Kim conta primi morti in Ucraina, iniziata la battaglia con soldati di Kiev
Ad essere ucciso, ha spiegato una fonte americana al New York Times, "un numero significativo" di militari di Pyongyang. Zelensky: "Nuova pagina di instabilità nel mondo"
Kim Jong-un conta i primi morti tra i suoi soldati in Ucraina nel primo scontro diretto tra l'esercito di Kiev e i militari nordcoreani inviati al fronte in supporto alla Russia nella guerra in corso da oltre 1000 giorni. Le truppe inviate da Pyongyang, secondo news fornite da Kiev, sarebbero state schierate nella regione russa di Kursk, invasa dagli ucraini all'inizio di agosto. Ad essere ucciso, ha spiegato una fonte americana al New York Times, "un numero significativo" di militari nordcoreani.
La conferma ufficiale del primo combattimento tra esercito ucraino e nordcoreano è arrivata nella serata di ieri dal leader di Kiev Volodymyr Zelensky, secondo cui "le prime battaglie con i soldati nordcoreani aprono una nuova pagina di instabilità nel mondo".
"Voglio ringraziare tutti coloro che nel mondo hanno reagito allo spiegamento di soldati nordcoreani in Russia. E che hanno reagito non solo con le parole, ma anche preparando azioni appropriate per sostenere la nostra difesa qui in Ucraina", ha detto.
"Insieme al resto del mondo, dobbiamo fare di tutto affinché questo passo della Russia per espandere la guerra sia un fallimento. Sia per loro che per la Corea del Nord", le parole di Zelensky.
L'aiuto di Kim a Putin
L'Ucraina si aspetta possano essere fino a 15.000 le truppe nordcoreane schierate sulla linea del fronte. Pyongyang ha inviato i propri uomini in Russia: i soldati sono stati smistati tra diversi centri di addestramento e, quindi, inviati nella regione del Kursk. L'impiego dei reparti asiatici consente alle forze di Mosca di mantenere una pressione costante sul fronte nel Donetsk: la Russia non deve riportare nel Kursk reparti che conducono l'offensiva nell'Ucraina orientale.
In un'intervista alla sudcoreana Kbs il ministro ucraino della Difesa, Rustem Umerov, ha parlato del primo confronto tra truppe ucraine e nordcoreane, riferendo di uno scontro "su scala ridotta", ma rispondendo "sì" alla domanda se possa essere considerato l'inizio della partecipazione di Pyongyang al conflitto, innescato dall'invasione russa su vasta scala dell'Ucraina, avviata il 24 febbraio di due anni fa.
Secondo il ministro, i soldati nordcoreani sono tra le truppe russe. E Umerov ha detto di aspettarsi che cinque unità, ognuna composta da 3.000 soldati, vengano dispiegate nel nordest, nell'est e nel sudest lungo un fronte di circa 1.500 chilometri.
Secondo il ministero della Difesa sudcoreano, invece, oltre 10.000 truppe nordcoreane sono schierate in Russia, con un numero "considerevole" inviato al fronte".
Soldati di Kim, i timori del G7
Intanto il G7, ma non solo, esprime i timori legati agli ultimi sviluppi sullo spiegamento delle truppe di Pyongyang sul fronte ucraino. I ministri degli Esteri di Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea hanno infatti espresso "gravi preoccupazioni in merito allo spiegamento di truppe della RPDC in Russia, per il potenziale utilizzo sul campo di battaglia contro l’Ucraina". "Diverse migliaia di truppe della RPDC - si legge in una dichiarazione della giornata di ieri - sono state dispiegate in Russia. Il sostegno diretto della RPDC alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, oltre a dimostrare gli sforzi disperati della Russia per compensare le sue perdite, segnerebbe una pericolosa espansione del conflitto, con gravi conseguenze per la pace e la sicurezza europea e dell’Indo-Pacifico. Sarebbe un’ulteriore violazione del diritto internazionale, inclusi i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite".
