Sciopero 8 novembre, Bombardieri avverte: “Senza risposte escalation protesta”
Il numero uno della Uil all'Adnkronos: "Ci scusiamo per i disagi dei cittadini, ma un servizio carente impatta anche su loro e primi a pagare sono i lavoratori"
Sarà uno degli scioperi più temuti dai cittadini, quello proclamato dai sindacati per l’8 novembre quando a incrociare le braccia in tutta Italia saranno i lavoratori del trasporto pubblico nazionale, e lo faranno senza fasce di garanzia. Una modalità di sciopero che non veniva utilizzata dal 2005. Segno di un inasprimento del confronto? “E’ ovvio che c’è un’escalation, perché non abbiamo risposte. Questa battaglia va avanti da troppo tempo: quante volte abbiamo proclamato scioperi pensando che questo condizionasse le scelte delle amministrazioni e del governo? Ma se le risposte non vengono, l’unico strumento che abbiamo è quello della mobilitazione”, dice all’AdnKronos il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri.
“Lo sappiamo che quando proclamiamo questo sciopero provochiamo un disagio ai cittadini, e di questo ci scusiamo, ma è l’unico modo per far capire alle nostre controparti che ci sono dei grandi problemi che non vengono risolti”, continua il segretario generale in vista della protesta che rischia di paralizzare il Paese per un giorno. “Il primo problema - spiega Bombardieri - è quello della sicurezza. Abbiamo un finanziamento del Tpl molto ridotto che comporta una riduzione del personale e della qualità dei mezzi che viaggiano: questo ha un impatto diretto anche sull’utenza”.
Il secondo problema è quello dei salari: “nonostante le assicurazioni avute dal governo di un intervento su questo tema, la manovra non solo non prevede risorse ma rischia di ridurle – aggiunge Bombardieri – Quindi, le aziende di Tpl che dipendono anche dai finanziamenti che gli vengono dati dagli enti locali, non hanno intenzione di rinnovare il contratto. I lavoratori non hanno altro strumento che quello dell’astensione dal lavoro – ribadisce il numero uno della Uil - e ricordo ai nostri concittadini che i lavoratori pagano questa scelta con una giornata di salario. Noi ci scusiamo con gli utenti ma vorrei che tutti considerassero che quei lavoratori stanno perdendo una giornata di lavoro per chiedere il rinnovo del contratto e più sicurezza sui mezzi, gli stessi mezzi che utilizzano anche gli utenti”.
Economia
Manovra, Landini attacca: “Legge in Parlamento senza...
Il segretario generale della Cgil: "Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa"
La manovra approvata dall'esecutivo Meloni? "E' la prima volta che un governo manda al Parlamento una legge di Bilancio già fatta e poi incontra per le parti, senza farlo prima. Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa. Quello che è sempre successo era che il governo discuteva con le parti sociali verificando se c'erano margini, cosa che significa anche riconoscerle le parti sociali". A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Radio Anch'io su Rai Radio 1.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice che sulla sanità i soldi sono aumentati? "Sono balle, neanche a lei tornavano i conti con la calcolatrice", ha poi detto Landini.
"Abbiamo messo mano a tutti gli stipendi di chi lavora in Cgil, dopo anni che erano bloccati, per adeguarli all'inflazione. Non possiamo chiedere a tutti di adeguare gli stipendi e non farlo noi", spiega poi in risposta alla prima pagina del Giornale con l'articolo 'Lo stipendio di Landini cresce'.
"I soldi del sindacato - sottolinea Landini - vengono dai lavoratori iscritti che versano ogni mese l'1% della propria busta paga e quando abbiamo finanziamenti pubblici è perché facciamo servizi che lo Stato riconosce. Le nostre buste paga e i nostri bilanci sono pubblicati".
Economia
Gb, la manovra ‘robin hood’ del Labur, più...
