Belen, le confessioni sugli ex: “C’è chi ha dormito sullo zerbino per me”. Ma di chi si tratta?
La showgirl è pronta per una nuova avventura: da mercoledì 20 novembre alle 21:30 su Real Time 'Amore alla prova'
Belen Rodriguez ha svelato delle curiosità sulle sue relazioni amorose. La showgirl ha ricevuto tante dimostrazioni d'amore, qualcuno avrebbe fatto delle vere e proprie pazzie per conquistare il suo cuore: "C'è chi ha dormito sullo zerbino fuori casa", ha confessato la 40enne.
Le dichiarazioni top secret
Belen Rodriguez sta per tornare in televisione con un nuovo format. La modella e showgirl argentina sarà alla conduzione di 'Amore alla prova', la crisi del settimo anno, da mercoledì 20 novembre in prima serata su Real Time. "Coppie sul punto di rottura, pronte a mettere alla prova il loro amore: riusciranno a resistere o cadranno nella tentazione?", questo recita lo spot di Real Time. Ed è proprio nello spot promozionale del programma che Belen ha fatto delle rivelazioni su alcuni suoi ex, senza però fare i nomi.
"Mi hanno scritto poesie e c'è chi ha cantato serenate, c'è chi ha dormito fuori dalla porta sopra il tappetino per una notte intera e c'è anche qualcuno che ha giurato di aspettarmi per tutta la vita. Nessuno, però, è mai stato così coraggioso da affrontare una prova d'amore così grande" ha detto Belen Rodriguez, prima di spiegare che il nuovo programma di 'Real Time' seguirà proprio alcune coppie in crisi pronte a mettere il loro amore alla prova.
La vita sentimentale della showgirl è stata spesso al centro del gossip. Dopo la relazione con Fabrizio Corona, Belen ha avuto una storia importante con Stefano De Martino, con il quale si sposò: i due sono diventati genitori con la nascita del piccolo Santiago. Dopo vari tira e molla, la relazione si è definitivamente conclusa nell'estate del 2023. La showgirl ha voltato pagina, poi, con Antonino Spinalbese, con il quale ha avuto la secondogenita Luna Marie. Le ultime frequentazioni sono quelle con Elio Lorenzoni e Edoardo Angelo Galvano. Ma la showgirl ha mantenuto una certa riservatezza a riguardo.
Spettacolo
DrefGold: “Il mio ‘Goblin’ simbolo di...
Il rapper bolognese torna con il nuovo disco, un’opera matura, sincera e un po’ di rivalsa. "Sanremo? Non rispecchia quello che faccio ma non lo escludo"
Goblin, Gremlin e Sloth dei Goonies, "ciascuno di loro rappresenta a modo suo il 'Junky World', il mondo del rap e la realtà di oggi" che fanno parte di DrefGold, tornato in pista con il nuovo album, intitolato, non a caso 'Goblin' e disponibile dall'8 novembre. Un’opera matura, sincera e un po’ di rivalsa che segna il ritorno in grande stile del rapper bolognese, al secolo Elia Specolizzi, a tre anni di distanza dal successo del precedente lavoro e anche una certa discontinuità quello di debutto. "Sono davvero fiero e soddisfatto di come suona il mio primo album. Detto questo, per me è sempre stato importante aggiornarmi e cercare di rimanere al passo, soprattutto con le nuove sonorità - racconta DrefGold all'AdnKronos -. Con questo nuovo album ho cercato di fare proprio questo: prendermi più tempo per riflettere, capire cosa potesse funzionare meglio e studiare ogni aspetto con più attenzione. Il primo album a volte lo vivi in un momento così frenetico che può uscire da un mese all'altro, da un giorno all'altro, solo perché è quello "il momento". Invece, per questo lavoro, penso di aver avuto il tempo giusto per curare ogni dettaglio e dare davvero tutto ciò che serviva".
Il Goblin che dà il titolo all'album, "ha un ruolo speciale nella mia 'catena sociale', nella mia piramide, è il vertice, la figura più alta - rivela l'artista -. Per me è come un 'nemico buono'. In certi film c’è sempre quel personaggio negativo che non vorresti incontrare mai, ma il Goblin, invece, è uno con cui mi piacerebbe fare due chiacchiere. È sempre rimasto impresso in me in modo positivo, ed è diventato anche un simbolo di rivincita, specialmente ora che sto tornando sulla scena dopo un periodo di pausa senza pubblicare un album". La cosa che lo rende più orgoglioso di questo lavoro, "anche se può sembrare banale - ammette - è il riconoscimento da parte di chi mi segue, che siano i fan, il pubblico in generale, o anche le persone che interagiscono sui social media. È una gratificazione che, per me, vale persino più dei soldi, e so che può sembrare una frase fatta, ma è davvero così. Quando vado a suonare e trovo anche solo 100 o 200 persone lì per ascoltare, capisco quanto sia importante essere riconosciuti per quello che si fa e quanto significhi per loro".
