Salute, longevità sana, Scapagnini (Sinut): “Tecnologia aiuta ma prevenzione è tutto”
L'esperto al Welfair 2024: "Big data e telemedicina possono intercettare malattia prima che si sviluppi ma prevenzione primaria pilastro fondamentale per invecchiare in salute"
"Il concetto di allontanare il più possibile le patologie croniche dell’invecchiamento è diventato una reale emergenza. L’aspettativa di vita in Italia si aggira attorno agli 81-84 anni, facendo una media tra uomini e donne. L’aspettativa di vita in salute non raggiunge però i 61 anni. Ciò significa che un 20% della nostra vita lo viviamo in malattia. L’innovazione tecnologica della Sanità può aiutare. Sicuramente il controllo e la gestione della salute in una popolazione che invecchia è fondamentale. Mi riferisco ai big data, alla sensoristica e alla telemedicina, novità che possono intercettare il problema prima che si sviluppi, per questo rappresentano l'unica strada per evitare l'innesco di malattie che ad oggi non sono curabili. Tuttavia, la prevenzione primaria resta un pilastro fondamentale per invecchiare in salute". Così all’Adnkronos Salute Giovanni Scapagnini, professore di Nutrizione clinica presso l’università del Molise e vicepresidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), a margine di Welfair 2024, la Fiera del fare sanità, da oggi al 7 novembre alla Fiera Roma.
Secondo Scapagnini "noi dobbiamo iniziare a preoccuparci del nostro stato di salute quando stiamo bene – spiega - Vuol dire non fumare, non bere alcolici, fare attività fisica regolare, soffermarci sulla nutrizione funzionale che non è seguire una dieta sana e equilibrata, concetto che non vuol dire nulla, ma significa che dobbiamo sapere di quali alimenti abbiamo bisogno nel nostro pasto per far sì che aumentino le probabilità di non ammalarci. Quindi, la prevenzione primaria resta fondamentale".
Non si tratta solo di intercettare le malattie prima che si manifestino, "quello avviene attraverso gli screening", ma la prevenzione primaria va ben oltre: vuol dire trasformare in scienza quello che noi per anni abbiamo considerato buonsenso" conclude.
Cronaca
Eleonora Daniele e il libro verità contro i tabù sulla...
'Ma siamo tutti matti?' è il titolo provocatorio dell'opera per dire basta a "un sistema che è rimasto a guardare". Dieci storie più una, quella del fratello Luigi morto nel 2015. "La sua mano è sulla mia e con lui scrivo queste pagine"
"Storie di malati mentali, delle loro famiglie e di un sistema che è rimasto a guardare". Eleonora Daniele, giornalista e conduttrice Rai, voce e volto di tante campagne solidali, le mette nel libro 'Ma siamo tutti matti?', edito da Rizzoli. Dieci storie di cronaca raccolte dall'autrice in oltre vent'anni di racconto della società italiana, più l'undicesima. La sua storia, la storia della sua famiglia, quella del fratello Luigi morto una mattina di febbraio a 44 anni in un istituto sanitario di Padova. "Soffriva di autismo, trattato per anni come un matto, senza capire la differenza sostanziale tra malattia mentale e disabilità mentale grave", dichiara Daniele in un'intervista all'Adnkronos Salute. Luigi non ce l'ha fatta, ma "è ancora qui con me e insieme stiamo scrivendo queste pagine", si legge nel capitolo 'La sua mano sulla mia', che apre l'opera.
"E' un libro tosto", dice Daniele. A cominciare dal titolo che "è una chiara provocazione". Siamo tutti matti "intanto perché la parola matto viene usata con troppa leggerezza, in maniera assolutamente sbagliata e discriminatoria. Sulla malattia e la disabilità mentale c'è e persiste un'ignoranza di base e diffusa", riflette l'autrice. E poi siamo tutti matti perché "dopo la legge Basaglia del 1978, in tutti questi anni, il sistema di presa in carico del paziente è stato demandato in toto alle famiglie e questa oggi è diventata un'emergenza sociale". Nell'Italia del post-Covid, nell'era dei social, dell'uso sempre più frequente in ogni piazza d'Italia di sostanze stupefacenti, il disagio latente si amplifica a dismisura ed esplode, analizza Daniele. "E' un'emergenza così evidente, ormai, che se non si fa qualcosa con urgenza si rischia veramente di non riuscire più a salvare nemmeno il salvabile".
