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PagoPa, chiarimenti su informazioni relative al dominio io.italia.it e App Io

PagoPa, chiarimenti su informazioni relative al dominio io.italia.it e App Io

In seguito a quanto apparso su alcuni social media nei giorni scorsi circa la presunta localizzazione dei “server dell’identità digitale italiana” negli Stati Uniti con specifico riferimento al sito web io.italia.it, la società PagoPA intende fare immediata chiarezza su informazioni del tutto prive di fondamento. Innanzitutto è bene precisare che non vi è alcuna correlazione tra l’identità digitale e il sito io.italia.it. Quest’ultimo infatti è un mero dominio di secondo livello del dominio italia.it, di proprietà della Presidenza del Consiglio dei Ministri e nato nel 2004 quale “contenitore” per molteplici siti e servizi gestiti da enti diversi, tra cui anche il sito vetrina di App Io, l’app dei servizi pubblici sviluppata e gestita da PagoPa e cioè io.italia.it, un sito web statico che risponde a sole finalità divulgative, senza sessioni dati gestite.

Le componenti informatiche del sito web io.italia.it e del sito collegato ioapp.it, nonché le componenti dell’applicazione Io in sé sono ospitate sui sistemi di Microsoft Azure nelle Region North Italy nel primo caso (a Milano) e West Europe nel secondo caso (ad Amsterdam). Su Milano, in particolare, è attestata la maggior parte dei servizi gestiti dall’App Io, inclusa tutta la componente relativa alla funzionalità per la gestione dei Documenti su IO quale prima fase dell’It-Wallet.

Va infine ricordato che l’applicazione Io non salva le informazioni dei cittadini sui propri server, come ampiamente verificabile dall’architettura e dal codice open source. Infatti, i dati relativi alle credenziali di identità digitale, così come tutte le altre credenziali, sono nel pieno controllo dei cittadini in quanto salvate esclusivamente sui dispositivi.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cronaca

Cos’è l’hopecore, il trend virale della Gen Z...

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Un hashtag per celebrare la vita in tutte le sue forme impazza tra i giovanissimi

TikTok - Afp

Con oltre 2 miliardi di visualizzazioni e 200 milioni di like su TikTok impazza sui social il trend hopecore. Un hashtag virale per celebrare la vita in tutte le sue forme dalle cose più grandi a quelle più piccole, brevi sprazzi di colore per ricordare che in questo percorso non tutto è perduto e persistono speranza e bellezza. Un trend in netto contrasto con quello del doomscrolling, la ricerca consapevole di notizie ed eventi negativi, “premiata” come parola dell'anno nel 2020 secondo l'Oxford Dictionary e neologismo inserito ufficialmente nei dizionari Merriam-Webster a partire dallo stesso anno. I video possono essere di qualsiasi tipo, da una coppia che si bacia al proprio matrimonio all'attore Hugh Jackman che abbraccia un fan entusiasta, fino a una carrellata di immagini con un breve testo in sovraimpressione, solitamente “Be Kind” (Sii gentile), “Be Happy” (Sii felice), “Life is beautiful” (La vita è bella).

Di sottofondo la ballata “Evergreen” di Richy Mitch & the Coal Miners, band folk rock del Colorado o “Viva la Vida” dei Coldplay. L'utente conosciuto con lo pseudonimo “hopecorez” pubblica solamente questo genere di contenuti e da solo vanta quasi 800mila follower e 122 milioni di like. E sono i Gen Z quelli che compongono la maggior parte degli utenti a cui è indirizzato questo tipo di contenuti. Una generazione che ha attraversato in pochi anni numerose difficoltà, come la pandemia da Covid, una diffusa ansia generazionale e una lotta continua contro la depressione. Negli ultimi 3 anni i disturbi mentali sono aumentati del 28%, secondo la S

Di sottofondo la ballata “Evergreen” di Richy Mitch & the Coal Miners, band folk rock del Colorado o “Viva la Vida” dei Coldplay. L'utente conosciuto con lo pseudonimo “hopecorez” pubblica solamente questo genere di contenuti e da solo vanta quasi 800mila follower e 122 milioni di like. E sono i Gen Z quelli che compongono la maggior parte degli utenti a cui è indirizzato questo tipo di contenuti. Una generazione che ha attraversato in pochi anni numerose difficoltà, come la pandemia da Covid, una diffusa ansia generazionale e una lotta continua contro la depressione. Negli ultimi 3 anni i disturbi mentali sono aumentati del 28%, secondo la Società italiana di psichiatria.

