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Da università di Roma Tor Vergata dottorato honoris causa a oncologo Arnold Jay Levine

In Biochimica e Biologia molecolare - Sua la scoperta della proteina p53, oncosoppressore cruciale nella prevenzione della cancerogenesi

Da università di Roma Tor Vergata dottorato honoris causa a oncologo Arnold Jay Levine

E' stata celebrata oggi, nell'Aula Fleming della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università di Roma Tor Vergata, la cerimonia per il conferimento del Dottorato di ricerca honoris causa in Biochimica e Biologia molecolare ad Arnold Jay Levine, professore dell'Istituto per gli studi avanzati di Princeton (Usa). Figura di spicco nel panorama scientifico internazionale - ricorda una nota - Levine ha trasformato il campo dell'oncologia con la scoperta della proteina p53, un oncosoppressore che svolge un ruolo cruciale nella regolazione del ciclo cellulare e nella prevenzione della cancerogenesi. Questa scoperta ha posto le basi per lo sviluppo di strategie innovative nella diagnosi e nella terapia oncologica, costituendo una pietra miliare nello studio delle malattie tumorali.

"E' un grande onore per Roma Tor Vergata - afferma il rettore Nathan Levialdi Ghiron - conferire il Dottorato honoris causa al professor Levine, pioniere nella ricerca oncologica, la cui opera ha ispirato e continua a ispirare generazioni di ricercatori. La sua scoperta ha cambiato il nostro modo di concepire la lotta contro il cancro e rappresenta una pietra miliare per la scienza e la medicina".

L'allocuzione in favore di Levine è stata pronunciata da Gerry Melino, direttore del Dipartimento di Biologia dell'ateneo, mentre l'elogio ufficiale è stato curato da Eleonora Candi, direttrice del dottorato in Biochimica e Biologia molecolare. Candi ha sottolineato come Levine abbia dato "un contributo fondamentale alla ricerca sul cancro identificando geni oncosoppressori e descrivendone i relativi meccanismi molecolari, costituendo così la base scientifica per lo studio di diverse malattie umane. Nel 1979 - spiega la professoressa - ha scoperto la proteina p53, il più importante oncosoppressore, che risulta mutato in almeno la metà di tutti i tumori umani e funzionalmente inattivato in un ulteriore 20%. Ci sono voluti ben 10 anni, nel 1989, per chiarire la funzione della proteina come inibitore dei tumori. Questa scoperta è stata cruciale per avviare studi molecolari oncologici e immunologici, con enormi implicazioni cliniche. Le sue ricerche sui geni legati ai meccanismi molecolari di morte cellulare e alla cancerogenesi hanno aperto nuove prospettive scientifiche, dando impulso a sfide innovative, come ci ha illustrato nella sua relazione".

La cerimonia è culminata nella lectio magistralis di Levine, dal titolo 'The Tp53 gene contains a p53 diversity box that makes it more than a tumor suppressor', in cui sono state illustrate le più recenti scoperte sul gene Tp53 e la sua funzione complessa, e soprattutto lo sviluppo di farmaci che attraverso la regolazione di p53 mostrano significativi effetti terapeutici contro i tumori. All'evento hanno presenziato, tra gli altri, Carlo Nucci, prorettore vicario, Massimo Federici, prorettore alla Ricerca, Bianca Sulpasso, delegata all'Internazionalizzazione, Stefano Marini preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, e Alessandro Mauriello, responsabile della Sezione di anatomia patologica del Dipartimento di Medicina sperimentale.

All'inizio dell'evento si è tenuto un workshop scientifico sul tema 'p53 family workshop', dedicato agli studi recenti sulla famiglia di proteine p53, fondamentali nella regolazione e prevenzione dei tumori. Il workshop, con la partecipazione di esperti di livello internazionale e con l'intervento in apertura di Melino, ha presentato le ultime ricerche su questa cruciale area di studio che sono state condivise con i ricercatori del Regina Elena, quali Giovanni Blandino. In occasione delle celebrazioni sono state aperte interessanti collaborazioni scientifiche tra l'Università di Roma Tor Vergata e l'Istituto per gli Studi avanzati di Princeton.

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Cronaca

Welfair 2024, focus su payback ps longevità e pandemie non...

