Putin: “Complimenti a Trump, pronto a dialogare con lui su Ucraina”
Il presidente russo: "La Russia è pronta a collaborare con ogni presidente americano che gode della fiducia del suo popolo"
Vladimir Putin si congratula con Donald Trump ed è pronto a dialogare con il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il presidente russo, che oggi interviene al Club Valdai, si complimenta con il candidato repubblicano che ha trionfato alle elezioni americane e mostra la disponibilità a sedersi al tavolo, in particolare per discutere della guerra in corso tra Russia e Ucraina. Trump da tempo si mostra convinto di poter favorire una rapida soluzione pacifica del conflitto. Le parole del tycoon, dice Putin, "meritano attenzione".
"Vorrei cogliere l'occasione per congratularmi con lui, per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti. Ho già detto che lavoreremo con qualsiasi capo di Stato di cui il popolo americano si fida". Il leader del Cremlino, riferisce l'agenzia Tass, è "pronto a discutere" con Trump. "Se qualcuno vuole riprendere i contatti, non mi dispiace. Sono pronto", dice Putin. "La Russia è pronta a ripristinare i rapporti con gli americani, ma la palla è nel loro campo
Gli elogi al "coraggioso" Trump
Il presidente russo riserva anche elogi particolari a Trump. "Il suo comportamento quando hanno provato ad ucciderlo mi ha impressionato. E' stato molto coraggioso", dice riferendosi all'attentato subito da Trump a luglio, durante un comizio a Butler, in Pennsylvania. Il nuovo presidente degli Stati Uniti è stato ferito ad un orecchio da un cecchino che ha aperto il fuoco ed è stato ucciso dagli agenti del Secret Service.
Trump, anche nella campagna elettorale appena conclusa, ha fatto riferimento al rapporto creato con Putin e non ha mancato di elogiare la risolutezza del leader russo. In particolare, il tycoon ha evidenziato "gli ottimi rapporti" con Putin quando ha ricevuto a New York il presidente Volodymyr Zelensky. Più volte, negli ultimi mesi, Trump si è detto certo sulla propria capacità di mediare tra Mosca e Kiev per porre fine alla guerra che dura da quasi 1000 giorni: "Li farò mettere d'accordo rapidamente", ha detto e ripetuto. Secondo Putin, le dichiarazioni di Trump durante la campagna elettorale "meritano attenzione". Il numero del Cremlino, però, evidenzia anche che "nel primo mandato", Trump "aveva paura di compiere un passo".
Il messaggio ai leader occidentali
Putin è disponibile al dialogo non solo con Trump. Il presidente russo si dice disponibile a riprendere i contatti con i leader occidentali "se loro stessi lo vorranno". "I leader degli Stati occidentali ad un certo punto mi hanno chiamato quasi ogni settimana, ma poi all'improvviso hanno smesso", prosegue Putin, secondo cui "se qualcuno di loro vorrà riprendere i contatti, l'ho sempre detto e lo voglio ripetere: non abbiamo nulla in contrario".
Ultima ora
Trump, una donna ha costruito il trionfo alle elezioni: chi...
Il cervello della campagna è la stratega 67enne che ora potrebbe diventare Chief of Staff
C'è una donna alla regia del trionfo di Donald Trump, di nuovo presidente degli Stati Uniti dopo la vittoria nelle elezioni americane contro Kamala Harris. L'exploit alle urne è il prodotto della strategia creata soprattutto da Susie Wiles, il cervello e co-presidente della campagna e ora una autorevole candidata al ruolo di Chief of Staff alla Casa Bianca. "Susie ama stare dietro le quinte, noi la chiamiamo la ragazza di ghiaccio, ama il background, ma non è background", ha detto Trump, nel discorso della vittoria, ringraziando Wiles e riconoscendone il ruolo centrale.
Una scelta che sarebbe una mossa strategica per il presidente repubblicano, da sempre accusato di misoginia e sessismo, e che nel primo mandato si distinse per un'amministrazione formata in stragrande maggioranza da uomini bianchi.
