Sanità: migliorare Ssn si può, ecco come secondo l’action paper ‘Partner per il futuro’
Tra le proposte 'aggiornamento annuale dei Lea, accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari e valutazione degli esiti di Salute'
Riduzione delle disuguaglianze, per garantire un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari; promozione della prevenzione per migliorare la salute e il benessere dei cittadini; formazione e valorizzazione dei professionisti sanitari e rafforzamento di nuovi modelli di partnership tra settore pubblico e privato, per migliorare l'efficienza e la qualità dell'assistenza sanitaria. Sono questi gli obiettivi strategici al centro dell'Action Paper 'Partner per il futuro', la piattaforma di collaborazione nata nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto, a partire dall'ascolto delle giovani generazioni, molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all'identificazione di linee d'azione concrete, nell'ottica dell'evoluzione del Ssn. Un modello di collaborazione innovativo tra comunità scientifica, dei pazienti e dell'industria, che ha raccolto il plauso delle istituzioni nell'incontro ospitato presso la Camera dei deputati e organizzato su iniziativa di Annarita Patriarca, componente XII Commissione Affari sociali della Camera.
"Dobbiamo lavorare per assicurare un sistema sanitario equo, sostenibile e competitivo - ha detto Patriarca - Sono fortemente convinta che questo rivesta una priorità fondamentale per il nostro Paese. La cooperazione tra tutti gli attori, pubblici e privati, del settore è indispensabile per garantire un accesso uniforme e di qualità ai servizi sanitari, con particolare attenzione alla prevenzione, alla diagnostica e alla formazione delle nuove generazioni di professionisti della salute. Solo attraverso azioni concrete potremo ridurre le disuguaglianze e promuovere l'eccellenza del nostro sistema, a beneficio di tutti i cittadini".
Tra le proposte avanzate nel documento figura l'introduzione dell'aggiornamento effettivo da parte del Governo su base annuale dei Lea, per poter garantire un maggiore rispetto nella loro applicazione sul territorio nazionale, e viene ipotizzata la trasmissione al Parlamento di una relazione sull'inserimento di nuovi Lea e sull'implementazione complessiva del relativo aggiornamento annuale entro il 15 ottobre di ogni anno. Nel documento si chiede inoltre che nella valutazione dei direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere pesino di più criteri legati ad attività come la prevenzione. Per questo motivo si sottolinea la necessità di rivedere anche gli indicatori di processo (ad esempio applicazione di processi di population health management con uso dei dati) e performance (come l'adesione a programmi di screening).
La definizione di queste proposte ha coinvolto una pluralità di voci tra cui Mattia Altini, presidente Società italiana di leadership e management in medicina (Simm); Barbara Mangiacavalli, presidente Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi); Gaetano Piccinocchi, tesoriere nazionale Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg), e Roberta Siliquini, presidente Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), che commentano in una dichiarazione congiunta: "Equità, sostenibilità e competitività sono tre obiettivi cardine per il futuro del nostro servizio sanitario e rappresentano un terreno necessario di cooperazione. Le sfide sanitarie e sociodemografiche del Paese ci mettono di fronte alla necessità di agire in modo corale, per stabilire le condizioni necessarie affinché il diritto alla salute dei cittadini possa essere tutelato e garantito. In questo senso, le azioni proposte nel documento presentato oggi in sede istituzionale delineano prospettive di intervento in ambiti prioritari e ci auguriamo che tali proposte siano accolte e che possano contribuire a passi avanti concreti per innovare l'accesso alla sanità: un'opportunità che dobbiamo cogliere per il benessere nazionale e per consolidare l'eccellenza del nostro servizio sanitario nel mondo".