Questo gli dà "una spinta incredibile", al punto che, rivela, "faccio fatica a mantenere una certa distanza. Non riesco a ignorare o a rifiutare il tempo che i fan mi chiedono, anche in situazioni in cui, magari, sarebbe comprensibile dire di no. Se mi fermano mentre sono fuori a cena con la mia ragazza, o se sono in un camerino, senza neanche una maglietta addosso, farò comunque la foto. Se mi chiedono una foto, anche in situazioni un po' assurde, io la faccio". DrefGold frequenta da sempre i giganti della scena: da SferaEbbasta a Side Baby, dalla Dark Polo Gang a Izi con 'Oh Mami', da Guè a Smokepurpp con il brano 'Heavy', e persino incursioni nell’indie italiano con Lo Stato Sociale. Questo disco non è da meno e vanta i feat. di Capo Plaza, Tedua, Tony Boy, Tony Effe, Bresh e Pyrex. Ma ce ne sono due con i quali sogna di collaborare: "Young Thug, insieme a Shift, sopra a tutti - confessa - Forse proprio loro due sono stati i più iconici ed emblematici per il mio percorso. Li vedo quasi come delle divinità di questo genere, artisti che hanno influenzato tantissimi altri negli ultimi dieci anni e continueranno a farlo. Hanno lasciato tracce fondamentali in questa cultura, specialmente negli ultimi anni, quindi sì, direi loro due, senza dubbio".
Sonorità ipnotiche accompagnate da rime dirette, nella musica di DrefGold l’influenza della trap americana è palese, grazie a una passione per la musica hip hop nata e cresciuta fin dall’adolescenza. "Tutto il mondo urban e hip hop in Italia ha inizialmente preso ispirazione da altri Paesi, non si può negare - osserva -. Però, nel tempo, soprattutto dal 2016 ad oggi, questo rapporto è cambiato. Ad esempio, quando vai in America, loro vedono noi come stilosi, come se l'Italia avesse un tocco speciale. Certo, in parte è dovuto anche al nostro artigianato, al mondo dell’automobile e, purtroppo, anche a stereotipi come la mafia, che per loro è un mito, ma che non rispecchia la nostra vera realtà. Loro hanno una visione distorta di noi, così come noi spesso la abbiamo di loro".
Ad esempio, la Dark Polo Gang "è un gruppo che non potrebbe esistere in nessun altro Paese. Trasudano la cultura che raccontano e rappresentano un periodo specifico che ha segnato la nostra scena. Così come in America ci sono da anni figure iconiche dell'urban, del rap e della trap, anche qui in Italia ci sono artisti riconosciuti e rispettati da tutti, anche se a volte meno compresi fino in fondo". Dal canto suo, DrefGold prova a distinguersi cercando di "essere sempre il più originale possibile" sia rispetto a quello che era prima, sia rispetto a ciò che vede nella scena attuale. "Non è che voglio fare il bastian contrario per forza, ma mi accorgo spesso di avere un approccio diverso. È come se, quando tutti iniziano a vestirsi di nero, io mi rendessi conto che quel colore non fa per me e pensassi già a qualcos'altro. A volte questa mia originalità mi ha fatto sentire un po' fuori luogo ma alla fine è ciò che mi spinge a creare qualcosa di diverso".
Negli ultimi anni anche generi musicali che sembravano estranei a Sanremo sono arrivati sul palco di Sanremo ma DrefGold non sembra attratto dai riflettori dell’Ariston: "Per quello che ho visto fino ad oggi non mi convince del tutto - dice -. Mi sembra che sia diventato un evento sempre più grande ogni anno ma resta comunque molto legato alla canzone italiana tradizionale. In altre interviste ho detto che, per me, il rapporto con la scena musicale di Bresh, nel mio disco, è stato molto importante, anche perché lo vedo come un pezzo di italianità, però vedo che a Sanremo ci si orienta ancora verso certi suoni e tematiche che, al momento, non rispecchiano pienamente quello che faccio". Detto questo, "non escludo a priori la possibilità di partecipare. Non sono tra quelli che dicono 'io non ci andrò mai'. Mai dire mai, appunto. Arriverà forse un giorno in cui, per vari motivi o su richiesta di qualcuno, mi verrà voglia di farlo. Magari scatta una lampadina e penso 'Perché no?'. Però ad oggi, ecco, per il 2025 o 2026 non credo proprio mi vedrete lì".
(di Federica Mochi)
Spettacolo
Edoardo Leo: “Otello ha ucciso Desdemona, basta...