L'uso eccessivo dei social ha desensibilizzato gli zoomer dal mondo che li circonda e l'hopecore può anche essere visto come una forma di ribellione alla negatività presente nella vita di tutti i giorni. La speranza può essere utilizzata come meccanismo di adattamento, permettendo di concentrarsi sugli aspetti positivi quando tutto sembra andare male. Una mentalità opposta all'immobilismo associato alle situazioni di apatia e depressione, che permette di sopravvivere e prosperare nonostante tutto. L'hopecore è fatto di contenuti motivazionali per la vita di tutti i giorni, realizzati su misura per una Gen Z che tenta di emergere nel mondo moderno. Un sentimento di ribellione fatto di speranza e umanità che risulta essere continuamente in crescita sui social.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Cronaca

Il Ciclope dell’Odissea? “Esiste, è il Monte...

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Il ricercatore Emiliano Ciotti in un saggio ripercorre i passaggi del libro X dell'Odissea e traccia una mappa sulle tracce di Ulisse, dalla dimora della maga Circe ai 'giganti' di Lamo

Il profilo del Ciclope sul monte Leano (Emiliano Ciotti)

Il Ciclope? Esiste davvero ed è ancora tra noi. La "scoperta" è di un ricercatore di Latina, Emiliano Ciotti, che ha elaborato uno studio per rintracciare i luoghi di Ulisse nel Lazio. Nel saggio "L'Odissea e la pianura pontina", Ciotti, che si è molto occupato in passato di storia del Novecento ed è il presidente dell'Associazione vittime delle Marocchinate, ricostruisce il peregrinare di Ulisse dall'approdo nell'isola della maga Circe fino all'incontro con il ciclope: "Era un mostro gigante; e non somigliava a un uomo mangiatore di pane, ma a picco selvoso d’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri", si legge nella traduzione dell'Odissea di Calzecchi Onesti. E, in effetti, è proprio questa la teoria di Ciotti: il Ciclope sarebbe il monte Leano, una montagna con un’altezza di circa 500 metri e una lunghezza di un paio di chilometri, "con i lineamenti di un vero e proprio ciclope".

A sostegno della sua teoria, Ciotti ripercorre i passaggi del Libro X dell'Odissea precedenti l'incontro con il Ciclope, collocandoli sul territorio in una sorta di mappa che li collega effettivamente al monte Leano. In particolare, il ricercatore parte dall'incontro con la maga Circe e dall'identificazione delle “cave grotte” dove l'equipaggio nasconde arnesi e carico della nave tirata in secco. Quelle grotte, complice un progetto di indagine approfondita supportato dal Parco Nazionale del Circeo, sono state identificate con una vertiginosa fenditura carsica della Grotta Spaccata di Torre Paola, al Circeo. Secondo i ricercatori il complesso scavato nella roccia combacia alla perfezione con la descrizione e i riferimenti geografici della narrazione omerica. A riprova c’è anche una Carta del Monte Circeo e Circondari di S. Felice, realizzata da Giovanni Battista Cipriani nel 1830, dove la fenditura è descritta come "due grotte una sopra dell’altra" e si specifica che "in quella a mare entrano i bastimenti".

Sono diverse poi le prove che hanno fatto identificare la dimora della Maga Circe nel Monte Circeo, dove, in tempi lontani, i romani costruirono un tempio dedicato proprio a Circe. "Abitato fin di tempi dell’uomo di Neanderthal, sulle pendici del Monte Circeo, che si protende nel Mar Tirreno ergendosi fino a 541 m di altezza, sono stati ritrovati i resti di un’acropoli e di mura megalitiche - sottolinea Ciotti - Qui, in epoca romana, venne fondata Circei, probabilmente nello stesso sito dove, nel Medioevo, sorse il CastrumSancti Felici, l’attuale San Felice Circeo". La distanza tra la grotta dove è sbarcato Ulisse e le mura ciclopiche della presunta dimora della Maga Circe è di circa 4 km.

