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M5S, dopo ‘scoppola’ Liguria si guarda a Costituente. Il graffio di Grillo: “Traditi da pecore”

Conte: "Mi assumo responsabilità". J'accuse di Toninelli: "E' stato il leader a perdere, non il Movimento"

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Fotogramma/Ipa)

Il giorno dopo il pesante ridimensionamento del Movimento 5 Stelle alle elezioni in Liguria, dalle parti di Campo Marzio un po' di amarezza rimane. Non abbastanza, però, per compromettere un cammino che porterà i pentastellati, il 23 e 24 novembre, a un cambiamento (forse) epocale iniziato ad agosto con il processo costituente.

E in fondo è quello che lo stesso Giuseppe Conte dice anche oggi. "Mi assumo sempre le responsabilità, ci mancherebbe", afferma mentre si dirige alla Camera, raggiunto dai microfoni de ilfattoquotidiano.it e Fanpage. "Purtroppo, però - aggiunge -, ci sono state altre volte in cui sono arrivati risultati non assolutamente soddisfacenti e anche molto deludenti sui territori, ne siamo consapevoli infatti per questo stiamo facendo un'assemblea costituente e non c'è assolutamente nessuna sottovalutazione su quella che è la nostra capacità, in particolare nelle elezioni amministrative, di avere delle liste competitive e di riuscire a coinvolgere il nostro potenziale elettorato. C'è un astensionismo fortissimo che in Liguria ha raggiunto dei massimi storici".

L'ex premier risponde anche a una domanda diretta sulla sua leadership che potrebbe essere messa in discussione: "Le leadership sono sempre in discussione nel momento in cui non c'è consenso al di là delle scadenze della comunità, noi stiamo facendo un'assemblea costituente e come sapete discutiamo di tutto", spiega prima di lanciare una frecciata anche a Matteo Renzi, che lo ha accusato di aver fatto perdere la coalizione di Andrea Orlando non inglobando Italia Viva: "Da dove lo ha detto, da Riad?". L'obiettivo resta uno solo: guardare avanti. In mattinata, a proposito, Conte partecipa alla seduta della commissione Covid, e nel pomeriggio riunisce i parlamentari per discutere delle proposte da contrapporre a quelle del governo: "Nessuno si sta piangendo addosso", la linea riassunta da fonti pentastellate.

I dati sull'affluenza sono alla base del ragionamento fatto con l'Adnkronos anche da Elisa Pirro. La senatrice e tesoriera 5 Stelle ha infatti ammesso che a pesare maggiormente nella sconfitta è stato il calo dei partecipanti al voto, con "oltre il 50% di cittadini liguri" che "non è andato alle urne pensando 'tanto i partiti sono tutti uguali' e che per loro nel quotidiano 'non fa nessuna differenza'". Da non sottovalutare, però, anche "una criticità interna al Movimento che si sta acuendo in queste ultime settimane in vista dell'Assemblea costituente. Questo sicuramente non ci ha fatto bene", osserva.

L'augurio, in ogni caso, è che dopo il processo costituente si riparta con una marcia in più che, in fondo, è la stessa speranza della vicepresidente del Senato in quota pentastellata, Mariolina Castellone. Per la parlamentare campana la lite tra Conte e Beppe Grillo non ha influito così tanto nel voto in Liguria, perché "il tema è molto più ampio", e "perché è riduttivo parlare di guerra tra di loro": quello su cui si deve riflettere, spiega Castellone all'Adnkronos, è "qual è il progetto di Movimento che si ha in mente. Dobbiamo appassionare le persone che prima andavano a votare per quell'idea diversa di politica". "Speriamo che il processo costituente queste domande se le faccia. Vorrei che nessuno fosse contro l'altro. L'obiettivo è far recuperare consenso al M5S, perché questo Paese ha bisogno del Movimento", conclude.

Per quanto riguarda il garante, però, si parla anche a taccuini e microfoni chiusi. Fonti parlamentari dei cinquestelle immaginano che a brindare ieri, anche se a distanza, siano stati il leader di Italia Viva e Grillo, uniti, solo in questo caso, dal 'non amore' nei confronti di Conte, e quindi gongolanti per la debacle in terra ligure. In effetti, entrambi si sono fatti sentire a caldo: Renzi, attaccando direttamente il presidente pentastellato in un'altra lunghissima nota; l'Elevato con una storia su Whatsapp (poi cancellata) in cui ha ripreso la frase di un pensatore anonimo per lanciare un messaggio, "si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo".