Le nuove generazioni sono state il punto di partenza della piattaforma 'Partner per il futuro', con 6 tavoli di lavoro che hanno coinvolto oltre 40 under 35 e a seguire con l'indagine 'Giovani e sanità: il futuro che vogliamo' su oltre 1.000 cittadini. Uno dei temi evidenziati come prioritari dai giovani è proprio quello della collaborazione per il futuro della sanità, un approccio che richiama a un impegno corale di attori pubblici e privati. Questa prospettiva vede in primo piano anche il ruolo di Novartis, come commenta Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia: "In Novartis siamo impegnati alla frontiera dell'innovazione medico-scientifica e crediamo nell'importanza di agire da partner del sistema salute per mettere le nostre competenze al servizio dell'evoluzione della sanità. Per questo, come azienda abbiamo fortemente voluto la nascita della piattaforma 'Partner per il futuro' e ci auguriamo che questo lavoro congiunto possa contribuire a garantire equità e tempestività di accesso all'innovazione, sostenendo la competitività e l'attrattività del Ssn italiano".
Il progetto 'Partner per il futuro' fa da sfondo all'impegno di Novartis per il Paese, che si concretizza in investimenti pari a 350 milioni di euro nel triennio 2023-2025, mirati all'innovazione terapeutica in R&D - con oltre 60 milioni di euro ogni anno e 240 studi clinici nel 2023 - e al rafforzamento dei propri siti produttivi in Italia, ricorda una nota. Questo impegno sull'innovazione va anche prima e oltre il farmaco e si è concretizzato nella definizione di partnership strategiche con le istituzioni nazionali e regionali, puntando da una parte a favorire l'emergere di modelli di accesso innovativi, che permettano ai pazienti italiani di beneficiare dei progressi scientifici con tempestività ed equità, e dall'altra a sostenere l'evoluzione del Ssn.
La voce delle giovani generazioni, quindi, diventa la forza motrice di un modello innovativo di collaborazione per favorire il cambiamento. Conclude Francesco Marchionni, consigliere di presidenza e vicario Deleghe Salute, Benessere e Servizio civile, Consiglio nazionale giovani (Cng): "I giovani sono i protagonisti indiscussi del futuro e portano in sé un grande potenziale di innovazione. Per questo, è importante favorire un loro ruolo attivo nei grandi cambiamenti del Paese, da cui dipende la realizzazione di diritti fondamentali come quello alla salute. In questo senso, il Consiglio nazionale dei giovani ha da subito sostenuto la volontà della piattaforma 'Partner per il futuro' di ascoltare i giovani e mettere in primo piano la loro visione sulla sanità del futuro".
Salute e Benessere
Farmindustria: “Bene su lotta super batteri, ora...
Cattani all'evento conclusivo del G7 Salute in corso a Bari: "Non è sostenibile ridurre i margini dell’industria"
"Bene il Governo sul contrasto all'antimicrobico-resistenza che ha previsto nella manovra un finanziamento ad hoc di 100 milioni di euro per quelli prioritari nella lotta alle infezioni resistenti agli antibiotici. Ora però è necessario che venga alzato il tetto della spesa farmaceutica e che non ci siano oneri a carico delle aziende per aumentare i margini della distribuzione. I tempi per farlo ci sono. Ridurre i margini delle imprese e far aumentare il payback, che raggiungerà i 2,3 miliardi, non è sostenibile. Una 'tassa occulta' che arriverà a oltre il 18% del fatturato. Senza interventi correttivi inevitabilmente gli investimenti saranno destinati fuori dall'Italia. Noi chiediamo uno 0,55% in più sul tetto della spesa ospedaliera. Sarebbe un segnale concreto per stabilizzare, il payback del prossimo anno a livello del 2024". Così all'Adnkronos Salute il presidente di Farmindustria Marcello Cattani a margine del panel 'Innovazione e trasferimento tecnologico' nell'ambito dell'evento conclusivo del G7 Salute oggi e domani a Bari con un focus sul contrasto all'antimicrobico-resistenza.
Cronaca
Addio a un gigante della neurologia: il professor Giancarlo...