Ciotti riporta poi le ipotesi che identificano in Terracina la città di Lamo, anche chiamata Lestrigonia o Lamia (da Lamo, suo fondatore all'epoca della guerra di Troia del XII secolo a.C.), altra tappa del viaggio omerico. Secondo la leggenda, i Lestrigoni sono un popolo di giganti antropofagi che distrussero l’intera flotta di Ulisse, con l'unica eccezione della nave dell'eroe. Già nel 1852 l’archeologo Pontificio D. Pietro Matragna affermava nel suo libro intitolalo “La città di Lamo stabilita in Terracina” che l’Acropoli di Terracina, potrebbe essere il luogo in cui Ulisse vide la città abitata dai giganti, appunto Lamo. A circa 300 metri dal (presunto) villaggio dei Lestrigoni, peraltro, furono scoperti casualmente, nella primavera del 1969, ben cinquanta sarcofagi di terracotta, con altrettanti scheletri umani, tutti molto alti (la statura era compresa fra 1,83 e 2,13 metri, il che fa escludere che si trattasse di antichi romani, che non superavano, di molto, il metro e mezzo).

"Ulisse resterà sull’isola Eea, ospite di Circe, per un intero anno, poi, supplicato dai suoi compagni di ricordarsi della lontana patria, riprenderà il mare. Durante il periodo di permanenza su Eea o durante l’esplorazione della terra dei giganti (Lamo), l’equipaggio di Ulisse sicuramente si è imbattuto nella visione del Ciclope - è la teoria di Ciotti - Ma dove si trova il Gigante? A 15 km dal promontorio del Circeo e a 5 km da Lamo. Ha un’altezza di circa 500 metri e lunghezza di un paio di chilometri… Parliamo di 'Monte Leano', una montagna con i lineamenti di un vero e proprio ciclope". Il ricercatore, a sostegno della propria tesi, ricorda anche che come un affresco raffigurante una montagna con il volto da Gigante sia stato ritrovato nella Domus di via Graziosa sull’Esquilino.

"C'è un dibattito che dura da secoli sull'individuazione dei luoghi dell'Odissea e l'ipotesi del Lazio meridionale non è nuova - spiega all'Adnkronos l'archeologo e filologo Gianluca Mandatori - Ma quello che sicuramente è possibile, e su cui pone l'accento lo studio di Ciotti, è la frequentazione del Lazio pontino da parte dei Micenei prima e dei Greci poi, una frequentazione che ha diverse prove archeologiche. I greci stanziati in Campania, a Cuma, a Pithecusa, sull'isola d'Ischia, risalendo costa costa, venivano dalle nostre parti. E da questo punto di vista non è improbabile che il Lazio pontino abbia contribuito anche in maniera importante alla formazione del nucleo narrativo fondante dell'Odissea. Una narrazione stratificata che si cristallizza, così come la conosciamo, non prima dell'età dip Pisistrato, ma che affonda le origini nelle storie orali di almeno 6 secoli prima. Ecco allora che la suggestione determinata appunto dalla conformazione di Monte Leano, come dice Ciotti, può dar vita alla figura del Ciclope: è una suggestione, ma non è improbabile che, come è una suggestione per noi, lo sia stata magari per l'uomo del bronzo finale, che attraversando questi luoghi ha fatto proprio un bagaglio immagini, che ha poi riversato nel prorio patrimonio di narrazioni mitologiche".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Manovra, Landini attacca: “Legge in Parlamento senza...

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Il segretario generale della Cgil: "Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa"

Maurizio Landini - Fotogramma

La manovra approvata dall'esecutivo Meloni? "E' la prima volta che un governo manda al Parlamento una legge di Bilancio già fatta e poi incontra per le parti, senza farlo prima. Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa. Quello che è sempre successo era che il governo discuteva con le parti sociali verificando se c'erano margini, cosa che significa anche riconoscerle le parti sociali". A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Radio Anch'io su Rai Radio 1.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice che sulla sanità i soldi sono aumentati? "Sono balle, neanche a lei tornavano i conti con la calcolatrice", ha poi detto Landini.

"Abbiamo messo mano a tutti gli stipendi di chi lavora in Cgil, dopo anni che erano bloccati, per adeguarli all'inflazione. Non possiamo chiedere a tutti di adeguare gli stipendi e non farlo noi", spiega poi in risposta alla prima pagina del Giornale con l'articolo 'Lo stipendio di Landini cresce'.

"I soldi del sindacato - sottolinea Landini - vengono dai lavoratori iscritti che versano ogni mese l'1% della propria busta paga e quando abbiamo finanziamenti pubblici è perché facciamo servizi che lo Stato riconosce. Le nostre buste paga e i nostri bilanci sono pubblicati".

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