E invece "l'idea di salvezza" è la ragione di vita più forte per le famiglie di chi soffre. L'autrice lo spiega quando prova a descrivere la "mancanza costante e continua" che prova per Luigi che non c'è più: "La cosa che mi manca di più è il fatto di non avere avuto il tempo. Perché tu hai un'idea di salvezza, tu familiare vuoi comunque salvare la persona che hai accanto, la vuoi salvare della sofferenza, dal pregiudizio e dallo stigma, dai pensieri cattivi e da tutto il male del mondo, dalle cattiverie delle persone che non capiscono, dall'ignoranza", incalza Daniele. "La vuoi salvare e invece non ti viene permesso farlo. O perché ti manca il tempo o semplicemente perché ti trovi a combattere contro i mulini a vento". Nessuno che riesca ad aiutare davvero chi ami, intorno c'è il vuoto e "tu ti senti perso, solo e abbandonato. Ti senti disperato e vivi in maniera disperata, non dormi la notte". Non ci riesci oppure non puoi, perché "questi malati a volte non ti fanno dormire, a causa della loro malattia passi le notti in bianco. C'è gente che si chiude nelle camere a chiave, per paura o per vergogna. Ma puoi vivere chiuso a chiave per tutta le vita?", domanda l'autrice.
"Di fatto la Basaglia è stata applicata a metà - denuncia - Dovevano essere inserite nel territorio tutta una serie di strutture di presa in carico e di difesa, per gli stessi malati, per i loro familiari e anche per quelli che non li conoscono, che girano per le strade e devono poterlo fare in tranquillità e in sicurezza. Tutto questo non è successo" e Daniele lo sa perché ne ha sperimentato "i danni emotivi", i traumi che feriscono i parenti tanto quanto i "danni effettivi" subiti dai malati. "Sono la più giovane di 4 figli", ricorda. "Due sorelle più grandi, poi Luigi e dopo 6 anni io. Nella mia infanzia ho vissuto la sua adolescenza come una madre, perché mia mamma lavorava e le mie sorelle erano già fuori casa. Da bambina mi sono trovata ad affrontare il momento più difficile di mio fratello, quello in cui non era più bambino e tu non sai più come fare, perché un bimbo più o meno lo gestisci, mentre un ragazzo grande e grosso no".
Dopo un periodo in un ospedale psichiatrico di Padova - un posto che gli occhi di Eleonora bambina guardavano senza capire "cosa c'entrasse Luigi lì, perché dovesse stare in mezzo ai matti", scrive nel libro - il fratello dell'autrice tornò a casa fino a quando i genitori furono costretti a prendere "la decisione più sofferta", quella di trasferirlo in un istituto di Treviso. Fu "un taglio vertiginoso" eppure "non c'era più via di scampo né soluzione, gli attacchi aggressivi erano diventati ormai all'ordine del giorno e mio padre non riusciva più a trattenere l'impeto fisico di un ragazzone di vent'anni che aveva troppe crisi, autolesionistiche e non", continua il testo. "Nemmeno quel luogo c'entrava nulla" con Luigi, però con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni "lui pian piano capì che quella era la sua nuova vita e quel posto la sua nuova casa". Insomma "sembrava tutto filasse liscio, ma avevamo sulla testa una legge tale per cui i disabili ricoverati in Rsa o strutture paraospedaliere dovevano essere ricondotti in residenze appartenenti al nucleo del comune di nascita". Così Luigi tornò "a Padova in un istituto più grande, con più strutture sanitarie per la cura e la logopedia". Di nuovo una speranza, invece fu quello "l'inizio della fine". Il 17 febbraio 2015 Luigi morì.