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I temi della seconda giornata dell’evento promosso da Fiera Roma ed Experience-Fare Sanità

Welfair 2024, focus su payback ps longevità e pandemie non trasmissibili

“Confindustria dispositivi medici ribadisce l'urgenza di risolvere” la criticità del payback “per oggi, per il passato e per il futuro: si tratta di una norma che penalizza tutti i cittadini, i pazienti, le famiglie e le imprese. Non si può scaricare sulle imprese il fatto che la spesa non sia stata adeguata a coprire i reali fabbisogni di salute della popolazione. Quindi noi ne chiediamo la cancellazione”. Lo ha detto Anna Citarella vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici in occasione della seconda giornata del Welfair 2024 la Fiera del fare Sanità, organizzata da Fiera Roma ed Experience – Fare Sanità in collaborazione con LTM&Partners e IdeaGroup e in corso fino a domani nella Capitale. La misura a cui si riferisce Citarella - si legge in una nota - richiede alle aziende di pagare oltre 1 miliardo di euro in forma retroattiva per compensare lo sforamento delle spese regionali maturato fino al 2018 e pretenderà ulteriori miliardi per gli anni successivi. Secondo le stime, il payback - addebitando a molte aziende una cifra superiore a quella del loro bilancio annuale - porterà a rischio chiusura oltre 1.400 realtà, mettendo a rischio il lavoro di oltre 190 mila lavoratori.

“Pmi sanità ribadisce l'urgenza di risolvere la problematica del payback anche per i dispositivi medici - aggiunge Gennaro Broya de Lucia presidente Pmi Italia - che crea un impatto devastante sull'erogazione dei servizi sanitari ai cittadini e sulla tenuta di un comparto strategico come quello del MedTech italiano che sta per essere spazzato via da una norma iniqua, ingiusta e illegittima. Noi chiediamo al ministero della Salute che entri immediatamente in campo per risolvere il disastro”.

Anche nella gestione del pronto soccorso è stato richiesto un cambiamento netto sul questioni come “trovare personale disposto a fare la vita del medico di pronto soccorso con un weekend libero al mese – dice Adolfo Pagnanelli, direttore Dea Policlinico Campus Bio-Medico Roma - Su 100 posti messi a concorso non riusciamo a coprirne neppure 50. E quest'anno l’80% dei posti di specializzazione in medicina d'urgenza andrà deserto”. All’evento si è parlato anche di zone blu. “Una certa modernità, con abitudini alimentari sbagliate, vite sempre più stressanti e la riduzione del movimento quotidiano stanno mettendo a repentaglio le tradizionali zone blu”, ha spiegato Jorge Eduardo Vindas Lopez, fondatore e direttore della Asociación Peninsula de Nicoya, zona blu della Costa Rica. Ma se alcune zone blu si stanno restringendo, stanno però comparendo nuove zone blu, come certe aree di Martinica e Guadalupe e la Galizia.

“La grande opportunità che ci offrono gli studi su quei laboratori a cielo aperto che sono le zone blu - ha sottolineato il neuroscienziato Giovanni Scapagnini - è trasferire elementi di biologia positiva al maggior numero di persone possibile: trasmettere a tutti i ‘segreti di benessere’ dei super sani. Un’operazione di enorme valore in un contesto come quello italiano in cui l’aspettativa di vita media è di 85 anni, ma l’aspettativa di vita in salute si ferma a 60”. Per ridurre il gap è necessario “pensare un'età anziana nella cultura e nella società – ha osservato l’onorevole Paolo Ciani, segretario della XII commissione della Camera dei Deputati politiche sociali e sanitarie - Negli ultimi 200 anni c'è stata una grande riflessione sull'infanzia. Una riflessione simile e una elaborazione culturale simile sull'età degli anziani non è ancora stata fatta ed è il momento di farla”.

Gli esperti si sono confrontati anche sulle pandemie non trasmissibili come il lipedema, patologia riconosciuta dall’Oms solo nel 2018, che - ha spiegato Sandro Michelini, angiologo e presidente dell’Associazione internazionale Lwa, Lipedema World Alliance - è una patologia cronica, sottostimata, multifattoriale e fortemente disabilitante fisicamente e psicologicamente, sulla quale uno stile di vita che tenga sotto controllo l’infiammazione incide molto positivamente”.

La buona notizia è che oltre il 70% delle principali cause di mortalità, associate a patologie come malattie cardiovascolari, diabete mellito, obesità, sindrome metabolica, malattie neurodegenerative e cancro, può essere prevenuto semplicemente migliorando il proprio stile di vita: restrizione calorica, esercizio fisico, smettere di fumare e ridurre l'esposizione agli inquinanti possono modulare l'espressione dei geni. “Le ultime ricerche – ha evidenziato David Brenner, professore di Cancer Metabolism negli Stati Uniti – ci dicono che la differenza tra età cronologica ed età biologica non è genetica, ma epigenetica; dovuta, cioè, all’espressione dei geni che provocano l’invecchiamento cellulare e che è guidata da fattori come l’infiammazione. Fattori, a loro volta, legati in maniera particolarmente forte all’alimentazione”. Su queste basi, il medico e scienziato Eugenio Luigi Iorio ha fondato nel 2014 ad Ascea l'Università Popolare di Medicina degli Stili di Vita, che si basa su quattro pilastri: alimentazione, esercizio fisico, spiritualità e integrazione sociale.