"Condanniamo con la massima fermezza possibile - prosegue - la crescente cooperazione militare tra la RPDC e la Russia, tra cui le esportazioni da parte della RPDC e l’illecita acquisizione da parte della Russia di missili balistici della RPDC in violazione di molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR), nonché l’uso da parte della Russia di questi missili e munizioni contro l’Ucraina". (segue)
"I soldati della RPDC - si legge ancora - che ricevono o forniscono qualsiasi addestramento o altra assistenza relativa all’uso di missili balistici o armi è una violazione diretta delle risoluzioni 1718, 1874 e 2270 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Siamo inoltre profondamente preoccupati per le potenziali conseguenze di qualsiasi trasferimento di tecnologia nucleare o relativa ai missili balistici dalla Russia alla RPDC in violazione delle pertinenti UNSCR. Esortiamo la RPDC a cessare di fornire assistenza alla guerra di aggressione della Russia". "Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno a sostenere l’Ucraina nella difesa della sua libertà, sovranità, indipendenza e integrità territoriale. Stiamo lavorando con i nostri partner internazionali per una risposta coordinata a questo nuovo sviluppo", conclude la dichiarazione.
Esteri
Elezioni Usa, Trump vince a Springfield: exploit dove...
Il candidato repubblicano ha ricevuto il 64% delle preferenze nella contea di Clark, in Ohio
Donald Trump ha ricevuto il 64% delle preferenze nella contea di Clark, in Ohio, di cui fa parte anche la città di Springfield. A sorprendere non è solo la vittoria del tycoon nelle elezioni americane 2024, ma anche la crescita rispetto al 2020, quando il candidato repubblicano si assestò sul 60%.
Durante la campagna elettorale, avevano fatto discutere le parole del tycoon su presunti comportamenti degli immigrati haitiani della città, sostenendo che sarebbero soliti mangiare gli animali domestici dei locali. Le affermazioni non avevano nessun nesso con la realtà, ma riecheggiavano alcune voci girate sui social nelle settimane precedenti, più volte smentite dalle autorità locali.
La popolazione haitiana di Springfield è cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni, e la convivenza con i locali non si è rivelata semplice. Molti haitiani hanno beneficiato del Temporary Protected Status, che concede protezione temporanea a coloro che fuggono da crisi gravi, come disastri naturali o instabilità politica.
Il terremoto devastante del 2010 e la crisi politica in corso nel Paese hanno incentivato molti a cercare migliori condizioni di vita negli Stati Uniti. Una volta ottenuto lo status legale, questi immigrati sono liberi di stabilirsi ovunque nel paese, e Springfield è diventata una destinazione popolare per il basso costo della vita, la disponibilità di lavoro, e il supporto della vasta comunità haitiana che aiuta l'inserimento dei nuovi membri.
Esteri
Da Pompeo a Musk e Kennedy Jr., ecco il fanta-governo del...
I nomi papabili per i ruoli più importanti della nuova amministrazione trumpiana
Che faccia (o che facce) avrà l'amministrazione Trump-bis? Mancano ancora settimane alla definizione del nuovo 'governo' americano dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa 2024. L'esecutivo non prenderà servizio prima del 20 gennaio 2025 con la cerimonia di inaugurazione e il giuramento del presidente a Capitol Hill, ma si può intanto tracciare qualche profilo di figure chiave che potrebbero entrare in un “cabinet” trumpiano.
Mike Pompeo alla Difesa
Mike Pompeo è stato il Segretario di Stato degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump dal 2018 al 2021, dopo aver servito come direttore della CIA. Già membro del Congresso (per il Kansas), ha alle spalle una lunga carriera nelle forze armate come ufficiale dell’esercito americano, e ha frequentato l’Accademia Militare di West Point. L’italo-americano Pompeo è noto per la sua visione tosta sulle politiche di difesa e sicurezza, con un approccio duro contro Cina e Iran. Da Segretario di Stato, ha promosso sanzioni severe contro paesi considerati ostili e ha mantenuto una linea fortemente pro-Israele.