Per il direttore Policy Observatory della Luiss School of Government non è un ritorno all'austerity ma una manovra che punta alla ridistribuzione. "Si punta ad un aumento delle tasse per finanziare i servizi pubblici", spiega Domenico Lombardi all'Adnkronos
Investimenti su scuola e sanità, tasse più alte imprese, super ricchi e istituti privati. La manovra del governo britannico per il 2025 è la manovra delle prime volte: la prima dei laburisti dopo 14 anni, la prima nella storia inglese ad essere presentata da una donna, la Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, la prima a prevedere un aumento delle imposte di 40 miliardi di sterline l’anno (quasi 50 miliardi di euro), caricati per quasi la metà (25 miliardi) sulle spalle dei datori di lavoro. Una somma vertiginosa, necessaria però – si sostiene dal numero 11 di Downing Street – a risanare le finanze del governo di sua Maestà, lasciate in uno stato “disastroso” dai conservatori, attraverso un pacchetto di investimenti di circa 100 miliardi in cinque anni.
La maggior parte dei nuovi introiti fiscali arriveranno proprio dalle aziende, con un aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori pari all’1,2% (dal 13,8% al 15%) e un contestuale abbassamento della soglia di partenza da 9.100 a 5mila sterline. Ma non sono solo le imprese a pagare la ricostruzione dei servizi pubblici. Nel bilancio di ‘Robin Hood’ si prevede infatti anche un innalzamento dell'imposta sulle plusvalenze dal 10% al 18% e di quella sui biglietti dei jet privati, dell'imposta di successione, a cui si somma l’introduzione di un'aliquota Iva del 20% sulle rette scolastiche delle scuole private. Stop anche per i vantaggi delle multinazionali: non sarà più possibile avvalersi dello status di “non-dom”, che consentiva ai super ricchi di non pagare tasse sugli utili generati all’estero pur risiedendo in Inghilterra.
Alla bastonata però segue la carota, almeno per il pubblico. Reeves, infatti, ha annunciato un aumento di 22,6 miliardi di sterline del budget del Servizio sanitario nazionale (Nhs) e di 6,7 miliardi per le scuole pubbliche; al ministero della Difesa arriverà invece uno stanziamento maggiorato di quasi 3 miliardi (nell’ottica degli impegni Nato sulla spesa militare). Non solo. Il bilancio – che attende il via libera del Parlamento – prevede anche un aumento del 6,7% del salario minimo a 12,21 sterline all’ora, mentre per gli under 21 anni sale dalle 8,60 alle 10 sterline all’ora.
La legge di bilancio dalla cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, spiega il direttore del Policy Observatory della Luiss School of Government, Domenico Lombardi, "non è solo una legge di bilancio e qualcosa di più perché formula una strategia di stabilizzazione fiscale per i prossimi anni". In questo budget "prevale la componente sociale, gli investimenti sociali per la sanità e per l'istruzione. E' meno presente la componente pro business". Il governo laburista, sottolinea l'economista, "si pone come obiettivo il raggiungimento nei prossimi anni di un bilancio in pareggio all'interno di una strategia fiscale che genera risorse per finanziare le priorità che sono la sanità e l'education che nel Regno Unito negli anni passati hanno scontato sotto investimenti particolarmente rilevanti". E per generare queste risorse, spiega l'economista, "utilizzano una strategia di aumento del gettito fiscale soprattutto aumentando il cuneo fiscale e aumentando le tasse sui capital gain" generati dalla vendita di azioni "tramite un inasprimento fiscale che riguarderà soprattutto il ceto con un maggiore reddito".
Ora, rileva, "mentre alcuni aspetti fiscali genereranno naturalmente un aumento del gettito, altri presentano aspetti di maggiore incertezza. L'aumento significativo dell'aliquota sui capital gain che sale dal 10 al 18% potrebbe infatti far fuggire potenziali investitori oppure fare sì che venga rimandato il momento di realizzazione dei capital gain", ossia il momento del guadagno derivato dalla compravendita di un asset finanziario. "Dopo la Brexit questa decisione potrebbe rappresentare un ulteriore shock per la City", osserva. L'aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, poi, spiega Lombardi, "potrebbe avere implicazioni anche sull'occupazione che bisognerà valutare".
