Da Totti a Balotelli, medico-fisiatra ‘per over 40 ritorno difficile, solo pochi minuti’
La Seria A è pronta al ritorno di Mario Balotelli (34 anni), forse già domani alle 18.30 in Genoa-Fiorentina, e aspetta le nuove mosse dell'ex capitano della Roma Francesco Totti, 48 anni, che in diverse occasioni ha parlato di un suo possibile ritorno in campo. Due campioni che potrebbero arricchire la qualità tecnica del campionato ma che, con una carta d'indentità molto diversa, sono lontani dalla massima serie da parecchio tempo. Due condizioni completamente diverse e non paragonabili, ma che fanno sognare gli appassionati di calcio. "Non possiamo confrontare un atleta di 34 anni con uno di 48. Infatti, anche dopo un periodo di allenamento intenso e di riatletizzazione, parliamo di condizioni fisico-atletiche completamente differenti già a partire dall'età. Basti pensare all'artrosi da overuse degli arti inferiori tipica dei calciatori, o ancora all'incredibile aumento di incidenza delle lesioni muscolari, in particolare a livello della regione posteriore di gamba, nei calciatori over 40". Lo spiega all'Adnkronos Salute il medico-fisiatra Andrea Bernetti, nuovo segretario generale della Simfer, Società italiana di medicina fisica e riabilitativa.
"In sostanza, un calciatore di 34 anni, sebbene non più giovanissimo, può sperare, dopo un periodo intenso di attività fisica ed approccio globale alla sua persona, che includa anche una grande attenzione agli stili di vita, all'alimentazione e all'approccio psicologico, di tornare a competere a discreto livello - chiarisce Bernetti - Un atleta di 48 anni, invece, presenta delle condizioni strutturali e fisiologiche che realisticamente non permettono il ritorno all'attività fisica professionistica del calcio di Serie A ad alto livello, se si intende con questo il competere costantemente tutte le settimane per spezzoni importanti di gioco. Naturalmente il ruolo di un atleta di questo tipo può comunque avere un valore, sia in termini di esempio alle giovani leve e di modello di crescita, sia in caso di condizioni di gioco in cui sia necessaria un'elevata esperienza e tecnica, ma per pochi minuti di partita. Penso ad esempio ai calci piazzati a fine partita o ancora ai calci di rigore".
"Comunque vada, rivolto ad entrambi un grande in bocca al lupo e spero che il loro sia un modello virtuoso soprattutto per i bambini che si avvicinano al mondo del calcio, in termini di immagine, passione e forza di volontà", conclude.
Salute e Benessere
Tbc torna minaccia numero 1, mai così tanti casi: report Oms
"Probabilmente la principale causa di morte causata da un singolo agente infettivo"
La tubercolosi torna ad essere la minaccia numero 1, scalzando il Covid che aveva fatto saltare tutte le 'classifiche' dando vita alla pandemia più grave dei tempi moderni. Ora, archiviata l'emergenza mondiale legata a Sars-CoV-2, la Tbc torna a riprendersi il triste primato e nel 2023 si posiziona nuovamente come principale malattia infettiva mortale. Secondo il nuovo rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nell'anno in questione circa 8,2 milioni di persone nel mondo hanno ricevuto una nuova diagnosi di Tbc. Mai così tanti casi. Si tratta, evidenzia l'Oms nel report, del "numero più alto registrato da quando" l'Agenzia Onu per la salute "ha iniziato il monitoraggio globale nel 1995". Il bilancio del 2023 è in "notevole aumento rispetto ai 7,5 milioni segnalati nel 2022".
Il report Oms
Il Global Tuberculosis Report 2024 dell'Oms evidenzia, spiegano dall'agenzia, "progressi contrastanti" nella lotta globale contro la Tbc, con "sfide persistenti" come un "significativo sottofinanziamento". Mentre il numero di morti correlate alla Tbc è diminuito da 1,32 milioni nel 2022 a 1,25 milioni nel 2023, si stima che il numero totale reale di persone che si sono ammalate nel 2023 sia aumentato leggermente a circa 10,8 milioni. Nell'ultimo anno monitorato, quindi, il divario tra il numero stimato di nuovi casi di Tbc e quelli segnalati si è ridotto a circa 2,7 milioni, in calo rispetto ai livelli della pandemia di Covid di circa 4 milioni nel 2020 e nel 2021. Questo, spiegano gli esperti, è il risultato di notevoli sforzi nazionali e globali messi in campo per riprendersi dalle interruzioni dei servizi per la Tbc correlate alla pandemia di Covid.