È uno dei “padri” degli Accordi di Abramo, che hanno messo intorno al tavolo Israele con una serie di paesi a maggioranza musulmana, e che saranno sicuramente rimessi al centro dell’azione del secondo Trump. Se nominato Segretario alla Difesa, Pompeo chiederà un aumento del budget del Pentagono e un atteggiamento più deciso verso le potenze rivali degli Stati Uniti. Pompeo potrebbe spingere per una politica estera e di difesa ancora più interventista, specialmente in aree strategiche come l’Indo-Pacifico. La sua presenza potrebbe accentuare la pressione sugli alleati della Nato, inclusa l’Italia, per aumentare la propria spesa militare e portarla oltre il 2% del Pil, fino al 3% (soglia ormai considerata fisiologica da molti membri dell’Alleanza).
Altri nomi papabili: Tom Cotton, senatore dell'Arkansas, veterano dell'Iraq e dell'Afghanistan, ha parlato di come vorrebbe un Pentagono più robusto e innovativo.
Robert O'Brien al Dipartimento di Stato
Robert O’Brien è stato il Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante gli ultimi anni dell’amministrazione Trump (dal 2019 al 2021). Prima di questo incarico, ha lavorato come avvocato e consulente esperto di diritto internazionale e sicurezza nazionale, con un focus particolare sul Medio Oriente e sulle alleanze militari internazionali. Con un approccio più diplomatico e meno incendiario rispetto ad altri membri della precedente amministrazione Trump, O’Brien ha cercato di bilanciare gli interessi americani globali senza scivolare eccessivamente nel conflitto aperto. È un sostenitore della “Pace attraverso la forza” - frase echeggiata da Volodymyr Zelensky nella sua prima dichiarazione dopo la vittoria di Trump - ma con una maggiore inclinazione per la diplomazia preventiva. Anche lui, di concerto con Pompeo, spingerebbe per un nuovo capitolo degli Accordi di Abramo, da estendere ad altri paesi del Nord Africa (Libia e Tunisia) in attesa del “pesce grosso” ovvero l’Arabia Saudita.
Con O’Brien segretario di Stato, potremmo aspettarci una politica estera conservatrice ma non necessariamente aggressiva. Probabilmente cercherebbe di mantenere stretti i rapporti con Israele e di spingere per un isolamento diplomatico dell’Iran. Le sue politiche potrebbero comunque rivelarsi più concilianti rispetto a figure più divisive, garantendo una certa continuità nei rapporti con gli alleati europei.
Altri nomi papabili: Rick Grenell, già ambasciatore americano in Germania, profilo decisamente più incendiario, e Marco Rubio, l’ex nemico trumpizzato sulla via (mancata) della Casa Bianca.
Robert Kennedy Jr alla Salute
Robert F. Kennedy Jr., figlio di Robert F. Kennedy e nipote di John F. Kennedy, è noto per la sua lunga carriera di attivismo ambientale e per il suo recente ruolo controverso nel movimento no-vax. È stato un sostenitore dei diritti civili e un forte critico delle multinazionali che operano nel settore della chimica e della farmacologia, soprattutto per questioni legate all'inquinamento ambientale e alla salute pubblica. Ultimamente, si è parlato di lui per il suo aver convissuto con un parassita nel cervello e per aver investito un orso che si è tenuto in macchina prima di abbandonarlo in un parco pubblico.
Kennedy è una figura complessa, soprattutto per le sue opinioni critiche sui vaccini e sulle politiche sanitarie governative. Nonostante il suo passato di democratico, ha guadagnato seguito tra i repubblicani per le sue posizioni contro l’“agenda delle Big Pharma” e il suo scetticismo verso le agenzie sanitarie americane. La sua è una piattaforma che punta alla libertà di scelta in ambito sanitario e potrebbe tentare di ridurre la regolamentazione e il controllo delle agenzie sanitarie federali. Bisogna ricordare però che negli Stati Uniti il sistema sanitario federale è piuttosto debole, è legato ai due programmi (Medicaid e Medicare) che entrano in gioco quando le assicurazioni private non coprono le necessità dei pazienti, e molto è demandato ai singoli Stati.