E di tradimento, a modo suo, parla anche Danilo Toninelli. Il membro del Collegio dei probiviri del Movimento 5 Stelle ed ex ministro delle Infrastrutture è sicuramente tra i più duri nei confronti di Conte dopo la sconfitta al voto: "Per la prima volta, dopo circa tre anni e mezzo di leadership da parte di Conte, ha partecipato non il Movimento 5 Stelle ma il partito di Conte", dice in una diretta Youtube. Il tradimento peggiore secondo Toninelli è aver sconfessato le origini, soprattutto perché "il candidato presidente è stato appoggiato convintamente da Conte senza il voto degli iscritti. I candidati non sono stati votati dagli iscritti, ma scelti sempre da Conte", prosegue, prima di sentenziare che è stato il presidente a perdere, non il Movimento, "e nel paradosso di questi tre anni e mezzo, più perde più consolida la leadership nel Movimento 5 Stelle", conclude.

Alle accuse dell'ex senatore risponde direttamente Paola Taverna, che con lui ha condiviso 10 anni in Parlamento e che ora ricopre il ruolo di vicepresidente vicaria del Movimento 5 Stelle e presidente Comitato Territori. Riconoscendo il risultato non esaltante raccolto in Liguria, l'ex vicepresidente dell'aula di palazzo Madama precisa che no "Danilo, questa non è la lista di Conte, è la lista del Movimento, e se oggi abbiamo il 4,5% probabilmente dipende anche da una guerra interna che sta facendo molto male al Movimento, molto più di quella che invece, insieme, dovremo fare contro il centrodestra, che è il nostro unico avversario in questa competizione in Liguria e in tutte quelle che verranno a seguire". "Ognuno rimanga al suo posto, ci sono molti provvedimenti all'attenzione del Collegio dei probiviri che forse meriterebbero più attenzione", la stoccata finale di Taverna per l'ex collega.

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Politica

Mandato d’arresto Netanyahu, la linea di Meloni:...

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Salvini si schiera col premier israeliano condannato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra: "È benvenuto in Italia". L'Italia presidente del G7 porrà il tema a vertice ministri Esteri

Netanyahu e Meloni - Fotogramma

A 24 ore dal mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e dell'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e contro l'umanità, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, indica la linea del Governo italiano, rimettendo ordine dopo una serie di prese di posizione non univoche all'interno dell'esecutivo, tanto che il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, in mattinata aveva manifestato la convinzione che la premier avrebbe trovato "una sintesi", di fronte ad un problema che si pone "a livello internazionale".

"Approfondirò in questi giorni - afferma Meloni - le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo Governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas".

Divisioni sull'obbligo di arresto

Una posizione, questa, sulla quale si trovano d'accordo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e quello degli Esteri, Antonio Tajani. "Ritengo -sottolinea il primo - sia una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l'attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse".

"Hamas - conferma il titolare della Farnesina - è un'organizzazione terroristica, bisogna separare bene le cose. Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la Corte. Noi sosteniamo la Corte, ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione".

"La posizione del governo è chiara. Tocca al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri dare la linea della nostra politica internazionale, ed è quello che abbiamo fatto. Le altre sono opinioni", afferma ancora Tajani.

E in attesa del confronto a livello internazionale, che, come annunciato dalla premier, vedrà impegnati i ministri degli Esteri del G7 lunedì e martedì prossimi, rimane da sciogliere il nodo dell'obbligo di arresto nei confronti di Netanyahu qualora dovesse giungere in un Paese, come l'Italia, chiamato a rispettare gli obblighi internazionali legati alle decisioni di organismi come la Cpi.

"Noi - afferma infatti Crosetto - dovremmo applicare le disposizioni della Corte penale internazionale alla quale aderiamo, quindi, se venissero in Italia, dovremmo arrestarli, ma non per decisione politica, non c'entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale". Parole che non trovano per nulla d'accordo Salvini: "Conto di incontrare presto esponenti del Governo israeliano -annuncia- e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri".

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Politica

Mandato d’arresto Netayahu, opposizioni...

