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Giorgio Vanni, re delle sigle: “Tutti cantano ‘Dragon Ball’ e ‘Pokemon’, ai concerti mi sento una rockstar”

A Lucca Comics presenta il nuovo album, 'Uno di noi': 17 brani iconici dei cartoni animati e un inedito dedicato alla sua community

Giorgio Vanni - Ph. Levati

Giorgio Vanni è uno degli attesi nomi dell'edizione 2024 di Lucca Comics & Games, in corso fino al 3 novembre. Voce di un'intera generazione grazie a sigle iconiche di serie come 'Dragon Ball', 'Pokemon', 'One Piece', è il 'capitano' di una community di adulti e ragazzi che amano la sua musica e riempiono da dieci anni una cinquantina di concerti l'anno.

Nel corso degli anni '90 e dei 2000 ha scritto e cantato le più note sigle dei cartoni animati trasmessi dalle reti Mediaset, eppure solo negli ultimi anni, grazie anche ai social network, il grande pubblico ha associato un volto e un nome a quella voce così familiare. Quasi cinquecentomila follower tra Instagram e TikTok, Giorgio Vanni è un artista che oggi fa ballare e cantare migliaia di fan con un repertorio enorme di quasi 200 sigle, composto insieme al producer e socio Max Longhi (le parole invece sono state quasi sempre di Alessandra Valeri Manera, morta a 67 anni lo scorso giugno).

Diciassette di questi brani compongono la nuova raccolta 'Uno di noi', disponibile dal 1° novembre in formato CD e, per la prima volta, anche in vinile. "Io mi sento un po' come Benjamin Button", ha raccontato Vanni all'Adnkronos. "Invece di avere quel tipo di successo a 25-30 anni, lo sto avendo ora a 61 anni. Non me lo sarei immaginato. Il fatto che una major così grande come Sony - ha spiegato - abbia voluto chiamarci per proporci questo progetto è per me un grande orgoglio verso quello che abbiamo fatto e verso ciò che significa per i ragazzi appassionati di questo mondo fantastico dei cartoni e degli anime".

Il successo delle sigle

Era il 1998 quando Giorgio Vanni, Max Longhi e Alessandra Valeri Manera realizzavano la loro prima sigla, 'Superman'. Giorgio Vanni aveva 35 anni, fino ad allora aveva fatto parte del gruppo pop-rock Tomato e scritto brani per cantanti celebri come Miguel Bosè e Laura Pausini. Dopo quella prima sigla, tutto è cambiato. Da allora ha scritto circa 70 canzoni per Cristina D'Avena (di cui 20 cantate in duetto) ed è diventato la voce maschile delle sigle dei cartoni animati. Un ruolo che gli assicura una costante valanga di affetto."Io e Max - ha detto Vanni all'Adnkronos - veniamo accolti da un'energia e un calore fortissimi, in tutta Italia. Le sigle dei cartoni animati uniscono tutti, durante i concerti ci sono grandi momenti di condivisione. Alessandra (Valeria Manera ndr) diceva sempre che le persone hanno un imprinting con questi brani, sono canzoni che restano e per questo ci teneva che venissero curate nel minimo dettaglio".

"Per Alessandra - ha ricordato ancora Vanni - la sigla era un elemento identificativo del cartone, che sarebbe riuscita a vivere anche indipendentemente dalle immagini". E così effettivamente è stato: come racconta lo stesso Giorgio Vanni "molti ragazzi apprezzano i brani al di là del fatto che siano sigle di cartoni animati, tanto che alcuni titoli vengono ripresi in discoteca". "Ci sono ragazzi - ha detto ancora Vanni - che le conoscono e le apprezzano senza aver visto le serie per cui vennero scritte, semplicemente perché sono belle canzoni. Un artista come Lazza ci ha rivelato di essere nostro fan e di essersi accostato alla musica suonando sulla tastiera le melodie di 'Pokémon' e di 'Dragon Ball'. Addirittura ci sono anche casi di sigle apprezzatissime laddove i cartoni sono invece poco conosciuti o poco apprezzati, come 'My Hero Academia' o 'Dragon Ball GT'".

Il live a Lucca Comics per lanciare l'album

Quei bambini cresciuti con canzoni come 'What's My Destiny Dragon Ball' e 'I cavalieri dello Zodiaco' ora sono adulti che riempiono tutte le date live di Giorgio Vanni con la voglia di rivivere le emozioni dell'infanzia e di far parte di una community che ha passioni simili alle proprie, senza aver paura di essere giudicati come avveniva quando essere 'nerd' era ancora una cosa da 'sfigati'. "Io amo molto la fantascienza e i cartoni animati, - ha spiegato Vanni all'Adnkronos - oggi l'idea di 'nerd' è sdoganata. Durante i live mi fanno sentire una rockstar. La mia natura è sul palco, ma a 35 anni mi ero rassegnato all'idea che non avrei mai suonato per tante persone, invece è successo: ai concerti in migliaia cantano le mie canzoni".