Elon Musk al Department of Government Efficiency (DOGE)
Non servono presentazioni: Elon Musk è noto in tutto il mondo come CEO di Tesla, SpaceX, X, Starlink, X.AI, the Boring company e altre società tecnologiche. La sua reputazione come innovatore e imprenditore visionario è accompagnata da un approccio aziendale aggressivo e dalla ricerca costante di nuove tecnologie. Musk è un fautore della riduzione della burocrazia e un critico frequente delle inefficienze governative, specialmente per quanto riguarda la lentezza nelle approvazioni e la regolamentazione rigida in ambito tecnologico e produttivo. Potrebbe spingere per un approccio più snello e digitale nella gestione della pubblica amministrazione americana, adottando metodi più sbrigativi e orientati alla produttività.
Il ruolo nasce come un meme, una battuta sul suo social network, e l’acronimo è un gioco di parole con Doge, il cane di razza Shiba Inu che è diventato un simbolo dei sostenitori di Musk (tanto da creare una criptovaluta, dogecoin, anche quella nata per gioco online). Non è detto dunque che la carica sarà davvero creata, anche perché Musk ha già parecchie gatte da pelare e godendo di appalti pubblici miliardari un suo ruolo ufficiale nell’Amministrazione vorrebbe dire un conflitto di interessi troppo grande anche per lui e il suo amico Trump. È vero però che la base di fan di Musk, che è composta da milioni di giovani, sicuramente parte del successo del Trump 2.0, potrebbe ribellarsi davanti a un mancato incarico per il suo idolo. Potrebbe, e questo non lo impedisce nessuno, limitarsi a un ruolo di consulente e punto di riferimento nel transition team per le questioni tecnologiche, un po’ come fece Peter Thiel (altro favorito trumpiano) nel 2016.
John Paulson al Tesoro
Niente di più importante dell'economia per un'Amministrazione che deve il suo successo elettorale soprattutto all'inflazione e al costo della vita percepito durante la presidenza Biden. La scelta del segretario del Tesoro è cruciale per l'agenda di Trump, ma i nomi che circolano sono davvero troppi per fare un pronostico. Steven Mnuchin ha resistito durante il primo mandato nonostante molti suoi colleghi siano stati defenestrati, ma non è detto che Trump voglia rimetterlo a guidare l'economia americana.
Alcuni candidati possibili sono Howard Lutnick, a capo del fondo di investimento Cantor Fitzgerald, e John Paulson, finanziere di lunga data e alleato di Trump, che in colloqui privati dell'ultimo anno avrebbe sussurrato il nome di Paulson quando si parlava del ruolo. Ma la lista dei billionaire che hanno sostenuto Trump in questa terza corsa alla Casa Bianca è molto più lunga che in passato, e dunque non saranno pochi quelli che proveranno a far valere il sostegno a Wall Street.
Esteri
Trump vince le elezioni americane, da Orban a Netanyahu le...
Il premier ungherese è il primo leader europeo a festeggiare: "Il mondo ne aveva molto bisogno". Zelensky: "Spero con lui pace giusta in Ucraina più vicina". La Cina auspica 'coesistenza pacifica e cooperazione' con gli Usa
Arrivano le prime reazioni alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane 2024. Il primo leader a congratularsi con il 47mo presidente degli Stati Uniti è stato Viktor Orban, primo ministro dell'Ungheria, Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. "Il più grande ritorno nella storia politica degli Usa! Congratulazioni al presidente Donald Trump per la sua enorme vittoria. Il mondo ne aveva molto bisogno", scrive via social. In un post anche la sua foto a fianco di uno schermo che trasmette i risultati delle elezioni presidenziali Usa nel Michigan
Orban era stato il solo leader europeo ad augurarsi apertamente una vittoria di Donald Trump, dicendo che avrebbe "stappato diverse bottiglie di champagne" se il candidato repubblicano avesse vinto. Domani Orban riceverà a Budapest gli altri 26 capi di Stato e di governo dell'Ue e gli altri leader della Comunità Politica Europea, per il summit dell'Epc e il Consiglio Europeo informale. L'Ungheria ha la presidenza di turno del Consiglio Ue.
