Sanità, Girelli (Pd): “Farmaci automedicazione indispensabili per patologie minori”
"Informare di più i cittadini su farmaci da banco, in questo farmacie fondamentali"
"Il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di una trasformazione, perché è chiaro che i bisogni aumentano e le risorse sono quelle che sono, si fa fatica a reperirne di nuove, o forse manca anche la volontà di farlo. Sta di fatto che l'automedicazione diventa uno strumento indispensabile, perché permette al cittadino di potersi curare per le patologie minori senza dover afferire a quelli che sono i servizi sanitari strutturati. Ma per poterlo fare deve essere informato. Ecco che allora le farmacie, presenti anche nelle zone più periferiche, nelle zone montane, sono il riferimento su cui bisogna puntare. Il farmacista, con la sua conoscenza, la sua familiarità con le persone, è la persona che più di altre può indurre, educare a usare l'automedicazione". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Gian Antonio Girelli (Pd), membro della Commissione Affari sociali della Camera, in occasione dell'incontro 'La trasformazione in atto del Ssn - L'impegno del settore dell'automedicazione per la sanità territoriale', promosso da Federchimica-Assosalute oggi a Roma.
"La politica deve essere consapevole di questo valore aggiunto che deve mettere nel sistema, che non sostituisce chiaramente il servizio nel suo insieme, nelle massime specializzazioni, negli ospedali, nei poliambulatori, nella specialistica, ma semplicemente lo accompagna e lo avvicina - conclude Girelli - E deve investire sulle farmacie e sulla comunicazione e la formazione del cittadino, oltre ad intervenire sul mercato per fare in modo che tutti i farmaci, senza bisogno di prescrizione medica, possano essere messi a disposizione e possono essere conosciuti e utilizzati da tutti i cittadini".
Salute e Benessere
Speranza anti-Parkinson, impiantati neuroni da staminali...
È questo il risultato 'made in Ue' degli studi condotti, a partire dal 2008, nel contesto di tre consorzi di ricerca finanziati dall’Unione Europea (con bandi del settimo programma quadro e Horizon 2020), coordinati dal 'Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative', dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano & Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, diretto dalla professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo.
Dalla ricerca europea sulle cellule staminali embrionali alla prima fase di sperimentazione clinica nell’uomo di una terapia per il Parkinson. È questo il risultato chiave – tutto 'made in Ue' – degli studi condotti, a partire dal 2008, nel contesto di tre consorzi di ricerca finanziati dall’Unione Europea (con bandi del settimo programma quadro e Horizon 2020), coordinati dal 'Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative', dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano & Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, diretto dalla professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo. "Non saremmo mai arrivati a questo traguardo di sperimentazione per il Parkinson se l’Ue non avesse realizzato uno spazio comune della ricerca, stimolando gli studiosi a unire idee, competenze e traiettorie in modo trasparente, libero e competitivo e premiando collaborazioni e sinergie", ha affermato Cattaneo nel suo intervento durante il convegno 'Stem cell revolutions for neurodegenerative diseases' che si è svolto questa mattina nella Sala Napoleonica dell’Università degli Studi di Milano.
"La sperimentazione clinica attualmente in corso, la prima in Europa, consiste nel trapianto di neuroni prodotti in laboratorio a partire da cellule staminali embrionali umane in pazienti affetti da Parkinson, per sostituire i neuroni danneggiati a causa della malattia. Qualora gli esiti di questi test dovessero risultare positivi, si aprirebbero nuove prospettive per il trattamento di altre malattie neurodegenerative, tra cui l'Huntington, da sempre al centro dell'attività di ricerca della professoressa Cattaneo", sottolinea la nota dell'Università degli Studi di Milano.