In quest’ottica le città vanno ripensate come fattore di salute e analizzate come fattore di rischio. “Entro il 2030 - ha ricordato Fabio Mosca, professore ordinario di Pediatria e delegato del rettore sui temi della Salute Urbana Università degli Studi di Milano - il 70% della popolazione vivrà nelle città e questo porterà ad un sovraffollamento dei centri urbani. Bisogna voltare lo sguardo ai contesti nord europei che adottano modelli di vita più sostenibili. Incentivare la mobilità dolce, aumentare le aree verdi che riducono il rischio di malattie non trasmissibili e migliorano la salute mentale. Occorre adottare una pianificazione urbana orientata alla tutela della salute che possa ridurre gli effetti negativi del cambiamento climatico”.

A proposito della parità di genere, si è ricordato, nel corso dell’evento che , in sanità 7 operatori sanitari su 10 sono donne, ma meno di 3 su 10 occupano una posizione di leadership. Non è solo un tema di parità. “È un tema centrale – ha rimarcato Monica Calamai, direttore generale Ausl Ferrara, presidente Associazione donne protagoniste in sanità - È uno degli obiettivi dell'Agenda 2030, è l'obiettivo 5, andare a eliminare il gender. Negli anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla violenza di genere piuttosto che sulla medicina di genere che è un altro modo per dire: cure personalizzate adatte alla singola persona. Le differenze fra uomo, donna non sono legate unicamente da quello che è l'apparato genitale, e riproduttivo, ma sono legate a una molteplicità di fattori che influenzano sia la genesi della malattia che la risposta alle cure e le risposte alle ricerche scientifiche”.

Infine, ha puntualizzato Angelo Aliquò, direttore generale Ao San Camillo Forlanini: “Una società dove si investe nella ricerca è più civile, che sta meglio e dove la qualità della vita è migliore”. Pubblico e Privato possono collaborare a questo obiettivo. “Quando si parla di ricerca gli obiettivi devono essere ambiziosi. Si può fare molto di più di quanto non sia stato fatto finora. Non dobbiamo porre limiti alla possibilità di collaborazione e di sinergia, ma piuttosto - ha concluso - trarre vantaggi gli uni dagli altri”.

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Cronaca

Inaugurata nel Trevigiano la prima Cardiolounge in ospedale...

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Lo spazio migliora efficienza prestazioni di emodinamica, diminuisce giorni di degenza e liste d'attesa

Inaugurata nel Trevigiano la prima Cardiolounge in ospedale pubblico

Una nuova Cardiolounge è stata inaugurata oggi presso l'Ospedale S. Giacomo Apostolo di Castelfranco Veneto (Treviso). Prima in Italia in un ospedale pubblico, è utile per la gestione dei pazienti che si sottopongono a coronarografia, angiografia di altri distretti vascolari e angioplastica coronarica non complessa in Day hospital. Lo spazio innovativo, dedicato al monitoraggio diurno dei pazienti che accedono al Servizio di Emodinamica, all'interno dell'Unità operativa complessa di Cardiologia - spiega una nota - permette di ridurre i tempi di recupero, offrendo loro la possibilità di usufruire di un confortevole spazio dedicato senza occupare i letti del reparto, migliorando così la convalescenza e garantendo un migliore percorso di cura, con una riduzione anche delle liste d'attesa grazie a un accesso più rapido al trattamento.

Il progetto, tra i primi nel Paese, è stato realizzato dal team clinico e infermieristico del Dipartimento di Cardiologia, in collaborazione con l'Ufficio tecnico dell'ospedale e Medtronic Integrated Health Solutions (Ihs), divisione di Medtronic, azienda leader di Healthcare Technology in grado di garantire soluzioni agli ospedali affinché possano migliorare i percorsi e gli esiti di cura. La Cardiolounge, concepita per offrire un ambiente accogliente e centrato sulle necessità del paziente, è uno spazio di 60 mq dotato di 5 poltrone reclinabili, divisori, comodini e televisori. All'interno di quest'area i pazienti potranno trascorrere le ore successive all'intervento sotto la supervisione di un operatore sanitario, vedendo il loro stato di salute continuamente monitorato.