Italia
Dall'Italia è invece il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, uno dei primi a congratularsi: "Lotta all’immigrazione clandestina e taglio delle tasse, radici cristiane e ritorno alla pace, libertà di pensiero e no ai processi politici. Anche negli Usa vincono buonsenso, passione e futuro! Buon lavoro, Presidente Donald Trump", afferma in un post su Instagram.
Poco dopo su X arrivano le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "A nome mio e del governo italiano, le più sincere congratulazioni al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni 'sorelle', legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro presidente", scrive il premier.
Ucraina
A Donald Trump arrivano le congratulazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la "sua impressionante vittoria elettorale". "Ricordo il nostro bell'incontro con il presidente Trump a settembre, quando abbiamo parlato nei dettagli del partenariato strategico tra Ucraina e Stati Uniti, del piano per la vittoria e dei modi per porre fine all'aggressione russa contro l'Ucraina - scrive Zelensky in un lungo post su X - Apprezzo l'impegno del presidente Trump per l'approccio 'pace attraverso la forza' negli affari globali. Questo è esattamente il principio che può nei fatti avvicinare la pace giusta in Ucraina. Spero lo metteremo in pratica insieme".
Russia
"Non so nulla di piani del presidente" russo Vladimir Putin di "congratularsi con Trump", che si è proclamato presidente eletto degli Stati Uniti. "Non dimentichiamo che parliamo di un Paese ostile che è direttamente e indirettamente coinvolto in una guerra contro il nostro Stato", afferma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che Mosca valuterà Trump "sulla base dei fatti".
Gli Stati Uniti di Donald Trump "potranno contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina ma questo non potrà essere fatto dall'oggi al domani", ha poi aggiunto Peskov.
Secondo quanto scrive il sito di notizie indipendenti Vyorstka, rilanciato da Moscow Times, citando fonti vicine al Cremlino, Putin si sarebbe tuttavia congratulato con Trump, "in modo non ufficiale", attraverso "conoscenze" al ministero degli esteri russo, e lo stesso avrebbero fatto altri esponenti dell'establishment politico russo. "C'è la speranza, prima di tutto, di una riduzione degli aiuti all'Ucraina. Trump è certamente molto più in grado di fare un accordo, uno migliore per noi, che non Harris", precisano le fonti.
Israele
"Cari Donald e Melania Trump, congratulazioni per il vostro più grande ritorno della storia! Il suo storico ritorno alla Casa Bianca rappresenta un nuovo inizio per l'America e un forte rinnovato impegno nei confronti della grande alleanza tra Israele e America. Questa è una grande vittoria!", scrive su X il premier israeliano Benjamin Netanyahu insieme alla moglie.
A Donald Trump arrivano anche le congratulazioni del presidente israeliano Isaac Herzog che definisce il tycoon "un caro e vero amico di Israele, un campione di pace e cooperazione nella regione". In un post su X il presidente israeliano auspica di "lavorare" con Trump per "rafforzare il legame solido tra le nostre popolazioni, per costruire un futuro di pace e sicurezza per il Medio Oriente e sostenere i nostri valori comuni".
Hamas
"Questo sostegno cieco" per Israele "deve finire perché è a spese del futuro della nostra gente e della sicurezza e della stabilità della regione", afferma in dichiarazioni all'Afp Bassem Naim, esponente dell'ufficio politico di Hamas.
