Dall’ingegnere alla casalinga, è boom a Milano per il ‘braccio di ferro’
La disciplina sta vivendo una seconda giovinezza nel capoluogo, dove un gruppo di atleti sta portando avanti il 'mito' riscuotendo sempre più il gradimento di appassionati e neofiti
Il più giovane ha 14 anni, il più maturo 56; ci sono studenti, impiegati e security men, ma anche collaboratrici scolastiche e poliziotte, oltre a ingegneri e avvocati che spesso arrivano agli allenamenti ancora in abito scuro, per poi cambiarsi e trasformarsi. Tutto letteralmente 'over the top'. Stiamo parlando del popolo dell'armwrestling, ovvero del 'braccio di ferro', uno sport particolarmente diffuso tra i truckdriver americani, che ha visto un vero e proprio boom con l'uscita del film 'Over the top', interpretato nel 1987 da Sylvester Stallone. E ora si cercano sponsor.
A circa 40 anni di distanza, questa disciplina sta vivendo una seconda giovinezza in Italia. In particolare a Milano, dove un gruppo di atleti sta portando avanti il 'mito', riunendosi durante la settimana in un garage per gli allenamenti ed esibendosi in gare e dimostrazioni nei weekend, riscuotendo sempre più gradimento da parte di curiosi e appassionati. Il gruppo si chiama 'Team Bulldog Armwrestling' ed è stato fondato nel 2018 da Marco Dessena, 39enne di origini sarde da anni trapiantato nel capoluogo lombardo.
"Tutto è nato per gioco -spiega Dessena all'Adnkronos-; da ragazzino venivo sempre coinvolto nelle gare di braccio di ferro per via della mia corporatura, considerando che sono alto 1 metro e 83 centimetri e peso 100 chili.
Molti anni fa, il campione sardo Franco Capra, vice campione mondiale nel 2013 e reduce da una finale mondiale a Las Vegas, ha pensato di organizzare un torneo amatoriale nella mia isola, a Sant'Antioco; i miei amici mi hanno subito chiamato perché a scuola ero sempre in prima linea nelle sfide a braccio di ferro. Così sono andato un po' per gioco; molti erano atleti che si allenavano con Capra, ma è finita che li ho battuti tutti e mi sono aggiudicato la vittoria al primo posto".
La cosa non ha lasciato il ragazzo indifferente: "Da 14 anni praticavo kickboxing e muay thai, ma arrivato a 30 anni di età mi rendevo conto che non riuscivo più ad ottenere i risultati per i quali mi impegnavo tanto. Così ho pensato di provare seriamente con l'armwrestling: ho creato una piccola squadra in Sardegna con la quale abbiamo vinto un po' di titoli, se vedete -dice Dessena sorridendo- nel mio box ho una bella raccolta di medaglie. Poi, qualche anno dopo, mi sono trasferito a Milano e ho deciso di portare con me la mia passione".
Da lì è partito tutto: "Ho ricreato una squadra -ricorda-; all'inizio eravamo una decina di persone, cinque ragazzi e cinque ragazze; oggi siamo circa 120 atleti, una cinquantina dei quali più assidui che si allenano con costanza e regolarità. Siamo la squadra più grande d'Italia, anche se nel frattempo c'è stato un vero e proprio boom di questa disciplina e sono nate molte squadre in tutto il Paese".
Le categorie dell'armwrestling
L'armwrestling è uno sport senza tempo: "Ci sono categorie divise per età e per peso: si va dai ragazzi sotto i 15 anni, per arrivare ai Master, Gran Master e Gran Gran Master, atleti over 60. Un esempio su tutti è il 'Re Leone', Giulio Bertacchi, che ha 75 anni e gareggia ancora oggi". Purtroppo il Covid ha imposto un brusco stop: "Molti atleti hanno lasciato Milano per tornare nei loro paesi d'origine; le ragazze, tra chi si è trasferita e chi ha messo su famiglia, oggi in squadra non ci sono più e la palestra dove ci allenavamo ha chiuso. Ora abbiamo una sala in affitto in via Sismondi dove ci riuniamo la domenica; gli allenamenti li facciamo durante la settimana nel mio garage, un box che ho allestito con tutta l'attrezzatura necessaria e dove lavoriamo sulla pesistica specifica che riguarda tutto il corpo e coinvolge in particolare petto, addominali e schiena, oltre ai muscoli dell'avambraccio". Un lavoro che richiede molta disciplina perché ci sono molte tecniche, regole ed elementi di teoria da imparare prima di arrivare al tavolo.