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Pd: "Inaccettabile in fase così delicata" e da Avs in arrivo mozione che impegna l'esecutivo al rispetto del diritto internazionale

Elly Schlein e Giuseppe Conte - Fotogramma

Il governo in ordine sparso, ministri che si smentiscono l'un l'altro. E le opposizioni pronte a soffiare sulle divisioni dell'esecutivo sulla richiesta di mandato di arresto della Corte penale internazionale per Benjamin Netanyahu. Da Pd, M5S e Avs arriva la sollecitazione alla premier Giorgia Meloni a prendere posizione che, nel pomeriggio, arriva. Le polemiche però restano. Se la presidente del Consiglio rinvia ogni determinazione sul caso al G7 degli Esteri, il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini si è già schierato, in linea con Orban: "Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto". Parole che finiscono nel mirino delle opposizioni che chiedono di applicare la richiesta della Corte.

M5S: "Vergognoso doppiopesismo"

Sottolineano i capigruppo dem, Francesco Boccia e Chiara Braga: "Prima il ministro della Difesa Crosetto che dice ok all'esecuzione del mandato. Poi il vicepremier Salvini, che lo smentisce, e afferma che il capo del governo israeliano sarebbe il benvenuto nel nostro Paese. Non è accettabile che in una fase così delicata per la politica internazionale il governo si esprima in modo così confuso e contraddittorio". Per i 5 Stelle interviene Vittoria Baldino: "Governo Meloni attendista? Non lo era nel 2023 quando la Corte penale internazionale ha emesso mandato di arresto anche per Putin. Siamo davanti a vergognoso doppiopesismo".

Alleanza Verdi e Sinistra è pronta a depositare una mozione in Parlamento "per impegnare il Governo al pieno rispetto delle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia e quindi alla sollecita attuazione delle decisioni della Cpi", annunciano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Più cauta la posizione delle formazioni centriste dell'opposizione. Per Davide Faraone di Iv non è "corretto mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e il governo democratico come quello di Israele".

Picierno come Meloni: "Israele e Hamas non sono uguali"

Valutazione simile a quella della dem Pina Picierno secondo cui "le prescrizioni degli organi giurisdizionali si rispettano sempre, a maggior ragione quelle della Corte Penale Internazionale" ma, aggiunge, "non si possono mettere sullo stesso piano le responsabilità del conflitto, e la condotta di Israele, con quelle di una organizzazione terroristica come Hamas". Bipartisan invece la solidarietà ai militari italiani in Libano, oggetto oggi di un nuovo attacco che provocato 4 feriti. Ma accanto alla vicinanza, dalle opposizioni arriva la sollecitazione al governo all'impegno per il cessate il fuoco, una via per garantire la sicurezza.

Schlein: "Attacchi a Unifil atti criminali"

Il Pd con Elly Schlein chiede al governo di riferire in aula: "Gli attacchi ai militari italiani e alle truppe Onu sono intollerabili atti criminali. Esprimo vicinanza e solidarietà ai feriti e a quanti sono impegnati a garantire pace e stabilità nell’area. Chiediamo allo stesso tempo che il governo riferisca quanto prima sulle iniziative che si stanno adottando per il cessate il fuoco, condizione imprescindibile per garantire alla missione in Libano la piena sicurezza”. Per il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini "ciò che è avvenuto è inaccettabile e mostra ancora una volta l’esigenza inderogabile della cessazione delle ostilità con l’arretramento di Hezbollah a nord del fiume Litani".

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Politica

“Netanyahu benvenuto in Italia”, opposizione...

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Per il ministro Crosetto, la sentenza della Cpi sull'arresto internazionale per il leader israeliano "è sbagliata, ma il mandato va eseguito". Secondo Tajani le decisioni saranno prese "insieme agli alleati". Ma per il leghista "i criminali di guerra sono altri". E scoppia la polemica

Matteo Salvini - Fotogramma /Ipa

Il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e dell'ex ministro Gallant emesso dalla Corte penale internazionale? "Sbagliato, ma va eseguito". Questo, almeno, secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto. Perché per il vicepremier Matteo Salvini, il leader dello Stato ebraico sarebbe invece "il benvenuto in Italia", così come altri esponenti israeliani. E inevitabilmente scoppia la polemica.