Per la natura del suo stesso ruolo la 67enne che Politico ad aprile definiva "la più temuta e la meno nota stratega politica d'America", è rimasta in questi mesi una sorta di architetta invisibile della campagna del repubblicano, evitando il più possibile le dichiarazioni 'on the record'. Una rara eccezione, che è anche indicativa del suo carattere, il post con cui la scorsa settimana ha replicato, tra l'ironico e il piccato, al miliardario Mark Cuban che su X aveva detto che il tycoon solitamente non si circonda di "donne forti e intelligenti".
"Mi è stato detto che Mark Cuban ha bisogno di aiuto ad identificare donne forti e intelligenti intorno al presidente Trump, bene eccoci qui", ha scritto nel suo primo intervento sul social in quasi due anni. "Sono onorata di guidare la sua campagna", aggiungeva, indicando anche l'impegno di Linda McMahon, alla guida del settore policy del team di transizione, e Lara Trump, la nuova del tycoon co presidente del comitato nazionale repubblicano.
Anche la notte della vittoria, chiamata sul palco da Trump, Wiles ha preferito cedere la parola al suo collega Chris LaCivita, ma voci insistenti dicono che sia lei in pole position per il ruolo che in America corrisponde ad una sorta di primo ministro. Sarebbe il coronamento pubblico di 40 anni di carriera di 'operative' all'interno del partito repubblicano, iniziata nel 1979 come assistente del deputato Jack Kemp. Ma già l'anno dopo entrava nella campagna presidenziale che portò Ronald Reagan alla Casa Bianca.
A farle conquistare fama e rispetto fu il successo della campagna da governatore della Florida che nel 2010 fece vincere, in appena sette mesi, a Rick Scott, allora uno sconosciuto uomo d'affari senza esperienza politica. Nel 2015 poi il primo incontro con Trump, diventando l'anno dopo presidente della sua campagna in Florida. Due anni dopo le fu affidata la guida della campagna da governatore di Ron DeSantis, allora alleato di ferro del presidente Trump.
Ed anche in quell'occasione nel discorso della vittoria Wiles fu definita "la migliore nel suo business" dal neo governatore con cui i rapporti però si incrinarono nel 2019. E secondo il profilo che le ha dedicato Politico, è stata proprio Wiles a "smantellare" la campagna del giovane e popolare De Santis che appariva destinata ad archiviare l'anziano Trump ed invece è finita ingloriosamente archiviata. Tutto rimanendo dietro le quinte: "la sua influenza sugli eventi politici, per molti che sanno cosa guardare, è ovvia quanto invisibile", concludeva l'informato sito politico, parlando di Wiles, che è madre di tre figli e nonna, membro della chiesa episcopale che si descrive come una moderata.
Cronaca
Malaria in Veneto, cosa può cambiare con caso autoctono
Bassetti: "'Se confermato mostra come globalizzazione si è compiuta anche su malattie infettive". Andreoni: "Causa probabile zanzara da bagaglio"
Il caso autoctono di malaria segnalato in Veneto, sul quale sono in corso approfondimenti, "se viene confermato che è un caso realmente autoctono" potrebbe "cambiare completamente il paradigma futuro delle malattie infettive" e "pone un tema delicato: in qualche modo ci permette di dire che la globalizzazione del mondo è avvenuta purtroppo anche per quanto riguarda le malattie infettive". E' la riflessione di Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "E' un dato - spiega all'Adnkronos Salute - che parla della tropicalizzazione anche dell'Italia", pensando ai focolai di "Dengue di quest'anno e l'anno scorso, ai focolai di Chikungunya che abbiamo avuto nel passato". E adesso "vediamo un caso di malaria autoctona dopo tanti, tanti anni. Vuol dire che l'Italia è diventata potenzialmente un Paese dove la zanzara anofele può sopravvivere, si può riprodurre e trasmettere la malaria. E' la globalizzazione del clima la cosa più grave".