Il 'team' oggi è tornato a pieno regime: "Siamo un bel gruppo unito dove si sviluppano molti rapporti di amicizia e qualche volta anche storie di cuore -dice Dessena-. La squadra continua a crescere e pur rimanendo la squadra più giovane, siamo la squadra più numerosa. Alcuni dei miei ragazzi gareggiano a livello mondiale e molti hanno vinto svariate medaglie".
Gli atleti insospettabili
Nel gruppo le storie personali sono le più disparate: "Ci sono ingegneri e avvocati che spesso arrivano in giacca e cravatta direttamente dall'ufficio pur di non mancare -assicura-. Una ragazza, che frequentava il gruppo con il marito, entrambi erano poliziotti, un giorno in una stazione di servizio ha riconosciuto un ricercato per omicidio, un omone di cento chili. Non ha esitato un istante ad affrontarlo; gli si è gettata addosso e, con l'aiuto di alcuni camionisti che avevano assistito alla scena, lo ha arrestato. Il braccio di ferro, indubbiamente, l'ha aiutata. E' stata un vero orgoglio per tutti noi".
E non mancano situazioni di disagio che con lo sport si sono risolte: "E' capitato che arrivassero ragazzi con problemi di dipendenze; frequentando il gruppo si sono appassionati e ne sono usciti. Oggi addirittura sono dei salutisti, si allenano regolarmente e qualche volta portano a casa anche una medaglia".
Intanto la pagina Facebook dedicata sta raccogliendo tantissime iscrizioni: "Sempre più locali mi contattano per ospitare eventi o competizioni -afferma Dessena-. Con la bella stagione, poi, spesso ci esibiamo in posti all'aperto, come ad esempio al Parco Trotter ed è sempre una festa. Di solito sono le ragazze le più coraggiose, si buttano senza esitazione e si divertono tantissimo. Al contrario dei ragazzi che magari si intimidiscono o hanno paura di fare brutta figura di fronte ad amici e fidanzate".
Ora servirebbe un'ultima mossa per spiccare il volo: "Cerchiamo uno sponsor. Qualcuno che possa fornirci le maglie per le gare o che possa metterci a disposizione uno spazio per poter svolgere i nostri allenamenti magari pagando un canone ridotto. Per questo lanciamo un appello a chiunque ami questo sport: per noi -conclude Dessena- sarebbe la 'stretta di mano' finale per portarci definitivamente 'over the top'".
Cronaca
Non reggono il dolore per il suicidio della figlia: marito...
I due, un medico e una farmacista, sono stati trovati privi di sensi nel loro garage a Orbassano. La ragazza da bambina avrebbe subito abusi di cui i genitori non si erano accorti
Non hanno retto al dolore per la perdita della figlia che si era suicidata due anni fa e hanno deciso di morire insieme. E’ quanto accaduto a Orbassano, comune della provincia torinese. Vittime due coniugi di 64 e 59 anni, medico lui, farmacista lei, che hanno deciso di togliersi la vita insieme, alcuni giorni dopo aver raccontato il loro dramma a un quotidiano locale, l’Eco del Chisone.
Al giornale la coppia aveva raccontato che la figlia 28 enne si era tolta la vita a seguito di un trauma che avrebbe subito da bambina, quando sarebbe stata vittima di abusi di cui nessuno si era accorto ma che erano venuti alla luce quando la giovane, poco più che ventenne aveva cominciato a soffrire di ansia e attacchi di panico.
Alcuni giorni dopo quella rivelazione i due coniugi sono stati trovati nel garage della loro abitazione, ancora vivi ma in gravi condizioni. La moglie si è spenta in ospedale alcuni giorni dopo il ricovero, il marito il 23 dicembre. Un dramma che ha colpito molto la comunità. Sui social la sindaca, Cinzia Bosso, due giorni fa ha pubblicato una foto con tre candele accese accompagnata dal pensiero ‘Possiate ora riposare in pace tutti e tre insieme, a noi resterà per sempre il vostro ricordo’ mentre, sempre sui social, la farmacia dove la donna lavorava, pubblicando una foto della coppia con la figlia, ha scritto “Adesso sono tutti e tre assieme. Ciao Ale’.
Cronaca
Giubileo, prefetto Roma: “Coniugare sicurezza e...
