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Influenza, Andreoni: “Non solo australiana, tutte le forme possono dare encefaliti”

"Vaccino prima arma di prevenzione, a causa del virus influenzale ogni anno registriamo 5-15mila decessi"

Massimo Andreoni

"L'influenza è una malattia sistemica, guai a definirla 'banale': ogni anno è causa di 5-15mila decessi poiché può dare complicanze molto severe, non soltanto respiratorie, come ad esempio delle encefaliti con interessamento del sistema nervoso centrale. Ma sia chiaro, i sintomi neurologici riscontrati al Policlinico San Martino di Genova nel primo paziente con H3N2, un uomo di 76 anni, non sono esclusivi dell'austrialiana. Possono infatti comparire in tutte le forme influenzali gravi che, oltre ad interessare l'apparato respiratorio, colpiscono anche altri organi". Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie infettive dell'Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive tropicali (Simit), a margine della presentazione - oggi a Roma - della campagna di sensibilizzazione promossa da Pfizer 'Salute respiratoria: Abituati a proteggerti dalle infezioni stagionali'.

"Tutte le influenze possono avere complicanze e colpire anche il sistema nervoso centrale, quindi il cervello - spiega Andreoni - Poi più l'influenza si manifesta in maniera seria, più è probabile vedere manifestazioni neurologiche anche a distanza. Quindi l'australiana, che sembra essere una malattia con decorso particolarmente serio e importante, evidentemente ha la probabilità di causare più casi neurologici gravi rispetto ad altre influenze meno gravi".

I soggetti più a rischio anche di andare incontro a sintomi neurologici? Secondo l'infettivologo, "lo siamo tutti, dai bambini agli over 60-65, persone fragili con comorbidità. Per questo motivo - conclude - occorre ricordare che il vaccino è la prima arma di prevenzione che abbiamo a disposizione".

Con l'arrivare del freddo le infezioni stagionali prevalenti colpiscono le vie respiratorie: influenza, Covid e il virus respiratorio sinciziale (Rsv) che, sebbene sia prevalente nei bambini, causa circa 2mila decessi l'anno anche tra gli adulti. Tutti questi virus possono dare manifestazioni estremamente gravi che richiedono l'ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva".

Le categorie più a rischio per le malattie respiratorie e quindi anche per l'Rsv sono "innanzitutto le età estreme della vita - bambini piccoli, adulti over 60 - ma anche malati cronici, soggetti fragili con patologie cardiovascolari, insufficienza renale e obesi. La prevenzione? Riguarda anche noi e gli atteggiamenti che dobbiamo avere - avverte Andreoni - Distanziamento sociale, uso della mascherina, lavaggio delle mani sono ottime misure per cercare di prevenire, di acquisite e trasmettere l'infezione. Ma accanto a queste misure di buon senso oggi abbiamo le vaccinazioni, strumento fantastico per prevenire le infezioni respiratorie".

"Oggi finalmente abbiamo a disposizione anche i vaccini per l'Rsv, uno dei virus che conoscevamo nella sua gravità di manifestazioni, ma per il quale non avevamo ancora a disposizione un vaccino. Oggi lo abbiamo e quindi abbiamo una nuova arma, anche per prevenire questa grave infezione", conclude.

"La campagna vaccinale contro l'influenza finalmente è partita, ed è partita discretamente bene. Ma spesso il suo avvio può ingannare perché gli affezionati alla vaccinazione si vaccinano subito, per questo gli inizi sono sempre promettenti. Dopo qualche settimana, purtroppo, ci si accorge che in realtà la vaccinazione stenta a decollare. Dobbiamo aspettare per vedere quello che succede prima di esultare. E' anche vero che lo scorso anno ci sono stati problemi di approvvigionamento dei vaccini, soprattutto per i medici di medicina generale, cosa che in questo momento però non sembrerebbe esserci". "Certamente il sentore è che non sarà una campagna alla quale aderiranno moltissime persone - sottolinea Andreoni - Anche quest'anno ci aspettiamo una vaccinazione di basso profilo. Però la speranza è che le persone comprendano l'importanza di proteggersi contro il virus dell'influenza, una malattia sistemica molto aggressiva nella variante australiana".

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Cronaca

Como, morta a 38 anni Deborah Vanini: rinunciò a cure...

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La donna aveva scoperto il tumore al quarto stadio e la gravidanza nello stesso giorno

Deborah Vanini nel giorno della nascita di sua figlia Megan - Facebook

Si sono tenuti oggi, a Como, i funerali di Deborah Vanini, trentottenne morta dopo aver scelto di non sottoporsi alle cure per il tumore al quarto stadio che le era stato diagnosticato per portare avanti la gravidanza e far nascere sua figlia Megan. In tanti hanno voluto darle un ultimo saluto nella chiesa di San Giuseppe in Como (Zona ex Caserme), molti altri hanno lasciato un pensiero sui social per lei, i genitori Antonio ed Eleonora, il compagno Massimo e la sua bambina, di soli due mesi, Megan.