La prima fase dei test clinici è partita a febbraio 2023: i trapianti sono stati eseguiti in Svezia e Regno Unito, fino a ottobre 2024, in otto pazienti che saranno seguiti per almeno 12 mesi dopo il trapianto. I dati preliminari sugli esiti dei test potranno essere disponibili all'inizio del 2026. L’incontro di oggi è stato l’occasione anche per sottolineare l’importanza della dimensione europea della ricerca, in particolare la Cattaneo ha ricordato come questi 16 anni di collaborazione siano stati “densi di lavoro, esperimenti, prove e verifiche” e sottolineato “il ruolo fondamentale dell'Europa, da sempre motore di innovazione e luogo libero e inclusivo in cui immaginare prospettive di sviluppo e crescita per il futuro della scienza, dell’economia e della società".
I lavori sono stati aperti dall’intervento della Rettrice Marina Brambilla: “La ricerca europea costituisce un importante strumento capace di accelerare innovazione, conoscenza e cooperazione internazionale, e in quanto tale rappresenta una straordinaria occasione di coesione e di unità, proponendo un modello di cooperazione di grande valore etico e civile, oltre che naturalmente scientifico. L’Università degli Studi di Milano - ha ricorcato Brambilla - è un grande ateneo pubblico e interdisciplinare, un ecosistema ideale per consentire ricerca di qualità in discipline e realtà diverse, tale da assicurare l'equilibrio tra la spinta alla ricerca di base, il libero esercizio della curiosità scientifica e il trasferimento di valore sul territorio, necessario per affrontare le più importanti sfide che la società civile ci pone. La collaborazione internazionale tra le équipe di ricerca di diversi Paesi e discipline rappresenta un valore assolutamente fondamentale per la nostra Università e per ogni ateneo: ci aiuta a competere a livello mondiale; a dare respiro e prospettiva ai nostri progetti di ricerca; a rendere internazionale la dimensione della nostra formazione, oltre che della nostra ricerca; ad insegnare ai nostri studenti il valore della collaborazione e della competizione basata sul merito”.
Durante il convegno sono state ripercorse le tappe principali dei tre consorzi scientifici europei: dallo sviluppo di protocolli per 'trasformare' le cellule staminali embrionali, in laboratorio, in neuroni simili a quelli che degenerano nel cervello dei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, alla dimostrazione della loro sicurezza dopo trapianti in modelli animali; dallo studio dell’efficacia delle cellule trapiantate all’autorizzazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) per la sperimentazione clinica nell’uomo.
Sul tema del ruolo dell’Unione europea nel promuovere la ricerca scientifica, è intervenuta anche Maria Leptin, presidente dello European research council (Erc): “Di fronte all'incertezza economica, alla competizione tecnologica e alle sfide climatiche, l'Ue dovrebbe affidarsi al ruolo trasformativo della ricerca di frontiera nel trainare innovazione e competitività. Solo investendo nell'eccellenza scientifica, mantenendo un equilibrio tra gli obiettivi a breve e quelli a lungo termine, sostenendo i ricercatori e costruendo capacità di ricerca e sviluppo l'Europa riuscirà ad assicurarsi la leadership futura nelle tecnologie globali”.
Fra i relatori del convegno, i neuroscienziati dell’Università di Lund in Svezia, Anders Björklund, pioniere della strategia di trapianto cellulare per il trattamento della malattia di Parkinson che ha ricordato come “la scoperta delle cellule staminali embrionali 25 anni fa è stato l'inizio di un percorso scientifico che promette di rivoluzionare il nostro approccio al trattamento delle malattie degenerative del cervello”, e Malin Parmar, già sua allieva e ora leader di 'Stem-PD', la prima sperimentazione clinica europea che studia nell’uomo l'efficacia del trapianto di neuroni da staminali embrionali in pazienti con malattia di Parkinson. Parmar, nel suo intervento, ha ricordato l’importanza essenziale della collaborazione tra il mondo accademico e l'industria “per portare una scienza di alta qualità dal laboratorio ai pazienti”.
Roger Barker, neuroscienziato clinico dell'Università di Cambridge, che sta conducendo la sperimentazione insieme ai colleghi svedesi, presente al convegno insieme a uno dei pazienti partecipanti, ha espresso l’auspicio che quella in corso “sia solo la prima di molte sperimentazioni di terapie sviluppate a partire da cellule staminali per il trattamento di malattie del cervello”.