L'idea della Cardiolounge nasce con l'obiettivo di trattare i pazienti sottoposti a coronarografia o angiografia di altri distretti vascolari, ma anche chi viene sottoposto a interventi di angioplastica coronarica non complessa, in Day hospital, evitando il ricovero prolungato e dimettendo i pazienti in giornata. Il nuovo approccio, sviluppato in sinergia con Medtronic Ihs, è in grado di offrire un'assistenza sanitaria basata sul valore. La Cardiolounge "permette di evitare fino a 2 giornate di ricovero - sottolinea Carlo Cernetti, direttore delle Unità operative complesse di Cardiologia degli ospedali di Treviso e Castelfranco Veneto - dimettendo i pazienti entro la sera stessa dell'intervento, rendendo così il percorso di cura più rapido ed efficiente. Si tratta di un nuovo approccio che consente di fornire un'assistenza sanitaria basata sul valore, riducendo la durata della degenza ospedaliera per alcuni pazienti e liberando allo stesso tempo risorse per quelli con esigenze di cura più complesse".

Come aggiunge il direttore generale dell'Ulss 2, Francesco Benazzi, "con l'apertura della nuova Cardiolounge, l'ospedale di Castelfranco Veneto dimostra il suo impegno verso un sistema sanitario sempre più efficiente e orientato alle esigenze del paziente. Questo percorso ha permesso all'ospedale di semplificare i processi e aumentare la capacità di accoglienza. Un progetto che rappresenta un modello innovativo che ottimizza i tempi di degenza e utilizza al meglio le risorse a disposizione, garantendo cure di alta qualità. Mi complimento con il dottor Cernetti e il suo team e con i miei collaboratori dell'Ufficio tecnico per aver messo a terra questo importante progetto. Come Ulss 2 siamo orgogliosi di essere tra i pionieri in Italia con una struttura che migliora la qualità della vita dei pazienti e, al contempo, aumenta la capacità operativa dell'ospedale".

Le strutture ospedaliere "sono oggi sempre più orientate a trovare soluzioni efficaci per ottimizzare gli spazi e le risorse - affermano Vincenzo Angrisani, Business Director Coronary & Renal Denervation Italy, Greece and Israel, e Marco De Luigi, Enterprise Accounts & Integrated Health Solutions Leader Italia di Medtronic - Con questo progetto pensiamo di aiutare il centro a migliorare il percorso di cura dei pazienti e a razionalizzare consapevolmente l'utilizzo delle risorse. Con la Cardiolounge ci proponiamo di rivoluzionare il percorso del paziente, mantenendo standard elevati di cura e garantendo trattamenti accessibili ed efficaci. Medtronic Ihs, infatti, si impegna da sempre a migliorare la salute e il benessere dei pazienti, grazie a soluzioni innovative che integrano l'utilizzo di nuove tecnologie".

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Cronaca

Colite ulcerosa, al via campagna ‘Voci di...

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Online gli strumenti dell'iniziativa promossa da Lilly con patrocinio di Amici Italia, Ig-Ibd ed Efcca

Colite ulcerosa, al via campagna 'Voci di pancia' per rompere l'imbarazzo

Costringe a correre in bagno anche 20 volte al giorno. La colite ulcerosa è una malattia cronica in cui si vive la vergogna e il disagio di non gestire l'urgenza, di essere incontinente, la frustrazione del non essere compreso. L'ansia nei momenti di intimità che limitano una sessualità piena, senza pregiudizi. Ma c'è anche la consapevolezza di essere più forti, grazie alla malattia, la felicità di una gravidanza inaspettata, la meraviglia di abbandonare i rimpianti per aprirsi a esperienze nuove. Il desiderio e la volontà di andare oltre i limiti della colite ulcerosa. Sono alcune delle emozioni liberate da 'Voci di pancia', campagna di sensibilizzazione, disponibile online, promossa da Lilly con il patrocinio di Amici Italia, Ig-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Diseases) ed Efcca (European Federation of Crohn's & Ulcerative Colitis Association), presentata oggi a Milano, che nasce dalla volontà di fornire strumenti utili a rompere il muro dell'imbarazzo per favorire il dialogo sulla colite ulcerosa e sui sintomi dirompenti che porta con sé.