"In quell'istante provai il dolore più forte della mia vita, urlai senza fermarmi, sprofondata in un burrone dal quale ancora non sono risalita", mette nero su bianco l'autrice. E a voce lo ripete: "Tutto questo ha avuto chiaramente un impatto pesantissimo su di me e oggi la mia vita è dedicata anche a questo", a far sì che le cose possano cambiare. "La presa in carico di mio fratello, e oggi lo dico con grande consapevolezza, è stata traumatica - confida Daniele - per lui e per tutta la famiglia, perché già al tempo non c'erano strutture per i disabili mentali" e "negli anni la situazione è persino peggiorata". Per le persone con disabilità e per quelle con psicosi o che arrivano a commettere atti criminali: "Ci sono madri e padri che si trovano costretti a denunciare i figli e che nonostante tutto ce li hanno in casa. Ci sono situazioni in cui non scattano i codici rossi, donne come Rosa Maria Scorese stalkerizzata dall'assassino della sorella". Intanto "le Rems sono tutte piene, non ci sono posti e i pazienti psichiatrici sono nelle case". Mentre gli istituti che dovrebbero occuparsi delle persone con disabilità mentale "magari le ricoverano, ma raramente le recuperano e la differenza è netta".
"Chiedo ancora una volta: come è stata applicata la legge Basaglia?", insiste l'autrice. "Servono strutture a cui le famiglie si possano appoggiare, perché oggi le strutture sono pochissime e le famiglie restano abbandonate. Questa è la verità, questo è quello che raccontano tutti i familiari e questo è il dramma al quale voglio dare voce. Perché quando tratto certe storie lo faccio non da giornalista, ma da familiare, in questi problemi mi riconosco. Anche quando si parla di pazienti con malattie mentali gravissime o di assassini, che non c'entrano nulla con i disabili mentali" com'era Luigi, "i problemi assistenziali e le difficoltà di relazionarsi con le istituzioni competenti sono gli stessi e si stanno aggravando", avverte Daniele.
"Questo discorso lo faccio perché vorrei essere costruttiva - precisa - dare il mio contributo a un sistema che però va rivoluzionato e ripensato". La prima dedica dell'autrice è "ai nostri figli, affinché possano vivere in un mondo più sano". La seconda è "per Barbara Capovani, la giovane psichiatra che nell'aprile 2023 a Pisa è stata vittima di un femminicidio avvenuto per mano di un paziente psichiatrico. E qui si apre tutta la voragine delle violenze ai medici, dei giovani che certe professioni non le vogliono più nemmeno fare perché vengono aggrediti o comunque sono a rischio, in una situazione di costante pericolo perché chi dovrebbe essere preso in carico cammina per le strade". Daniele vuole "dare voce a queste persone e alle famiglie dei pazienti, che non hanno voce e che si isolano perché di malattie mentali non si può parlare. Voglio sfregiare questo tabù, gettarlo in pasto ai lupi" e lenire tanto dolore. "Nonostante lo abbia messo sotto la brace, il mio rimane rovente", confessa.
"Mio fratello lo vivo tutti i giorni, è una presenza costante nella mia vita", assicura la sorella. "Non posso lasciare la sua mano, perché lui mi sta ancora accompagnando", scrive nel libro. "La sua mano mi stringe e il suo sorriso mi infonde, nonostante tutto, la voglia di lottare". Ecco perché Luigi "non è morto. Mi sta accompagnando per stravolgere le cose, tenendosi in equilibrio tra cielo e terra. Servono coraggio e determinazione per spaccare un macigno che continua a roteare all'infinito schiacciando vite umane e i loro diritti. Servono nuove idee per ripensare la malattia mentale dentro un sistema di vita efficace che diminuisca sofferenza e faccia filtrare luce ove l'oscurità ci ha inghiottiti. Affinché la morte di ogni nostro familiare abbia un senso e la dignità di essere ricordata, io lotto". Il primo grazie è quello di Simone Cristicchi che di 'Ma siamo tutti matti?' firma la prefazione: "Le storie che ci racconti - scrive il cantautore che ha portato gli ospedali psichiatrici sul palco di Sanremo vincendo il festival nel 2007 con il brano 'Ti regalerò una rosa' - serviranno per vincere quel silenzio complice e ridare una dignità a chi è stato travolto, prima dall'uragano del destino e poi dalla cattiveria degli uomini. Saranno storie per debellare il virus più nefasto dei nostri tempi: l'indifferenza. Saranno specchi per guardarsi nell'altro, perché, come diceva qualcuno, 'da vicino nessuno è normale'".
