Taranto, presentata la campagna ‘Mare di Legalità’ della Lega Navale Italiana
L’iniziativa è salpata da Ostia il 28 giugno scorso alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il Castello Aragonese di Taranto ha aperto le porte alla campagna della Lega Navale Italiana “Mare di Legalità”, che ha tagliato il traguardo dei primi quattro mesi di attività con un evento di presentazione alle autorità, al pubblico e alla stampa organizzato in collaborazione con il Comando Interregionale Marittimo Sud della Marina Militare. L’iniziativa “Mare di Legalità” è salpata da Ostia il 28 giugno scorso alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche istituzionali. Le 21 barche a vela al momento operative nel progetto sono state confiscate alla criminalità organizzata e affidate dallo Stato alla Lega Navale Italiana, che le impiega in iniziative di pubblico interesse legate al mare, portando nei diversi approdi e nelle scuole le storie delle vittime della mafia e del terrorismo a cui sono state intitolate.
Nel corso dell’estate, l’intera “flotta della legalità” è stata impegnata nei mari italiani in attività di divulgazione della cultura del mare, di avvicinamento di tutti allo sport e alla formazione nautica, di inclusione sociale e di protezione ambientale, in linea con i compiti statutari della Lega Navale Italiana, ente pubblico associativo senza scopo di lucro presente con 255 strutture e oltre 59.000 soci su tutto il territorio nazionale. L’evento è stato aperto dal Comandante Interregionale Marittimo Sud della Marina Militare, l’ammiraglio di squadra Vincenzo Montanaro e hanno portato il proprio saluto all’iniziativa il Prefetto di Taranto, Paola Dessì, il Consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio, il Vicesindaco di Taranto Gianni Azzaro, il Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, Giuseppe Mastronuzzi e il Presidente della Lega Navale di Taranto e Consigliere nazionale della LNI, Flavio Musolino.
Il Presidente della Lega Navale Italiana, Donato Marzano, è intervenuto tracciando un bilancio dei progetti svolti dalle 21 “barche della legalità”, che sono state impiegate principalmente, in questa prima fase della campagna, nell’avvicinamento al mare e alle attività nautiche di persone con disabilità, di minori provenienti da contesti di disagio socio-economico, di bambini ricoverati nei reparti pediatrici e di giovani sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, in collaborazione con Save the Children, con l’associazione il Porto dei piccoli e con il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Tra i relatori era presente il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia, che ha fornito un quadro dettagliato della normativa italiana sulla confisca e la destinazione di beni sottratti alla criminalità organizzata, caldeggiando un maggiore impegno da parte delle istituzioni nell’impiego per finalità sociali di immobili e mezzi confiscati e sottolineando l’esempio virtuoso della campagna “Mare di Legalità”.
Tra i partner operativi della Lni, sono intervenuti la Marina Militare e l’Università di Bari. L’ammiraglio Montanaro ha parlato della missione che accomuna da 127 anni la Lega Navale e la forza armata nella diffusione della cultura del mare, in particolare verso i giovani ed ha evidenziato la centralità strategica della “risorsa mare” per l’Italia, illustrando il ruolo e i compiti della Marina Militare nei diversi teatri operativi in cui opera a difesa degli interessi nazionali. I ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, Angela Rizzo e Giovanni Scardino, hanno presentato i risultati della produttiva collaborazione quadriennale tra la Lni e l’ateneo barese nel campo del monitoraggio ambientale, con lo sviluppo congiunto dell’app iNaturalist-NauticAttiva e le attività di monitoraggio delle plastiche in mare condotte al largo della costa barese a bordo dell’imbarcazione “Eros”, affidata alla Lega Navale di Ostia e intitolata alla memoria di Piersanti Mattarella.
“Da questa tappa tarantina della campagna 'Mare di Legalità' è emersa con evidenza l’attenzione istituzionale verso il nostro progetto e la necessità di rafforzare la rete di collaborazioni tra le autorità a vari livelli, la magistratura, le associazioni, l’università, la scuola, le forze armate e dell’ordine per promuovere la legalità e il corretto ed efficiente utilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata”, ha affermato Donato Marzano, Presidente della Lega Navale Italiana, sottolineando che “questa iniziativa valorizza per finalità di pubblico interesse delle imbarcazioni impiegate in passato nel traffico di migranti o di droga e divenute oggi, grazie all’impegno dei nostri soci volontari e con i fondi della Lni, simboli di educazione al rispetto delle regole e ai valori dell’inclusione sociale, della solidarietà e della protezione dell’ambiente, che trasmettiamo ai giovani insieme alle storie di giornalisti, magistrati, politici, sindacalisti, sacerdoti, imprenditori, tra gli altri, che si sono battuti con spirito di servizio e coraggio in favore della legalità contro le diverse mafie e le organizzazioni criminali, ancora oggi presenti sul territorio”.