C’è un vuoto enorme, immenso e non si riesce proprio a descriverlo. E sapete una cosa? Cercare di trovare le parole giuste è dura, anzi, quasi impossibile. Come fai a spiegare una perdita così grande? Come? Il professor Giancarlo Comi – uno di quelli che non dimentichi, che ti rimangono dentro per sempre, una di quelle menti luminose che nascono una volta ogni tanto, una di quelle anime che metteva il cuore in tutto quello che faceva, soprattutto nella battaglia contro la sclerosi multipla – se n’è andato. Il 26 novembre 2024. Così, senza preavviso. Un colpo secco, che ci ha tolto il fiato. Nessuno se lo aspettava, nessuno era pronto. E adesso? Adesso siamo qui: giornalisti, colleghi, pazienti, amici, tutti col cuore in frantumi, pieni di domande che, chissà, forse non troveranno mai risposta.
Perché Comi non era solo un medico, no. Era molto di più. Era uno che ci credeva davvero, uno che aveva il fuoco dentro. Un pioniere, un visionario, uno che ci metteva tutto, anima e corpo, senza mai, mai tirarsi indietro. Uno di quelli che, quando tutto va a rotoli, ti prendono per mano e non ti mollano. Per chi vive ogni giorno con la sclerosi multipla, quella malattia che è come un’ombra che non ti lascia mai, Comi era una luce accesa in mezzo al buio. Era un punto fermo, qualcosa a cui aggrapparsi quando tutto sembra scivolare via. Qualcuno che, anche nei giorni più neri, riusciva a farti credere che c’era una speranza. E ora, senza di lui? Sì, tutto sembra più buio. Ma sapete una cosa? Il suo spirito è ancora qui. Rimane. Resta in ogni piccola battaglia quotidiana, nelle storie di chi non si arrende mai, nelle mani che non smettono di lottare. Perché quello che ci ha lasciato non è solo un ricordo: è una fiamma viva, che continuerà a bruciare. Dentro ognuno di noi che ha avuto la fortuna di conoscerlo, di vedere da vicino quanto era grande, quanto era straordinariamente umano.
Una vita al servizio della ricerca e dei pazienti
Comi non passava mai inosservato, mai. Era uno di quei nomi che, appena lo senti, ti fa fermare. Cioè, davvero, uno di quei nomi che ti fa dire: “Wow, questo qui fa la differenza“. Professore Onorario di Neurologia, Direttore Scientifico… certo, tutti quei titoli altisonanti, roba grossa, roba importante. Ma sapete cosa? Non erano i titoli a farlo chi era, per niente. Non erano quelle targhe lucide, quelle pergamene incorniciate. No. Comi era quello che ogni mattina si alzava, magari con il sonno ancora addosso, ma con un solo pensiero fisso in testa: come posso fare la differenza per chi oggi conta su di me? Come posso migliorare la vita di chi mi affida tutto? E ci metteva tutto. Non solo il cervello, ma il cuore, l’anima, ogni piccolo pezzo di se stesso. Ogni singolo giorno. E ce l’ha fatta. Alla grande. Non è facile dire questo, ma ce l’ha fatta davvero. Ha scritto più di mille articoli scientifici, roba che ti fa girare la testa solo a pensarci. Un h-index sopra il 100, numeri che sembrano quasi irreali. Ma alla fine, cosa contano quei numeri, veramente? Anche se non avete la minima idea di cosa sia un h-index, lasciate che vi dica una cosa: quei numeri parlano di uno che non si è mai fermato, che ha lasciato un segno indelebile. Uno che non si è mai girato dall’altra parte, mai, nemmeno una volta.
Ma, sapete, quello che lo rendeva davvero speciale non erano i numeri, non erano i titoli. Era la sua dedizione, così semplice, così pura. Era l’umanità che ci metteva, il modo in cui riusciva a farti sentire ascoltato, capito, come se fossi l’unico al mondo. Ogni paziente, ogni collega che gli è stato vicino, tutti hanno visto oltre lo scienziato. Hanno visto l’uomo. Quello vero. Quello che non si fermava alla malattia ma vedeva la persona dietro. E forse è proprio questo il più grande regalo che ci ha lasciato: far sentire ognuno di noi importante, nonostante tutto.