Hezbollah
''Per noi il successo di Harris o Trump non ha alcun valore'' perché ''non contiamo sulle elezioni americane'' riguardo all'esito della guerra in corso o dei negoziati. Hezbollah conta ''solo sui nostri combattenti sul campo'', ha affermato il nuovo leader del gruppo libanese sciita, Naim Qassem, nel suo discorso a 40 giorni dall'uccisione di Hassan Nasrallah. Il discorso trasmesso in Tv sembra essere registrato prima della vittoria di Donald Trump. ''La base di ogni negoziato - ha aggiunto Qassem - poggia su due pilastri: fermare l'aggressione sionista e proteggere la sovranità libanese''.
Turchia
Recep Tayyip Erdogan si congratula "con il mio amico Donald Trump, che ha vinto le elezioni presidenziali dopo una lunga battaglia". Il presidente turco esprime poi la speranza che "in questo nuovo periodo aperto con elezioni americane, che si rafforzino le relazioni tra Usa e Turchia e che le crisi regionali e globali e le guerre, specialmente la questione palestinese e la guerra tra Russia e Ucraina, arrivino ad una fine". "Io credo - continua il post su X - che si faranno più sforzi per un mondo più giusto. Spero che queste elezioni siano di beneficio per il popolo amico ed alleato degli Stati Uniti e per tutta l'umanità".
Europa
La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola si "congratula" con Donald Trump, rieletto presidente degli Usa, ma sottolinea che l'Ue è impegnata a mantenere "aperti" i rispettivi mercati. "Congratulazioni a Donald Trump per la sua vittoria elettorale negli Stati Uniti - afferma via social - l'Europa è pronta. Per collaborare nell'affrontare sfide geopolitiche senza precedenti. Per mantenere forte il legame transatlantico, radicato nei nostri valori condivisi di libertà, diritti umani, democrazia e mercati aperti".
"Mi congratulo vivamente con Donald J. Trump. L’Ue e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati", dice via social la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. "Siamo legati da una vera partnership tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Lavoriamo quindi insieme su un'agenda transatlantica forte che continui a dare risultati a loro favore".
"Congratulazioni al presidente eletto Donald Trump. L'Ue e gli Usa hanno un'alleanza duratura e un legame storico. Come alleati e amici, l'Ue non vede l'ora di continuare la nostra cooperazione costruttiva. L'Ue proseguirà il suo percorso in linea con l'agenda strategica, in qualità di partner forte, unito, competitivo e sovrano, difendendo nel contempo il sistema multilaterale basato sulle regole", commenta il presidente del Consiglio Europeo uscente, Charles Michel.
E' stata una "lunga notte. L’America ha scelto Donald Trump. Ora molto dipenderà dall’Europa: deve essere più unita e più forte", dice il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, via social, commentando i risultati delle elezioni presidenziali negli Usa.
Nato
Dopo aver fatto le sue "congratulazioni" a Donald Trump per l'elezione a presidente degli Usa, il segretario generale della Nato Mark Rutte sottolinea, in una dichiarazione scritta, che oggi "due terzi degli Alleati spendono almeno il 2% del loro Pil nella difesa. La spesa e la produzione nella difesa sono ora in una traiettoria ascendente in tutta l'Alleanza".
Onu
Le Nazioni Unite sono ''pronte a lavorare in modo costruttivo'' con il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. Lo ha dichiarato il Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Elogio il popolo degli Stati Uniti d'America per la sua partecipazione attiva al processo democratico. Le Nazioni Unite sono pronte a lavorare in modo costruttivo con la nuova amministrazione per affrontare le sfide drammatiche che il nostro mondo sta affrontando", ha affermato Guterres.
Cina
"Continueremo ad approcciarci e a gestire le relazioni tra Cina e Stati Uniti sulla base dei principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per entrambi", le parole della portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning.
Francia
"Congratulazioni al presidente Donald Trump. Pronto a lavorare insieme come abbiamo saputo fare per quattro anni. Con le vostre convinzioni e le mie. Con rispetto e ambizione. Per più pace e prosperità", scrive il presidente francese Emmanuel Macron in un post su X. Quindi spiega di aver avuto "un colloquio con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Lavoreremo per un'Europa più unita, più forte, più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti e difendendo i nostri interessi e i nostri valori", aggiunge il presidente francese.