Tra le novità presentate a Taranto, il Presidente della Lni ha delineato alcuni degli obiettivi per il 2025: “Vogliamo arrivare a 30 barche operative e dare maggiore continuità alle attività anche nei mesi invernali. Stiamo approntando una delle barche confiscate alla criminalità organizzata, il motoveliero Free Jungle, che diventerà una barca-laboratorio al servizio delle attività di monitoraggio e salvaguardia ambientale che la Lega Navale Italiana porta avanti in collaborazione con università ed enti di ricerca”.
Cronaca
Matteo Bassetti, stalker condannati: arriva la sentenza
Cinque condanne, con pene variabili dagli otto mesi a un anno e quattro mesi, oltre a due patteggiamenti
Cinque condanne, con pene variabili dagli otto mesi a un anno e quattro mesi, oltre a due patteggiamenti. Sono queste le sanzioni decise per i membri del canale Telegram 'Basta Dittatura', accusati di stalking nei confronti del medico genovese Matteo Bassetti. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Genova ha emesso le condanne per stalking di gruppo e istigazione a delinquere. I condannati dovranno anche risarcire il medico. Oltre a queste sentenze, quattro altri membri del canale, che hanno scelto il rito ordinario, saranno processati a febbraio.
"Sette condanne, di cui 2 patteggiamenti, con pene comprese tra gli 8 mesi e 1 anno e 4 mesi, per gli appartenenti al Canale Telegram 'Basta Dittatura', soggetti che mi avevano stalkerizzato, per diversi giorni, sul finire dell'agosto 2021. Le condanne sono state pronunciate oggi dal Gup del Tribunale di Genova per i reati di stalking di gruppo e istigazione a delinquere con conseguente condanna alle previsionali da versare a mio favore, oltre alle spese legali", scrive Bassetti sui social. "Altri 4 imputati - aggiunge - sono stati, invece, rinviati a giudizio davanti al tribunale per il prossimo 11 febbraio 2025, perché hanno scelto il rito ordinario".
"Una bella soddisfazione che, grazie al mio legale di fiducia, avvocato Rachele De Stefanis, segue quella di pochi giorni fa quando - ricorda Bassetti - sempre il Gup del Tribunale di Genova, in altro processo, aveva rinviato a giudizio anche Nicola Franzoni, il noto leader no-vax che mi aveva preso di mira con telefonate, messaggi e post". Il medico rivolge "un grazie sentito alla Digos e alla Procura della Repubblica di Genova. Ho sempre pensato che la strada migliore e più giusta fosse quella di perseverare per le vie legali - sottolinea - certo che, prima o poi, giustizia sarebbe stata fatta. Fino ad oggi, così è stato. E continueremo su questa strada, contro chi ha fatto degli insulti e delle minacce la sua ragione di vita".
Cronaca
Halloween, contro “il capodanno dei satanisti”...
Don Aldo Buonaiuto: "Astuta e spregiudicata operazione di marketing" - Suor Anna Monia Alfieri: "il consumismo caratterizza questa festa"
Invocazioni, implorazioni, suppliche e veglie contro Satana: in vista del 31 ottobre, sono numerosi sul web i gruppi di preghiera che organizzano dei veri e proprio 'esorcismi' per Halloween. Niente 'dolcetto o scherzetto' né travestimenti, meglio una prece. Online e sui social sono tantissimi i risultati di ricerca per chi volesse combattere il maligno in questa notte così particolare.
E così, poco prima di quello che viene definito senza mezzi termini il 'capodanno dei satanisti' molti offrono dei momenti di preghiera contro 'l'azione del male' e per chiedere 'perdono per tutti i gravi peccati che verranno commessi' nella notte del 31 ottobre. 'Per contrastare l’azione del male, chiediamo a Dio perdono per tutti i gravi peccati che verranno commessi in questa notte, chiediamo -si legge in una delle invocazioni diffuse online- la protezione di Maria Santissima e dell’Arcangelo Michele e imploriamo, misericordia per tutti i peccatori ingannati dal maligno'.