Dal Pd a Italia Viva, arriva infatti l'accusa da un lato al leghista di delegittimare la sentenza della Cpi e dall'altro al governo di non avere una posizione chiara, ufficiale e univoca sul caso, vista anche la terza posizione espressa dal ministro e vicepremier Antonio Tajani, secondo il quale l'Italia sostiene la Cpi, "ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico. Per quanto riguarda le decisioni le prenderemo insieme ai nostri alleati", ha detto.

Cosa ha detto Salvini

“Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”, le parole del vicepremier Matteo Salvini, pronunciate oggi a margine dell’assemblea nazionale di Anci e finite nel mirino dell'opposizione. “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali - ha aggiunto -. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”.

“Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, ha osservato ancora Salvini.

Poi il leader leghista, incalzato dai cronisti sulle differenze nelle dichiarazioni dei membri dell'esecutivo, assicura: "Sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, ma il problema è a livello internazionale", la spiegazione a margine degli Stati Generali della Sanità della Lega, in corso a Milano.

"Ringrazio Giorgia Meloni e il governo italiano che stanno cercando di portare pace ed equilibrio - ha poi aggiunto -. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. E anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata".

I cronisti hanno poi chiesto al ministro Salvini se non gli desse fastidio che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prendesse le distanze da lui. Il vicepremier ha ribadito che "non mi da fastidio nulla" perché "ottimista per natura".

Dal Pd a Italia Viva, scoppia la polemica

Come ampiamente prevedibile, le parole del leghista hanno scatenato le proteste dell'opposizione. "Dopo la sentenza della corte penale internazionale non sappiamo ancora quale sarà la posizione ufficiale del governo italiano sull’arresto di Netanyahu. Prima il ministro della Difesa Crosetto che dice ok all’esecuzione del mandato. Poi il vicepremier Salvini, che lo smentisce, e afferma che il capo del governo israeliano sarebbe il benvenuto nel nostro Paese", attaccano Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo del PD alla Camera dei Deputati e al Senato. "Presidente Meloni può dirci come si comporterà l’Italia? Seguirà il suo amico Orban che lo invita a Budapest? Chi è che decide della credibilità del nostro paese? Non è accettabile che in una fase così delicata per la politica internazionale il governo si esprima in modo così confuso e contraddittorio. È il momento che la premier faccia sentire la sua voce", continuano.

"La Lega di Salvini annuncia il voto contrario alla nuova Commissione europea, quella in cui figura un commissario italiano come Fitto. Una posizione irresponsabile e in palese contraddizione con l’interesse nazionale che la premier Meloni dice di voler difendere, mentre invece è sempre più ostaggio delle divisioni della sua maggioranza”, afferma quindi Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Affari europei alla Camera. “Per settimane - aggiunge - Meloni ha attaccato il Partito democratico per cercare di nascondere che è il suo stesso vicepremier a sabotare gli interessi italiani alleandosi con le forze più estremiste e antieuropee, gettando discredito sul nostro Paese. Meloni esca dal silenzio e chiarisca la posizione del suo Governo: sta dalla parte dell’Europa o dei suoi alleati nazionalisti e antieuropei?”.

“Matteo Salvini difende e giustifica Netanyahu, un criminale di guerra che sta infangando la tradizione democratica di Israele. Tra un po’, magari, indosserà una maglietta con il suo viso come fece con Putin. Salvini sta sempre dalla parte sbagliata. Va sempre fuori binario”, la nota del deputato del Partito Democratico Roberto Morassut.

"Il conflitto israelo-palestinese non nasce il 7 ottobre ma è frutto di un secolo di violenza, di occupazione, di diritti negati, di Stati non riconosciuti. Il 7 ottobre è nei nostri occhi e l’abbiamo condannato ma questo non vuol dire legittimare e giustificare il genocidio che Netanyahu ha già compiuto nei confronti dei palestinesi", sottolinea Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S alla Camera a L’Aria che tira su La7. Continua la pentastellata: "Parliamo di un premier che ha messo al bando Unrwa a Gaza, un’agenzia che ha dato modo a 300.000 bambini di curarsi, di non morire di poliomielite, che ha dato assistenza ai palestinesi. Dalla Corte penale internazionale su Netanyahu solo una constatazione di fatto: stiamo parlando di un criminale di guerra. Perché anche la guerra ha dei codici da rispettare codici che non sono stati rispettati da Israele. Governo Meloni attendista? Non lo era nel 2023 quando la Corte penale internazionale ha emesso mandato di arresto anche per Putin. Siamo davanti a vergognoso doppiopesismo".