Per Lombardi, comunque, non si tratta di un ritorno "all'austerity" perché "in realtà si prevedono maggiori investimenti nel sociale puntando sulla sanità pubblica e scuola pubblica. Si punta ad un aumento delle tasse per finanziare servizi pubblici. E' una redistribuzione". E' indubbio, aggiunge l'economista, che la strategia del governo britannico "intende penalizzare e pesare di più su alcuni ceti più abbienti e sugli investitori e procedere ad una redistribuzione su un altro segmento della popolazione. E' sostanzialmente in linea con il programma del Labur ma è stato inserito anche un elemento di realismo: hanno aumento il cuneo fiscale sui segmenti della popolazione più influenti come avevano annunciato ma limando gli interventi".
Questa manovra, spiega ancora Lombardi, "aumenta le tasse ma lo fa in un contesto di stabilizzazione fiscale di medio periodo che è un elemento che viene valutato positivamente dal mercato". L'Obr, L'office for Budget Responsibility, l'organismo che fornisce analisi indipendenti sulle finanze pubbliche del Regno Unito, osserva l'economista, non a caso è rimasto ottimista e "prevede una crescita del pil britannico del 2% nel 2025, in leggero aumento rispetto all'1,9% stimato qualche mese fa. Nel 2026 prevede un pil a +1,8% e a +1,5% nel 2027 e nel 2028".
Per quanto riguarda gli effetti del Brexit del primo febbraio del 2020, Lombardi sottolinea che "sicuramente non c'è stato l'effetto apocalittico previsto da alcuni analisti ma bisogna dire che negli anni dell'uscita del Regno Unito dall'Ue ci siamo sempre mossi in una situazione emergenziale con politiche monetarie non convenzionali, con il Covid che ha generato un altro shock all'economia e ha fornito l'alibi per politiche espansive. Tutto questo finora ha attutito e ha contribuito a mitigare in modo significativo gli effetti negativi della Brexit. Ora il punto di domanda resta quello di sapere per quanto tempo il Regno Unito sarà in grado di attrarre investimenti come ha fatto finora, come ha fatto quando era la principale piazza finanziaria dell'Unione Europea", osserva l'economista.
Economia
Minds On – Aresu, geopolitica dell’intelligenza...
Il nuovo libro di Alessandro Aresu è una guida avvincente per capire come siamo arrivati a questa rivoluzione, conoscere a fondo i suoi protagonisti, e tracciare le linee del dominio tecnologico globale
Nella nuova puntata di “Minds On”, la serie prodotta da Adnkronos e Centro Economia Digitale, Giorgio Rutelli e Rosario Cerra dialogano con Alessandro Aresu, scrittore, consigliere scientifico di “Limes” e autore di “Geopolitica dell'Intelligenza Artificiale”, appena pubblicato da Feltrinelli. Un libro fondamentale per capire come siamo arrivati alla più importante rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni, per conoscerne i protagonisti e capire come cambiano gli equilibri tra superpotenze. Il libro intreccia le vite dei grandi innovatori di oggi con la storia del pensiero, perché l’intelligenza artificiale non è una tecnologia innovativa, ma un vero e proprio ecosistema che riscrive le dinamiche globali.
Geopolitica e IA: Stati Uniti e Cina a confronto
Uno dei punti centrali dell'analisi di Aresu riguarda la competizione tra Stati Uniti e Cina, due superpotenze che competono per la leadership in campo tecnologico, specialmente nell’IA. Aresu sottolinea che la Cina ha messo in atto una strategia nazionale molto esplicita già dal 2017, quando il Partito Comunista ha dichiarato di voler dominare l'innovazione tecnologica entro il 2030. Questa competizione si articola in vari ambiti: dalle infrastrutture informatiche e i semiconduttori, che formano l’hardware delle reti neurali, fino al software per la difesa e le applicazioni di sorveglianza. La Cina utilizza tecnologie di IA per scopi industriali, anche attraverso aziende come Huawei, che si concentra nel settore delle telecomunicazioni, e Hikvision, specializzata in visione artificiale e robotica, estende la sua penetrazione in decine di paesi occidentali.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, vedono nel settore privato, in particolare in aziende come Nvidia e Palantir, i leader che trainano l’innovazione tecnologica. Palantir, co-fondata da Peter Thiel, si distingue per la sua focalizzazione sulla difesa e l’applicazione dual-use dell’IA, mostrando la stretta connessione tra IA e sicurezza nazionale nel contesto americano.