Quelle rivolte alla Madonna sono le più citate, ma non mancano le preghiere alla Trinità, a Gesù Salvatore e della Misericordia, quelle per la riparazione dei sacrilegi. Fra tutte, spiccano quelle dedicate a San Michele Arcangelo, che nelle sacre scritture difese la fede in Dio da Satana e viene per questo raffigurato con una spada, e a tutti i Santi. Per chi non volesse pregare in solitudine, diversi gli ordini che organizzano veglie di preghiera. Come le suore Clarisse di Bra, in provincia di Cuneo, che 'nella notte dei Santi' propongono un appuntamento con recita del rosario, adorazione eucaristica e per finire la santa messa.
"Halloween è un fenomeno della modernità, pur avendo la sua origine tra storie e leggende antiche che hanno facilitato l’espandersi di un business molto proficuo per certi commercianti. In realtà, nel fare un’analisi seria di questo evento, non possiamo estremizzare questo fenomeno, tra chi vuole vederci 'il diavolo dappertutto' e chi, invece, si accanisce nel banalizzarlo a festicciola, quasi fosse una seconda carnevalata dell’anno", dice all'Adnkronos Don Aldo Buonaiuto, dell'Associazione Giovanni XXIII e fondatore della testata In Terris. "In realtà, per alcuni mondi legati all’occultismo, c’è anche un aspetto da non trascurare: l’adorazione e il culto al regno del maligno in tutte le sue forme, che in questo periodo vengono particolarmente esaltate. Certamente è importante che si conoscano tutte le angolazioni di Halloween - prosegue - per mettere in guardia le famiglie affinché i propri figli si divertano senza rischiare di incappare in quei circuiti pericolosi che già dalle cronache vediamo alla portata di mano ogni giorno e che in questo periodo possono amplificarsi trovando terreno fertile".
"Noi credenti pensiamo che si possa testimoniare la bellezza della festa cristiana di Ognissanti che, a differenza del fenomeno di Halloween, è stata sempre una festa presente nel cuore di tutti, per la caratteristica di ricordare e festeggiare non zombi, mostri o fantasmi ma persone realmente esistite, eroi del bene riconosciuti da chiunque. Non penso - spiega Don Aldo - che la nostra società, i nostri figli abbiano bisogno di simili maschere dell’horror che grondano sangue bensì di feste luminose, gioiose così come avviene in tanti oratori d'Italia, dove sta ritornando il desiderio di stare insieme più ai Santi che ai diavoli. Non c’è da contrapporre queste due realtà perché non possono neanche essere paragonate né messe in contrasto. Fare festa ai Santi e commemorare i nostri cari defunti ha un senso profondo, valoriale, storico e socialmente condivisibile, mentre Halloween è solo per molti un’astuta e spregiudicata operazione di marketing globale o di copertura dell’occultismo.
"La deriva pagana è ormai presente un po’ ovunque e l’Occidente ne dà la più cattiva dimostrazione: ad esempio -spiega- sfregiando i simboli religiosi, deridendoli e denigrandoli, spesso sbeffeggiando e mancando di rispetto ai credenti. C’è da molto tempo una vera e propria desacralizzazione, una spinta anche ad essere più creduloni che credenti, mentre si inneggia all’ateismo o al paganesimo. Al tempo stesso poi, si rincorre dietro a qualsiasi fantasiosa o pericolosa teoria del nulla facendosi manipolare da ciarlatani senza scrupoli. L’appello - conclude - è abbandonare le derive negative di una società che, non credendo più a Dio, finisce per credere a qualunque assurdità. Dobbiamo ritornare al Sacro e ad una vita religiosa che non disprezzi le tradizioni e il bellissimo bagaglio di fede della pietà popolare. Come insegna Papa Francesco, indicando continuamente le numerose testimonianze di bene che aprono il cuore alla speranza".
"Si avvicinano la festa liturgica di Ognissanti e il giorno dedicato alla commemorazione di tutti i fedeli defunti. Due ricorrenze da sempre molto care e sentite. Ormai da qualche anno, però, complice ovviamente il venir meno della pratica religiosa, si è diffusa la moda di Halloween, una festa tipica dei paesi del nord Europa, il cui significato nulla ha a che vedere con Ognissanti o la commemorazione dei defunti", osserva all'Adnkronos Suor Anna Monia Alfieri, Cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta in politiche scolastiche.