Il prossimo appuntamento dal vivo è al Lucca Comics & Games, il 1° novembre, per lanciare la nuova raccolta: Giorgio Vanni tornerà sul Main Stage del festival insieme a Max Longhi e ai Figli di Goku alle ore 21.00. Inoltre in occasione della fiera dedicata al fumetto e all'animazione, in corso da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre, Sony Music Italy presenta una versione speciale dell'album, 'Uno di noi Lucca Edition', acquistabile in esclusiva presso il Sony Music Store presente in Fiera, nello storico negozio di dischi lucchese Sky Stone and Songs (Via Vittorio Veneto, 7).

"Devo molto a Lucca, - ha detto Vanni del festival toscano che attira migliaia di persone dall'Italia e dall'estero - non solo perché mi sono esibito lì tante volte, ma perché è stata un'eco fortissima per questo ambito che si allarga sempre di più. Grazie a Lucca sono nate altre fiere, come Romics, e tutta questa visibilità ha fatto sì che tanti non appassionati si stiano avvicinando a questo mondo".

L'inedito 'Uno di noi' dedicato ai fan

A dare il titolo all'album non è una delle note sigle ma un inedito, che Giorgio Vanni e Max Longhi hanno scritto proprio per i loro fan. "Il titolo - spiega il cantante all'Adnkronos - nasce da un coro che mi rivolgono spesso, 'Uno di noi, Giorgio uno di noi'. La cantano a me ma ovviamente tutti e tre, io, Max e Alessandra, siamo entrati in modo molto importante nell'infanzia e nella vita di chi ci segue". Un affetto reciproco, spiega Vanni, "perché l'entusiasmo e l'energia che ci è arrivata durante i concerti ha fatto sì che anche loro entrassero nei nostri cuori".

La canzone, che era da qualche anno nel cassetto in attesa della giusta occasione per venire pubblicata, "è un inno ad amare la nostra parte bambinesca, quella che ci aiuta a essere adulti ancora più vivi". "Volevamo raccontare - ha spiegato Vanni - il rapporto che c'è con i nostri fan e ricordare quanto sia importante mantenere i sogni che avevamo da bambini: amare quel lato di noi è una ricchezza che diventa valore aggiunto nella vita. La voglia di vivere arriva tanto dalla nostra passata fanciullezza".

Le tracce dell'album

Oltre all'inedito, 'Uno di noi', nell'album ci sono anche: 'What's My Destiny Dragon Ball', 'Yu-Gi-Oh!', 'Supereroi', 'Sole e luna', 'Detective Conan', 'Maledetti Scarafaggi', 'He Man And The Masters Of the Universe', 'Io credo in me', 'Pokémon', 'Keroro', 'Pokémon: oltre i cieli dell'avventura', 'All'arrembaggio!', 'Onda dopo onda', 'Beyblade', 'Toon Tunz', 'Blue Dragon' e 'Dragon Ball GT'. (di Corinna Spirito)

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Spettacolo

Al Bano: “Romina era convinta che separandoci Ylenia...

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Il cantante torna in libreria con l'autobiografia 'Il sole dentro': "Gli Anni 90 sono stati atroci. Attorno a me c’era un incendio il cui combustibile era il gossip"

Al Bano - Fotogramma

"Dopo la perdita di Ylenia, niente è stato come prima. Romina era convinta che se ci fossimo separati, lei sarebbe tornata. Anche sua madre lo era". A raccontarlo è Al Bano nella sua autobiografia 'Il sole dentro', in libreria edita Mondadori, in cui ha dedicato due capitoli alla figlia, scomparsa nel 1993 a New Orleans. In un primo momento quel dolore ha unito la coppia ma "è un colpo durissimo, spesso letale per qualsiasi rapporto", scrive. L'ultimo concerto prima della separazione è stato il 4 luglio 1994, c'erano 40mila persone. Al Bano e Romina si sono esibiti con 'We'll Live It All Again', che in italiano significa 'Lo vivremo ancora'. "Ironico in quella situazione" perché "noi ci stavano congedando come un duo artistico dal pubblico". Ma "anche i grandi amori finiscono, perché dovrebbero essere esentati da un termine?", si legge.