Cronaca
Guida Michelin 2025, i migliori ristoranti d’Italia....
36 nuove stelle Michelin e 11 Stelle Verdi: ecco le regioni più premiate
In occasione della settantesima edizione della celebre Guida Michelin, in Italia arrivano tantissime novità: ben 130 nuovi ristoranti sono stati inseriti, "segno che il Paese mantiene tutto il suo dinamismo in termini di gastronomia", si legge sul sito ufficiale. E poi ovviamente le ambite 'Stelle': ne sono state assegnate 36 quest'anno.
Dopo tre anni, la cerimonia della Guida Michelin è tornata in Emilia-Romagna e, per la prima volta nella sua storia, nella città di Modena. Per celebrare la 70ma edizione della Guida Michelin italia si sono aperte le porte del Teatro Comunale Pavarotti-Freni che ha ospitato la cerimonia presentata da Giorgia Surina, alla quale hanno partecipato oltre 500 invitati tra i quali chef, giornalisti, professionisti del settore e istituzioni.
Tre stelle
A Verona, una sorpresa: il ristorante Casa Perbellini 12 Apostoli, dello chef Giancarlo Perbellini, vede brillare la sua terza Stella Michelin.
Due stelle
Arriva la seconda stella per Villa Elena Montalcino, a Bergamo, e per Campo del Drago, a Montalcino.
Una stella
Sono state premiate invece con una stella la Locanda Mammì, ad Agnone, in Molise; il Dissapore di Andrea Catalano a Carovigno, in Puglia; l'Equilibrio a Dolcedo, in Liguria; il Vineria Modì a Taormina, in Sicilia; il Grual a Pinzolo, in Trentino Alto-Adige; l'Abbruzzino Oltre di Lamezia Terme, in Calabria, e l'Achilli al Parlamento a Roma, unica città presente per il Lazio.
Le regione con più ristoranti ad aver ricevuto la prima stella è la Lombardia, con ben 9 ristoranti: il Grow Restaurant di Albiate; l'Olmo a Cornaredo; il Moebius Sperimentale e il Sine by Di Pinto, entrambi a Milano; il Circolino di Monza; l'Acqua di Olgiate Olona; il Cucina Cereda a Ponte San Pietro; il Casa Leali a Puegnago sul Garda e infine il Tancredi a Sirmione.
Segue la Campania con cinque locali: il Cetaria a Baronissi; il O Me O Il Mare a Gragnano; il Don Alfonso 1890 a Sant’Agata Sui Due Golfi; il Marotta a Squille e il Volta del Fluenti by Michele De Blasio a Vietri sul Mare.
Quattro locali a testa per l'Emilia Romagna (il Ristorante del Lago a Bagno di Romagna, l'Ancòra di Cesenatico, l'Alto a Fiorano Modenese e Al Gatto Verde di Modena) e la Toscana (il Contrada di Castelnuovo Berardenga, il Saporium a Chiusdino, il Serrae a Fiesole e la Locanda de Banchieri a Fosdinovo). Due a testa per Piemonte (il Cannavacciuolo Le Cattedrali di Asti e il Cannavacciuolo by the Lake di Pettenasco) e Veneto ( il Palais Royal Restaurant a Venezia e l'iris a Verona).