A parte questo, però, i numeri parlano chiaro: la Tbc è tornata, secondo la valutazione contenuta nel report, "probabilmente la principale causa di morte causata da un singolo agente infettivo", dopo 3 anni in cui era stata sostituita da Covid, e ha causato "quasi il doppio dei morti rispetto all'Hiv/Aids".
I Paesi ad alto rischio
Nel mondo sono 30 i Paesi ad alto tasso di Tbc e pesano per l'87% dei casi. Nel dettaglio in 5 Paesi si concentrano il 56% di questi casi: India (26%), Indonesia (10%), Cina (6,8%), Filippine (6,8%) e Pakistan (6,3%). Secondo il rapporto, il 55% delle persone che hanno sviluppato la Tbc erano uomini, il 33% erano donne e il 12% bambini e giovani adolescenti. "Il fatto che la Tbc uccida e faccia ammalare ancora così tante persone è uno scandalo, quando abbiamo gli strumenti per prevenirla, rilevarla e curarla", osserva il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
"L'Oms esorta tutti i Paesi a rispettare gli impegni concreti assunti per ampliare l'uso di tali strumenti e porre fine alla Tbc", esorta il Dg Oms. La copertura del trattamento preventivo per la Tbc è stata mantenuta per le persone affette da Hiv e continua a migliorare per i contatti familiari di persone a cui è stata diagnosticata la Tbc. Tuttavia, la forma multiresistente agli antibiotici rimane una crisi di sanità pubblica. I tassi di successo del trattamento per la Tbc multiresistente o resistente alla rifampicina hanno ora raggiunto il 68%. Ma delle 400mila persone che si stima abbiano sviluppato questa super Tbc, solo il 44% è stato diagnosticato e curato nel 2023.
Prevenzione e cura della malattia
Un'altra criticità che viene evidenziata dall'Oms riguarda i finanziamenti globali per la prevenzione e la cura della malattia infettiva che sono "ulteriormente diminuiti nel 2023 e rimangono ben al di sotto dell'obiettivo. I Paesi a basso e medio reddito, che sopportano il 98% del carico della tubercolosi, hanno dovuto affrontare significative carenze di finanziamenti. Nel 2023 erano disponibili solo 5,7 miliardi di dollari Usa dell'obiettivo di finanziamento annuale di 22 miliardi, pari solo al 26%, un quarto dunque dell'obiettivo globale. Il governo degli Stati Uniti rimane il più grande donatore bilaterale per questa malattia. Il rapporto sottolinea che un investimento finanziario sostenuto è fondamentale per il successo degli sforzi di prevenzione, diagnosi e trattamento. Anche la ricerca sulla Tbc rimane "gravemente sottofinanziata", si legge, con solo un quinto dell'obiettivo annuale di 5 miliardi di dollari Usa raggiunto nel 2022. Ciò impedisce lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici, farmaci e vaccini.
Per la prima volta, il rapporto fornisce anche un'altra stima molto significativa che mette in evidenza come metà delle famiglie colpite dalla Tbc affrontino costi catastrofici.
Fattori di rischio
Un numero significativo di nuovi casi è causato da 5 principali fattori di rischio: denutrizione, infezione da HIV, disturbi da consumo di alcol, fumo (soprattutto tra gli uomini) e diabete. Affrontare questi problemi, insieme a determinanti critici come povertà e Pil pro capite, richiede un'azione multisettoriale coordinata, conclude l'Oms. "Siamo di fronte a una moltitudine di sfide formidabili: carenze di finanziamenti e un onere finanziario catastrofico per le persone colpite", evidenzia Tereza Kasaeva, direttrice del Programma globale per la tubercolosi dell'Oms. "È fondamentale che ci uniamo in tutti i settori e le parti interessate, per affrontare queste questioni urgenti e intensificare i nostri sforzi".
Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
Salute e Benessere
Dalle protesi caviglia personalizzate all’Ai, al via...