Il regista e attore torna con 'Non sono quello sono', rilettura moderna dell'opera
"Ho svestito l'Otello di Shakespeare da questa aurea romantica e dalla pietas del pubblico. Lui ha ucciso Desdemona ed oggi non è più tempo di vederlo come una vittima". Così Edoardo Leo racconta la sua rilettura moderna dell'opera, che ruota attorno alla gelosia di Otello per Desdemona, nel suo film 'Non sono quello che sono', dal 14 novembre nelle sale con Vision Distribution. "In più di quattro secoli non è cambiato nulla, forse oggi c'è più consapevolezza ma ogni giorno leggiamo notizie di femminicidi", spiega Leo, impegnato nella battaglia contro la violenza sulle donne non solo attraverso il cinema ma anche con la sua attività nel direttivo della Fondazione Una Nessuna Centomila.
Il regista e attore è reduce da un lungo tour in giro per l'Italia che lo ha portato ad incontrare studenti universitari per discutere dei temi di 'Non sono quello che sono': "io penso che la generazione di oggi sia meglio della mia perché è più attenta a certi temi", dice Leo, che ricorda le tante testimonianze di molestie verbali o fisiche subite "dalla maggior parte delle studentesse e come siano tragicamente allenate a difendersi". In questi incontri "poca presenza maschile", fa notare il regista, che aggiunge: "ho avuto il sospetto che avessero deciso di non venire perché la gelosia è qualcosa che è dentro di loro e partecipando alla masterclass significava riconoscere questo aspetto".
Ad interpretare Otello è Jawad Moraqib: "Il pubblico empatizza da sempre con Otello perché dopo aver ucciso Desdemona si dispera. Ma la vittima non è lui e non può esserlo soprattutto nei tempi che stiamo vivendo". Nel cast anche Antonia Truppo e Ambrosia Caldarelli, interprete di Desdemona: "durante la scena in cui Otello mi punta la pistola - finta - con uno sguardo pieno di cattiveria ho avuto una specie di attacco di panico", ricorda Caldarelli. Leo non solo regista ma anche attore. Interpreta Iago, che in questa storia è il 'male' travestito da 'amicizia' perché manipola Otello a tal punto da spingerlo a uccidere Desdemona. Un ruolo che ha trasformato fisicamente Leo: "ho preso 20 chili ed ho fatto un lungo lavoro di invecchiamento grazie al trucco", racconta l'attore, che ha cominciato a scrivere 'Non sono quello che sono' "15 anni fa, ancora prima del mio primo film da regista. Oggi si è realizzato come se fosse un'urgenza da parte di tutti perché è qualcosa di tragicamente contemporaneo", conclude.
Spettacolo
Mafia, Diaco omaggia Falcone e Borsellino e guardando...
"Non abbiamo paura di voi". In onda una lezione su Falcone e Borsellino ai ragazzi della generazione Z, il conduttore in lacrime
"Non abbiamo paura di voi". Così Pierluigi Diaco ha concluso la 'lezione' antimafia sulla storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che ha proposto oggi nel suo 'Bellama'' su Rai2. Una pagina di televisione molto intensa, che ha coinvolto profondamente i ragazzi in studio e che ha emozionato fino alle lacrime lo stesso Diaco. Ricordando l'attentato mafioso fallito ai danni di Maurizio Costanzo, Diaco guardando dritto in camera ha detto che la bomba di via Fauro era stata voluta da "Totò Riina, uomo schifoso".
Diaco è stato accompagnato in studio da Salvo Sottile, che ancora solo 19enne raccontò da Palermo per il Tg5 le stragi di Capaci e Via D'Amelio. Sottile, che stasera nella trasmissione 'FarWest' su Rai3 tornerà proprio su quegli attentati, ha anticipato una notizia: "Stasera - ha detto il giornalista - seguiremo una pista nuova, cercheremo di capire quali fili aveva toccato Borsellino, tanto da spingere la mafia a decidere di accelerare la strage di via D'Amelio, avvenuta 57 giorni dopo quella di Capaci. Paolo Borsellino forse era arrivato a capire che il problema della mafia si era spostato al Nord. Stasera racconteremo delle cave di Massa Carrara, dove le grandi famiglie mafiose facevano affari con le famiglie del Nord. Borsellino aveva annotato, poco prima di morire, dei nomi nell'agenda rossa e questa agenda è improvvisamente scomparsa. Come se qualcuno l'avesse portata via. Cosa aveva scoperto di tanto grave? Borsellino forse aveva scoperto, ancora prima dei magistrati di Milano, quella che poteva essere una Tangentopoli siciliana. Ed è per questo che è stato ucciso", ha aggiunto.