In Italia 14 ristorante con tre stelle Michelin
Con il ristorante 'Casa Perbellini - 12 Apostoli dell’omonimo chef, sono ora 14 i ristoranti tre Stelle Michelin in Italia; 2 i nuovi due Stelle e 33 le nuove una Stella Michelin per un totale di 393 stelle distribuite in tutta la penisola. Inoltre, 11 nuovi ristoranti hanno ricevuto la Stella Verde Michelin, che contraddistingue i ristoratori in prima linea sul fronte della sostenibilità e può essere attribuito a qualsiasi ristorante, non solo ai ristoranti Stellati o ai Bib Gourmand. La selezione 2025 comprende un totale di circa 2.000 ristoranti.
Poi, 4 i premi speciali Michelin nella selezione 2025: Michelin Young Chef Award 2025 assegnato a Matteo Vergine del Grow Restaurant, Albiate (MB); Michelin Service Award 2025 offerto da Intrecci - Alta Formazione di Sala assegnato a Vanessa Melis del ristorante Pascucci al Porticciolo, Fiumicino (RM); Michelin Chef Mentor Award 2025 offerto da Blancpain, assegnato ad Antonino Cannavacciuolo del ristorante Villa Crespi, Orta San Giulio (NO); Michelin Sommelier Award 2025 offerto dal Consorzio Franciacorta, assegnato a Oscar Mazzoleni del ristorante Al Carroponte, Bergamo.
Oltre alla new entry nella famiglia dei 3 Stelle Michelin, i Ristoranti che 'valgono il viaggio' in Italia e confermano le 3 Stelle, sono: Villa Crespi Orta San Giulio (NO), Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Uliassi a Senigallia (AN), Piazza Duomo ad Alba (CN), Enrico Bartolini al Mudec a Milano, Quattro Passi, Nerano, (NA) e Norbert Niederkofler Atelier Moessmer, Brunico (BZ). Sono 36 nuove Stelle in totale che hanno interessato 13 regioni, delle quali 2 new entry nella categoria dei due Stelle Michelin, ovvero i ristoranti che 'valgono la deviazione': Marco Galtarossa - Villa Elena, Bergamo; Matteo Temperini - Campo Del Drago, Montalcino.
I noti chef premiati
Tra le 33 novità a ricevere una Stella molti chef hanno un mentor d’eccezione: Antonino Cannavacciuolo riceve la Stella in due ristoranti, Cannavacciuolo Le Cattedrali Asti e Cannavacciuolo by the Lake a Pettenasco (NO), guidati rispettivamente da Gianluca Renzi e da Gianni Bertone. Davide Oldani vede assegnata una nuova stella al ristorante Olmo, a San Pietro all’Olmo (MI) affidato a Riccardo Merli, mentre Massimo Bottura al ristorante Al Gatto Verde, con al timone Jessica Rosval, conquista la stella e anche la Stella Verde. Tra le 36 novità, sono 14 gli chef con età uguale o inferiore ai 35 anni (4 dei quali con età uguale o under 30).
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Cronaca
‘Ambulance.AI’, a Welfair 2024 presentata...
Consente monitoraggio parametri vitali pazienti migliorando precisione cure già nel tragitto verso l’ospedale. Le prime 100 unità destinate ad Ares Lazio
La nuova frontiera dell’emergenza medica si chiama 'Ambulance.AI'. Presentata oggi a Welfair, la Fiera del Fare Sanità, in programma alla Fiera di Roma fino al 7 novembre, 'Ambulance.AI' trasforma le ambulanze in centrali di telemedicina mobili, connesse in tempo reale con le centrali operative per migliorare la rapidità e l’efficacia degli interventi d’emergenza. Attraverso l’integrazione di intelligenza artificiale e tecnologia blockchain - riport una nota - ogni 'Ambulance.AI' consente la trasmissione continua e sicura di immagini e dati medici, permettendo consulti istantanei con specialisti ospedalieri. Questa tecnologia avanzata consente il monitoraggio costante dei parametri vitali dei pazienti, migliorando la tempestività e la precisione delle cure già nel tragitto verso l’ospedale.