L'ortopedia guarda al futuro. Con le protesi 'custom made', "più innovative delle protesi standard in commercio quando quest'ultime non garantiscono un impianto sufficiente a colmare delle perdite ossee importanti che siano post traumatiche, tumorali o di altro tipo", e con l'intelligenza artificiale come "prezioso aiuto che lavora in sinergia con le competenze cliniche umane per elevare gli standard di cura, rispondendo in modo più efficace alle esigenze dei pazienti". A fare il punto su questi due scenari sono gli ortopedici che oggi a Roma aprono il 107esimo Congresso nazionale della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot). Intelligenza artificiale, chirurgia robotica, ortobiologia e medicina rigenerativa, protesi di ginocchio e attività sportiva, evoluzione nelle tecniche chirurgiche nella traumatologia, protesi personalizzate di caviglia, ritorno allo sport dopo lesioni legamentose al ginocchio nel professionista e nello sportivo amatoriale: sono solo alcuni dei temi in agenda.
"Tra le novità di questa edizione - dichiarano Francesco Benazzo e Pietro Cavaliere, presidenti del congresso che proseguirà fino al 31 ottobre - abbiamo voluto dare un'impronta speciale accogliendo per la prima volta nazioni ospiti, cioè le cosiddette Guest Nation, quest'anno Brasile e Colombia, i cui relatori saranno coinvolti all'interno delle tavole rotonde e delle sessioni scientifiche della Siot e ognuno porterà l'esperienza del proprio Paese nell'ottica di un maggiore arricchimento di tutti noi ortopedici. Un'altra novità del congresso di quest'anno è la Siot 24 Experience, cioè un percorso obbligato di apprendimento per oltre 50 specializzandi nominati dai direttori delle loro rispettive scuole, che ascolteranno i dibattiti e seguiranno sessioni scelte per loro realizzando un determinato percorso formativo per tutti i 3 giorni all'interno delle sessioni scientifiche. Vogliamo ringraziare i colleghi, la Siot tutta e l'organizzazione per aver contribuito alla realizzazione del Congresso Siot 2024".
La cerimonia inaugurale di questo pomeriggio ospita la Lectio magistralis 'Italia: il nuovo melting pot in Europa? Il futuro dell'ortopedia nella nuova società italiana', alla quale interverranno Javad Pavizi, ortopedico di fama mondiale che racconterà la sua esperienza di immigrato fuggitivo dall'Iran dopo la caduta dello Scià, arrivando fortunosamente prima in Inghilterra e poi in America, e Vincenzo Denaro, direttore scientifico Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, che offrirà un'analisi dell'ortopedia di oggi.
"Si apre una nuova edizione del nostro Congresso nazionale - afferma Alberto Momoli, presidente Siot e direttore Uoc Ortopedia e Traumatologia Ospedale San Bortolo, Vicenza - un'opportunità di grande confronto e dibattito tra i numerosi esperti nazionali e internazionali che ospiteremo durante le 3 giornate. Il Congresso nazionale vuole essere il momento di sintesi non solo delle tematiche relative alla ortopedia e traumatologia, ma anche un'occasione di condivisione di studi ed esperienze, con uno sguardo attento rivolto sempre ai giovani specializzandi che sono il futuro della nostra professione".
Aggiunge Pietro Randelli, direttore I Clinica Ortopedica, Istituto Ortopedico Gaetano Pini-Cto, Milano e vice presidente Siot: "Il 107° Congresso Siot si caratterizza per la messa a fuoco di tutte le più importanti tecnologie che oggi possiamo utilizzare per la protesizzazione delle grandi articolazioni. Oggi sappiamo che al chirurgo è richiesta una precisione assoluta in sala operatoria e che gli impianti inseriti con massima precisione possono assicurare risultati eccellenti in più del 90% dei pazienti. Per questa ragione abbiamo inserito nel programma numerosi simposi e letture riguardo la chirurgia robotica e riguardo la personalizzazione delle protesi. In particolare, per quel che riguarda la protesizzazione personalizzata con protesi su misura, questa sembra essere un futuro ormai prossimo".