Gli Anni 90 "sono stati atroci. Attorno a me c’era un incendio che divampava il cui combustibile era il gossip", ricorda il cantante di 'Nostalgia canaglia', diviso tra l'elaborazione della scomparsa della figlia e "avvoltoi che si cibavano di falsità". C'è chi sosteneva che Al Bano e Romina avessero rinchiuso la Ylenia a casa per farsi pubblicità: "Certa umanità fa schifo". In tutto quel marasma di bugie, gossip e dolore Al Bano doveva prendersi cura delle figlie, a quel tempo piccole, Cristel e Romina jr.: "Romina cominciò a viaggiare in cerca di ciò che le mancava, ed io diventai per loro papà e mamma". Nel frattempo, la decisione di allontanarle per protezione: "Le portai in Svizzera a casa di un mio carissimo amico [...] ogni sera mi mandavano via fax i disegni che avevano fatto". Non solo "meschinità" ma anche "preziosi gesti di solidarietà". Al Bano racconta della telefonata inaspettata di Sophia Loren: "col pianto in gola mi disse 'di qualunque cosa tu dovessi aver bisogno in America, fammi sapere, farò di tutto per aiutarti'". Affetto anche da Silvio Berlusconi: "mi ha messo a disposizione il suo aereo privato per gli spostamenti".

'Il sole dentro' molto più di un'autobiografia. Un viaggio alla scoperta di Albano, un nome voluto da padre che nel 1943 si trovava sul fronte albanese a combattere contro i greci. In seguito, quando ha inciso le prime canzoni per il clan di Celentano ha iniziato a farsi chiamare Al Bano: "a quel tempo si usavano i nomi d'arte anglosassoni per dare una verniciata di internazionale ai cantanti o agli attori". Un libro diviso in quattro parti, in cui Al Bano si racconta senza filtri, con sincerità e genuinità, che sono anche la chiave del successo ancora oggi dal Giappone alla Russia, dagli Stati Uniti all’America Latina. Un uomo, prima di essere un artista, che ha conosciuto la fatica, quella vera, e il sacrificio. A Milano "ho fatto l’imbianchino, non mi pagavano". Dopo la richiesta di ospitalità respinta da un convento "ho vissuto in un cantiere in costruzione, usando sacchi di cemento vuoti per chiudere le finestre, e un’asse di legno come porta", scrive nel libro.

Al Bano ha vissuto tante vite: la povertà, il distacco dalla sua terra per andare a Milano a cercare fortuna e poi la celebrità con il primo album nel 1967 che porta il suo nome. Molte pagine sono dedicate all'amore. Il primo incontro con Romina Power sul set del film 'Nel sole': "era una ragazza immersa in pensieri e poesia che rifiutava la vita mondana e amava la natura. Non avevo mai incontrato una ragazza così". L'amore è nato gli ultimi tre giorni di lavorazione del film: "non pensavo che Romina potesse provare interesse per un cantante italiano che proveniva dal mondo contadino del profondo Sud". Il resto è storia.

Il "cantante innamorato", come si definisce, dopo la separazione con Romina ha trovato un "sorriso al momento giusto". E quel sorriso è stato di Loredana Lecciso: "portando le bambine a scuola vedevo spesso questa ragazza bionda con un sorriso che mi affascinava". Tra di loro "scoppiò subito una scintilla che fu subito un incendio". Per un periodo, come scrive Al Bano, Loredana ha dato troppa importanza alla televisione "ma dopo qualche anno ha cambiato idea". Oggi "è una madre attenta e premurosa, che segue da vicino i figli che studiano a Milano". Tra di loro c'è tutt'ora "un rapporto vivace, forte, mai banale". Per la Lecciso parole di affetto messe nero su bianco da Al Bano: "non la ringrazierò mai abbastanza per essere 'capitata' nella mia vita proprio quando di una meraviglia del genere avevo un grandissimo bisogno".

Ne 'Il sole dentro' anche il racconto dei tanti incontri, che hanno costellato la carriera di Al Bano: quello a Rio de Janeiro con Giovanni Paolo II, a Vienna con Michail Gorbacev (ex presidente dell'Urss), in Russia con Diego Armando Maradona, a Santa Marta con papa Francesco in udienza privata e a Cellino San Marco, nella sua tenuta, con l'attore Morgan Freeman. Incontri speciali che il cantante non solo racconta nelle oltre 300 pagine, ma li ha anche racchiusi in alcuni scatti pubblicati alla fine dell'autobiografia, che prende per mano il lettore tra gli alti e i bassi della sua vita e carriera, ma con un'unica certezza: "La musica non mi ha mai abbandonato e io non l'ho mai tradita".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Spettacolo

“Puff Daddy pesava le ragazze con la bilancia,...

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Nuove dichiarazioni choc su Puff Daddy e i suoi White Party sul New York Post

Puff Daddy - Fotogramma /Ipa

Lo scandalo su Puff Daddy si allarga sempre di più. A puntare il dito questa volta è una donna, in forma anonima, che al New York Post ha rilasciato una dichiarazione fuori da ogni immaginazione. La donna si è presentata come un'ex organizzatrice e collaboratrice delle feste del rapper, ossia i famigerati white party.