Il convegno, infine, ha rappresentato la necessità di superare definitivamente, alla luce degli avanzamenti scientifici odierni, il divieto di derivare cellule staminali embrionali dalle blastocisti sovrannumerarie in ogni caso destinate ad un "congelamento distruttivo". Divieto introdotto venti anni fa dalla legge 40/2004 che, ancor oggi, costringe i nostri scienziati - pena il carcere - a importare dall’estero queste cellule per poterle studiare.
Salute e Benessere
Sanità: Svimez, al Sud poca prevenzione e alta mobilità
Nel biennio 2022-2023, 7 donne italiane su 10 di 50-69 anni hanno avuto accesso agli screening mammografici a cadenza biennale, 5 su 10 nell'ambito di un programma organizzato. Questa media nazionale nasconde profondi differenziali territoriali. La prima regione per copertura è il Friuli Venezia Giulia: 9 donne su 10, quasi 7 nell'ambito di un programma organizzato. L'ultima è la Calabria: solo 2 donne su 10, appena 1 su 10 nell'ambito di un programma organizzato. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez 2024.
Altro capitolo: la mobilità. Nel 2022, spiegano da Svimez, la mobilità passiva ha interessato 629mila pazienti, il 44% dei quali residente in una regione del Sud. Nello stesso anno, i Servizi sanitari regionali meridionali hanno attirato 98mila pazienti, solo il 15% della mobilità attiva totale. Complessivamente, i malati oncologici residenti al Mezzogiorno che ricevono cure presso un Ssr di una regione del Centro-Nord sono 12.401, circa il 20% dei pazienti oncologici meridionali: da un minimo del 15% della Campania a un massimo del 41% della Calabria. Al Sud non mancano tuttavia le esperienze positive, come il modello innovativo della Rete oncologica campana, sulle quali bisognerebbe investire per rafforzare l'offerta di percorsi di cura territorialmente omogenei e ridurre le diseguaglianze di accesso alle cure.
Infine i fondi. Escludendo dai criteri di allocazione i fattori socioeconomici che impattano sui fabbisogni di cura e assistenza, il riparto regionale delle risorse per la sanità penalizza i cittadini delle regioni del Mezzogiorno. La presa in conto di questi fattori (povertà, istruzione, deprivazione sociale) renderebbe la distribuzione del finanziamento nazionale tra Ssr più coerente con le finalità di equità orizzontale del Servizio sanitario nazionale, concludono da Svimez.
Salute e Benessere
Nuove tariffe visite ed esami, Uap: “Chiarimenti su...
"Se il 31 dicembre dovesse entrare in vigore il nomenclatore i costi per Ssn diventerebbero insostenibili"
L'Uap, Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che rappresenta più di 27.000 strutture sanitarie a livello nazionale, chiede "chiarimenti sul taglio effettuato in sanità ai rimborsi delle prestazioni, per avere un'informazione chiara ed univoca su un argomento che invece, al momento, desta perplessità e confusione. Ed infatti - osserva - a ben vedere, i conti non tornano tra quanto è stato stanziato dalla Ragioneria dello Stato ed i tagli che sono stati disposti per tariffe che erano ferme da 26 anni. Esemplificando, è come se da una torta con 10 spicchi improvvisamente ne siano stati realizzati 20: è' chiaro che diminuiscono i costi", sottolinea l'Uap.
"Per questo - prosegue - abbiamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha sempre avuto a cuore la salute degli italiani, per avere i dovuti chiarimenti. Perché se il 31 dicembre dovesse entrare in vigore il nuovo nomenclatore tariffario - avverte l'Uap - i costi della sanità diventerebbero insostenibili, con la drammatica conseguenza dell'aumento delle patologie tumorali e l'impossibilità di poter continuare ad erogare servizi sanitari accreditati. Il tutto a danno dei cittadini, che ne pagheranno le conseguenze".