L'Europa deve "prendere il proprio destino nelle sue mani", dopo la "possibile vittoria" di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane, afferma dal canto suo un portavoce del governo francese, riecheggiando le parole usate dall'allora cancelliera tedesca Angela Merkel nel 2017. L'ormai quasi certa vittoria di Trump "ci deve interrogare non su quello che faranno gli Usa, ma su quello che l'Europa è capace di fare. Su un certo numero di settori chiave, come la difesa, la reindustrializzazione, la decarbonizzazione, dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani", dichiara Maud Bregeon su Rtl, sottolineando che questo concetto vale a prescindere dal vincitore.
Marine Le Pen augura a Donald Trump "ogni successo nella sua nuova presidenza degli Stati Uniti". "La democrazia americana si è chiaramente espressa e gli americani ha scelto liberamente il presidente che hanno scelto. La nuova era politica che si apre deve contribuire al rafforzamento delle relazioni bilaterali e al perseguimento del dialogo e della cooperazione costruttiva sulla scena internazionale", scrive su 'X' la presidente di Rassemblement National.
Germania
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si congratula con Donald Trump "per la sua elezioni a presidente degli Stati Uniti". "Per molto tempo - si legge in un post su X - Germania e Stati Uniti hanno lavorato insieme con successo promuovendo prosperità e libertà sulle due sponde dell'Atlantico. Continueremo a farlo per il bene dei nostri cittadini".
Londra
Il primo ministro britannico Keir Starmer si è congratulato con Donald Trump per la sua imminente vittoria elettorale. "Congratulazioni al presidente eletto Trump per la sua storica vittoria elettorale. Non vedo l'ora di lavorare con lei negli anni a venire", ha affermato il leader laburista. "Come alleati più stretti, siamo fianco a fianco in difesa dei nostri valori condivisi di libertà, democrazia e impresa - ha aggiunto Starmer in una nota - Da crescita e sicurezza a innovazione e tecnologia, so che la speciale relazione tra Regno Unito e Stati Uniti continuerà a prosperare su entrambe le sponde dell'Atlantico per gli anni a venire".
Spagna
"Congratulazioni a Donald Trump per la vittoria e l'elezione a 47esimo presidente degli Stati Uniti". Così in un post su X il premier spagnolo Pedro Sanchez. "Lavoreremo sulle nostre relazioni bilaterali strategiche - aggiunge - e su una forte partnership transatlantica".
Iran
"Le elezioni americane non ci riguardano e non avranno effetti sulla vita degli iraniani". Così un portavoce del governo iraniano commenta i risultati delle elezioni negli Usa, secondo quanto riporta la rete televisiva del Qatar Al Araby .
Iraq
L'Iraq intende ''rafforzare'' i suoi rapporti con gli Stati Uniti. Lo ha dichiarato il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani congratulandosi con Donald Trump per la sua vittoria elettorale. "L'Iraq ribadisce il suo fermo impegno a rafforzare le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, fondate sul rispetto reciproco e sugli interessi condivisi", ha affermato Sudani in una nota. "Aspettiamo con ansia questa nuova fase come un inizio per approfondire la cooperazione in vari settori", ha aggiunto.
Afghanistan
Il governo talebano, alla ricerca di legittimità internazionale, spera in politiche "realistiche" rispetto all'Afghanistan. Su X il portavoce della 'diplomazia' del governo talebano, Abdul Qahar Balkhi, diffonde una dichiarazione che contiene l'auspicio di "misure realistiche" per "progressi tangibili nelle relazioni" in modo che si possa "aprire un nuovo capitolo nelle relazioni". Nella dichiarazione viene citato l'Accordo di Doha del febbraio 2020, all'epoca del primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Quell'intesa portò l'anno successivo al ritiro delle forze internazionali dall'Afghanistan, ormai da oltre tre anni di nuovo in mano ai Talebani.