"Delegittimare la Corte Penale Internazionale è di una gravità inaudita: non si può acclamare quando chiede l’arresto di Putin per la guerra in Ucraina e poi bollarla come irresponsabile se chiede l’arresto di Netanyahu che è colpevole di circa 44 mila morti tra i civili e di aver raso al suolo Gaza". Così il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. "Noi pensiamo che sia irresponsabile aver chiuso gli occhi di fronte al massacro del popolo palestinese. Il vero atto di irresponsabilità è consentire a Netanyahu di continuare a massacrare il popolo palestinese, perché c'è una strategia: occupare Gaza e cacciare i palestinesi. A differenza di quanto sostiene Salvini, Netanyahu non è il benvenuto in Italia e va arrestato. Salvini non si cura minimamente del sangue, del dolore, delle vite umane perse a Gaza".

"Ci aspettiamo dal governo Meloni, a differenza di quanto avvenuto finora, un atteggiamento univoco, chiaro e senza ambiguità di fronte alla decisione della Corte Penale Internazionale di emettere mandati di arresto per il premier dell’attuale governo israeliano Netanyahu e per il suo ex ministro della difesa", affermano poi in una nota congiunta Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. "Quello che tutto il mondo ha potuto vedere in questi mesi a Gaza è inequivocabile: una strage continua di decine di migliaia di civili che per il diritto internazionale è un crimine di guerra. Il Governo italiano ha il dovere di rispettare in toto il diritto internazionale e dunque anche di applicare le decisioni assunte dagli organismi chiamati a farlo rispettare. Ecco perché troviamo incredibili, anzi scandalose le parole di Salvini, che allineandosi con i peggiori politici del pianeta dimostra il proprio disprezzo per la legalità internazionale auspicandone la palese violazione". "Per questo motivo depositeremo al più presto in Parlamento una mozione per impegnare il Governo al pieno rispetto delle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia e quindi alla sollecita attuazione delle decisioni della Cpi".

"Pur essendo convinto che il Governo israeliano e Netanyahu abbiano superato i limiti della difesa, considero sbagliato che si possa pensare di innescare un processo di pace attraverso i mandati di cattura”, ha affermato quindi Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, a Rainews24. “Credo anche non sia corretto -ha aggiunto- mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e il Governo democratico come quello di Israele. Lo Stato israeliano è una democrazia che come tale va difesa dalle aggressioni subite per la sua stessa volontà di esistere. Ci sono gruppi di terroristi, organizzati attorno all’Iran, che si adoperano per cancellarla dalle cartine geografiche. È naturale che Israele lavori per difendersi. Quanto al Governo italiano, è ridicolo e irresponsabile che due ministri della stessa Repubblica come Crosetto e Tajani, dicano cose così diverse su un tema tanto delicato”.

"Matteo Salvini ha dichiarato che Benjamin Netanyahu sarebbe il 'benvenuto' in Italia, ignorando deliberatamente la realtà dei fatti. È una vergogna giuridica, politica e morale. Vi è infatti un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale contro l’attuale premier israeliano, l’ex Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader militare di Hamas Mohammed Deif per i crimini di guerra e crimini contro l’umanità", afferma quindi Marco Tarquinio, eurodeputato S&D.

"La CPI, il cui Statuto è stato ratificato anche dall’Italia, ha dichiarato riguardo a Netanyahu e Gallant di ritenerli responsabili di aver commesso 'il crimine di guerra della fame come metodo di guerra e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani'. Rifiutare questa realtà significa calpestare il diritto internazionale e mancare di rispetto alle vittime innocenti in Medio Oriente".

"Salvini, con le sue dichiarazioni, si allinea a Viktor Orbán, scegliendo di schierarsi dalla parte di chi è incriminato per violazione dei diritti umani e rinunciando con ostentazione a sostenere i principi democratici e lo stato di diritto. Si può e si deve trattare con chiunque per fermare massacri e costruire percorsi di pace, ma non si devono mai 'bombardare' il diritto internazionale e le istituzioni che lo presidiano. L'Italia non può permettersi di essere rappresentata da chi deliberatamente ignora giustizia e legalità internazionale".

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