"Ovviamente non mi faccio paladina di una crociata contro Halloween, le crociate si sono da sempre risolte in veri disastri. Tuttavia non posso non rimanere turbata innanzitutto dall'aspetto consumistico che caratterizza questa festa, un consumismo che vede come primi attori non solo i giovani ma anche gli adulti, rimango altresì turbata dal pessimo gusto che domina la scena fatta di maschere e oggettistica varia che personalmente non trovo nè belle nè divertenti. - continua Suor Anna Monia Alfieri - A monte però è il significato della festa che non condivido: spiriti e spiritelli nulla hanno a che fare con la concezione cristiana della morte e della vita eterna. Non nascondo poi che mi preoccupa fortemente la ricaduta di determinati significati sulla mentalità dei giovani e non nascondo che determinati fenomeni di violenza possono avere come causa anche un significato della morte che nulla ha a che vedere con la speranza di una vita eterna".
"La morte rappresenta da sempre un enigma per l'uomo ma l'idea che la morte non abbia l'ultima parola apre ad una dimensione completamente diversa da quella oscura di ombre e fantasmi. Allora io credo che sia importante mandare messaggi diversi ai giovani, messaggi che aprano gli orizzonti e non chiudano a prospettive limitate e soffocanti che innescano categorie di pensiero potenzialmente molto pericolose. Confido sempre che la ragione debba prevalere, sempre, unita, perché no, al buon gusto, e alla ricerca di contenuti che danno vita, quella vera", conclude Suor Anna Monia Alfieri.
Cronaca
Processo Montante, cade l’associazione per delinquere
Dopo sei anni e due dibattimenti continua la storia infinita del processo all'ex paladino dell'Antimafia Antonello Montante. I giudici della Corte di Cassazione con la decisione di oggi non hanno posto ancora la parola fine alla vicenda che ha coinvolto non solo l'ex Presidente degli imprenditori siciliani, ma anche esponenti delle forze dell'ordine. Cade l'accusa di associazione a delinquere, con la formula "perché il fatto non sussiste”, per l'ex presidente di Confindustria Sicilia e per altri due imputati nel processo per una attività di dossieraggio. I giudici della sesta sezione penale della Cassazione hanno, inoltre, fatto cadere le accuse in relazione ai reati di rivelazione di segreto d'ufficio e di accesso abusivo a sistema informatico, in quest'ultimo caso "limitatamente alle condotte poste in essere fino al giugno 2014" per intervenuta prescrizione. I giudici hanno disposto, quindi, un appello bis per il ricalco della pena per i reati di accesso abusivo compiuti dopo il 2014 e di corruzione, fattispecie per le quali è stata dichiarata "irrevocabile la responsabilità penale".
L'8 luglio del 2022 Montante era stato condannato a 8 anni di carcere. Sei anni in meno del primo grado, quando i giudici lo condannarono a 14 anni di carcere. I giudici d'appello nelle motivazioni parlavano di un "accordo corruttivo". Condannati, nel 2022 anche alcuni componenti del suo ''cerchio magico'', accusati a vario titolo di corruzione, rivelazione di notizie coperte dal segreto d'ufficio e favoreggiamento. A 5 anni era stato condannato il capo della security di Confindustria Diego Di Simone (il gup gli aveva dato 6 anni e 4 mesi), a 3 anni e 3 mesi il sostituto commissario Marco De Angelis, (4 in primo grado). Assolti, invece, il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della guardia di finanza di Caltanissetta, che in primo grado aveva avuto 3 anni, e Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco che aveva avuto un anno e 4 mesi. Montante, secondo l'accusa, avrebbe compiuto una attività di dossieraggio per colpire gli avversari e avrebbe condizionato la politica regionale.
I giudici d'appello, a firma della presidente Andreina Occhipinti, giudici a latere Giovambattista Tona e Alessandra Giunta, scrivevano così nelle motivazioni, depositate dopo oltre 500 giorni dal verdetto: "Dietro la coltre fumose della locuzione 'sistema', tanto spesso utilizzata anche in questo giudizio, nonostante sia più appropriata alla sintesi giornalistica che non all'analisi dei fatti tipici propria della giurisdizione, si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più trasparenti categorie della politica, dell'economia e delle istituzioni", scrivevano ancora i giudici della Corte d'appello di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza.
Venne arrestato nel 2018 nel suo appartamento e distrusse delle pen drive
E ancora: "Molte intercettazioni descrivono la 'fama' acquisita da Antonello Montante presso soggetti imputati, indagati o estranei ai fatti oggetto dell'indagine. Se ne ricava prova del fatto che in quegli ambienti e in contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacità di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici non tanto del territorio, ma della Regione e del Pese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa". Il giorno in cui venne arrestato, il 14 maggio del 2018, Montante, si barricò nel suo appartamento. Nell'attesa distrusse oltre 20 pen drive e decine di documenti.