Le dichiarazioni anonime

Puff Daddy, al secolo Sean John Love Combs , stando alle dichiarazioni rilasciate dalla donna in forma anonima, non accettava che ai suoi party partecipassero donne che superassero le 140 libbre, ovvero circa 63 kg: "Poteva fare uno sconto solo se la donna in questione fosse molto alta". L'organizzatrice delle feste al New York Post ha raccontato che il produttore era estremamente esigente con chi doveva partecipare alle sue feste, in particolare con le donne. La fonte, ex collaboratrice del rapper, ha confessato che era obbligata a "tenere una bilancia in macchina per assicurarsi che nessuna delle ospiti pesasse più del dovuto”.

Secondo le esigenze di Diddy, i requisiti per le invitate erano: "Niente ciccia e nessuna forma di cellulite. Niente piercing o tatuaggi eccessivi. Niente capelli corti. E le ragazze dovevano essere, naturalmente, giovani e sexy".

La politica severa era estesa anche al dress code: "Niente pantaloni. Niente jeans. Niente scarpe basse. Ogni ragazza doveva indossare un abito da sera, preferibilmente molto corto, appena sufficiente a coprire le natiche, ma non più lungo di metà coscia. Scollatura ben in vista. E ognuna di loro doveva indossare tacchi a spillo. Quello, non faceva eccezione: tacchi a spillo alti". La fonte al New York Post ha specificato che l'unica cosa su cui P. Diddy non era esigente era l'età delle ragazze.

L'ex collaboratrice ha spiegato che all'epoca era molto ingenua e pensava che non si chiedesse l'età agli ospiti a causa delle leggi sul bere. Poi conclude: "Non sono mai rimasta durante i White Party e non avevo idea che queste ragazze fossero tenute a fare sesso con gli invitati".

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Spettacolo

Morto Giovanni Cianfriglia, l’attore e stuntman...

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Caratterista in numerosi film d'azione, poliziotteschi, spaghetti western e peplum, controfigura dell'attore e culturista Steve Reeves, aveva 89 anni

Giovanni Cianfriglia, Terence Hill e Bud Spencer in una scena di '...altrimenti ci arrabbiamo!' - Youtube

L'attore e stuntman Giovanni Cianfriglia, caratterista in numerosi film d'azione, poliziotteschi, spaghetti western e peplum, è morto all'età di 89 anni a Anzio, Roma, dove era nato il 5 aprile 1935.

Esordì giovanissimo come comparsa e controfigura dell'attore e culturista statunitense Steve Reeves nel film "Le fatiche di Ercole" (1958), grazie al suo fisico prestante e atletico. Giovanni Cianfriglia è apparso in 17 pellicole interpretate da Bud Spencer e Terence Hill, quasi sempre in ruoli di comparsa durante le scene di rissa: tra di essi "Anche gli angeli mangiano fagioli" (1973), tutti e quattro i film di "Piedone" (1973-1980), "...altrimenti ci arrabbiamo!" (1974), "I due superpiedi quasi piatti" (1977), "Lo chiamavano Bulldozer" (1978), "Pari e dispari" (1978), "Occhio alla penna" (1981), "Chi trova un amico trova un tesoro" (1981), "Banana Joe" (1982).

Come attore caratterista è stato spesso accreditato con pseudonimi, tra i quali Ken Wood e John Richmond. Ha preso parte a numerosi film, spesso con il fratello Domenico, anch'egli attore e stuntman. Giovanni Cianfriglia è comparso in 173 film, girati in Italia, Francia e Usa sotto la direzione di decine di registi, tra i quali Sergio Corbucci, Michele Lupo, Enzo G. Castellari e Umberto Lenzi. Agli inizi della carriera a Cinecittà girò pellicole in costume come "Il pirata dello sparviero nero" (1958), "Morgan il pirata" (1960), "La guerra di Troia" (1961), "Romolo e Remo" (1961), "Il figlio di Spartacus" (1962), "Una regina per Cesare" (1962), "La vendetta dei gladiatori". In seguito è apparso come comparsa e stuntman in spaghetti western come "Il pistolero segnato da Dio" (1968), "All'ultimo sangue" (1968), "Tre croci per non morire" (1968), "Ammazzali tutti e torna solo" (1968), "Ciakmull - L'uomo della vendetta" (1970), "La sfida dei MacKenna" (1970), "Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di..." (1970), "Arriva Durango... paga o muori" (1971), "È tornato Sabata... hai chiuso un'altra volta!" (1971), "W Django!" (1971), "Sei iellato, amico hai incontrato Sacramento" (1972), "Tutti fratelli nel west... per parte di padre" (1972). Ha recitato anche nei polizieschi con Maurizio Merli.

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