"La colite ulcerosa, malattia infiammatoria cronica intestinale (Mici) - spiega Cristina Bezzio, medico gastroenterologo presso l'Irccs Istituto clinico Humanitas di Rozzano, Ibd Unit, e membro del direttivo di Ig-Ibd) - colpisce in Italia più di 150mila persone, con oltre 4mila nuove diagnosi all'anno, ed è in costante aumento in tutte le fasce d'età. Si tratta di una patologia 'invisibile' con sintomi invalidanti e imbarazzanti quali frequenza evacuativa, sanguinamento rettale e urgenza intestinale che hanno un forte impatto sulla qualità di vita e sulla sfera psicologica, con la conseguenza di portare alcuni pazienti a isolamento sociale e autostigma. In alcuni casi - continua l'esperta - la colite ulcerosa progredisce fino a un grado di malattia da moderata a grave, per cui sono necessari interventi terapeutici in grado di agire rapidamente nel contrastare i sintomi più invalidanti".

Tra gli strumenti disponibili - si legge in una nota - c'è il 'Diario delle emozioni' che racconta il vissuto chi ha la colite ulcerosa: rabbia, paura, accettazione, serenità, coraggio, tra rimpianti e nuove ambizioni. "Parlarne, raccontarsi, spiegare che cosa significa vivere con una malattia cronica come la colite ulcerosa e quali sono i sintomi potrebbe cambiare la percezione delle persone, i rapporti familiari, sociali e intimi - sottolineano i pazienti - Ecco, è dura, certo. E' difficile raccontare di dover andare in bagno anche 20 volte al giorno. La diarrea è imbarazzante, ma continuerà ad esserlo finché non la si nobilita allo stato di un sintomo. Un sintomo come un altro. Bisogna parlarne soprattutto a chi non capisce, a chi non sa, perché questa è la chiave per normalizzare". Nel' Diario delle emozioni' c'è quindi uno spaccato di vita con spazi bianchi per raccontarsi e annotare i propri pensieri, ispirati dalle storie di chi conosce e vive la quotidianità spezzata dai sintomi della patologia, tra silenzi e imbarazzi, per favorire una comunicazione senza filtri.

"Con 'Voci di pancia' - afferma Salvo Leone, direttore generale di Amici Italia e chairman Efcca - vogliamo rompere il silenzio e superare il senso di vergogna e imbarazzo che spesso accompagna la colite ulcerosa. E' una condizione che va oltre il semplice disagio fisico, toccando profondamente la qualità della vita e i legami sociali, familiari e professionali di chi ne soffre. Parlarne è essenziale. Il dialogo aperto e informato con il proprio medico e con le persone vicine permette di affrontare la malattia in modo più sereno, di abbattere i pregiudizi e di ridare dignità a chi si sente isolato. Questa campagna non è solo un insieme di strumenti pratici, ma una porta verso la comprensione e l'empatia. Quando condividiamo le nostre storie e normalizziamo i sintomi, rendiamo più forte chi affronta ogni giorno questa battaglia invisibile. La consapevolezza e il coraggio di raccontarsi sono le chiavi per una vita migliore".

Per parlarne senza più imbarazzo, affinché le persone con colite ulcerosa possano acquisire consapevolezza e trovare le parole giuste per affrontare al meglio il tema, così da creare un ambiente di comprensione e apertura, la campagna si avvale di strumenti pratici. Tra questi la 'Guida alla conversazione', con consigli utili per sensibilizzare amici e familiari e facilitare il dialogo con il proprio medico, oltre al glossario delle parole della colite ulcerosa. A tale proposito, è importante la consapevolezza che parlarne può essere di supporto nella gestione della patologia e nel ridurre l'ansia. Un altro strumento messo a disposizione dalla campagna è il decalogo delle 'Domande dell'imbarazzo': 10 domande e risposte che affrontano temi quali sessualità, intimità e maternità, senza filtri. Insomma, quelle domande 'che non hai mai avuto il coraggio di fare' e che possono invece rappresentare spunti utili da cui partire per approfondire queste tematiche con il medico.

"Siamo orgogliosi - dichiara Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italia - di essere al fianco dell'associazione di pazienti Amici Italia e delle società scientifiche di riferimento per rispondere ai bisogni di salute delle persone che vivono con la colite ulcerosa, malattia infiammatoria cronica intestinale dai sintomi invisibili quanto invalidanti. Con questo progetto di sensibilizzazione siamo felici di ribadire il diritto alla salute di ognuno, sopra ogni cosa, con la volontà di incidere positivamente sul benessere a tutto tondo, che va oltre l'innovazione terapeutica. Alimentiamo nuove possibilità di dialogo in grado di migliorare la qualità di vita di pazienti e familiari". La campagna 'Voci di pancia' è veicolata attraverso i canali social dell'associazione di pazienti Amici Italia: materiali fotografici, illustrazioni, video, consigli e storie per sensibilizzare e informare sulla colite ulcerosa. Tutti i materiali sono visionabili e scaricabili su lillysite.net/it/voci-di-pancia/index.html.

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