda, Ema, Aifa e ora anche rimborsabile dal nostro Servizio sanitario nazionale. Si tratta del primo e unico trattamento specifico per la vitiligine non segmentale con interessamento del viso in adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età", dice all'Adnkronos Salute Andrea Paro Vidolin, responsabile Centro Fotodermatologia dell'Ospedale Israelitico di Roma, "uno dei Centri prescrittori della terapia riconosciti in Italia".
Come funziona il farmaco
"Ruxolitinib, un inibitore della Janus chinasi, è il primo e unico farmaco che agisce sul meccanismo alla base della malattia, consentendo la repigmentazione della pelle - spiega Paro Vidolin - che però non può essere prescritto dal singolo dermatologo, ma dagli appositi centri prescrittori individuati da ciascuna Regione". La crema potrà essere prescritta "ai pazienti a partire dai 12 anni di età con una vitiligine del volto stabile, e va applicata 2 volte al giorno per un periodo di 6-12 mesi. Si tratta di una rivoluzione". sottolinea lo specialista. Studi preliminari "in corso negli Stati Uniti indicano che l'associazione di ruxolitinib con la fototerapia può migliorare l'efficacia del farmaco e abbreviare i tempi di pigmentazione con un notevole vantaggio per i pazienti", conclude.