Quindi, continua Bassetti, "si pone la questione che le malattie tropicali non sono più solo delle aree tropicali, ma che evidentemente sono anche delle nostre aree, e forse bisognerà cambiare anche gli insegnamenti ai nostri medici. Nel senso che forse è il caso di sospettare questo tipo di infezioni non solo in chi ha viaggiato in Africa o in altri Paesi dove la malaria o altre malattie sono endemiche, ma anche da noi. Questo cambia completamente gli scenari anche dal punto di vista della prospettiva futura".
Andreoni: "Causa probabile zanzara da bagaglio"
Di un "un fenomeno già visto, che noi infettivologi chiamiamo 'malaria da bagaglio', cioè causata da una zanzara arrivata in Italia - in aereo e appunto tramite un bagaglio - da zone in cui c'è la malaria, e che quindi trasmette l'infezione. Ipotesi suggestiva e forse anche la più probabile nel caso specifico scoperto in Veneto"parla con l'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie infettive dell'Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive tropicali (Simit).
"Il caso di Verona è un evento già accorso, ma - avverte Andreoni - bisogna fare molta attenzione. Ora è necessaria una indagine epidemiologica. Innanzitutto per stabilire se si sono altri casi di malaria nella zona, quindi accertare se sia stata causata effettivamente da una 'zanzara da bagaglio' oppure se il potenziale vettore di plasmodio possa essere l'anofele labranchiae: zanzara autoctona che, dopo aver punto un soggetto infetto, potrebbe essere in grado di trasmettere la malattia. Quest'ultima ipotesi sarebbe grave e pericolosa".
Sport
Donadoni: “Un Maldini all’Inter? Oggi non sarebbe...
Roberto Donadoni parte dal Milan e dal successo storico dei rossoneri a Madrid: “Dopo aver visto la squadra vincere con una prestazione del genere contro il Real, c’è solo da sperare che ci sia continuità”. L’ex centrocampista del Diavolo, commissario tecnico della Nazionale dal 2006 al 2008, è intervenuto su diversi temi a margine della presentazione di "Campioni del Made in Italy". Una pellicola proiettata durante il 42esimo Milano international ficts fest sport movies & tv 2024.
La vittoria del Milan in Spagna tocca di riflesso anche la panchina del grande amico Carlo Ancelotti, compagno di tante battaglie: “In questo turno di Champions sono cadute City e Real. È presto per dire che sta cambiando qualcosa, ma fa un certo effetto vedere squadre di questo tipo subire così in una competizione del genere. Alcuni giornali spagnoli parlano di un Ancelotti a rischio? Non ci si può più sorprendere di queste cose. Conosco bene la vita da allenatore e so cosa significa fare un risultato in senso positivo o negativo. Come successo a Fonseca”.
Il focus si sposta poi sul big match di domenica tra Inter e Napoli, in cima alla Serie A: “Il Napoli, malgrado l’ottima posizione in classifica, non ha mostrato un gioco così sfavillante da poter dare garanzie” spiega Donadoni. “È vero però che fare risultato e non giocare benissimo è un segnale importante. Domenica capiremo qualcosa. L’Inter si è anche risparmiata nel turno di coppa, mi auguro che venga fuori una bella partita”.
A proposito dei nerazzurri, l’ex Ct analizza le prospettive europee della squadra di Inzaghi: “Se l’Inter è quella che ha più chance di arrivare in fondo tra le italiane? Di sicuro è una squadra strutturata per farlo e ha la rosa con più potenziale. Mi auguro in ogni caso che le italiane riescano ad andare avanti sempre, indipendentemente dal nome”.
La battuta finale è su Daniel Maldini, protagonista con il Monza di Nesta: “Già quando era più giovane sentivo commenti positivi nei suoi confronti. Il fatto che ci sia un altro Maldini, ora anche in Nazionale, è una cosa meravigliosa. Sono felice per Paolo e per lui. L’ipotesi di vederlo all’Inter? Oggi non mi sembra - precisa l’ex rossonero con un sorriso - che ci si guardi troppo da questo punto di vista. Ciò che 15-20 anni fa poteva significare qualcosa, oggi si è completamente perso. Quello cambierà poco”. (di Michele Antonelli)