Qatar
Congratulazioni a Donald Trump "per la vittoria alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti" arrivano anche dall'emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, che augura al tycoon "tutto il meglio durante il mandato", auspicando di "lavorare di nuovo insieme per rafforzare le nostre relazioni strategiche e la partnership" e per portare avanti "i nostri sforzi comuni nel promuovere sicurezza e stabilità sia nella regione che a livello globale".
Brasile
Per la "vittoria elettorale" e "il ritorno alla presidenza degli Stati Uniti" arrivano a Donald Trump anche le congratulazioni di Luiz Inacio Lula da Silva, che si era espresso a favore di Kamala Harris. "La democrazia è la voce del popolo e deve essere sempre rispettata - aggiunge in un post su X - Il mondo ha bisogno di dialogo e lavoro congiunto per avere più pace, sviluppo e prosperità". Lula augura "fortuna e successo" alla futura Amministrazione Usa.
Canada
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha espresso le sue ''congratulazioni a Donald Trump per essere stato eletto presidente degli Stati Uniti''. Su 'X', Trudeau ha scritto che ''l'amicizia tra Canada e Usa fa invidia al mondo'' e si è detto certo che ''il presidente Trump e io lavoreremo insieme per creare più opportunità, prosperità e sicurezza per entrambe le nostre nazioni''.
India
Il premier indiano Narendra Modi si congratula con l' "amico" Donald Trump per la sua "storica vittoria elettorale". In un post su X Modi auspica di "rinnovare la nostra collaborazione per rafforzare ulteriormente il partenariato globale e strategico" tra India e Stati Uniti. "Lavoriamo insieme per il bene delle nostre popolazioni e per promuovere pace, stabilità e prosperità a livello globale".
Taiwan
Si congratula con Donald Trump anche il presidente di Taiwan, Lai Ching-te (William Lai), che auspica le relazioni tra Washington e Taipei continuino a "fungere da fulcro della stabilità nella regione". "Congratulazioni sincere al presidente eletto Donald Trump per la vittoria", si legge in un post su X di William Lai, che si dice "fiducioso che la partnership di lunga data tra Taiwan e Stati Uniti, fondata su valori e interessi comuni, continuerà a fungere da fulcro per la stabilità nella regione e porterà maggiore prosperità per tutti noi".
In base al Taiwan Relations Act del 1979 gli Stati Uniti - che pur riconoscono il "principio di un'unica Cina" caro a Pechino - sono impegnati a fornire armi per la difesa all'isola, che Pechino considera una "provincia ribelle" e per la quale vuole la "riunificazione". Per il tycoon, come ha detto lui stesso in un'intervista a luglio, "Taiwan dovrebbe pagarci per la difesa". "Non siamo diversi da una compagnia di assicurazioni" e "Taiwan non ci dà nulla", affermava Trump in dichiarazioni apparentemente collegate all'industria dei semiconduttori. Ma di fatto l'isola non è stata al centro della campagna elettorale negli Stati Uniti, mentre un tema chiave della politica estera è stato il 'dossier Cina'.
In una dichiarazione la portavoce della presidenza di Taiwan, Karen Kuo, sottolinea l'impegno da anni rispetto ai valori di libertà e democrazia. "A prescindere dal partito al potere, le relazioni tra Stati Uniti e Taiwan si sono solo rafforzate e continuano ad approfondirsi - afferma - Lavoreremo con la nuova Amministrazione Usa e il Congresso per un nuovo capitolo nelle relazioni tra Taiwan e Stati Uniti". "In quanto membro della comunità democratica internazionale - aggiunge - Taiwan vuole essere il partner più fidato degli Stati Uniti, proseguendo con la stretta cooperazione con gli Stati Uniti per contribuire insieme alla sicurezza e alla stabilità della comunità internazionale".
Le congratulazioni di Bukele
Tra i primi a congratularsi con Donald Trump c'è anche il presidente de El Salvador. Su X Nayib Bukele si congratula con il "presidente eletto". E aggiunge: "Che Dio lo benedica e lo guidi".