Per i giudici "Vi fu una sistematica attività delle più influenti autorità nel sottolineare l'importanza" dell'impegno dell'ex Presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante "la rilevanza del suo ruolo, la necessità di dare ascolto alle sue proposte e alle sue iniziative". Poi i giudici ribadiscono che Montante, con l'aiuto di alcuni complici, anche loro condannati, avrebbe avuto "ripetutamente accesso" alle "banche dati Sdi per procedere ad interrogazioni non autorizzate su imprenditori, politici, amministratori, professionisti, editori, giornalisti, collaboratori di giustizia, persone sospettate di appartenere alla criminalità organizzata, un magistrato, i suoi familiari e la sua autovettura". Insomma, Montante, "era l'uomo potente che poteva garantire la possibilità di ottenere sostegno e favori, e l'accordo si basava sulla corrispettiva messa a disposizione da parte del pubblico ufficiale delle sue funzioni e da parte dell'imprenditore di ogni utile suo buon ufficio". Inoltre, si legge nelle motivazioni che Montante "ha approfittato di opportunità che avrebbe potuto perseguire per coltivare ambizioni, interessi particolari e al contempo anche valori civici e obiettivi ideali e invece le ha piegate per pratiche di natura illecita, unitamente al dato della sistematicità delle condotte, impedisce delle circostanze attenuanti generiche e di qualsivoglia altra attenuante".
Un altro capitolo è dedicato ai suoi rapporti con la famiglia mafiosa Arnone di Serradifalco, paese di origine di Montante. "Non voleva fare emergere pubblicamente i suoi rapporti con la famiglia Arnone", scrivevano i giudici della Corte d'appello di Caltanissetta. "Si può dare per certo che aveva intrattenuto rapporti di familiarità e di affari con la famiglia Arnone. Sebbene sul punto Montante non abbia mai fatto specifiche ammissioni sull'esistenza e sulla natura di questi rapporti e sebbene allo stato degli atti non vi sono nelle contestazioni da valutare imputazioni che prefigurino che questi rapporti siano trascesi nell'illecito penale, ciò che conta ai fini del presente del giudizio è che Montante aveva cercato in ogni modo di evitare che essi emergessero e fossero sottoposti alla pubblica opinione".
Nel suo 'cerchio' magico' anche esponenti delle forze dell'ordine
I giudici puntavano la lente di ingrandimento sul 'cerchio magico' di Montante. Tra questi c'è l'ex poliziotto Diego De Simone. "Il primo appartenente a questa rete era Diego De Simone Perricone, già appartenente alla polizia di Stato, assunto dalla "Aedificatio Spa", su segnalazione di Montante, società che svolgeva servizi di sicurezza in favore di Confindustria nazionale. Di Simone Perricone, che non poteva più accedere alla banca dati si serviva di Marco De Angelis, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo". Secondo i giudici "molti dei dati rinvenuti nella 'stanza segreta' dell'abitazione di Montante provenivano da questa attività di accesso illecito". Gli accessi "venivano effettuati da Salvatore Graceffa, vicesovrintendente della Polizia di Stato, alle quali le richieste pervenivano da De Angelis". Montante si legge ancora nella sentenza "raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l'uso", "ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine, l'uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro". E ancora, scrivono i giudici "plurime fonti riferiscono che egli si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all'uso". Montate è stato giudicato in primo grado con il rito abbreviato, così il Appello gli è stata comminata una condanna a 8 anni (già un anno e mezzo di detenzione svolta).
Nel frattempo, prosegue a ritmo rallentato anche il cosiddetto Maxi processo di Caltanissetta che vede alla sbarra 30 imputati. Già in quattro non fanno pi parte del dibattimento per intervenuta prescrizione. La decisione di oggi influirà, certamente, anche sul maxiprocesso. Tra gli imputati l'ex Governatore Rosario Crocetta e altri politici tra cui l'ex assessora regionale Linda. Ma ci sono ancora dei misteri attorno a questa inchiesta. Nel processo devono ancora essere ascoltati gli investigatori della Squadra Mobile di Caltanissetta. E già la prescrizione è alle porte per tanti altri imputati accusati da associazione a delinquere. L’unico reato che rischia di rimanere in piedi è quello della corruzione. (di Elvira Terranova)