I protagonisti dell'innovazione: dalle origini dell'IA ai big player odierni
Il libro di Aresu esplora non solo gli aspetti tecnologici, ma anche le figure chiave che hanno guidato lo sviluppo dell’IA. Traccia una linea evolutiva che parte dai pionieri come Alan Turing e Claude Shannon, arrivando ai protagonisti contemporanei come Geoffrey Hinton, Yann LeCun e Demis Hassabis, i cui contributi alla scienza dei dati e alle reti neurali hanno rivoluzionato il campo.
In particolare, Aresu descrive l’impatto di Jensen Huang, CEO di Nvidia, un’azienda che ha giocato un ruolo determinante nell’evoluzione dell’IA grazie alle sue GPU, che permettono la gestione dei grandi modelli utilizzati nei data center e nei centri di ricerca. Le scelte di Huang, come quella di assumere esperti dell’Università di Stanford per costruire un laboratorio interno all’azienda, sono la dimostrazione di come le decisioni strategiche aziendali possano anticipare e stimolare i trend futuri.
L'influenza dell'IA nella politica e nella difesa
La stretta connessione tra IA e sicurezza nazionale è una delle aree di maggior interesse per Aresu. La difesa sarà sempre più dipendente da sistemi tecnologici avanzati per ottimizzare le risorse e migliorare l’efficienza operativa, una visione che allinea tecnologia e strategia militare.
Nonostante ciò, l’adozione dell’IA nel settore pubblico e militare richiede attenzione. Aresu sottolinea la necessità di instaurare un dialogo tra le competenze scientifiche e quelle di sicurezza nazionale, che spesso si rivelano lontane fra loro. Questo gap, se non colmato, potrebbe portare a sfide nella gestione dell’IA nei conflitti futuri, e la mancanza di competenza in sicurezza potrebbe essere un fattore critico.
Il ruolo dell’Europa e dell’Italia
Aresu esprime una visione critica sul ruolo dell’Europa e dell’Italia nel contesto globale dell’IA. L’Europa, sebbene sia forte in alcune nicchie tecnologiche, come i gas industriali indispensabili alla produzione globale, non è in grado di competere alla pari con Stati Uniti e Cina nel campo dell’IA. Le difficoltà dell’Europa sono legate a una legislazione che frena l'innovazione e a una burocrazia che rende difficile per le imprese tecnologiche crescere rapidamente.
Anche in Italia, la situazione è complessa. Aresu suggerisce che, anziché concentrarsi su regolamentazioni che impongono vincoli a giganti stranieri, l’Europa dovrebbe investire nello sviluppo di un ecosistema di ricerca e capitale in grado di supportare startup e aziende tecnologiche europee. La carenza di priorità chiare rischia di lasciare l’Italia e l’Europa a fornire capitale umano senza poter competere realmente nei mercati globali. Anche in Italia, osserva Aresu, si nota un disallineamento tra le potenzialità scientifiche e la realtà economica, con i talenti che spesso emigrano in cerca di stipendi più alti e di crescita professionale.
La sfida dell’accelerazione tecnologica
Un altro tema discusso nell’intervista è l'accelerazione esponenziale della tecnologia, una tendenza che si osserva già nei data center, essenziali per sostenere i complessi modelli di IA. Aresu discute dell'ipotesi di un futuro dominato dai data center, dove l'infrastruttura tecnologica e la capacità di calcolo cresceranno esponenzialmente. Se non gestito, questo fenomeno potrebbe accentuare le disuguaglianze economiche e portare a una distribuzione non equa delle risorse tecnologiche, a vantaggio dei Paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati.
L’accelerazione tecnologica solleva anche interrogativi sul futuro delle infrastrutture energetiche. L’Europa, con la sua rete di data center in espansione, potrebbe dover affrontare una competizione con Paesi come la Cina, che dispone di forti capacità di infrastrutturazione energetica. Secondo Aresu, i governi dovranno investire in infrastrutture energetiche adeguate e in tecnologie di raffreddamento per sostenere la crescita dell’IA, creando una sinergia tra politica energetica e innovazione tecnologica.