Di protesi di caviglia parla Bruno Magnan, direttore Uoc. Ortopedia e Traumatologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. "Oggi in Italia registriamo circa un migliaio di interventi", riferisce, e "i numeri sono aumentati se li confrontiamo con gli anni '90 in cui ci attestavamo sui 100-150 interventi all'anno, realizzati in soli 3 centri pilota. All'inizio degli anni 2000 siamo arrivati a 400-450 interventi e oggi siamo intorno ai 900/1.000 interventi in circa 8-10 centri in Italia. La fascia di età oggi per una protesi di caviglia è tra i 40 e i 75 anni; dal momento che nessun impianto è eterno, i pazienti più giovani dovrebbero considerare che nella vita potrebbero dover affrontare un secondo intervento. Una protesi, in generale, ha un ciclo di sopravvivenza di circa vent'anni. Le novità riguardo le protesi di caviglia sono principalmente due: la prima - illustra lo specialista - riguarda le strumentazioni paziente-specifico (Patient Specific Instrumentation, Psi): si inviano le tomografie computerizzate nei laboratori che studiano il caso e che preparano delle mascherine di taglio preconfezionate personalizzate per il paziente. Questo rappresenta un passo intermedio per arrivare alla robotica che per le protesi di caviglia ancora non esiste. La seconda grande novità sono le protesi custom made: sulla base della Tc della caviglia sana si ricostruisce virtualmente la perdita ossea e la protesi 'personalizzata' viene infine realizzata mediante stampa 3D".
Riflette sull'Ai Erika Maria Viola, Uoc Ortopedia e Traumatologia Asst Cremona, Presidio Ospedaliero di Cremona. "Come ortopedici e traumatologi, dedicati quindi al trattamento delle malattie e degli infortuni dell'apparato muscolo-scheletrico - illustra - stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione grazie all'applicazione di Ai: le tecnologie avanzate offrono una maggior sensibilità in tema di diagnosi, la possibilità di implementare tecniche chirurgiche consolidate e la possibilità di ideare, valutare e rendere rapidamente riproducibili tecniche chirurgiche innovative. I pazienti dal canto loro possono usufruire di metodiche altrettanto innovative che li accompagnano durante i percorsi di guarigione e di riabilitazione, fornendo loro un feed back motivante e, nello stesso tempo, rendendo più oggettivo e continuo il monitoraggio dei risultati da parte dei professionisti della salute. La precisione è quindi senza precedenti e consente se necessario di personalizzare il trattamento in tempo utile. Sempre nell'ambito di una eventuale necessaria personalizzazione - prospetta l'esperta - è e sarà in futuro ancor più possibile operare scelte basate su un'esperienza condivisa e ponderata di casi analoghi".
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Salute e Benessere
Sanità: migliorare Ssn si può, ecco come secondo...
Tra le proposte 'aggiornamento annuale dei Lea, accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari e valutazione degli esiti di Salute'
Riduzione delle disuguaglianze, per garantire un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari; promozione della prevenzione per migliorare la salute e il benessere dei cittadini; formazione e valorizzazione dei professionisti sanitari e rafforzamento di nuovi modelli di partnership tra settore pubblico e privato, per migliorare l'efficienza e la qualità dell'assistenza sanitaria. Sono questi gli obiettivi strategici al centro dell'Action Paper 'Partner per il futuro', la piattaforma di collaborazione nata nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto, a partire dall'ascolto delle giovani generazioni, molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all'identificazione di linee d'azione concrete, nell'ottica dell'evoluzione del Ssn. Un modello di collaborazione innovativo tra comunità scientifica, dei pazienti e dell'industria, che ha raccolto il plauso delle istituzioni nell'incontro ospitato presso la Camera dei deputati e organizzato su iniziativa di Annarita Patriarca, componente XII Commissione Affari sociali della Camera.
"Dobbiamo lavorare per assicurare un sistema sanitario equo, sostenibile e competitivo - ha detto Patriarca - Sono fortemente convinta che questo rivesta una priorità fondamentale per il nostro Paese. La cooperazione tra tutti gli attori, pubblici e privati, del settore è indispensabile per garantire un accesso uniforme e di qualità ai servizi sanitari, con particolare attenzione alla prevenzione, alla diagnostica e alla formazione delle nuove generazioni di professionisti della salute. Solo attraverso azioni concrete potremo ridurre le disuguaglianze e promuovere l'eccellenza del nostro sistema, a beneficio di tutti i cittadini".