Giannini all'Adnkronos: "Sinergia tra istituzioni è modello da esportare. Grazie ai romani per la loro pazienza, ora continui collaborazione"
Sicurezza e serenità. I due punti cardini che il prefetto di Roma Lamberto Giannini a due giorni dall'apertura della Porta Santa, intervistato dall'Adnkronos, vuole vedere viaggiare insieme per tutto il Giubileo. "Sia per la cerimonia solenne del 24 dicembre con l'apertura della Porta Santa sia per la giornata di Natale, che ha visto un afflusso di oltre trentacinquemila persone nella zona di San Pietro, il sistema - sottolinea Giannini - ha funzionato. Dal sopralluogo fatto con il questore e i comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza all'apertura dei servizi abbiamo visto come tutto si sta svolgendo in modo molto ordinato. Tutto dà una grande idea di serenità e sicurezza che viaggiano insieme. C'è un sistema non immediatamente visibile, con un'attività di prevenzione, di controlli nelle strutture ricettive, all'attività informativa a quello di controllo alle persone, alle attività svolte attraverso le varie specialità, dalle unità cinofile ai tiratori scelti".
Gli eventi giubilari porteranno nella Capitale milioni di pellegrini e Giannini vede una capitale pronta. "Roma è pronta ad accoglierli, ad accoglierli in sicurezza. Una città che si è preparata molto e che - ricorda - ha una grande tradizione di accoglienza. Le stime parlano di 35 milioni di persone attese ma immagino picchi di presenze in prossimità di eventi particolarmente significativi come il Giubileo dei giovani, degli adolescenti, delle confraternite, dei lavoratori". Importante il dispiegamento di forze dell'ordine previsto. "Nella giornata di ieri erano impegnate 700 tra donne e uomini delle forze dell'ordine e si avrà uno standard di presenze e di controllo molto importante - spiega il prefetto della Capitale - Le zone nevralgiche saranno quelle di San Pietro e più in generale i luoghi di aggregazione ma - chiarisce - non saranno trascurate le periferie per rendere la città più accogliente e sicura possibile in ogni luogo".
Da più parti, a cominciare dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato elogiato il ‘metodo Giubileo’, che ha visto lavorare insieme schieramenti opposti e che ha portato alla chiusura dei cantieri in tempo per l’apertura della Porta Santa. "E' un modello da esportare, da ripetere - sottolinea Giannini - Sono sempre stato un fautore, per quello che riguarda il mio campo che è quello delle forze di polizia, del coordinamento, dell'agire in sinergia. E ancora più da prefetto di Roma quello che è importante è il sistema, nella Capitale c'è stato un lavoro di grande coesione: la squadra Stato deve agire compatta, così come ha fatto, verso gli obiettivi comuni".
Monitoraggi e attività prevenzione antiterrorismo
L’attentato di Magdeburgo ha riacceso i timori per i possibili propositi terroristici di ‘lupi solitari’. "C'è un sistema che a fronte di una minaccia così importante è sempre in piena attività", spiega Lamberto Giannini che ha alle spalle un'importante esperienza nel contrasto al terrorismo. Sono in corso "monitoraggi della rete, si sta operando con attività di prevenzione e informativa. Al momento non ci sono segnalazioni specifiche ma Roma - ricorda - da sempre mantiene altissima l'attenzione".
Controlli aumentati anche sul fronte dei reati come rapine, truffe e borseggi che rischiano di crescere con l’arrivo di milioni di pellegrini. "Sono stati implementati servizi che già importanti, anche in borghese - spiega - e negli ultimi tempi sui borseggi sulle metropolitane sono stati eseguiti numerosi arresti. Si lavorerà anche sul fronte della prevenzione con un'attività che richiami l'attenzione sui possibili rischi dove ci sono situazioni di affollamento per mantenere alta l'attenzione". Un evento, il Giubileo della Speranza, che ha visto cantieri sparsi per la città con ripercussioni sulla vita dei romani. "I cittadini romani vanno prima di tutto ringraziati per la loro pazienza. Cittadini che hanno sempre dimostrato anche una grande collaborazione con le forze dell'ordine, un'attenzione che chiediamo in maniera particolare per segnalare eventuali anomalie. Tutti possono contribuire alla sicurezza", spiega.