"Ambulance.AI rappresenta una svolta per la sicurezza dei pazienti e degli operatori, ottimizzando le risorse delle aziende sanitarie e il tempo dei medici specialisti – dichiara Ido Miglioranza, CEO di Emerland.AI e ideatore del progetto - La nostra ambulanza del futuro è progettata come una piattaforma scalabile, pronta a ospitare servizi sempre più evoluti e a supportare anche le cure domiciliari".
Questa innovazione - si legge - punta a una sanità più sostenibile: la gestione ottimizzata degli interventi ridurrà i ricoveri ospedalieri non necessari e migliorerà la qualità della vita dei pazienti, delle loro famiglie e dei soccorritori. Inoltre, permette un utilizzo mirato degli specialisti, connessi in tempo reale tramite la centrale operativa, migliorando l’efficienza delle cure e riducendo il rischio clinico. Le sfide del trasporto sanitario – dalla complessità delle attrezzature elettromedicali all’operatività in movimento – trovano finalmente una risposta grazie ad Ambulance.AI, che introduce un modello scalabile, capace di adattarsi e crescere con le necessità della sanità moderna.
Le radici di questa rivoluzione risalgono al 2011 - riferisce la nota - quando Miglioranza fu pioniere nella diffusione dei defibrillatori e nella formazione per il loro uso nelle strutture sportive e aziendali. Dal 2013 si è concentrato su soluzioni hardware e software per la telemedicina e la gestione delle sale operative. "Siamo convinti che l’innovazione tecnologica debba avere un impatto positivo e concreto. Con 'Ambulance.AI' ci avviciniamo a un futuro in cui la tecnologia rende la sanità più sicura, veloce ed efficiente - afferma Miglioranza - Investire in questa tecnologia significa credere in una sanità più sicura, efficace e interconnessa". E oggi si è svolta anche la cerimonia di consegna della prima edizione del Premio Michele Leonardo Lo Tufo, riconoscimento intitolato a una figura di rilievo nella Pubblica amministrazione e nell’innovazione sanitaria.
Il Premio ha interessato tre categorie, pensate appositamente per riflettere l’approccio multidisciplinare che Lo Tufo ha promosso durante la sua carriera: 1. Governance e sostenibilità finanziaria all’Ospedale Niguarda, riconosciuto come primo ospedale pubblico italiano nella classifica World’s Best Hospitals 2024 della rivista Newsweek, per la qualità delle cure, la ricerca e la soddisfazione dei pazienti; a Daniela Donetti, Direttrice generale dell’Aou Sant’Andrea di Roma, per il suo lavoro di integrazione tra ospedale e territorio, che ha saputo bilanciare la sostenibilità economica con l’eccellenza nei servizi; a Giuseppe Quintavalle, Commissario straordinario della Asl Roma 1, per il suo contributo all’innovazione e alla gestione territoriale orientata alle esigenze delle comunità più vulnerabili.
2. Dati e tecnologie. In questa categoria si riconoscono i progetti che promuovono l’uso delle tecnologie digitali per una sanità più efficiente e accessibile e i professionisti che hanno saputo mettere al centro il benessere dei pazienti. Il riconoscimento è andato a Soresa per il progetto Sinfonia, sistema informativo che ha portato a significativi miglioramenti nell’accesso ai servizi sanitari, avvicinandosi all’obiettivo di una 'sanità a burocrazia zero'. 3. Persone. Questa categoria riconosce l’impegno e la dedizione dei grandi professionisti, come Chiara Agrati, che ha condotto importanti studi sull’immunità e ha contribuito con il suo lavoro alla protezione delle comunità da virus emergenti. La sua attività, segnata da oltre 200 pubblicazioni scientifiche, testimonia il ruolo cruciale delle donne nella ricerca scientifica.
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