Tra le proposte avanzate nel documento figura l'introduzione dell'aggiornamento effettivo da parte del Governo su base annuale dei Lea, per poter garantire un maggiore rispetto nella loro applicazione sul territorio nazionale, e viene ipotizzata la trasmissione al Parlamento di una relazione sull'inserimento di nuovi Lea e sull'implementazione complessiva del relativo aggiornamento annuale entro il 15 ottobre di ogni anno. Nel documento si chiede inoltre che nella valutazione dei direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere pesino di più criteri legati ad attività come la prevenzione. Per questo motivo si sottolinea la necessità di rivedere anche gli indicatori di processo (ad esempio applicazione di processi di population health management con uso dei dati) e performance (come l'adesione a programmi di screening).
La definizione di queste proposte ha coinvolto una pluralità di voci tra cui Mattia Altini, presidente Società italiana di leadership e management in medicina (Simm); Barbara Mangiacavalli, presidente Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi); Gaetano Piccinocchi, tesoriere nazionale Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg), e Roberta Siliquini, presidente Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), che commentano in una dichiarazione congiunta: "Equità, sostenibilità e competitività sono tre obiettivi cardine per il futuro del nostro servizio sanitario e rappresentano un terreno necessario di cooperazione. Le sfide sanitarie e sociodemografiche del Paese ci mettono di fronte alla necessità di agire in modo corale, per stabilire le condizioni necessarie affinché il diritto alla salute dei cittadini possa essere tutelato e garantito. In questo senso, le azioni proposte nel documento presentato oggi in sede istituzionale delineano prospettive di intervento in ambiti prioritari e ci auguriamo che tali proposte siano accolte e che possano contribuire a passi avanti concreti per innovare l'accesso alla sanità: un'opportunità che dobbiamo cogliere per il benessere nazionale e per consolidare l'eccellenza del nostro servizio sanitario nel mondo".
Le nuove generazioni sono state il punto di partenza della piattaforma 'Partner per il futuro', con 6 tavoli di lavoro che hanno coinvolto oltre 40 under 35 e a seguire con l'indagine 'Giovani e sanità: il futuro che vogliamo' su oltre 1.000 cittadini. Uno dei temi evidenziati come prioritari dai giovani è proprio quello della collaborazione per il futuro della sanità, un approccio che richiama a un impegno corale di attori pubblici e privati. Questa prospettiva vede in primo piano anche il ruolo di Novartis, come commenta Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia: "In Novartis siamo impegnati alla frontiera dell'innovazione medico-scientifica e crediamo nell'importanza di agire da partner del sistema salute per mettere le nostre competenze al servizio dell'evoluzione della sanità. Per questo, come azienda abbiamo fortemente voluto la nascita della piattaforma 'Partner per il futuro' e ci auguriamo che questo lavoro congiunto possa contribuire a garantire equità e tempestività di accesso all'innovazione, sostenendo la competitività e l'attrattività del Ssn italiano".
Il progetto 'Partner per il futuro' fa da sfondo all'impegno di Novartis per il Paese, che si concretizza in investimenti pari a 350 milioni di euro nel triennio 2023-2025, mirati all'innovazione terapeutica in R&D - con oltre 60 milioni di euro ogni anno e 240 studi clinici nel 2023 - e al rafforzamento dei propri siti produttivi in Italia, ricorda una nota. Questo impegno sull'innovazione va anche prima e oltre il farmaco e si è concretizzato nella definizione di partnership strategiche con le istituzioni nazionali e regionali, puntando da una parte a favorire l'emergere di modelli di accesso innovativi, che permettano ai pazienti italiani di beneficiare dei progressi scientifici con tempestività ed equità, e dall'altra a sostenere l'evoluzione del Ssn.
La voce delle giovani generazioni, quindi, diventa la forza motrice di un modello innovativo di collaborazione per favorire il cambiamento. Conclude Francesco Marchionni, consigliere di presidenza e vicario Deleghe Salute, Benessere e Servizio civile, Consiglio nazionale giovani (Cng): "I giovani sono i protagonisti indiscussi del futuro e portano in sé un grande potenziale di innovazione. Per questo, è importante favorire un loro ruolo attivo nei grandi cambiamenti del Paese, da cui dipende la realizzazione di diritti fondamentali come quello alla salute. In questo senso, il Consiglio nazionale dei giovani ha da subito sostenuto la volontà della piattaforma 'Partner per il futuro' di ascoltare i giovani e mettere in primo piano la loro visione sulla sanità del futuro".
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