"Oggi il cielo ha guadagnato una stella, ma qui per noi il vuoto è immenso. Hai sempre illuminato la vita di chiunque ti fosse accanto con il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua positività contagiosa", ha scritto su Facebook una sua cara amica, Katia Gianquinto. "Sei stata una sorella per me, una presenza unica e speciale, bella come il sole e dolce come pochi. Non dimenticherò mai il tuo modo di vedere il mondo, il fantastico mondo di Debby, sempre con il cuore aperto e l’anima leggera".

La storia

A settembre è nata la piccola Megan e Deborah Vanini, proprio in quell'occasione, ha deciso di raccontare pubblicamente la storia della sua gravidanza. "Il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, ho scoperto anche di avere un tumore al quarto stadio", raccontava la donna, spiegando di aver vissuto quel momento come uno 'shock'. "Avevo una vita da sogno fino al giorno precedente. Dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Dall’estasi alle pene dell’inferno".

"Da lì il buio. Mesi e mesi di esami, - continuava - giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, farmaci, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza. SCELTE. Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi... Ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a ME, a NOI".

"Ho toccato veramente il fondo, ma poi... con l’aiuto di uno staff NIGUARDA a dir poco favoloso, amici di vecchia e nuova data, la mamma, il mio angelo Katia Gianquinto e la vera roccia della mia vita, il mio compagno (che non mi ha abbandonata per 1 solo secondo, stando con me h24 anche in ospedale per settimane, e dormendo persino per terra),sono riuscita a trovare anche dei lati postivi in tutto questo, perché ci sono sempre nonostante tutto. ( E quando ci lamentiamo di qualcosa, valutiamo bene il 'peso di questa cosa' )".

Deborah Vanini ha scelto rinunciare alle possibili cure salvavita che avrebbero comportato l'interruzione della gravidanza. "Speravamo almeno di goderci un parto tranquillo, ma anche qui, la vita è rimasta storta", scriveva a settembre, raccontando "un parto prematuro non programmato, una tromboembolia al polmone, una tac d’urgenza preparto, l'ipotesi che potesse farcela lei ma non io... insomma, un film. Ma la nostra è sempre stata una vita da film".

Megan è nata a 35 settimane e sua madre le dava così il benvenuto: "Forse tu non lo sai ancora, ma mi hai letteralmente salvato la vita".

Insieme madre e figlia hanno potuto vivere poco più di due mesi, che Vanini ha considerato un miracolo. "Chissà per quanto tempo potrò guardarti. Ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile", scriveva la donna celebrando il primo mese di sua figlia.

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Cronaca

Genova, consigliera comunale in aula: “Io stuprata a...

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Francesca Ghio ha raccontato le torture subite "tra le mura di casa da un dirigente, il vostro bravo ragazzo"

Francesca Ghio - Facebook

Francesca Ghio, consigliera comunale di Alleanza Verdi e Sinistra a Genova, ha confessato oggi di essere stata stuprata quando aveva 12 anni. Lo ha fatto leggendo un testo. Ghio ha raccontato di essere stata violentata per mesi "fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia. Ripetutamente per mesi e mesi da un uomo di cui mi fidavo, da un uomo che nessuno avrebbe pensato potesse essere un mostro, un dirigente genovese, il vostro bravo ragazzo". "Lui mi diceva di stare zitta - ha raccontato la consigliera - e che doveva essere il nostro segreto, dovevo giurargli di non raccontare niente a nessuno. Mentre sottostavo alle sue torture. Il dominio dell'uomo, del padre, la mia mente e il mio corpo sotto la sua autorità".

Ghio ha detto di non avere mai denunciato l'uomo che l'ha violentata. "Non sapevo neanche cosa fosse una denuncia a 12 anni", ha detto, confessando di essere arrivata a ferirsi fisicamente: "Mi sono coperta le cicatrici sulle braccia per anni, nessuno mi ha mai chiesto perché tenessi sempre felpe e maniche lunghe, ma il dolore era l’unica emozione che mi faceva provare ancora qualcosa".

L'intervento di Ghio arriva a un giorno dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. "Il 25 novembre è passato. Ci vediamo l’anno prossimo con la conta dei numeri, chi sull’elenco dei nomi dei cadaveri, chi nel silenzio muore dentro. Vittima due volte: dello stupratore e della società che guarda dall’altra parte. L’unica differenza? Non staremo più zitte". La citazione di Giulia Mei. Ghio ha concluso il suo intervento citando il brano 'Bandiera' di Giulia Mei. “Della mia fica Farò una bandiera Che brillerà Nella notte nera”.