Riconoscimenti che raccontano una storia
Comi, nel corso della sua carriera, ha raccolto premi e onorificenze come pochi altri. E non parliamo di premi qualunque. C’era l’Ambrogino d’Oro che ha ricevuto dal Comune di Milano nel 2016 e poi il titolo di Ufficiale della Repubblica Italiana nel 2018, per i suoi meriti scientifici. Ma non è tanto per vantarsi. Non è di quei riconoscimenti che si mettono in vetrina per far bella figura. Sono la prova di quanto fosse grande il suo lavoro. Di quanto fosse cruciale. Perché Comi è stato davvero un leader. Uno di quelli che, quando ci sono, senti che tutto è possibile. Una guida vera, una luce che brillava per tutta la comunità scientifica. Non è un’esagerazione dire che quello che ha fatto lui ha cambiato tutto. Ha segnato un’epoca. Ha aperto strade nuove. E questo, alla fine, è quello che conta di più.
Il vuoto e l’eredità di un grande uomo
Con la sua scomparsa, la comunità scientifica ha perso un un punto di riferimento che ora non c’è più e fa male. Il Centro Studi Sclerosi Multipla di Gallarate, che ha avuto l’onore di averlo come guida, ha espresso tutto il suo dolore, ricordando quanto lui fosse una fonte di ispirazione inesauribile. Non solo per i medici ma per tutti, pazienti compresi. Accettare che una persona così fondamentale se ne sia andata non è per niente facile. Però c’è una cosa che possiamo dirci per consolarci un po’: il suo lavoro, la sua eredità, continueranno a vivere. Nei suoi studi, certo, ma anche nelle vite di tutte quelle persone che ha toccato, nei ricercatori che seguiranno le sue orme.
La lotta contro la sclerosi multipla e altre malattie neurodegenerative non finisce qui. Non può fermarsi qui. Le prossime generazioni raccoglieranno il testimone. L’impegno di Comi, la sua passione, quella forza indomabile… tutto questo resterà vivo. E così, il professor Comi sarà per sempre parte di questa battaglia, un esempio da seguire, una presenza che, anche se invisibile, continuerà a fare la differenza. Non è facile dire addio ma è confortante sapere che, grazie a persone come Giancarlo Comi, il mondo è un po’ migliore. Grazie, professore.
Salute e Benessere
Ricerca, Ardizzone (Fondazione Ig-Ibd):...
Presentati gli obiettivi al congresso del Gruppo italiano per lo studio delle malattie infiammatorie croniche intestinali
“La Fondazione Ig-Ibd ha come obiettivo quello di sensibilizzare le istituzioni verso le malattie infiammatorie croniche intestinali, quali la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, e di supportare, stimolare la ricerca scientifica in questo campo: i pazienti che si ammalano di queste patologie sono sempre più numerosi. È sempre più necessario disporre di metodiche diagnostiche e soprattutto terapie innovative” Sono le parole di Sandro Ardizzone, presidente Fondazione Ig-Ibd, presentata al XV Congresso nazionale Ig-Ibd, il Gruppo italiano per lo studio delle malattie infiammatorie croniche intestinali, in corso a Riccione.
“Nel nostro paese si stima, dico si stima perché non abbiamo dei numeri precisi - spiega Ardizzone - che vi siano circa 270-300 mila pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali” o Mici. Nel mondo si stimano “circa 7 milioni di pazienti. Nel corso dei prossimi decenni si pensa che raggiungeremo cifre di 30 anche 50 milioni di pazienti affetti da queste malattie. È evidente che qualcosa va fatto, soprattutto nel nostro Paese, perché è importante disporre di dati veri e affidabili. Una priorità della Fondazione è proprio quella di raccogliere dei dati sui casi incidenti di colite ulcerosa e malattia di Crohn” conclude.