Forze dell'ordine impegnate sul fronte sorveglianza di siti e possibili obiettivi sensibili legati anche alla comunità ebraica nella città di Roma. "C'è sempre stata grandissima attenzione, con un aumento di questi servizi a partire dal 7 ottobre e poi con la guerra a Gaza. Stiamo continuando a mantenere alta l'attenzione", spiega il prefetto. Capitale che ospita frequenti manifestazioni anche con un numero importante di partecipanti. Ma il prefetto Giannini non si dice preoccupato della concomitanza con gli eventi del Giubileo. "E' già stato sottoscritto un protocollo con diverse organizzazioni sindacali e sono assolutamente ottimista che anche con chi non ha inteso al momento aderire si troverà una mediazione e una soluzione". Per quanto riguarda il tema degli affitti brevi, delle key-box e della circolare indirizzata alle prefetture sull''identificazione da remoto' degli ospiti nelle strutture ricettive, Giannini ha spiegato che sono in corso diversi controlli. "La circolare ha ribadito un concetto molto chiaro che per assicurare la sicurezza bisogna avere la certezza dell'identità di chi viene ospitato e segnalare la sua presenza alle autorità. I controlli sono in corso e - dice Giannini - abbiamo già fatto le prime sanzioni".
Cronaca
Torino, papà dona parte del suo fegato e salva la figlia di...
L’intervento all’ospedale Molinette della Città della Salute
Come regalo di Natale un papà greco di 31 anni ha donato parte del suo fegato salvando così la figlia di 11 mesi affetta da una grave cirrosi epatica scompensata, esito del fallimento di due precedenti interventi chirurgici eseguiti in Grecia nel tentativo di riparare la malformazione da cui era affetta, l’atresia delle vie biliari. E’ successo all’ospedale Molinette di Torino dove nei giorni scorsi è stato eseguito il primo trapianto di fegato pediatrico in Piemonte, nell’ambito di una specifica collaborazione attiva tra Italia e Grecia, sotto l’egida del Centro Nazionale Trapianti (Cnt) di Roma. L’Hellenic Transplant Organization di Atene ha inviato richiesta al Cnt di Roma di attivazione dell’accordo tra Italia e Grecia, valido per lo scambio di pazienti con necessità di trapianto e di organi idonei per trapianto.
Il Centro Regionale Trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta, interpellato dal CNT, ha inoltrato la richiesta al professor Renato Romagnoli, direttore del Dipartimento Trapianti della Città della Salute che ha dato subito parere favorevole alla presa in carico ed al trasferimento della bambina e dei suoi familiari a Torino.
Lo scorso agosto la bimba è arrivata all’ospedale Infantile Regina Margherita dove è stata presa in cura dal dottor Pierluigi Calvo direttore della Gastroenterologia pediatrica e una volta completate le necessarie pratiche burocratiche e le valutazioni mediche di bilancio per trapianto, la bimba è stata inserita nella lista d’attesa nazionale italiana per trapianto di fegato pediatrico.
Dopo una ventina di giorni senza aver ricevuto valide offerte di donazione di fegato da soggetto deceduto, il papà della bimba ha deciso di donare la parte di fegato necessaria per salvare la vita della sua bimba e con il supporto della Direzione sanitaria dell'ospedale Molinette le pratiche di autorizzazione del trapianto con donazione da vivente sono state espletate in tempi record. Entrambi gli interventi (di prelievo di fegato sinistro dal papà e di trapianto nella bimba) si sono svolti in contemporanea presso il blocco operatorio della Chirurgia Trapianto Fegato dell’ospedale Molinette. Le procedure chirurgiche sono durate circa 16 ore. Molto complesso è’ stato l’impianto del fegato nella piccola paziente (di meno di 8 kg di peso), in quanto la severa ipoplasia della sua vena porta ha richiesto la sostituzione con prelievo ed autotrapianto di vena giugulare della bambina stessa.
Dopo una degenza della bimba di 5 giorni in terapia intensiva presso la Rianimazione Centrale delle Molinette, attualmente entrambi i pazienti operati stanno bene. Il papà è stato dimesso. La bimba è degente presso l’Area Semintensiva Chirurgica del professor Romagnoli. "La sanità piemontese si conferma un punto di riferimento di eccellenza per la sanità italiana ed anche internazionale, soprattutto nel campo dei trapianti. Un grande applauso ai nostri professionisti ed al papà che, con un grande gesto, ha salvato la vita della piccola figlia come miglior dono di Natale”, commenta l’assessore regionale, Federico Riboldi e il dg della Città della Salute, Giovanni La Valle aggiunge: “ancora una volta una grande Azienda ospedaliero-universitaria italiana come la Città della Salute di Torino è riuscita in tempi rapidi a dare una risposta efficace ad un così grave problema di salute di una bambina proveniente da un altro Paese dell'Unione Europea".