"Volevo che il messaggio passasse in modo forte, atto dovuto per il mio ruolo"

Vuole evitare la "pornografia del dolore", ma rivendica come atto politico la scelta di raccontare in aula dello stupro subito a 12 anni. Francesca Ghio, 31 anni, è la consigliera comunale genovese di cui si parla in tutta Italia. Lei vittima di un uomo, un dirigente di una piccola azienda della Genova 'bene', che per mesi l'ha stuprata fisicamente e psicologicamente. Una persona vicina alla famiglia, che le diceva di stare zitta. La 'pornografia del dolore' che Ghio vuole evitare la porta a non raccontare dettagli sull'esperienza, declinando le numerose richieste di interviste che stanno arrivando dopo il suo sfogo in aula.

"La volontà del mio intervento - spiega - era fare qualcosa di diverso perché il messaggio passasse in modo più forte, essere rappresentazione della realtà". "Ho capito di doverlo fare mentre addormentavo la mia bimba". Ghio oggi è una giovane madre di una bambina che ha meno di un anno. "Mi sono persa nei suoi occhi, ho pensato che come ogni martedì avrei partecipato al solito 'teatro'. (il consiglio comunale di Genova cade di martedì, ndr). Ci si trova a fare teatro su discorsi del genere sentendo una sorta di apatia che è normalizzare tutti i problemi, sia su questo tema, come su altri, pensiamo al genocidio. Restano le cadenze per ogni problema della società: il 25 novembre, l'8 marzo. Raccontando quello che ho subito ho voluto togliere apatia e mettere empatia, usare la storia come atto politico".

"Secondo me - spiega ancora Ghio - è un atto dovuto per il ruolo che ricopro, doveroso ancora di più perché sono qua dentro, spesso mi sento inutile a scaldare la sedia e non avere un impatto, ma non avrei potuto non farlo, ogni anno ho pensato di raccontarlo e quest'anno mi sono detta che non avrei potuto procrastinare. Ho passato tutte le fasi della mia vita, oggi si chiude il cerchio, l'ho raccontato a persone a cui non l'avevo mai confessato, compresa mia madre".

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Cronaca

Con il freddo per cani e gatti fare attenzione a sbalzi...

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Federico Coccìa

No agli sbalzi di temperatura, passaggio graduale dal caldo al freddo e una quantità maggiore di pappa. Questi i segreti per proteggere, difendere i nostri amici cani e gatti dall'arrivo del freddo, anzi freddissimo, di questi giorni. "Oserei dire finalmente è arrivato il freddo!! Dopo un'estate torrida, durante al quale i nostri amici a quattro zampe hanno sofferto molto il caldo, considerando che si è trattato di un caldo anomalo, torrido, asfissiante - spiega all'Adnkronos il veterinario Federico Coccìa - quindi non potendo uscire per lungo tempo da casa perché il caldo uccide l'ossigeno, finalmente arriva il freddo, anche perché gli animali domestici come appunto cani e gatti sopportano meglio le temperature invernali".

"Certo è che bisogna avere delle accortezze, in particolare è importante evitare gli sbalzi di temperatura che sono pericolosi per i nostri amici. - continua Coccìa - Difficile dato che non ci sono più le mezze stagioni e si passa da caldissimo a freddissimo. il passaggio dal freddo al caldo deve essere graduale quindi sarebbe meglio non fare la passeggiata la mattina presto, ma nella tarda mattinata con l'aria un poco più calda, e per i cani più freddolosi, come i piccoli chihuahua, è bene coprirli con un cappottino. Lo sbalzo di temperatura e le temperature troppo basse possono provocare problemi alle prime vie aeree respiratore con tanto di tosse, quindi meglio evitarli. Un altro aspetto importante quando arriva il freddo è l'alimentazione. E' necessario fare delle modifiche, magari aggiungere degli integratori e aumentare la dose giornaliera di cibo dato che il metabolismo a causa del freddo consuma più calorie".

"Il gatto? Normalmente non esce di casa ma ugualmente lo sbalzo di temperatura può farlo ammalare. Il gatto in casa passa infatti dall'aria condizionata piuttosto intensa in estate al riscaldamento in inverno: un cambiamento che se non si hanno delle accortezza può creare dei problemi come ad esempio il continuo cambio di muta del pelo. Anche in questo caso il passaggio dovrebbe essere graduale, il gatto quando si spegne l'aria condizionata non deve andare a cercare il calorifero, non deve dormire sul termosifone: è troppo caldo. Ripeto, - conclude Coccìa - serve un passaggio graduale in modo che non si ammali e non perda in maniera costante il pelo. Anche per il gatto, in inverno, serve una maggiore quantità di cibo".

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